sabato 28 febbraio 2015

RIFLESSI...


…della Parola - 26.02.15

“Chiedete e vi sarà dato, cercate troverete, bussate e vi sarà aperto” (Matteo,7,7)

Così la preghiera apre all’impensato, all’impossibile!
Alle “cose buone” che il Padre sa e vuole dare ai suoi figli.

…della Parola - 27.02.15

“Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai… Ma io vi dico…”
“…va’ prima riconciliarti con il tuo fratello…(Matteo 5,20-26)

Le “cose buone” sono l’andare oltre la legge, oltre il minimo che spesso facciamo, o il male che diciamo di non fare.
Sono la riconciliazione e la pace offerte a chi pensa di essere stato da noi offeso. E’ non badare soltanto di sentirci a posto con la proprio  coscienza perché “io non ho fatto nulla di male”, quando il mio fratello invece sta  male magari per questa incomprensione che lui ritiene tale. E’avere a cuore che anche lui “si senta a posto”, in pace; è alleggerirlo di un peso.

…della Parola - 28.02.15

“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Matteo 5,43-48)

Il massimo delle “cose buone” è l’amore verso chi mi fa del male, è la preghiera per i nemici, per i persecutori.
E’ non volere aver nemici!



martedì 24 febbraio 2015

RIFLESSI...


…della Parola - 23.02.15

“Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo” (Levitico 19,2.11-18)
“Avevo fame, sete..e l’avete fatto a me” (Matteo 25,31-46)

Essere santi non è essere persone di… fede, ma piuttosto persone di…carità, di amore, poiché Dio è amore! Essere persone di carità che proviene dalla fede, dal credere che Dio è amore, e che da lui siamo amati.
La “santità” è la risposta in amore dato agli altri all’amore che ricevo da Dio.
Essere santi non significa essere “separati” (come indica la parola) dal mondo, ma “immersi” nel mondo, nella vita, nelle vicende e necessità dei fratelli, come dio, perché lì c’è Gesù.



… della Parola - 24.02.15

“… la mia parola non ritornerà a me senza effetto” (Isaia 55,10-11)
“…Dacci oggi il nostro pane quotidiano” (Matteo 6,7-15)

L’amore dell’Abba, Padre, e la fiducia in esso sono il  pane quotidiano per vivere. La fiducia nella parola di Dio compie la sua volontà che sempre volontà di bene. Ad essa,a questa volontà come a questa parola ci apriamo con la nostra preghiera, che è “domanda” confidenziale.
A giustificare la preghiera come “domanda” è il fatto che è sempre…plurale. Si domanda per… gli altri! Cos’ il figlio ha a cuore i fratelli, e in questo carità l’efficacia della Parola non si nasconde più.

Il “precario” (colui che prega!) è colui che pone la propria sicurezza è nel “ruolo” del Padre, nel suo amore provvidente e “quotidiano”.


domenica 22 febbraio 2015

PENSIERI...

...quaresimali - 1° settimana.

Il "DISCERNIMENTO"


L’avvio del cammino quaresimale e l’intera sequela di Gesù richiedono una continua attenzione, ascolto, ricerca, che va sotto il nome di “discernimento”. Nell’incertezza di chi non sa i passi da compiere, come nel buio di chi non vede chiaro, ma anche nella sicurezza di chi pensa di avere tutto capito, come nella complessità delle opzioni possibili, il “discernimento” è dono necessario dall’alto, è atteggiamento umile e saggio, coraggioso e rispettoso, che va coltivato nel cuore e nella comunità.

Aiuta un “buon discernimento” :


- un cuore casto, cioè libero : per non cercare gratificazioni, per non lasciarsi guidare da attese che in qualche modo imprigionano, per rimanere insomma liberi davanti ad ogni esito del nostro impegno, qualunque esso sia.

+ una comunità di persone libere dai propri progetti e visioni da far prevalere.


- un cuore povero, cioè umile : per non avere un’eccessiva considerazione di sé, della propria competenza ed esperienza, per non farsi maestri degli altri, per non cercare l’affermazione di sé, anche inconsapevolmente.

