martedì 31 marzo 2020

BRICIOLE di PAROLA
...nella meditazione


Quaresima 2020
31 marzo 2020

Numeri 21,4-9

“…prendi forza e coraggio; tieni saldo il tuo cuore e spera nel Signore”.
“Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita”.
Non un mite agnello, non un potente re, non un premuroso pastore, ci è dato stamane quale figura di Colui che Dio manderà a dare salvezza. Un serpente! Un serpente posto sopra un’asta!


Nella vicenda narrata, il serpente, conseguenza del male mortale “prodotto” dal popolo, diventa “medicina” per dare guarigione e ristabilire la vita per coloro che gli avessero rivolto lo sguardo. Era un’anticipazione di quello che sarebbe stato Gesù posto sulla croce!
 Egli ha assunto, ha fatto suo il male, ne ha preso le conseguenze, pur non avendo peccato, affinché “guardando” a Lui, vediamo la nostra stoltezza, cattiveria; vediamo fino a che punto ci ama, da raggiungerci nel nostro male e darci speranza che non siamo soli. In quello che a volte avvertiamo come nostra condanna, condanna che ci siamo dati da soli, non ci abbandona.

A quel Crocifisso in piazza S. Pietro, a quello che teniamo sulle pareti della nostra casa, o posto sul tavolo dello studio…volgiamo oggi, ripetutamente, lo sguardo con amore, con supplica umile e grata: “Salvaci, Gesù!”
Teniamo nel nostro cuore lo sguardo fisso su di Lui!

lunedì 30 marzo 2020

BRICIOLE di PAROLA
...nella meditazione

     
Quaresima 2020           
30 marzo 2020

Daniele 13,41-62  e   Giovanni 8,1-11

Due donne a giudizio!
Possiamo essere tutti, uomini e donne, passibili di giudizio. Il criterio degli uomini, che esigono giustizia, potrebbe portarci ad un condanna. Il criterio di Dio, che giustizia è, ci porta misericordia!
La condanna potrebbe essere immeritata, crudele; coltiva menzogna tra noi.
La misericordia, pure immeritata, è dolce; fa verità in noi.

In mezzo al male che ci affligge possiamo sentirci come accusati ingiustamente e condannati.
Di qui lo scoraggiamento, la paura, la morte nel cuore.
Ma non questo porta lo sguardo di Gesù sulla nostra condizione. Davanti a Lui sta la nostra miseria, ma non giudica, rialza e incoraggia ad una nuova opportunità di vita. Sta la sua misericordia!

Lungi da noi, allora, in questi giorni che possono sapere di “giudizio”, vale a dire di verifica della verità circa la nostra vita, dal sentirci come condannati. Piuttosto le parole di Gesù alla donna che gli era stata trascinata dinnanzi, “Non ritenerti condannata. Va’ e non peccare più, cioè non “sbagliare più la tua vita”, ci rimetteranno in piedi.

domenica 29 marzo 2020

BRICIOLE di VITA
...in poesia


TEMPESTA e…
SPERANZA

Preghiera e benedizione
di Papa Francesco
27 marzo 2020

Bianco vestito sale
l’uomo di Dio al tempio,
tentenna il passo provato,
“svegliati, siamo perduti”,
impaurito il cuore,
non tardare, Signore!

Assordante silenzio,
voce del mondo afono,
intubato grido supplica
“non t’importa che periamo?” 
Tieni vivo respiro, Signore,
tu lo soffiasti, Creatore.

Solo, alla Parola sicura va,
preghiera accorata,
nella tempesta la barca,
 “taci, calmati!”,
all’umanità perduta sconvolta
 la vita, Signore, non sia tolta!

Piange il cielo, nel dolore
tenebre scendono,  è l’ora?
Alla Madre della vita, s’affida,
“volgi a noi gli occhi tuoi”,
la clemente, misericordiosa, e pia,
chiede grazia, Signore, tu sei la Via

Alla croce gloriosa chiamato,
miracoloso trono e altare,
lo sguardo orante umile alza,
“Salvaci con la tua morte santa”,
con lui, un bacio d’amore pietoso
a piedi inchiodati, Signore, io oso

Prolunga il bacio l’adorazione, 
in ginocchio il cuore,  vero amore,
Eucaristia, Cristo, il Vivente,
“mio Signore e mio Dio”,
corpo e sangue, sacrificio di carità,
glorificata sia, Signore, la tua Verità

Silenzio tutti avvolge, 
di più l’Amore vincente,
pianto pioggia di misericordia
“Parce Domine, populo tuo…”
consolazione, sostegno, pietà
a chi soffre e serve, Signore, con tua bontà.

