mercoledì 28 marzo 2012

BRICIOLE di VITA...

IERI. Una famiglia allo stremo. Una sofferenza lancinante. Una situazione che toglie il fiato. Una disperazione profonda. Una carità tutta su quelle spalle. Un peso che schiaccia. Una bestemmia che diventa grido di preghiera: “Ma Dio ce l’ha con noi! Non ce la facciamo più”. La descrizione della prova è impressionante. Davvero ci sono fratelli che non conoscono misura e peso dei passi che sono loro chiesti. Perché? Un pianto che è rabbia e supplica. La supplica almeno di non sentirsi in colpa per tanta rabbia… La rassicurazione: Dio è in pena con voi, con voi corre, piange, soffre, stringe i denti… Dio è con voi in questi avvenimenti, in questi sentimenti, in questo strazio, in questa intensa prova. La benedizione, la comprensione, il perdono assicurato: “Sì, Dio non ci abbandona. Ma tu, aiutaci!”. “Continueremo a correre, ma queste lacrime che non vadano perdute che non ci siano contestate, non ci siano motivo di condanna”. “No, sono la vostra preghiera!”

OGGI. Confidenze incontenibili, occhi luccicanti di gioia dicevano ancor più delle parole che non trovavano di meglio che ripetersi, tanto era indescrivibile l’emozione che mi veniva narrata. Un volto radioso, un sorriso pieno di serenità di meraviglia di stupore, di bellezza. E poi un gesto bello di delicatezza e cortesia, di grande semplicità  ma ricco di amore per chi si trova muovere i primi massi, un gesto voluto per dire gratitudine per comunicare quello che il cuore non poteva tenere per sé. Così il Signore s’è aperto lui una via, un percorso di grazia che Egli ha inventato per chi non lo conosceva,  e lo cercava non sapendo di cercarlo fino a qualche tempo fa. O meglio non sapeva che era il Signore che cercava  quel cuore, quella vita per farla sua e darle la propria. Il Signore non rispetta e sfora i nostri programmi, e si prende come crede chi ama. Benedetto sia il Signore e grande la nostra gioia per il  suo “libero amore”. L’abbraccio, la commozione, la gioia condivisa: “E’ il Signore che ti fa la strada". "Sì, la mamma celeste mi guida”.

Nei solchi della vita, profondi, dolorosi e meravigliosi, lì dove l’esistenza è rovesciata nei suoi piani e sconvolta nei suoi progetti, sorpresa nelle sue prospettive o passi, la risurrezione è data. Essa è per qualcuno un travaglio che chiama e apre alla vita (nella famiglia allo stremo!) ed per altri è un dono che la offre e la fa nuova (nell'incontro di oggi, come nella telefonata cara di lunedì). A volte è una promessa, a volte è una realtà già data; la seconda è in un abbraccio commosso, la prima è in una benedizione che non lascia soli. E poiché, come è stato scritto, “Dio non esaudisce tutti i nostri desideri ma realizza tutte le sue promesse”, anche la promessa che fa vivere chi è nella prova è già germe di risurrezione. E chi invece la sperimenta in passi non programmati ma ricevuti in dono non può che estenderla e contagiare anche gli altri. Coraggio e gratitudine: nessun solco è privato del seme, del “chicco di grano” che è l’amore di Dio!





domenica 25 marzo 2012

EMOZIONI !

( …dallo Spirito - ore 19)

Occhi timidi e confusi,
occhi lucidi e commossi,
per una volta ragazzi quieti,
genitori e padrini, buoni e…lieti.

Vestiti semplici una sorpresa,
qualche ombretto non un ciuffo per far presa,
l’evento di grazia su tutti i volti,
speriamo con la cresima un peso non si siano tolti.

E’ tempo di gratitudine e di fiducia bella,
avranno nello Spirito forza come sorella,
dai cuori s’innalzan lodi, canti e orazioni,
dagli occhi tracimano quelle che, 

" tu chiamale, se vuoi,
emozioni!"