+ una comunità persone che danno libertà, che sanno riconoscere, apprezzare, far posto, anche ritirandosi, grate, ai doni degli altri.


- un cuore obbediente, cioè in ascolto : per non imporre e dominare.
Obbediente allo Spirito che abita nel proprio cuore, nella propria storia, negli eventi, nella Parola;
obbediente agli altri : alla comunità
                               (poiché la “comunione” è il primo desiderio dello Spirito!)
                                alle necessità che gli altri manifestano
                            (poiché “missione” è aiutare il vangelo a crescere in mezzo a loro);
                                                                                                  
obbediente a se stesso : senza tradire, per paura o ambizione, ciò per cui è stato chiamato e nella condizione in cui è stato posto, nella riflessione che impegna l’intelligenza.
                                       
+  una comunità di persone che riconoscono la liberta a Dio di condurre il suo progetto; insieme interrogano la Parola di Dio, leggono la storia, fanno tesoro nell’ascoltare la parola della Chiesa.



Il discernimento è un dono fatto alla persona e alla comunità. Insieme si custodisce, si coltiva, e diventa guida. Nessuno si muove da sé, come nessuno può dettare agli altri quello che devono fare. Nel discernimento entrano anche le diverse “ministerialità” che nella comunità, come nella famiglia, sono state poste; nel discernimento va pure rispettato il “mistero” di ogni persona.
Ciò che possiamo, e ne abbiamo la responsabilità, chiedere e offrire è il “consiglio”.

Certo, “non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore” (Geremia 31,34), ma è indubbio che l’aiuto fraterno a discernere i segni del Signore è un grande dono.
Troppo poco questo fraterno aiuto è cercato; se fatto, è richiesto per aver conferma delle proprie idee e scelte. Troppo poco viene offerto; se, fatto, risuona come insegnamento addirittura imposizione.
Per un buon discernimento, che è sempre comunitario, anche tra due persone, ma meglio in comunità (se la ricerca è a proposito di qualcosa che riguarda tutti), sono “benedette” l’umiltà e la carità.

Per la verifica.

Troppo poco spazio posso aver dato all’ascolto e alla ricerca con l’aiuto di altri.
Il mio cuore ha ancora bisogno di conversione.
Troppo poco ho potuto offrire questa vicinanza e accompagnamento.
La comunità nostra abbia la sua conversione!






OMELIA


1° Quaresima B – 22.02.2015

- Genesi 9,8-15
- 1Pietro 3,18-22
- Marco 1,12-15

Come è stato per Gesù, anche noi siamo sospinti, spinti con la forza che gli è propria, dallo Spirito nel “deserto” di questi quaranta giorni che scandiscono il cammino verso la Pasqua di Gesù e nostra. Il “deserto”è il primo luogo che incontriamo in questo cammino e oggi lo prendiamo come immagine, oltre che della vita che è come un attraversamento del deserto, di quel nucleo segreto che è dentro di noi, il nostro cuore, là dove avvengono  le decisioni più personali e importanti della nostra esistenza; decisioni che orientano le nostre scelte, e da cui muovono i nostri passi.
Il  “deserto”, come lo fa intendere oggi il vangelo, è luogo di prova e di tentazione, è come una zona d’ombra dove non sempre si vede come stare e dove muoversi. Con ribellioni e avanzamenti, non è così anche il nostro cuore, a volte?

Ma Gesù vi rimane quaranta giorni, numero simbolico familiare, e caro, alla Scrittura per ricordare eventi di liberazione, di protezione, di illuminazione nella storia del popolo d’Israele e degli amici di Dio, forte di una consolazione che aveva appena ricevuto nel Battesimo al fiume Giordano. Dalla voce del Padre aveva avuto conferma: “Tu sei il Figlio mio l’amato, il Figlio che è il mio vanto”.
Quando in noi conserviamo, come è stato per Gesù, questa dichiarazione d’amore e di predilezione, ci è possibile affrontare anche il deserto, cioè un cuore, un’esistenza sotto prova. Anzi diventa un luogo di formazione, di maturazione, un crogiuolo che ci rende forti e decisi a prendere davvero le parti di Dio, ad assumere il Suo progetto, ad andare  proclamare il vangelo, l’amore di Dio. E’ quello che fa Gesù al termine di questo tirocinio di prova e tentazione, che in un certo senso non conoscerà termine fino alla sua passione.

