giovedì 29 dicembre 2011

60 ANNI !


S’aggiunge un nuovo mattino
un altro passo al cammino,
non più germoglio, o fiore, ma frutto di novità,
ogni respiro e sospiro son canti alla giunta età.

E’ l’amore l’inizio di ogni cosa,
passione bella, responsabile impegno che mai riposa,
il buon Dio in ogni cuore sta
tracima vita a due in mamma e papà.

Così due videro il mondo già tempi di crisi,
amor di amici e vicini non ci vollero divisi,
chi con mamma e chi con nutrice
furono doni che non si dice.
Papà qua e là suonava canti
erano le donne la speranza di andare avanti.

Per dono grande della vita che s’apre ogni giorno
grazie, grazie, grazie, con il mondo attorno.
Volti, cuori, occhi, parole, silenzio, tutto è storia
dell’amore che mi ha voluto in battaglia e vittoria.
Riconoscenza non basta,
lacrime di gioia e sangue d’amore
diventano le giornate piene di stupore.

Amici, sorelle fratelli cari,
di comprensione e benevolenza
riempiono gli anni miei sessanta
così la fiducia rimane viva e tanta.

Età di pensione una bella volta,
ma son certo che da mari e monti
non sarà mai tolta
quando un giorno, che sia lontano!
dal servizio e amato sudore di quaggiù
all’ interminato amore, mio Gesù,
faremo insieme festa piena e senza fine
che ora qui dona gioie umane e persin divine.

Grazie, meraviglia, e di incoraggiamento ogni indizio,
son più che benedetto, inesauribile vitalizio.
I giorni e gli anni non van contati
si allungano e si colmano quanto più son donati,
e allora “Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore,
ti ringrazio perché mi hai creato…”
e l’affettuoso calore tuo
danza in me che sono amato.




 “ Dio Padre ha inviato sulla terra un sacco, per così dire, pieno della sua misericordia; un sacco che fu strappato a pezzi durante la passione perché ne uscisse il prezzo che chiudeva in sé il nostro riscatto; un sacco certo piccolo, ma pieno, se «ci è stato dato un Piccolo» (Is 9, 6) …”  (San Bernardo)


Non sono io!  Anche se vorrei tanto esserlo… almeno in fondo al sacco! Ciao!


lunedì 26 dicembre 2011

OMELIA


NATALE 2011


“E’ nato per voi un Salvatore… un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.
Carissimi, è la bella notizia che dai cieli raggiunge la terra, e quella gloria che li abita, cantata dagli angeli, quella pienezza di amore e di vita che è propria di Dio, si riversa sugli uomini, su tutti noi amati. Proprio perché amati siamo qui stanotte. Come i pastori di Betlemme, ritenuti indegni, siamo donne e uomini che Dio ama, che lo sappiamo o no.

Questa nascita, questo Bambino che viene al mondo, riguarda l’umanità intera, prima ancora che abbiamo a dire la nostra fede in Lui. Siamo sorpresi perché, anche se non lo diciamo con queste parole, siamo cercatori  di vita, di verità, di amore, ed ecco che tale salvezza ci è data, ci è data in un Bambino che è il nostro Dio. Il fatto di essere gelosi custodi di noi stessi, della nostra libertà, della nostra esistenza, sempre sulla difensiva oppure aggressivi, ci dice che desideriamo, abbiamo cara la nostra vita, la nostra felicità. “I pastori vegliavano facendo la guardia al loro gregge”. Non è forse quello che facciamo anche noi, chiudendoci in recinti di egoismo e di paura insieme alle nostre cose? Pensavamo fosse finito il tempo di giocare a guardie e ladri, come facevamo da piccoli, invece abbiamo prolungato  il gioco e l’abbiamo fatto diventare una cosa seria, una guerra. Non siamo giusti, fedeli, accoglienti, solidali, veri: abbiamo smarrito l’umanità! Non è questo che determina la venuta di Dio, quanto la sovrabbondanza della vita, la pienezza della luce, la ricchezza di un amore infinito che sono in Lui e  tracimano, invadono il mondo, dove gli uomini sono ancora incapaci di volersi bene, di perdonarsi. Non è un illuso, ma è follemente innamorato di noi. La sua grazia, la sua gloria, la sua bontà i cieli non possono contenere.

Ma Dio, Gesù, il Bambino che è Dio, viene, e non vi sembri irrispettosa questa affermazione, a “giocare” con noi, non certo a guardie e ladri (bastiamo noi!). Non è mancanza di rispetto o superficialità, contemplare così l’evento che stanotte festeggiamo, ma aiutarci a pensare la vita come una gioia che Dio vuole per questo Suo figlio, e per tutti gli uomini suoi figli, come  festa, gratuità, espressione di quanto di più bello siamo fatti e cioè di amore.