OMELIA


5°Quaresima B – 25.03.2012

- Giovanni 12,20-33

La via di Gesù, il nostro cammino, è piena di sorprese.
La prima eccola qua. Non sono i più vicini coloro che la cercano e la percorrono, ma i pagani, quelli che sono o vengono da lontano: “Vogliamo vedere Gesù”, che equivale, nel linguaggio di Giovanni, “vogliamo credere in Gesù”. Scribi e farisei, che avevano tutti i giorni Gesù davanti agli occhi, sono superati dal desiderio dei pagani. Già questo mi ha fatto pensare alla familiarità superficiale con cui sono accanto al Signore, e alla bella ricerca di coloro che mi capita di reputare lontani. E a fronte di scoraggiamento che posso provare con i vicini, sono meravigliato e ammirato dalla ricerca di chi è distante. Infonde fiducia questa richiesta dei pagani: il mondo va dietro a Gesù!

Altra sorpresa. Questa conoscenza, questa fede, per i lontani e per i vicini, questo desiderio o ricerca hanno la loro risposta nell’amore che è il linguaggio universale a portata di tutti. Non dottrine, non parole, non insegnamenti teorici o raccomandazioni, ma l’amore. "È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato": cioè l’amore di Dio manifestatosi in Gesù sulla croce sarà l’unico linguaggio che tutta l’umanità può comprendere. Se vogliamo educare alla fede, far vedere Dio, non possiamo prescindere dall’amore, dall’amore di Gesù e come Gesù, fino a dare la vita sulla croce.

Terza sorpresa. Cos’è l’amore e dove si trova?
L’amore è "un chicco di grano", l’elemento  più piccolo gravido in misura impressionante di vita. E’ ogni piccolo gesto di bontà, di carità, di perdono, di servizio, di pazienza, di dono agli altri… è lo stesso Gesù incarnato nelle minime espressioni della nostra quotidiana esistenza. Siamo noi, ognuno di noi, nella propria piccolezza, uniti a lui appunto nell’amore, magari senza saperlo. Anzi noi siamo la scorza del chicco di grano, mentre egli è il cuore, che poi fa germogliare la spiga e il grano. Il chicco di grano è fatto di tre parti: quella esterna (la crusca), quella intermedia commestibile con alcuni elementi nutritivi, e il germe o il cuore del grano dov’è la sostanza più importante. Ogni parte concorre alla vita, ma è necessario che il chicco muoia, marcisca in quegli elementi che imprigionano la vita per liberarla.. Gesù e noi siamo unico chicco di grano che può far germogliare e donare al mondo amore, vera rivelazione di Dio e sfamare l’umanità.
Mostrare e vedere Dio in un chicco di grano, in un piccolo gesto d’amore!

Ma la sorpresa non è finita. Dove diventa efficace rivelazione di Dio?
La via di Gesù non è un campo ben levigato, steso, uniformato in ogni sua parte… perché il chicco di grano ha senso e porta frutto se cade nel solco. La via di Gesù è tutta un solco. Una serie di solchi, miei cari, attraversa la nostra esistenza, un campo arato, ferito profondamente e impietosamente, in cui è difficile, sconnesso com’è, camminare, muoversi, senza difficoltà; eppure sono solchi benedetti, provvidenziali, e guai a noi se li rifiutiamo, li fuggiamo. Alcuni sono scavati dagli avvenimenti con dolore e sangue: malattia, rovesci familiari o professionali, relazioni che finiscono, incidenti… Altri si rivelano necessari: tagliare la nostra scorza per non resistere al bene o far uscire il veleno che stagna dentro di noi…La vita cristiana è fatta di solchi ed è questo il terreno “buono” di cui parla Gesù in una parabola, è su questo terreno che si vive e si ama, si getta il chicco di grano; e più profondi sono, più possibilità di frutto è data; su questo terreno, accidentato, si coltiva la fiducia e si spera, … si corre, maldestri, anche con cadute, ma si corre.

Siamo partiti da un deserto, all’inizio della quaresima, saliti sul monte della disperazione o della esaltazione (2° domenica), entrati nel tempio e nella vita (3° domenica), tra luce e tenebre (domenica scorsa, e oggi ci troviamo tra i solchi della vita per ricevervi e riconoscere l’amore.
Dove ci condurrà la via di Gesù? La Pasqua è già qui, con la sua pienezza di vita, nel mio “solco”!





FUOCO e VENTO

(…sui nostri ragazzi nellaloro Pentecoste!)

Brucia il fuoco: le scorie vane
pesanti sul cuore con sforzo immane,
invece leggero e libero quello dei ragazzi
oggi pieno d’amore in misura da pazzi.