Da questo luogo, prima tappa del cammino, muove, sgorga, trovando ispirazione e luce, nel mezzo della lotta contro Satana, il tentatore, a cui si sottopone Gesù, la parola “conversione”. Gesù parte da lì conoscendo bene la tentazione e proclamando subito a tutti che per sfuggire alla sua presa non c’è che una strada: Dio è vicino (perché la prima tentazione è di pensare che Dio non è più in mezzo a noi), occorre volgersi a Lui, convertirsi; rivolgersi, se necessario, girare completamente il nostro sguardo, il nostro cuore. E’ necessario credere in Lui, avere fiducia in Lui, dargli ascolto e accoglienza.

Quando è possibile riconoscere che è avviato in noi un processo di conversione?
Oggigiorno questa parola trova è detta in un certo senso con altri termini analoghi, anche se non sono ugualmente profondi come questa parola, che muove appunto dal deserto, dal cuore, dove c’è la prova ma c’è anche Dio. E così si dice: rinnovamento, cambiamento, miglioramento, trasformazione, transizione… Quando è possibile riconosce che sta avvenendo questa conversione, qual è il segnale di questa novità? Quando, nel deserto, nel cuore e nella vita, si sposano ciò che è terrestre, legato alla realtà materiale di cui siamo parte e in cui ora viviamo, e ciò che è oltre il terrestre, non contro, e che pure portiamo dentro e per cui siamo fatti. Insomma siamo sulla via della conversione quando sono tenuti insieme in quella armonia e pace e armonia che sono dono del Messia, ciò che è materiale e ciò che è spirituale. Quando sappiamo bene custodire l’umano, riconoscere e accogliere il divino. Quando le bestie selvatiche e gli angeli, per usare l’immagine del vangelo, ci servono, servono alla nostra crescita, alla nostra formazione, alla nostra liberazione, al nostro essere e vivere pienamente quali figli. Conversione è quando quell’alleanza, quel legame di fedeltà e d’amore che Dio ha stipulato con l’umanità nel racconto di Noè, diventa effettiva anche da parte nostra.

Questa conversione ha la sua sorgente nel Battesimo, e il cammino quaresimale che ci condurrà da un luogo all’altro, sarà un consentire a questa fonte di diventare un fiume che porta salvezza, liberazione e vita a tutti noi e al mondo.







venerdì 20 febbraio 2015

RIFLESSI


(…pregando la Parola, con te! )

Marco 6,30-44

Carissima,  “il riposo” e “il pane” sono i doni del Signore in queste settimane di quaresima. Camminare con Lui è “riposo”, e il “deserto” in cui ti conduce è la Sua compagnia. Infatti “deserto” (ove non esiste nient’altro!) è dov’è chi mi vuol bene, colui che mi ama. Lì non ho bisogno di altro.
Egli è il “pane” che dà sazietà alla fame profonda di pace, di amore, di giustizia, di libertà, di gioia, di passione per la vita e la sua bellezza; “pane” che ci fa perdere anche la nozione del tempo… appunto com’è quando siamo insieme a chi ci vuole bene e che amiamo.
Gesù non solo dà questo “pane”, ma addirittura lo “spezza” con la ricchezza di significato che ha questo gesto: dare senza guardare alla misura, al calcolo, dare senza perdere tempo, dare con passione, con decisione, con impazienza… con la “forza” dell’amore…; quasi a “spezzare” qualcosa che di solito non si vorrebbero “rompere”, “liberare” tutta la solidarietà che è in noi…
Anche tu sei in uno dei gruppi “ordinati” e nella pace ( perché sanno che qualcosa succederà con tale…pastore!) che si sono seduti sull’erba, a fronte della moltitudine affamata. Mi piace pensare così la tua presenza a questo piccolo gruppo nel quale anche tu “spezzi” proprio per me il “pane” che Gesù ti dà. Grazie.
Anche tu sei parte di quel “riposo” che ci fa tutti camminare, ci nutri con la tua presenza. Nella compagnia del “deserto”… fiorisce la vita.
Ciao. Buona giornata.
Don Francesco.











giovedì 19 febbraio 2015

LA PROMESSA

(...nel giorno delle Ceneri!)