Gesù, ora il Bambino, è la via del Dio che viene a “danzare” con noi, altra immagine per dire stavolta,accanto alla gioia, la libertà che ci è donata in lui, e, di conseguenza, adesso non viviamo più ingabbiati o imprigionati da doveri, obblighi, da costrizioni, nemmeno dalla legge se non è quella dell’amore che egli, Bambino, ci insegna.

 “Questo è il Dio che mi piace” mi diceva qualche giorno fa una persona navigata tra le cose del mondo. Nel bambino di Betlemme vi è Dio e quell’umanità che in Gesù non sparirà con la crescita ma diventerà consapevole e determinata, capace di dare tutto sino alla fine. Ci sarà la Pasqua, con la sua misura alta d’amore perché c’è questo seme di umanità che nasce, già frutto dopo i fiori promessi.

Di questo Bambino mi piacciono gli occhietti, ancora chiusi a poche ore dalla nascita, che presto saranno aperti ad innamorasi del mondo degli uomini; mi piace immergermi in essi come in quelli di ogni bimbo che incontro, sua icona, perché sono limpidi, profondi, luminosi, in essi ritrovo la bellezza della vita. Questo è Natale!
E poi le manine aperte, i braccini tesi ad accogliere, ad affidarsi, a dare e ricevere tenerezza, un abbraccio che lo faccia vivere e crescere. Questo Bambino Dio s’incarna, cresce in me se io lo accolgo con l’amore e fiducia con cui  viene a me. Natale è nell’accoglienza della vita, senza esserne o farsene padroni.
Infine non mi disturbano i vagiti del neonato Bambino che non sa ancora parlare ma é la Parola fatta carne come il pianto dei piccoli e il loro balbettio, anche i semplici sospiri o il lamenti dei poveri. Natale è saper guardare e ascoltare la vita rimanendo in silenzio, ma non passivi, davanti al mistero che pian pianino si svelerà e crescerà in noi. Perché Egli nasce A Betlemme, per nascere in me, in noi.

Carissimi, non voglio sembrarvi presuntuoso o crudele se auguro a me e a voi tutti, per rimanere nel linguaggio dei tempi, un Natale di “lacrime e sangue”. Siano lacrime di gioia, pianto di felicità davanti al Bambino che ci è dato perché Dio è gioia, libertà, pienezza di vita; e sangue, quel sangue d’amore e di vita, e non di dolore inutile e morte, che la madre versa nel dare alla luce, sangue che anticipa quello che il Figlio darà per noi. Vi auguro un Natale di gioia perché amati, e un Natale d’amore piangendo di gioia.

SILENZIO d’AMORE!

(Maria a Giuseppe la sera di Natale)

Giuseppe, sposo caro e mio,
ecco il figlio nostro e Dio,
contempliamolo nella pace
finalmente tutto un po’ tace,

Dal silenzio pieno di amore è dato
Dall’amore pieno di silenzio è adorato,
confidenza, intimità, unica bellezza
a noi l’Altissimo ha donato in pienezza.

E’ sera ovunque di cara fraternità e famiglia,
anche noi vogliamo gioire di tanta meraviglia,
son finiti corse, visite, voci e canti,
a vedere sono venuti poveri e tanti.

Non stanchezza o desiderio di tranquillità,
vieni contempliamo questa bella novità,
ora è nostro il prodigio di carne e Spirito divino
e al suo fianco sarà il cammino.

Tu già ci guidi in silenzio e giustizia,
ami e custodisci con intima letizia,
grazie a te, amore riflesso di cielo e realtà di terra,
ogni passo sarà vangelo, notizia bella e vera.

Vieni, ci abbracciamo nel silenzio innamorato
e casto che sposa noi e il figlio che è nato,
delicatezza e tenerezza sai donare,
poiché anche in te il Padre ha scelto di amare.

Tutti sono andati via,
ridiscesa è la notte
più luminosa del giorno,
tutto è silenzio ormai intorno,
canta l’anima
e il corpo vibra ancora
di lacrime e sangue il Bimbo adora.

Sono angeli, continuano nel cielo la gloria ed esultanza,
nel nostro cuore risuona gioia, libertà e danza.
“Pace agli uomini che Egli ama” è dono e certezza,
viviamola stasera in santa e familiare pienezza.

Il Bambino piange, no, è tutto sorriso,
apre gli occhietti, tende le manine, non parla ,
è Parola fatta carne, è qui il Paradiso.
“Sì, Gesù caro, salvatore, figlio anche mio,
tenera e forte Maria, vi amo con gli occhi,
in silenzio, voi vita ora storia mia".




sabato 24 dicembre 2011

LA SORGENTE

Non di buon ora ingannato
piuttosto a grazia chiamato
scorgo fuori ancora buio in attesa
sarà presto luce grande e distesa.