Purifica il fuoco: l’immagine non vera
tenta chi sboccia alla vita con fiducia intera,
con sogni, illusioni o inganni si misura,
passi ed errori di adolescenti non fan più paura.

Illumina il fuoco: passione per la via
stretta o larga, ma bella, felice e pure pia
di bontà ricolma di ogni stupore
che s'allarga e accoglie il respiro del Creatore.

Feconda il fuoco: anzi il vento scompiglia
progetti, calcoli e piani che è una meraviglia,
piccoli sì di inesperti semplici e fiduciosi
diventano donne uomini saggi generosi

Spira libero il vento santo, soffia in ogni dove,
scuote e sveglia, accarezza e commuove,
la maturità cresce, viene il frutto, lieto messaggio
ai grandi, preoccupati e ansiosi, fa coraggio.

Gonfia le vele sul mare vasto della vita,
gonfia il grembo della Parola d’amore uscita
dal Mistero divino fatto così umano e vicino
ché il mondo tra fuoco e vento realizzi il suo cammino.

Spirito di Dio, consuma e libera festa,
rischiara sentieri, dà vita al cuore rialza la testa,
più siamo tuoi  più siamo nostri e contenti,
tua corrente, tua scintilla, casa aperta tra le genti.




Un caloroso abbraccio, 
una ventata di affetto, 
con tanta simpatia
ai ragazzi e quanti fanno ben viva, 
lieta, bella e buona la storia mia :

un chicco di grano
caduto nel solco,
anzi gettato,
per dire ad ognuno
'anche tu,
come me, 
sei amato!'









venerdì 23 marzo 2012

COLORI….  NUZIALI

(nel pomeriggio, sotto un ciliegio…)

Alzo gli occhi al cielo azzurro
costellato di petali bianchi fitti,
non batuffoli di cotone soffice di altra terra
o fiocchi di candida neve di altro tempo,
son promessa di frutto rosso dolce,
a stagione opportuna, al giallo dorato caldo sole,
ancora il cielo, che fame e sete dei figli non lascia sole.

Su tappeto verde,
mensa multicolore di fiori imbandita,
si fa attraente, lieta e festosa la vita,
concerto di cinguetti e ronzii, silenzio di pace,
non chiasso di uomini, tutto tace,
anche la terra, ora qua ora là, nera e dura,
umile, preziosa ai piedi miei, non fa più paura.

Il cielo la fa sposa, fiori d’arancio,
celeste gioia, bacia, feconda,
risveglia i semi generosi e prodigiosi, 
da un amplesso d’amore viene da Dio
l’immagine vera, il figlio suo, proprio io.
Dove mi ama vi fiorisce l’amore,
frutto bello di ogni colore.

( … dentro il cuore , nella sera!)

E’ l’imbrunire grigio, rosa, poi turchino,
sarà presto, sole altrove acceso, blu notte,
la preghiera al cielo innalza, abbandona le lotte,
la ferita profonda, la pena amara, la cattiveria insana,
la famiglia divisa, il cuore chiuso, la speranza lontana.
Non finisce l’abbraccio, né son spenti i colori
dell’amore che in cuore serba colpi e dolori,
un solco aperto accogliente a rimirar le stelle,
la luna, ad invocar per tutti pitture vive e belle.

Cielo azzurro fedele domani verrà nuova luce,
e petali ancor bianchi nel cammino che conduce
l’amata terra, colorita variopinta umanità,
a mostrare bellezza, stupore e felicità,
il frutto dolce rosso sarà festa offerta senza inviti
quasi un bacio che lascia tutti commossi e storditi.


giovedì 22 marzo 2012

IL SORRISO

(nel compleanno di un piccolo… profeta! cfr.1Sam.3 )

Fiori in canto a primavera,
profumi in brezza tepida e leggera,
colori in vita dipingono il mondo,
ancora in via Roma è festa a tutto tondo.

Mamma gran signora papà regale cari,
chiamano appresso amici tutti e familiari
al compleanno del primo loro bambino
che preziosi doni ha ricevuto per il cammino.

Occhi svegli, vivi, vispi, furbi assai,
non puoi lasciare o fulminare giammai,
il sorriso ampio, forse innocente, certamente bello,
ti sorprende, ti smonta, vince nervi e cancello.

Si’, sorridente sempre, gioioso e felice,
più  forte di pensieri e impazienza come si dice,
è il dono che fa lieta la vita ogni giorno
di genitori, nonni, zii, cugine, di quanti ha intorno.