Bianca e spoglia
la betulla sta
ad indicare inizio
di nuova carità.

Maculata di nodi la vedo,
germogli verranno,
dono di Dio a fiorire 
anche quest’anno.

Nudità bella,
povertà lieta vera,
umile serve Gesù
la grazia dell’ultima sera.

E sera sarà mattino,
pieno giorno d’amore,
luce di risurrezione
nella vita del Signore.

Ma ora nel deserto
è sì cammino di gloria
ove move lo Spirito
respiro della storia.

Io bianco e spoglio,
con sé mi conduce
da misericordia lavato,
in un percorso di prova e luce.

Mette e toglie la cenere,
non più grigia l’esistenza,
riaccenda vivo il fuoco
la divina benevolenza

Giorni di grazia e calore
allora sarann donati,
pure nel freddo peccato,
l’ha promesso, siamo amati.

Pentimento non amaro,
né peso né tristezza,.
nell’ abbraccio accogliente
l’asperità si fa dolcezza.

Conversione è dono,
Bontà fedele, sincera,
e fraterna comunione
porteranno a primavera.








PREGHIERA

40 PASSI...

(... cammino di Quaresima con Gesù, 
un passo al giorno, a scelta, meglio, a chiamata!)

Signore, rivestici di te!


Fa’ che siamo

1   - presenti, senza peccare di protagonismo

2   - partecipi, senza cercare visibilità

3   - generosi, senza sentirci benefattori

4   - utili, senza ritenerci indispensabili

5   - intraprendenti, senza negare spazio agli altri

6   - umili, senza mai umiliarci o abbatterci

7   - liberi, senza cedere a capricci o voglie

8   - diligenti, senza essere prigionieri di scrupoli

9   - attenti, senza diventare dei fissati

10 - silenziosi, senza essere scontrosi

11 -  riconoscenti, senza pretendere inchini

12 - forti, senza essere temerari  e negare pietà ai deboli

13 - miti, senza soccombere al male

14 - pazienti, senza dar spazio a rinvii e lamenti

15 - puntuali, senza essere impazienti

16 - prudenti, senza essere paurosi

17 - fedeli, senza essere intransigenti

18 - misericordiosi, senza giudicare

19 - giusti, senza essere ipocriti

20 - clementi, per non essere intolleranti

21 - solidali, per essere capaci di compagnia

22 - limpidi, senza essere ingenui

23 - gioiosi, senza ingannarci e ingannare

24 - capaci di meravigliarsi, senza scandalizzarci

25 - ricchi di fantasia, per non abituarci alla vita

26 - pieni di fiducia, perché alla fine ogni cosa sarà bene

27 - coraggiosi, senza essere prepotenti

28 - sapienti, senza farci maestri

29 - esperti, senza soffocare lo Spirito in chiunque

30 - pellegrini, senza mai stancarci di camminare

31 - familiari di tutti, per non lasciare solo nessuno

32 - uniti, senza uniformare gli altri a noi stessi

33 - accoglienti, senza imporci o imporre

34 - affettuosi, senza essere untuosi

35 - diversi, per accogliere la ricchezza di ognuno

36 - obbedienti, per riconoscere la libertà a Dio nel suo progetto d’amore

37 - poveri, per dare libertà agli altri nell’accoglierlo

38 - casti, per rimanere noi nella libertà di donarci a Dio e ai fratelli

39 - santi, senza sentirci bravi e orgogliosi

40 - peccatori, senza dimenticare che siamo sempre amati e già salvati.



-          PASQUA : servi, per dare la vita come Te, Signore.

                         Più che mai rivestiti di te, poiché tu sei in noi e noi in te.

                                E tutti, una sola divina umanità!