Nella piazza, cuore del mondo,
pace viene,  ora scende
su umanità dolente, smarrita,
“abbiate fede in me”
dal tempio benedizione s’avanza,
Cristo Signore, mia Vita e speranza.



BRICIOLE di PAROLA
...nellomelia


5° Quaresima A – 29.03.2020

Ezechiele 37,12-14  -  Romani 8,8-11 – Giovanni 11,1-45

Quale annuncio di speranza, oggi! Già lo avvertivamo nelle preghiere, suppliche, nell’abbandono all’amore di Dio, che contagiavano di bene, contrastando il male, la nostra convivenza, il mondo intero. Dio vede il cuore, e sa ascoltare, apprezzare, il lamento dei suoi figli! Sono stati momenti di grazia quei segni che ci hanno fatto sentire comunità, anche universale, un solo corpo e una sola anima: la supplica del nostro Vescovo Beniamino alla Madonna di Monte Berico, la preghiera del Padre Nostro con il Papa, e sempre con Papa Francesco, l’affidamento al Crocifisso e l’adorazione all’Eucaristia, così intensa, dove nel silenzio, così profondo, e nelle suppliche umili e accorate abbiamo invocato l’aiuto del cielo, ricevendo la Benedizione estesa al mondo.
Quale annuncio di speranza in tutto questo, confermato dalla Parola che oggi ci viene rivolta! Nelle espressioni riportate dal profeta Ezechiele: “Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio…” e poi nel prodigio compiuto Gesù presso la tomba dell’amico Lazzaro, “colui che tu ami”, e che era ammalato: “Lazzaro, vien fuori!”. Anche qui, come domenica scorsa con il cieco, Gesù aveva rassicurato chi aveva sollecitato un suo intervento: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”, cioè venga manifestato l’amore e la potenza di Dio, che non è per evitare la morte, ma per vincerla. La vince con questo grido: “Lazzaro, vieni fuori!”

Perché Gesù grida? Perché non può permettere che il male gli porti via colui e coloro che il Padre gli ha affidato. Nemmeno la morte può farlo, e affinché questo non avvenga più, l’affronterà egli stesso. Pur sperimentandola, la vincerà. Ecco il primo segreto, ma non troppo, che dà salvezza, che ridà vita: l’amore che il Padre gli ha consegnato per noi, suoi fratelli, e lo Spirito per manifestarlo. Vale per Lazzaro, e per tutti noi che in Lazzaro ci ritroviamo. Innanzitutto perché siamo coloro che Egli ama. E poi per questa esperienza di morte in cui ci troviamo seppelliti e non riusciamo o ci chiediamo quando ne verremo fuori. La nostra speranza è in Gesù che con noi e per noi, per tante persone ammalate assalite portate via dal male, per le loro famiglie, piange. No, Gesù, anche se come Marta non possiamo tacere il lamento e  trattenerci dal muovergli un rivolgergli un fraterno rimprovero, “se tuo fossi stato qui…”,  non tarderà a manifestare la sua gloria, cioè tutto il suo amore, amore che sta nella vita dell’uomo non più preda della morte.

Accanto all’amore che muove Gesù alla compassione fino alle lacrime è la fede di Maria e anche di Marta che riporta in vita l’amico che già da quattro giorni sta nel sepolcro; che apre al gesto clamoroso per la gente, grazie al Padre Suo che sempre ascolta la sua preghiera. Anche se noi ci siamo, ormai, da molti più giorni nel sepolcro, verrà la nostra guarigione profonda, la nostra liberazione, se crediamo in Lui. Tutto quello che viene fatto, ordinato, predisposto, possiamo paragonarlo  a quel “togliere la pietra” che ostruiva l’accesso alla tomba in cui era stato sepolto Lazzaro.  Ben vengano, l’attenzione, la dedizione dei molti che si prodigano nella cura e nella consolazione di chi è provato, l’impegno di uomini e donne che nelle varie responsabilità si danno da fare per arginare, rimuovere questo male. Determinante è affidarci a Gesù, che, accettando il lamento che Marta gli aveva rivolto, conferma: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio? Tuo fratello risorgerà”.