Samuele è il suo nome, “Dio ha ascoltato”,
chiamato di notte a sentire di essere amato,
scelto per ridare l’ascolto alla voce d’amore,
guidare re e  popolo del suo Signore.

Crebbe nel tempio santo, il piccolo profeta,
tu Samuele, nella tua casa abbi cuore e non fretta,
un giorno o una notte la carezza ti farà sveglio,
pronto rispondi con il sorriso che non avrai di meglio.

Ora mamma e papà con Nicolò piccino,
sono loro sacerdoti che ti preparano al cammino,
sarà quello che Dio per te sogna e vorrà,
ma, ricordati, in Lui c’è solo amore e felicità.

Rimani bello, sorridente, cresci pronto e generoso,
se la mamma ti ripete le cose, abbracciala festoso,
con il papà che tira su muri e case dimora del sole
non lasciar andar a vuoto di Dio e di loro le care parole.


 

BUON COMPLEANNO!







DALLA VITA…

(…di giorni anniversari di riconoscenza e di grazia)

IO…IN BRICIOLE :

Sensazioni, sentimenti, pensieri. Un cumulo di umanità raccolgo ogni giorno, ascolto, porto condivido, lascio, benedico, piango e gioisco tra preoccupazione, delusione, soddisfazione, tra pianto e sorriso, provando ora stanchezza ora slancio, conoscendo paura e rabbia, richiamando alla fine speranza più forte di ogni qualsivoglia  male, fioritura e germoglio di bene.
Ferisce la sofferenza, a volte la superficialità della gente, l’avidità di cose e potere, l’apparenza di essere a posto, l’incapacità di porsi la domanda su un passo nuovo, la mancanza di equilibrio sano, di misura di pretese e sforzi, la sicurezza che va bene così e che ogni diritto è dovuto, l’incapacità di rapporti sereni con gli altri, di riconciliazione e di pace, la fatica che inevitabilmente senza colpa alcuna portano. Provo tenerezza e misericordia!

M’indispettisce: “Che cosa vuole la gente da me? Che cosa cerca nel dirsi cristiana? Sono forse come quelli che hanno mangiato il pane e hanno intravisto in Gesù la soluzione della loro fame? Perché non vanno oltre? Può forse bastare avere, possedere, ritenersi a posto, pensare a sé…?”

“Date voi stessi loro da mangiare il pane che non perisce”, dice Gesù.

Che cosa io offro loro?
Questa è la domanda che mi riguarda, m’interpella, mi provoca, mi chiama. 
Non “cosa vogliono?”, forse elementare richiesta di star bene, ma “cosa io offro, cosa do da mangiare?”!
GESU’:

“Non preoccuparti che gli altri mi amino, che entrino a far parte della chiesa, che ne vivano l’appartenenza. Io so come toccare il loro cuore, far sentire loro che mi sono cari, che io appartengo a loro, sono parte della loro vita, e che loro appartengono a me. Io e loro siamo amanti, anche se non lo sanno. A me basta così. L’ amo perché li amo e non per essere riamato, anche se mi dà gioia quando un peccatore si converte, cioè si accorge del mio amore, pur non riuscendo a corrispondervi come vorrebbe o anche non volendo farlo. Io voglio che loro sappiano che li amo!

Ed è per questo che ti ho scelto e ti ho mandato. Non per farmi amare innanzitutto, anche se come ti ripeto mi fa piacere, ma per far conoscere che io li amo, far conoscere il mio amore che vince ogni paura. Questo è il tuo ministero, sia che si accorgano, sia no, sia che l’accolgano, sia che rimangano indifferenti. E’ il mio amore che salva non il loro per me, o almeno prima di questo. E poi il loro amore per me io lo indirizzo ai miei figli, ai loro fratelli e sorelle.

Perciò il tuo ministero, oltre che far conoscere il mio amore, cosa che è possibile se tu li ami perché e come io li amo, è perché si donino questo amore che dicono di avere per me. “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” è il mio mandato che ho affidato a te, perché tu lo faccia, questo si conoscere, soprattutto mettendolo tu stesso in pratica per primo. Non ce la fai? Lasciami vivere in te  e io lo farò, anzi lo faremo insieme. Questo è il “nostro” amore, il mio per te e il tuo per me. Io voglio portare la tua fatica e darti la mia gioia! Questa è l’incarnazione che continua in te, tanto più che io ti ho scelto come i miei discepoli, come Maria!