PENSIERI


… alle Ceneri
(…dal messaggio di papa Francesco)


La Quaresima è un tempo di rinnovamento per tutti.
E’ un “tempo di grazia” (2 Cor 6,2). Dio non è indifferente a noi. Ognuno di noi gli sta a cuore, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. Ciascuno di noi gli interessa; il suo amore gli impedisce di essere indifferente a quello che ci accade.
A differenza di noi che quando stiamo bene e ci sentiamo comodi, facilmente ci dimentichiamo degli altri, evitiamo i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza. Urge la conversione alla carità, alla misericordia.

L’indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani. Se seguiamo la mentalità del mondo.
C’è bisogno di rinnovamento, per non diventare indifferenti e per non chiudersi in se stessi.

La conversione avviene quando permettiamo a Dio di rivestirci della sua bontà e misericordia, di rivestirci di Cristo, per diventare come Lui, servo di Dio e degli uomini.

La Quaresima è un tempo propizio per lasciarci servire da Cristo che ci vuole rivestire di sé e così diventare come Lui.

Ci serve con la sua Parola che è guida e punto di riferimento, consolazione e forza; Parola che ci aiuta a fare “discernimento”, cioè a vedere quello che il Signore desidera da noi, per il nostro bene e per il cammino di tutti.  La lettura del vangelo ogni giorno in un spazio quotidiano, seppur breve di preghiera, è la luce che orienta i nostri passi, le nostre scelte. Sostiene la nostra fede.

Ci serve con la sua misericordia, cioè avendo per noi un cuore che ci prende cura delle nostre miserie, ci guarisce dal male che ferisce l’anima ci dà il suo perdono. Incoraggia il nostro pentimento che è lasciarci abbracciare da lui. 
Questa misericordia diventa anche il nostro cuore, appunto vincendo la tentazione dell’indifferenza che sempre ci può prendere; ci impegna a farci carico dei nostri fratelli più bisognosi, per le necessità materiale, ma non solo. Si fa carità. E’ la nostra “missione”,  la “comunione” con tutti.

Ci serve con il suo Corpo, pane di vita nell’Eucaristia. Ci nutre e ci comunica il suo amore, la sua carità, la sua capacità di servire a nostra volta com’egli ha fatto mettendosi ai nostri piedi in quella sera benedetta come segno dello spezzarsi e versare il sangue per noi. L’Eucaristia domenicale, e quella feriale, quando è possibile, è la risorsa che ci consente di camminare dietro a Lui. Questo evento di grazia ci fa diventare addirittura il corpo di Cristo e  chiama alla “comunione delle cose sante”, cioè a condividere e manifestare l’amore di Dio. Il fatto che noi diventiamo Gesù è, per il mondo in cui viviamo, speranza. Questa è vera profezia di un mondo nuovo ed è motivo di gioia.

Per lasciarci servire e per seguire Gesù abbiamo bisogno di una particolare “respiro” che Egli ci assicura. E’ il Suo Spirito. Nel gesto penitenziale che ora compiamo sul nostro capo è posta la cenere, ma nel nostro cuore viene lo Spirito che fa nuove tutte le cose, anche la nostra vita.
Così la Quaresima è già…Pasqua in cammino!


martedì 17 febbraio 2015

OMELIA


6° Domenica B – 15.02.2015

- Lv 13,1-2.45-46
- 1Cor 10,31-11,1
-  Mc 1,40-45


Ancora una mano tesa da Gesù, dopo quella offerta alla suocera di Simone rialzata e liberata dalla febbre che la teneva a letto. Ancora la compassione che rivela Gesù come l’inviato di Dio a farsi vicino all’umanità ammalata,  a soccorrerla nella debolezza che mina la vita delle nostre famiglie.

Non c’è solo la compassione in Gesù che accetta di essere avvicinato da un  lebbroso che, con audacia, gli va incontro trasgredendo alla legge che imponeva invece a chi era affetto da tale malattia di non osare la convivenza sociale e religiosa. Il lebbroso era un escluso, un emarginato, condannato dalla società e ritenuto castigato da Dio. Per i giudei era una persona senza possibilità di relazione e di comunione, né con Dio né con gli uomini. 