Giorni di preparazione e vigilia
oggi si compie la promessa meraviglia
di gloria il cielo tracimerà
la terra di pace abbraccerà.

Negli occhi dei piccoli il segno è dato
felice cantando danzando chi si sente amato,
la limpidezza loro profonda e luminosa
rischiara la bellezza vera di ogni cosa.

I più grandi, irrequieti e vivaci
rivelano voglia di vivere che ammiri e taci,
hanno doni talenti qualità allegria
mentre avanzano e chiedono luci sulla loro via.

Tenerezza mista di dolce amara sofferenza
al volto anziano di chi ha dato amore e sapienza
con sguardo confuso a noi non chiaro
già vede gli si rivela l’abbraccio caro.

Per tutti, età senza età, nasce il Bambino
piccoli, giovani, anziani, ancora bello è il cammino
con fasce, doni, ferite, la vita tutta e il cuore,
con gioia, libertà e abbandono, pure lo stupore.

Stupore, sorgente di vita e poesia,
stupore di uomini su ogni loro via,
stupore di Bambino,
stupore di Dio eterna Trinità
in Maria si fa carne di carità.




martedì 20 dicembre 2011

IL RESPIRO DELLO SPIRITO


“Come sono belli sui monti i piedi”
di chi danza la vita.

Passi leggiadri
battiti di grazia
e d’amore pieni
volti gioiosi tieni,
Spirito danza la vita.

Vibrar di corde
Vibrar di cuore
accarezzato
pizzicato
arpeggio
unico strumento
unico amore
la vita danza.

Sussurro di voce
grida dell’anima
intensa verità
pausa di stupore
silenzio d’amata,
sorride
la vita danza.

Cerchio di luce
Grembo apre e offre
accoglie
s’inchina adora
innalza mani congiunte
accarezzano il cielo
custodiscono la terra,
musica detta amore
la vita danza.

Non agili le membra
fremono
senza rossore,
il cuore ritma palpita,
inspiro pace
espiro gioia
sospiro desiderio,
sono nella danza
respiro dello Spirito.

Angeli non ancora danzano
nella notte di luce,
già qui son movenze di festa
di gloria,
abbracciano la terra

il respiro dello Spirito
sia fa respiro di Bambino Dio
respiro dell’uomo
respiro anche mio.





OMELIA

Quarta Domenica di Avvvento - B - 18.12.2011

- 2Samuele 7,1-16
- Romani 16,25-27
- Luca 1,26-38

Più volte in questo tempo ci siamo sentiti rivolgere forte l’invito : “preparate la via del Signore”. Ecco la sorpresa che ci coglie: la via Dio se la prepara da sé. Quella creatura “piena di grazia”, Maria di Nazareth è tale per un progetto, una scelta d’amore di Dio che la ricolma di benevolenza e di Spirito santo. Non quindi i nostri sforzi a sanare asperità dell’esistenza, a togliere chissà quali impedimenti alla venuta del Signore, a raddrizzare quanto è storto in noi. Se ci sarà un’opera nostra, questa sarà solamente risposta all’abbraccio di Dio che colma ogni lacuna e ci fa pieni di sé. C’è stupore nel cogliere questa via “femminile” che Dio percorre ora in modo tenero e forte per venire a noi.

La via di Dio è il grembo di una donna. Della donna, anche di quella il cui grembo è sterile, non porta fisicamente la vita, ma pur sempre un solco accogliente l’amore, la custodia preziosa e amante della vita. Il grembo femminile è simbolo di quella ricettività e accoglienza uniche condizioni non solo perché Dio faccia di noi la sua strada, ma addirittura metta in noi la dimora della Trinità santa. Il che non significa che Dio si rinchiude in noi ma attraverso di noi il suo regno, la salvezza dell’umanità, la liberazione dal male e dai peccati, non avrà fine. La donna è più di un grembo. E’ un mondo in cui Dio viene e si trova con sorprendente familiarità. Agli uomini, ai maschi, spesso risulta poco comprensibile questa via preferenziale dell’amore, ma Dio ama riprendersi e salvaguardare per il nostro bene quanto di bello ha creato!

Dio viene a noi e percorre la via, questa via “femminile” le cui tracce sono in ciascuno, donna e uomo, rispettandone la libertà bella, attendendo da noi una risposta al suo progetto. Egli desidera coinvolgerci, desidera che quell’amore che lo muove sia anche nostro, partecipi in toto della sua volontà. Egli non calpesta la via, non le usa violenza alcuna o imposizione che a volte la mentalità favorisce. Egli l’ama. Dio riconosce e chiede a noi, sua via, due tratti a cui egli stesso concorre, ricordandoci che con lui nulla è impossibile.

