VIAGGIANDO…
(…nelle Puglie, 21/24 maggio 2012)
Prologo…
Pane buono di grano duro poema pugliese,
impastato e sfornato senza tante pretese,
con la mente e il cuore scritto
da chi vi vuol bene e con il vostro aiuto
spera di rigar dritto.
Partenza…
Sonno, terremoto, pioggia primaverile,
nulla ha frenato il gruppo ex giovanile,
da tempo immemore ormai in viaggio
in questi giorni stupendi di maggio.
Mezzi addormentati, nel buio del mattino,
valige alla mano iniziamo il cammino
saliti sul pullman a prendere posto,
chi davanti è fragile, chi dietro è tosto.
Tour operator Rosalina/Beppino insieme
fanno bella accoglienza, nostra speme.
Si parte finalmente, poi una sosta e un caffè,
brioche, un sorriso, un bicchiere di buon the.
Alla Madonna del Lambro…
Alla Vergine delle cime tra gole e monti
portiamo la preghiera nostra senza tanti sconti.
Lì grazia è data alla vita e alla muta la favella,
ma prodigio ancor più grande, raro, il silenzio, la fa bella.
Andria…
Ristorati e saziati di buon vitto
riprendiamo curve e strade sempre dritto,
e già al primo giorno nel riposo accogliente,
s’ode alto il grido “Azio, basta! Non tocar gnente!”
San Giovanni Rotondo…
Sospinge lo Spirito, inspira e manda,
energia eolica il suo soffio sul mondo si espanda
con cuore sacerdotale, con ferite di frate pio
ad annunciare misericordia e amore grande di Dio.
C’è chi attenta alla salute e al ministero,
con altri inciampo, cado, ma resto intero,
e così, a dispetto di chi mi vuol male,
mi guarisce un buon bicchiere e non l’ospedale.
Trani…
Cattedrale sul mare di pietra bianca,
a sognare l’orizzonte la mente non si stanca,
immenso, inteso, l’azzurro celeste,
emozione, nostalgia forte il cuore investe.
Andiamo quale e là, persino contromano,
interminabili chilometri maciniamo,
viuzze strette, rotonde, non sono certo il varo,
di un conducente paziente, calmo, esperto e assai caro.
Ancora Andria…
Mentre vanno questi giorni di vacanza
io ho bisogno pure di cambiare stanza,
ancora, grazie alla premura dell’organizzazione,
ritrovo la calma, via l’insonnia e la disperazione.
Matera…
Case antiche i sassi di Matera
attendono il gruppo una volta primavera
ora un po’usato e molto vario,
dell’umanità un bel campionario.
In pullman…
Con il quasi giovane e il finto anziano è ben assortito,
c’è il serio, il tranquillo, il saggio, il divertito,
e ancora il robusto, l’acciaccato, lo stagionato,
ma ogni cuore si mantiene fresco e innamorato.
C’è chi la conta, chi chiacchera, è confidente,
tiene viva la compagnia ed è presente,
aiuta, pronto, soccorre, obbedisce
ai richiami e ordini che Beppino impartisce.
Ma sì, è proprio un gruppo di amicizia cara,
assemblare questi tipi cosa difficile e rara,
onore all’organizzazione, non è finito questo giro
e la mente il cuore per il prossimo sono già in tiro.
Passeranno giorni e anni verranno,
su altre terre e lidi i nostri piedi poseranno,
ma ovunque sarà in questo mondo il passaggio
indimenticabili restano i giorni nostri di maggio.
(Intermezzo personale…)
Il cuore mio fa contento la bella familiarità,
altro non è che un frammento della buona carità,
riconoscente, commosso per le cose viste e gustate,
a voi un abbraccio fraterno che pazienti lo amate.
Sempre Matera…
Rupestre, originale, poetico il paesaggio,
riprendiamo con fame il nostro viaggio
al casin del diavolo subito postati
da pane buone, piatti locali, veniam saziati.
Anche la tavola bella amicizia e fraternità,
c’è chi mangia e beve a volontà,
c’è chi scherza, innocente, senza ritegno,
chi di tanta abbondanza incapace e poco degno.
Castel del Monte…
Andiamo avanti, a Castelmonte dimora solenne,
tra bellezza e magia, mistero ancor perenne,
storia di principi, re, cavalieri senza paura,
stanze trabocchetti, alcova dentro le sue mura.
Ritorno…
Giunti al termine fini i soldi al terzo giorno
possiamo fare contenti bagagli e ritorno.
Tutto ciò che abbiamo vissuto, visto e udito,
conferma che l’essere venuti è stato il miglior partito.
In moto già è il mezzo per andare,
piacevole rimanere, più bello ritornare,
ogni volto e affetto a noi speciale,
chiama il cuore, il paese di Monteviale.
Lasciamo le Puglie, tacco dello stivale,
non si dica “ne abbiamo le tasche piene e… rotte le bale”,
per fare l’Italia bella, aperta, lunga e unita,
c’è chi ha offerto intrepido il petto e la vita.
Verso casa saliamo in tempismo perfetto,
con meraviglie di mare e lauto banchetto,
non è l’ultima cena che ci porta a morire,
ma l’antipasto di una gioia prossima a venire.
Saluto…
Così nel salutarci ormai di casa sulla soglia,
teniamo vivo il desiderio, la promessa, la voglia
di fare tanta strada insieme ancora
finché giungerà, a Dio piacendo, la nostra ultima ora.
Epilogo…
Il viaggio é concluso, al Signore sale l’orazione,
Maria salutiamo con preghiera e devozione,
sull’andare quotidiano vegli con materno sorriso,
e fine corsa faccia sì che un giorno sia paradiso.