Alla trasgressione dell’uomo malato che viola la legge risponde la trasgressione di Gesù che tocca il lebbroso “Stesa la mano, lo toccò”.
Fa  un certo effetto su di noi l’immagine di un Gesù trasgressore, trasgressivo. Noi veniamo da un’educazione all’obbedienza e non alla trasgressione. E invece anche in una trasgressione ci può essere “vangelo”, la bella notizia che Dio ama l’uomo.  E ci viene facile chiederci da che cosa veniva la trasgressione di Gesù.

La compassione verso ammalati e sofferenti, che tanto occupava della giornata di Gesù, aveva la propria fonte nella preghiera, ci ricordava domenica il vangelo; e la trasgressione che qui appare come un tratto della compassione viene dall’amore che Gesù ha per l’uomo. In Gesù c’è un pulsare di sentimenti e di emozioni che mostra come per Dio sia insopportabile una situazione in cui l’uomo, suo figlio, ogni uomo, fratello di Gesù e nostro, è bandito dalla vita, dal diritto ad essere accolto, onorato, amato, nel consorzio umano; è insopportabile che una legge, precetto di uomini, impedisca la vita a chi è sofferente.

E’ talmente insopportabile che la più precisa traduzione della parola che nella versione italiana fa apparire il comportamento di Gesù più accettabile anche ai difensori della legge  - per i quali, uomini religiosi, Gesù avrebbe dovuto prima pensare a cosa prevede la Legge, e poi mostrare il suo sentimento conformemente a ciò che la Legge comanda – la più precisa traduzione è che Gesù è “preso da collera”.

Proprio perché Gesù guarda quest’uomo, pensa a cosa significa quella malattia, vede la sua disperazione, le piaghe, il corpo devastato, “va in collera”; “no, non è possibile che l’uomo sia questo, che Dio voglia questo”.  Gesù ha una reazione di collera perché non può tollerare una simile situazione per un uomo che è suo fratello.

A noi piace un Gesù soft, magari tutto dolce e tenero; non ci va un Gesù hard. Facciamo fatica a pensare ad un Gesù che prova sentimenti di collera, che si arrabbia. Eppure il male non lascia indifferenti, né Dio, né l’uomo. E il discepolo di Gesù è uno che sa anche arrabbiarsi di fronte a chi e a ciò che causa sofferenza; non è impassibile alla sofferenza e ingiustizie, non può sopportarle.

Ed è con questa piena fedeltà alla nostra umanità, che Gesù c’insegna e sostiene, che può crescere il regno di Dio, il mondo, nuovo, in mezzo a noi. L’esortazione  di Paolo che chiude le poche righe della seconda lettura possiamo adattarle a Gesù : Diventate miei imitatori, come io lo sono del Padre mio.






domenica 8 febbraio 2015

LA COMPAGNIA dell' ANELLO


(per gli sposi d’argento, d’oro, e diamante!)

Non per frodo ma per amore,
di misura che più non osi,
da Provvidenza chiamati,
tu ed io, quel dì, fummo sposi.

Chi porta l’anello è stato scelto,
non per smania del potere,
solo sguardo ammirato
e fare dono di godere.

Il viaggio avventura si fa,
sorprese liete e prove,
conduce saldi e generosi
il bell’Amore che tutto move.

S’è fatto argento in noi
l’affetto di quel giorno,
ancora giovane la passione
e il coraggio per andar intorno.

Anni d’oro non è il passato,
matura esperta fedeltà
celebra oggi, riconoscente,
dell’amore la perenne novità.

Di carati prezioso
tutta luce è il diamante,
mio caro, come te non c’è nessuno,
sei ancora il solo mio amante.

La compagnia dell’anello 
nel fuoco di un eterno amore
conoscerà pienezza e gioia
per cui l’ha voluta il Signore.

Ora lo fa visibile l’anello
agli occhi di figli, nipoti, amici cari,
a loro stupore e lezione
che i tesori non sono rari.

Non sotto la montagna
la gemma più di tutte preziosa sta,
nella vita consegnata per amore,
è somma infinita felicità.