Allora ricorda:
Non voglio il loro amore per me, ma il mio per loro attraverso di te; quindi amali, per questo ti ho mandato! Non preoccuparti della loro risposta, ma del dono che rechi loro. Si apriranno a me. Capiranno che sono amati, se tu vorrai far loro del bene. E poi, tu non vedi che cosa c’è nel loro cuore… quanto desiderio di bene, a volte confuso, custodiscono. Non vedi i loro sforzi, tentativi maldestri ma sinceri, che io benedico e che spero che anche tu accolga. Te lo ricordo ancora: la cosa più importante non è farmi amare, ma amarli. Che loro mi amino sono affari miei, non preoccuparti per me, amali e basta! E se tu mi ami veramente, vedrai che sarai in grado di farlo. Sono essi la mia famiglia, i miei cari, la mia chiesa, per loro, come per te, ho dato la mia vita, e non voglio, questo sì, che nessuno vada perduto”.






lunedì 19 marzo 2012

DEDICATO A ME STESSO

(…per gli amici, nel 36° anniversario di sacerdozio!)

Tanti anni – trentasei - non bastano al cuore
per dire grazie di fiducia fedeltà amore.
Misericordia umile invoco e accolgo con passione
questo dono tesoro ricevuto per la mia missione.
Tante vie erano nella mente, ora questa ora quella,
la volontà di Colui che mi ha chiamato è la più bella.
Non più avverati sogni, prospettive e piani coltivati,
ma, stupore sorprendente, fiducia e amore sono confermati.

Pochi anni – trentasei – lanciano in avanti il ministero,
sempre amore, saggezza, esperienza, coraggio tutto intero
per la bella notizia affidata alla povera mia umanità
fatta ancora più vera e sacra dalla divina carità.
Ama il Signore con tutta l’anima e le forze,
non temere degli uomini le dure scorze,
àmali perché si amino nell’abbraccio fraterno,
che a mostrare Dio ci pensa il suo amore paterno.

Ancora anni – trentasei? – insegnano rispetto e libertà,
danno fiducia, pazienza, gioiscono di ogni bella novità
che lo Spirito, sempre antico e sempre nuovo, inventa
per chi il desiderio e la fame di vita continuamente tenta.
Giuseppe ama, non possiede né donna cara né tenero bambino.
Giuseppe sogna, non trattiene speranze per il suo cammino.
Giuseppe la vita vuole, la sposa ama, il figlio protegge,
la coraggiosa responsabilità obbediente è la sua legge.

Non chiede spiegazioni, né domanda chiarezza di passi rovinosi, 
sella l’asino, conduce la storia dell’umanità a orizzonti luminosi.
Giuseppe, trentaseianni  forse, Maria poco più che adolescente,
dal cielo viene la salvezza nella carne del Figlio atteso da ogni gente,
la mia età sacerdotale diventi corpo di grazia e prodigio nella storia
che il buon Dio tesse a nostro bene e gioia, unica sua gloria.
Ora m’accorgo, versi sono otto innamorati di pastorale carità,
numero che apre alla benedizione, alla lode, alla festa dell’eternità.







domenica 18 marzo 2012

IL MORSO

(ispirato... dall'omelia di oggi!)


Nel deserto cammino aspro quotidiano
morsi velenosi iniettano dolore e inganno,
feriscono l’umanità, danno morte,
non conoscono l’amore di questa più forte.

Al ministero chiamato per grazia condotto
a  misericordia vasta e benedizione, non prodotto
di bravura o esperienza povera limitata,
quanto da generosa bontà sulla mia via riversata,

per diventare pane agli infelici morsi affamati,
amore in cibo vero che agli amati
fratelli miei, uomini e donne bisognosi di salvezza,
la luce di Gesù vinca le tenebre e mostri bellezza.

Non  mordo il freno allora sulla tortuosa e ripida via,
affido il passo a Chi innamorato è liberazione vita mia,
Non mordo la sabbia del suolo arido cocente,
è Lui oasi che ristora fresca acqua viva di sorgente.

Mio Signore, amico e fratello.
Mio Dio e pastore,
altri compagni di viaggio non ho,
se non il tuo amore!