Ma che significa in questo momento “risorgere”? Questa la nostra risurrezione: “… aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete… Saprete che io sono il Signore”. Opera di Dio e della nostra fede! Ci sono le tombe, i sepolcri, che hanno accolto il corpi o le ceneri di tanti nostri cari che, morti nella solitudine, piangiamo, e che onoreremo. Ma ci sono le tombe, i sepolcri, da cui patendo questo virus, il Signore ci trae fuori. Le nostre tombe più oscure sono lo stare sotto il dominio della “carne”, cioè la mentalità di questo mondo, e il peccato, la mancanza d’amore che la infetta; i sepolcri impenetrabili sono la nostra arroganza, superbia, la presunzione, gli idoli con i quali pensiamo di aver abbellito, ipocritamente, la nostra esistenza. La nostra risurrezione è allora non lasciarsi più dominare dal peccato, dallo spirito mondano; la guarigione la liberazione da esso. Non dimentichiamo l’annuncio ripetuto da Paolo nella seconda lettura : Già “lo Spirito di Dio abita in noi”. Ed è Spirito di risorti! Viviamo in esso! Fino a qui, è questo un mondo in cui l’amore di Dio non può e non vuole lasciarci. Piange e ci grida “Vieni fuori”. E fuori noi veniamo! Sì, andrà tutto bene, perché, anch’io, “dal profondo a te, grido o Signore” (Salmo 130,1) e “con te è la misericordia”.

sabato 28 marzo 2020

BRICIOLE di PAROLA
...nella meditazione

Quaresima 2020           
28 marzo 2020

“Signore onnipotente e misericordioso, attira verso di te i nostri cuori”, poiché in te è la vera nostra “guarigione”, con te ha fine la tempesta!

Così inizia un altro giorno di amore e di dolore, di abbandono e di speranza, di impegno e di fiducia. E “il mio scudo è in Dio” (Salmo 7). Sì, Gesù, che illumina e sorprende con la sua parola e il suoi gesti di bontà, di pietà, rimane motivo di contraddizione e dissenso tra coloro che lo incontrano; alcuni lo accolgono, altri lo contestano. Ma rimane la nostra salvezza. “Taci, calmati!”, la Sua potente parola alla tempesta. (cfr Marco 4,35-41)

Ciò che rende efficace la potenza di Gesù è il nostro grido nel quale vi è l’angoscia di vederci  perduti e la consapevolezza che solamente Lui ci può salvare. Ma questo grido è strappato a chi è nel pericolo e si rende conto che nulla o ben poco può fare da sé; la consapevolezza che da Lui viene l’aiuto provvidenziale è dalla fiducia che poniamo nella sua persona. Soltanto chi è umile ha il fiato per gridare; soltanto chi è umile cerca e s’appoggia all’aiuto provvidenziale del cielo, visto i limiti della “terra”.


“Il vento cessò e ci fu grande bonaccia” alla parola di Gesù. La calma e pace sono da Lui, e non mettersi a disquisire “ perché, come e quanto”. Chi ha incontrato Gesù, poveri, semplici, ma anche dotti e sapienti conoscitori della legge, si sono  trovati a decidersi se accoglierlo o rifiutarlo. Non per tutti è stata facile la risposta. Soltanto chi l’ha cercato nella “notte”, come Nicodemo (cfr Giovanni 3,1-21), arriverà un giorno a riconoscerlo. Quello che stiamo vivendo può essere la nostra “notte”, come il nostro “deserto”  che ci mette alla prova. Lo Spirito ci spinge nel deserto, ci porta nella “notte”, per traci fuori alla luce di un nuovo giorno, in una terra, la nostra umanità, che rifiorisce di bellezza e di bontà. Non temiamo dubbi che possono tenere ancora prigioniero il nostro cuore in tempesta. Lo Spirito ci guarirà, ci libererà, se, umili, gridiamo a Gesù: “Salvaci!”