“Rallegrati, Maria”. Dio non vuole e non percorre vie di tristezza, ma di gioia, gioia che in lui ha origine e pienezza. “Stai contenta perché prima che tu dia la tua risposta sei già colmata di grazia”. Non si può accogliere il Signore con paura, non si risponde all’amore con il timore. Questo restringe il grembo, riduce la nostra capacità di ospitare la vita.Prima di tutto – state contenti – è la parola che prende il posto di quella del profeta: preparatevi. E pur consapevoli di oscurità e difficoltà, stiamo nell’allegrezza del cuore.

L’altro tratto della via che ogni creatura,  qui rappresentata dalla donna, offre al Dio che viene è la follia di trattare con lui. “Come è possibile ciò”, osa obiettare Maria. Non è mancanza di rispetto, o dubbio, ma espressione di maturità, uso intelligente, responsabile della propria libertà, cosa che Dio stesso benedice e vuole. Egli non ci strappa nessun consenso, si affida alla nostra follia di dialogare con lui e di abbandonarci a Lui con coraggio, sovversivi a fronte della mentalità in cui siamo; la follia di considerare le nostre scelte e concederci in tutta libertà al desiderio di Dio. Questa è la fede.
Su questa via, piena di grazia e di gioia, folli nel percorrerla per Gesù e con Gesù, buona domenica e buon Natale.


sabato 17 dicembre 2011

INIZIO


Una linea oscura all’orizzonte
marca netta
quasi a chiudere la terra al cielo,
delimita i sospiri e la corte del cuore.
Ma più del buio emerge 
fedele puntale la luce dorata,
ogni cosa e storia si senta amata.

Sente il calore,
attraversa ancora il freddo mattino,
accarezza la pelle,
riscalda l’uomo che riprende il cammino. 
Intenso bello si fa il colore dell’astro celeste,
il volto mio, la giornata che m’attende investe.

“Via ogni remora e pigrizia,
dubbio e timore,
chi illumina la via è il tuo Signore”.

Ancora non rispondono le membra,
ma le vette innevate a fronte del sole che nasce,
aprono stupiti gli occhi di chi di bellezza si pasce.

Anche se,
pure misteriosamente dall’alto,
ora le nubi sembrano stringere la luce,
non si lascia intimidire,
rimane all’orizzonte di cielo pertugio,
assicura a chi teme ritorni oscuri sicuro rifugio.

Annuncia giorni di lieto evento
pieni di grazia
nel Natale del Sole divino,
filtra nel mondo,
illumina la terra,
resiste alla tenebra,
vince il male.

Inizio di giorno,
inizio di vita,
inizio d’amore
è il Bambino Signore.
Ogni volto di bimbo,
mistero,
è frammento intero
che mi conduce,
alla sorgente pienezza
di Luce.




lunedì 12 dicembre 2011

OMELIA

Terza Domenica Avvento B - 11.12.2011

- Isaia 61,1-2.10-11
- 1Tessalonicesi 5,16-24
- Giovanni 1,6-8.19-28

Avvento: la via di Dio! E la via di Dio sono gli uomini, è ogni uomo che interroga, cerca, domanda. Non è soltanto il profeta, il messaggero di Dio, come ci appariva Giovanni domenica scorsa; via non sono soltanto i luoghi a noi esterni dove ci portano gli eventi, come le rive del Giordano dove la gente andava per incontrare l’uomo di Dio. La via di Dio è il cuore stesso degli uomini, “cercatori della verità”come li riconosce Papa Benedetto XVI, il cuore di ogni uomo, il mio cuore che Lui non solo attraversa quasi per allontanarsene, ma che Lui abita.

In che modo Dio abita e percorre il cuore dell’uomo? Dio viene nelle domande profonde che la vita pone o anche semplicemente curiose che ci mettono in moto; nelle domande a cui altri o i fatti dell’esistenza ci provocano, domande che diventano nostre, che emergono dal bisogno di incontro e di conoscenza che ci portiamo dentro. Domande che sono come i battiti del cuore, talvolta irregolari, accelerati in qualche momento dalla prova, o calmi perché non necessariamente bisognosi di immediate risposte essendo il cuore nella fiducia. 