Ti mangerei con morsi d’affetto
non per ferire, desiderio d’un abbraccio perfetto,
ove solo la dolce tua amicizia, i doni più belli,
spingono a spezzarmi con gioia sulla tavola dei fratelli.

Non temo più la ferita inferta dal morso falso, cattivo,
mi offro invece alla fame loro perché io vivo
ad essere mangiato pane buono con Gesù in abbondanza,
alla mensa di questo mondo ci si nutre e attorno si danza.

Conclusione…o forse no!


Il morso non appare proprio un assaggio di dolcezza,
ma chi lo può dire?
L’amore trasforma ogni cosa in bacio e tenerezza!
E il nuovo grato anniversario
faccia il mio sacerdozio più saporito e …temerario!
Nell’amare, ben s’intende, chiedo grazia e sostegno,
dei “morsi affettuosi” di fratelli e amici non son degno.

Prendete e mangiate,
prendete e “mordete”!


OMELIA


4° Quaresima B – 18.03.2012

- Giovanni 3,14-21

La parola del vangelo è impegnativa per la nostra mente e comprensione, è stupenda per il cuore e la sua consolazione. E’ cibo sulla nostra via, per la nostra vita. Gustiamone qualche briciola!

“Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

Un infestazione di serpenti nel deserto si era rivelata una maledizione, un castigo, per il popolo in cammino. In quella situazione, Mosè, interpretando il comando di Dio, aveva posto su un palo un serpente di bronzo. Chi lo guardava, dopo essere stato morso dai rettili, guariva. E’uno strano episodio che Gesù ricorda ai suoi uditori per dire una cosa importante. Anzi due:
1° - che nel nostro cammino non dobbiamo aver paura di guardare ciò che ci è di ostacolo e di pericolo; non si può far finta di nulla o peggio scendere a patti con il male che ci tenta e ci morde; guardare la propria miseria, infedeltà o peccato, può essere un trampolino di lancio, un’occasione per mettere mano alla nostra guarigione, non una ragione per rassegnarci, disperarci, o incattivirci,
2° - Gesù ha fatto propria questa povertà, questa miseria, questo peccato, e guardando a Lui, il Figlio innalzato come il serpente, noi abbiamo salvezza e vita, vita eterna. Questa non è, come insegnavano i farisei, un premio futuro per la buona condotta tenuta nel presente, ma una qualità di vita già nel presente. E si chiama “eterna” non tanto per la durata senza fine, ma per la qualità indistruttibile. Non c’è nessun morso che ci afferra in questa esistenza, nessuna amara esperienza o ferita che ci possono uccidere. Perché? Ecco la risposta:

“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui."

Gesù è la manifestazione più bella di Dio, del suo amore, della sua premura; Dio che non chiede, ma che offre, che dà se stesso nel Figlio perché noi abbiamo la vita. Dio che, in mezzo alle vicissitudini, prove, lutti e disgrazie che a volte con la nostra condotta sconsiderata incoraggiamo, risolve a favore dell’uomo la storia. E il mondo viene salvato! Cioè trova senso, ragionevolezza, pienezza di amore bellezza, per il momento anche avvertendo ferite dolorose, e asciugando lacrime.
Guardare il mondo con le sue sofferenze e cattiverie, con le realtà e le potenzialità di bene che vi sono è luce di misericordia e di guarigione, di salvezza. E questa luce avvolge chi crede in Gesù, perché Gesù stesso è la luce, è la vita del mondo. “Chi crede ha la vita”. Non credere alla luce è dichiararsi da noi stessi almeno sfortunati, se non infelici e privi di speranza.

Ma chi è che crede e chi è che non crede? Come possiamo dire che siamo credenti o no? Siamo nella e della luce o abbiamo scelto le tenebre?
“Chi fa il male, odia la luce”, abita le tenebre, vi si rintana sempre più e ne rimane intrappolato.
“Invece chi fa la verità, viene verso la luce”: ecco il vero credente, colui che desidera aderire a Gesù anche se non lo conosce appieno; colui  che i morsi e i veleni dell’esistenza non priveranno della vita, della gioia di vivere e di amare: chi fa la verità (non è semplicemente non dire bugie)! Fare la verità è fare il bene, venire sempre più alla luce, e fa la verità chi nella verità è, non chi la possiede o ritiene di possederla.
La verità è Gesù, è l’amore di Dio in lui verso i fratelli, e più una persona ama come lui più diventa luminosa perché risplende della stessa luce di Dio.