Tu lo sei, mio caro/a, 
lo confermo e ti onoro,
nel pubblico e nel segreto
io ti amo e ti adoro.



OMELIA


08 Febbraio 2015 – S. Messa Anniversari di Matrimonio

Carissimi, non c’è predica speciale o adeguate parole per questa bella circostanza. Voi siete la predica a me, a noi rivolta; voi siete la parola bella, perché vera che il Signore ci dice. Anche quella che oggi abbiamo ascoltato voi la amplificate, la rendete viva, efficace.

“Ricordati, Signore, che la vita è un soffio”, è la supplica del povero Giobbe, uomo dalle mille disgrazie e dalla proverbiale pazienza. “La vita è un soffio”, mi dite anche voi, carissimi. Ma un soffio d’amore, talvolta un vento travolgente, che germina vita. Viene e dà amore. Un soffio che sarà prolungato, senza fine, perché l’amore è più forte della morte.

Allora, a fronte di lamenti sempre possibili, voi siete invito allo stupore e alla gratitudine. E sono questi i primi sentimenti che oggi ci hanno raccolti qui in preghiera.
Un soffio d’amore che dura da 25, 50, 60 anni e che non si spegnerà mai, la dice lunga sul progetto di Dio che ha scelto di abitare il vostro amore per fare presente il suo in modo tutto speciale come Gesù, con Gesù (questo è il sacramento del Matrimonio).
Ecco perché l’amore è indissolubile, fedele, aperto alla vita, perché viene da Dio, è Dio in noi, in voi. E Dio non può che essere così: eterno, fedele, dalla parte della vita.

Quando vi siete sposati avete fatto entrare nella vostra casa (famiglia, relazioni, progetti) Gesù, un po’ come racconta il vangelo di Marco stamattina.
E questa “visita”, che diventa permanente, questa familiarità che gli viene donata, non è un’intrusione ma la fonte che rigenera continuamente il vostro amore. Se Gesù fosse l’invitato di un giorno e poi lasciato andare o messo fuori ( cosa che non desidera!) avverrà che si spegne la gioia, la vivacità, la fecondità di bene di cui è fatta una relazione d’amore. Egli invece entra per rimanere, risanare, rialzare chi conosce la febbre  e la paralisi che le vicende della vita a volte portano con sé.

Nella casa in cui entra Gesù, racconta il vangelo, c’è la “suocera”. Non poteva mancare in una celebrazione per sposi, non vi pare?). Questa presenza, questa figura, sappiamo quanto sia delicata per l’equilibrio della famiglia per il bene e il non bene a cui può contribuire, poiché “è a letto con la febbre”, la prendiamo come immagine di ciò che può intristire o rallentare la vita familiare o sponsale. “Gesù si avvicinò. La fece alzare prendendola per mano”.
In ogni casa o storia d’amore c’è sempre la prova di una febbre o di una paralisi che mette in crisi il legame affettuoso tra le persone, qualcosa che lo impedisce. Gesù viene e ci “prende per mano”, ci rialza.

Carissimi, nella vostra storia non è mancato questo gesto di Gesù. Forse non ve ne siete accorti. Ma c’è stato. Quando avete fatto pace dopo una litigata, è Gesù che vi ha preso per mano; quando avete accolto la persona amata nella sua debolezza, è Gesù che vi ha preso per mano; quando avete deciso e detto sì alla vita, ad un progetto di vita con coraggio e responsabilità, è Gesù che vi ha preso per mano: Quando vi siete sposati 25,50,60 anni fa, e avete chiesto la mano di colei o colui che amavate, era Gesù che vi offriva la sua. Quando oggi ancora sapete prendervi per mano per sostenervi e per far sentire il calore e l’ affetto, è sempre Gesù che vi prende per mano.

E vi rialza a servire, cioè ad annunciare al mondo con la vostra vita il vangelo; ad essere vangelo. Che il soffio dell’amore abiti la vostra casa, vi conduca per mano ancora per tanta strada in modo che tutti, come è successo per Gesù, abbiano a cercare e a trovare dove sta l’amore.