Le richieste di spiegazioni degli inviati che si recano da Giovanni (“Tu chi sei? Sei tu il profeta? Chi sei?”), anche quelle più esigenti e magari contestate che volte prendono pure noi, sono il Signore che si fa avanti dentro di noi. Sì, il cuore che cerca, l’uomo che s’interroga, la curiosità che non si ferma…è la via di Dio che si svela, anche correggendo, se necessario quelle idee o aiutandoci a rivedere i tratti di quel volto che ci siamo fatti di lui o che vorremo lui avesse. Non sfuggiamo quindi le domande opponendo loro subito una nostra precisa e sicura risposta.Ma le portiamo con umiltà: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”.

Accanto al cuore che cerca e che Dio sceglie come via per venire a noi, per rivelare il suo vero volto, c’è il cuore che si dispone verso di Lui facendo verità su se stesso. Non è possibile questo atto di conoscenza di sé, questa consapevolezza, quest’umile e retto sentire della propria persona, senza lo Spirito. Ed ecco allora già l’annuncio prezioso di questa presenza che sarà nel Messia dato nella prima lettura, ma presenza che non è negata neppure al cuore di ogni uomo, di Giovanni, come nel mio. In Gesù lo Spirito lo confermerà il Figlio del Padre, colui che viene a portare liberazione, grazia e germogli di vita fino alla sua pienezza. In me e in ogni uomo lo Spirito mette un cuore che non lo soppianta il Salvatore, non si arroga la sua missione per farsi bello, il cuore di chi riconosce, ed questo il significato di quel “slegare il laccio del sandalo”, che non è degno di prendere il suo posto.

Via di Dio è questo cuore retto a cui forse convertirci quanto più ci sentiamo responsabili e voce della sua Parola, questo cuore che, per rimanere nell’immagine suggerita dal gesto di Giovanni, “battezza nell’acqua”,  immerge e s’immerge nella vita e che apre alla piena liberazione che verrà.

Buon avvento ad ogni cuore. Buona Domenica.


domenica 11 dicembre 2011

L'UBRIACATURA

(insolita ebbrezza della musica in un pomeriggio di festa!)


Di volti di sorrisi, di saluti e auguri,
che la festa bella e cara tanto ancora duri.
Ragazzi, giovani, genitori di vari anni,
insieme a nonni  e anziani.

Il servizio splendido,
il cibo buono, il vino bianco e rosso inebriante,
tutto ha fatto del pomeriggio
incontro gradito, di più, esaltante.

Il tempo è trascorso in amicizia e parole,
al saluto finale le persone non sono più sole.
Anche questa è via del cuore dalla quale mai il Signore si è ritratto
perché ognuno dagli altri e da Lui si senta amato;
anzi percorre strade e abita incontri quotidiani
che un mondo di bene fanno a tutti gli anni.

La mia bevanda oggi acqua frizzante e quieta,
un po’ per salute, un po’ per stare a dieta;
eppure formicolio alle membra,
passione e ritmo incontenibile al cuore
hanno travolto in me fin troppo ragionevole compostezza
e investito i presenti di impensato stupore. 

Suonava la banda brani solenni, popolari, toccanti, 
le note musicali incitavano a balzi gioiosi per essere santi.
Di quelli che con l’anima, il corpo e la mente,
non mettono freno all’ amore mai niente.

E così, sentendomi un po’ Davide l’innamorato del suo Dio
e non certo, per grazia, Salome viziata e seducente,
ho liberato cuore, passi, e fiato, davanti alla mia gente.

Gioia ad ogni movimento non aggraziato
con le forme che mi ritrovo,
ma di grazia pieno.
Lo sentivo.
Era lo Spirito che vibrava dentro e fuori,
liberava ogni paura, rossore e vergogna,
poiché Lui del mio impaccio e calcolo
non certo abbisogna.

Lui, poesia, musica che inebria e dona libertà,
rigo di bellezza, terreno fecondo d’amore e di novità.
Siano piene o vuote, lunghe o brevi,
sul pentagramma di Dio, la vita, con silenzi e pause,
tutte le note assapori  e insaziabile bevi.

Danzavo, danzavo,
il fiato ormai non reggeva più,
fuori di testa, la gioia, l’ebbrezza
quasi un frammento di paradiso quaggiù.

Esagerato! No!

“Ma quanto gli avete dato da bere?”
Lo confesso solo acqua,
per dire quello che il cuore non può contenere.

“Allora hai visto un prete ballare?”
tu Cipriano degli anziani il decano, con Maria tua sposa.
Ricco di affetti, lavoro, pure di poesia,
il centenario non teme di dire schietta la sua parola a chicchessia.

“Allora hai visto un prete ballare?”.
Aspetto critica sagace di chi la sa lunga
e non sempre con i preti tace.