Tra luce e tenebre si snoda la nostra via. Quella di Gesù è soltanto luce, amore che non abbandona il mondo ai suoi guai e tristezze, alla morte, ma lo libera da paura, guarisce, risana ogni ferita, illumina, fa pieno di bella speranza ogni passo.






mercoledì 14 marzo 2012

AMABILE, VENUTA DA LONTANO

(a Mirna, nel giorno del suo compleanno)


Venuta da lontano, sorta di là dal vasto mare,
amabile creatura, morettina da ammirare,
mamma, papà, nonni, zii, tutti fai contenti,
tu, tesoro prezioso unico tra le genti.


Venuta da lontano, dall’immenso cielo azzurro,
amabile piccina, attesa da preghiera e sussurro,
t’ha pensato bella, tanto amata e voluto
perché ogni tuo sorriso fosse da noi goduto.


Venuta da lontano, dal profondo cuore,
amabile figlia, acceso appassionato amore,
ti han accolta con sorpresa gioia e pianto 
Elena e Mauro sposi lieti in un sol canto


Venuta da lontano, familiare e cara,
amabile fiore di primavera rara,
cresci, gioca, saltella, balbetta, chiama
oramai accanto a te profuma la vita e ama.


Venuta da lontano, lontano portaci con coraggio,
amabile compagnia bella dell’insperato viaggio,
benedici chi ti ha creato, generato, e chi ti ha accolto,
miracolo e prodigio che non può essere più tolto.


Venuta da lontano,eppure mai così vicina
amabile Mirna, felice e fiduciosa con noi cammina.
Da un anno sei gioia per gli occhi degli amati genitori,
con te tracimino di grazie, di lode, i loro e i nostri cuori.


BUON COMPLEANNO!







martedì 13 marzo 2012

 BRICIOLE di VITA

Molto più che briciole !

Erano piatti saporiti, piccanti, ottimi, quelli che qualche sera fa ci sono stati offerti dagli amici nigeriani che hanno voluto cucinare per noi e invitarci alla loro mensa come segno di gratitudine  per l’accoglienza donata a loro in questi mesi. In verità  siamo stati ancor più nutriti dal loro sorriso, dalla loro cordialità, dallo stare insieme anche se permane qualche difficoltà con la lingua. Ma quando parlano gli occhi e il cuore  la comunicazione è sempre donata, arricchente, è cibo buono per la nostra umanità. Magari non si tratta di farne una scorpacciata, ma un piccolo assaggio ci stuzzica a non temere né cibo, né colore della pelle, né cultura, né mondi diversi.  Sul  volto di questi amici si nota un pizzico di bruciante nostalgia per i loro cari che non vedono ormai da molto tempo, dei quali hanno notizie sommarie, e che non possono aiutare con quello che prima guadagnavano lavorando onestamente in terra straniera. Così siamo convenuti  nel fare di questa cena etnica un momento di solidarietà offrendo qualcosa da inviare alle loro famiglie. La mensa è ancora aperta e chi volesse sedersi e partecipare con noi è il benvenuto!




lunedì 12 marzo 2012

OMELIA


3° Quaresima B – 11.03.2012

- Esodo 20,1-17
- 1Corinzi 1,22-25
- Giovanni 2,13-25

La via di Gesù, sulla quale lo seguiamo, attraversa il deserto, sale sui monti, passa anche di qui nel tempio, nella chiesa in cui siamo; nel tempio dove veniamo a curare i nostri affari con Dio, a coltivare i nostri interessi con lui. La via di Gesù passa anche di qui, e ci aiuta ad osservare la legge di cui parla prima lettura liberandola dai nostri traffici, le dà compimento e verità. Dove Gesù arriva e passa c’è verità. Può recare un po’ di disturbo, qualche rimprovero poco piacevole, rovesciare, come i banchi, i nostri piani, calcoli e meriti che pensiamo di aver comprato.