Come maestro d’orchestra in gesto ispirato,
ancor più di vita ove suoni, musiche, balli ne ha conosciuti tanti,
rende giustizia alla verità con occhietti vividi ancora luccicanti.
Perché vergogna e timore a rimanere così vicino alla gente io non abbia:
 “Bel segno: vuol dire che le cose le cambia”.


BAMBINO


La cosa è di qualche giorno fa. Ma al suo ricordo, sempre vivo, pulsa il cuore mio di commozione e gratitudine.



Mattino presto - ore 7,40 - sono in attesa del medico davanti al suo ambulatorio. Il giorno comincia a schiarire ed ecco appare il primo raggio. E’ un piccolo bimbo, 2 anni, che scivola già dall’auto del papà per andare svelto all’asilo nido. Si vede che è ben sveglio e deciso. Certamente ci va contento e il papà, sereno, potrà andare al lavoro. Questi mi vede e ci scambiamo un cenno di saluto.

Ora sono davanti al cancello della scuola. Succede una cosa strana. Il bambino tiene per mano il papà perché non gli scappi. Anzi no. Prima di varcare il cancello, lo strattona, lo tira con la sua minuta e potente forza. A poche metri c’è la statuina della Madonna ed è lì che il piccolo conduce, trascina, il papà. E il passo è ancora più svelto! Che tenerezza, che commozione, vedere questo gesto di affetto così spontaneo, così deciso, così innamorato verso la Mamma bella. Ora sono tutti e due davanti all’immagine della Madonna. Il bimbo davanti, il papà alle spalle. Dopo qualche istante, un gesto di affetto del piccolo, una carezza alla statuina e poi via di corsa stavolta verso il cancello che si apre accogliendo entrambi.

Un giornata inizia con un sorriso, ancora una benedizione che pure io ricevo da questo semplice gesto, un incoraggiamento da questo bimbo innamorato; una giornata in cui la luce s’è accesa pienamente per il papà che ora può andare alla sua fatica; e per me che ora vado dal medico, ma che forse il mio malanno non mi preoccupa più. Il mio cuore è con quel bambino e con tutti i bambini che ogni mattina (più che essere davanti alla tv per vedere l’ultimo cartone animato!) sono con la loro mamma e papà, e una preghiera benedice la loro giornata e il nostro mondo. 

giovedì 8 dicembre 2011

OMELIA

Immacolata Concezione di Maria

- Genesi 3,9-15.20
- Efesini 1,3-6.11-12
- Luca 1,26-38

1. Qualche giorno fa, eravamo nel deserto con Giovanni Battista, uomo tutto penitenza e rigore, in un luogo aspro e difficile per viverci, qualcosa che fa timore e incertezza. Oggi con Maria di Nazareth siamo portati in un suo giardino ricco di grazia e di delizie. “Immacolata” è Maria, e viene onorata dalla fede dei credenti,  “esente per grazia da ogni macchia di peccato”, diceva la preghiera della Chiesa poco fa. Ella è liberata non dal peso di vivere la condizione di creatura, perché anche Maria conoscerà le fatiche dell’esistenza, ma dall’essere soggetta al male che ha ancora tanta presa su di noi, presa che gli concediamo.

Maria “immacolata”, non è un essere angelico, quasi una divinità, che non ha corpo, priva di umanità fatta di carne e sangue come noi. Non c’è nessun vuoto in lei; è pienamente, totalmente donna con la ricchezza di affetti, sentimenti, emozioni, pensieri,attese che lo sono propri; è fatta di concretezza,  responsabilità, consapevolezza di donna pur giovane come era Maria in quel momento. Ma soprattutto c’è la bellezza che è riflesso della pienezza di Dio e dei suoi doni. Bellezza non eterea, astratta, artificiale, forzata, ma vera femminilità dalla quale viene l’umanità del figlio di Dio.

2 . In Maria di Nazareth, chiamata a questa condizione di grazia e di libertà, di bella umanità, Dio cambia il punto di domanda in punto esclamativo. L’esistenza umana non è più un punto interrogativo ma affermativo, esclamativo.  Alla donna e all’uomo Dio non chiede più con tristezza: “Dove sei? Guarda dove sei finito con le tue scelte sbagliate? Vedi in che situazione ti trovi non fidandoti di me?”; ed è il senso della ricerca di Dio di cui parla prima pagina della Bibbia che oggi abbiamo ascoltato. E la donna e l’uomo non devono più essere preoccupati di nascondersi o cercare scuse, o di avvertire su di sé dei pesanti punti interrogativi.

Con Maria, Dio dice all’umanità, di cui  la donna di Nazareth è immagine e profezia: “Ecco dove sei! Ecco dove io ti colloco nuovamente, ecco che io ti restituisco ad essere quel giardino carico di vita e di frutti tra i quali il più bello è il Figlio mio datore di vita piena, di vera conoscenza ed esperienza di amore”. Le domande legittime che ci facciamo nell’esistenza, di fronte agli avvenimenti che ci interrogano, non sono per sfuggire, per tirarci indietro, ma per penetrare e partecipare sempre più consapevolmente con tutta la fisicità del nostro essere al progetto di salvezza di Dio per tutti gli uomini suoi figli.

3. Se in Cristo, scrive Paolo nella lettera che abbiamo ascoltato quale seconda lettura, ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, cioè pieni di lui e liberi da ogni male, in Maria appunto “santa e immacolata”, colei che Egli ha scelto quale madre di Gesù, questa vocazione ci è rivelata, è anticipata, è il vero, umanissimo prologo del vangelo. Quello che scriverà Giovanni sarà, come dire, spirituale, là dove egli inizia con le parole che conosciamo “in principio era il Verbo e  il Verbo era presso Dio”.
Ma qui il prologo è fatto dell’umanità, della femminilità di una creatura, di una giovane donna. E questo si ripete in ognuno di noi, quando, ascoltando la grazia che ci abita più forte di ogni peccato o miseria, diciamo a Dio che vogliamo essere corresponsabili e pieni di fiducia. Allora quel “giardino” che è la nostra vocazione, il senso della nostra esistenza, in tutta la sua bellezza splenderà alla fine, ma già fiorisce qui. Questo fa ancora l’amore di Dio in noi!

mercoledì 7 dicembre 2011

MAGNIFICA DANZA


 (linguaggio dell’anima)


Il Creatore di astri, galassie, pianeti
amava danzar tra le stelle
spinse l’Amore suo infinito a travalicar l’universo
e fare per gli uomini tutte le cose belle.

Il movimento celeste si fece umano di carne
affinché il creato tutto parte potesse diventarne,
e il mondo scena, platea, spettacolo
di un così mirabile, bello, vero miracolo.

Il Figlio venne, danzò per gli uomini increduli e smarriti, 
da gesti, parole, passi del cuore toccati e guariti,
e pure coinvolti a continuare amore e festa
che risana l’anima e rialza la testa.

Maria, danzante donna, ancor giovane di famiglia
in attesa del salvatore divenne grembo di meraviglia,
con Elisabetta gravida di Giovanni precursore
salti di gioia e lode mosse con stupore.

La femminile umana divina esultanza
si fa oggi anche nostra festa e danza,
e il mistero d’amore che il cielo non rinserra
ricrea ancor più bello il giardino sulla terra.

Colui che danzava nell’eternità, viene nuovo nel mondo
e muove l’esistenza  a fraterno e giocoso girotondo.
Ancora la grazia e la fantasia di Dio s’accendono vere
ad insegnar linguaggio, dettare passi che il cuore,
il corpo non può, non vuole più trattenere.

Son balzi di libertà che si offre,
d’amore che si dona, di verità che si scopre.
Musicale Parola non conosce agitazione, né ansima,
ma dona pace e benedizione il linguaggio dell’anima.


martedì 6 dicembre 2011

OMELIA


2° Domenica di Avvento - 04.12.2011

- Isaia 40,1-5.9-11
- 2Pietro 3,8-14
- Marco 1,1-8

Dio viene e non sta in silenzio, recita il salmo…. A Natale celebreremo la sua nascita nella grotta di Betlemme. Ma anche trent’anni dopo, all’inizio della sua predicazione, Gesù viene e in Lui Dio, come ricorda Giovanni, e comincerà,  attraverso questo suo messaggero, a parlare. Questi voce, Lui, Gesù, Parola.

La Parola di Dio viene, scende nel deserto attraverso la voce di Giovanni, ultimo profeta che indica il Messia. Ed egli ritiene e riterrà di interpretare la Parola forte di una conoscenza di Dio che si rifà in parte alla Scrittura e in parte alle attese della gente che sperava  in un inviato di Dio che mettesse le cose a posto con la forza di un re davidico. Andrà in crisi Giovanni quando manderà i suoi discepoli a chiedere spiegazioni a Gesù nei momenti finali della sua missione. Rivedrà le sue posizioni, meritando anche il pubblico riconoscimento di Gesù: Giovanni? Più che un profeta. Ma intanto egli e il luogo, il deserto e le rive del Giordano, diventano la via di Dio che viene.

Innanzitutto l’uomo, il profeta, messaggero spesso inascoltato, disatteso,  anche oggi, guardato con sospetto o fastidio, il profeta, altra soluzione al sonno oltre a quella dell’amore come ricordavamo otto giorni fa.
Via di Dio è l’uomo che per lo Spirito che lo ricolma, che lo abita, e non per un capriccio o smania di protagonismo, sente forte in sé la vocazione del profeta, la vocazione di dire Dio, di dare voce alla Sua parola. Anche chi è profeta può sbagliare, correggere lungo la via di Dio che gli si rivela la propria visione, ma ha un compito fondamentale: tenere svegli, farci attenti, richiamare. Di più, è “parlare al cuore di Gerusalemme”, dice Isaia aprendo la prima lettura di questa domenica,; è parlare al cuore della Chiesa, dell’umanità, e non per dire minacce e spaventare, ma per consolare, consolare il popolo di Dio che tutti siamo; consolare e rivelare sì la potenza di Dio, ma soprattutto la tenerezza con cui  ci porta sul petto e ci conduce nella nostra debolezza. Dio così viene: attraverso donne e uomini di fuoco e di tenerezza, profeti che sono in mezzo a noi.

Quel deserto, che può essere l’esistenza di ciascuno e di tutti, fatta di avvenimenti complessi o di solitudine amara, deserto così esteso nelle nostre piene giornate, diventa terra santa, via di Dio che ci raggiunge. Lì nelle nostre aridità quotidiane, nella provvisorietà, povertà e incertezza, – la crisi del mondo ne è icona – lì Dio “grida” anch’egli perché ode – come avvenne per l’Israele prigioniero in Egitto - il nostro bisogno di vita, di liberazione, di felicità.

Via di Dio sono le sponde di ogni giorno. Come quelle del Giordano, dove attracchiamo la nostra barca o dove arriviamo per sentieri che ci portano fuori dalla confusione. Sono i volti, gli incontri più familiari, le relazioni significative, l’amicizia, il lavoro, e pure gli imprevisti. Lì ci può essere il profeta, la donna o l’uomo di Dio, che ci ricordano e ci aiutano: prepara te stesso sulla via del Signore, raddrizzati o rialzati perché Egli è sulla tua strada. Tu, tra poco, sarai la sua strada. Sarai immerso, battezzato, e sommerso dal Suo Spirito.

Buona Domenica! Nel deserto o sulle rive della vostra vita: buon Avvento!

sabato 3 dicembre 2011

NOSTALGIA

 (dialogo con chi domanda Dio!)

“Nostalgia di Dio, di Lui struggente bisogno,
ho tutto, lui solo desidero. No, non ho tutto”.

Famiglia e figli, affetti cari, sposi nell’amore,
ogni frammento di vita stuzzica, non sazia il cuore.

Eppure è lì, l’abbraccio quotidiano di evangeliche ore
non spegne, accende e infuoca ancor più sete d’amore.

Sono segni efficaci della Sua certa presenza
che mai niente e nessuno dirà assenza.

Ma non bastano al cuore i tocchi belli e la carezza,
che reclama, grida e spera, di averne la pienezza.

Con l’innamorata e umile preghiera del mattino
in ascolto e sintonia riprende ogni giorno il cammino,

l’avventura semplice feriale dell’umano impegno,
sorpreso in passi di cui per grazia ognuno è degno.

Lui m’attrae, chiama senza posa:
“Vieni, amata mia, in me gioisci e riposa”.

Anch’io allora prendo fiato, duetto: “Non aspetto più.
Vieni, vieni, anche tu, Signore, Gesù”.


INCONTRI d’Avvento

(a fine settimana)

Incontri come abbracci
danno gioia, domandano amore, prendono vita!

La “sorpresa” è continua novità,
un “potere” nelle mani
accoglie il passato, ammira il presente, apre al domani.

Viene il Signore nella carne storia degli uomini
al cuore, al ministero mio, è affidato per tutti
il mistero che è Dio.

Per entrambi è gioia, lode, benedizione
vedere la sua grazia accolta e in azione,
il suo amore di eternità
negli sposi è soprattutto fedeltà.

Ammiro imparo umile e grato,
io che predico amare e l’essere amato.

Amore cercato domandato,
desiderio limpido e ardente
accende l’esistenza di chi ha tutto
e ancora niente.

Nulla a me rimane da insegnare,
soltanto accanto a te, sorella, fratello, camminare.

L’abbraccio si fa stretto di speranza e salvezza,
afferra il cuore, il corpo, l’anima mia,
gli occhi vedono la triste tua via.

Non l’abbandono, anche se non dritta,
su passi prendi , ti dono la mia vita.

Il mio Dio così s’incarna,
esulta e rende grazie,
chiede acqua, ha sete,
preso dai figli suoi.

Il suo abbraccio ad ogni ora mi sorprenda,
e tra gli uomini di carne e sangue divento la sua tenda.