“Non fate della casa del Padre mio un mercato”, esordisce Gesù nel tempio. Al mercato si va per curiosare, vendere e comparare. Non per amore! Magari con un po’ di simpatia, là dove siamo trattati meglio e riteniamo che le cose siano più a buon mercato.
Non è che, per caso, noi veniamo qui, e ostentiamo le nostre devozioni, battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni, facciamo dire messe, per comprare la fortuna, la salute , il certificato di buona condotta, l’attestato che siamo di buona, sana  e robusta tradizione come ci hanno insegnato?
Se Gesù viene e passa di qui, io voglio interrogarmi con onestà perché mi trovo qui. 
In buona fede, con la merce che offriamo o che vendiamo, preghiere e atti di culto, poveri o ricchi di qualità, cioè di amore (lasciamo a lui di valutarne la qualità!) pensiamo di fare cosa gradita al Signore. Ma se siamo sprovveduti di altri beni fondamentali (perché oggi non si fa più magazzino!), quali la bontà, la giustizia, la fedeltà, il perdono, la misericordia, la carità, come la mettiamo? Insomma che cosa c’è sul nostro banco e nel nostro cuore, nella vita?

“Non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. La casa di Dio, il suo tempio, è la vita, è l’uomo, il suo cuore, le sue passioni ed emozioni, gli ideali e le preoccupazioni che umanamente tiene. Può capitare che, per paura o per egoismo, noi mettiamo in vendita noi stessi, la dignità, l’onestà, ciò che di più bello e caro ci è stato affidato invece di condividerlo, di donarlo, senza temere di morire di fame, l’amore, la famiglia, le relazioni che fanno crescere in umanità.
Una mentalità di mercato è pure quella che rischia, di questi tempi, di abolire la domenica, giorno del Signore ma anche giorno dell’uomo, giorno di umanità. Se ai ritmi individuali già forsennati della vita si toglie anche l’unico momento comune della festa settimanale, le famiglie ne escono veramente a pezzi. No, “non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. Siamo di Dio e non della merce, o del mercato!

 La parola di Gesù non può contenere solamente il suo sdegno. E allora dov’è oggi la buona notizia, il vangelo che allieta il cuore dell’uomo che porta fiducia, serenità gioia in questa “casa”? A cosa è deputato l’uomo, a cominciare dal suo corpo, dalle sue potenzialità fisiche, concrete, persino materiali? A cosa è destinata questa dimora di Dio che è vita?
 
“Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”
Stupenda prospettiva, certezza di fede. La Pasqua di Gesù, quei tre giorni che hanno cambiato il mondo, sono salvezza anche per la  mia povera, concreta, fisica realtà che sarà trasfigurata, ricostruita in una novità che nulla mai nessuno distruggerà. La via di Gesù non è soltanto rimprovero e scudisciate ma porta liberazione, novità nel tempio della vita, nel cuore, nella storia, nella sete di felicità dell’uomo. Gesù è, offre, vuole per noi pienezza di questa, e se la modalità che insegna appare stoltezza secondo la mentalità del mondo, ricordiamo le parole di Paolo: la stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, la debolezza di Dio è più forte degli uomini. 
Ben venga Gesù nel suo tempio, per cui nutre uno zelo davvero grande, percorra questa via che noi abitiamo e dalle distruzioni quotidiane che l’ attentano ci faccia risorgere, ci rimetta in piedi.





domenica 11 marzo 2012

ALLA MENSA

(ad Anna e Fabio, commensali e maestri di tavola)

Impaziente la fame del Pane,
impaziente il Pane d’amore,
il seme un giorno gettato nel cuore
oggi cibo fragrante è dato e rimane.

Sulla mensa d’altare e di vita
nutre di fraterna amicizia e speme
chi generoso lo spezza, lo mangia insieme,
tesoro di casa di Dio, di famiglia unita.

Maestri di tavola e di vita sono i bambini,
stupore, accoglienza, gioia commoventi,
fanno i visi a noi radiosi, commossi, contenti,
non lontano da abbracci, amorevoli inchini.

Grandezza vera, desiderio, umiltà grande,
confidenza piena, cuore limpido vuoto a riempire,
vedono il prodigio e la gloria non si può dire,
solo narrare l’amore che  nel mondo s’espande.

Pane vivo, corpo spezzato, pane vivente,
vino rosso d’amore versato in gratuità bontà,
sono membra tabernacolo vero di carità
in bambini e cuori che non temono niente.

Ancora un volta son a noi dono e lezione
ad accogliere la vita, il mondo, l’amore, Dio
senza dover dire “lascia stare: questo è mio”,
e nella comunione essere per tutti benedizione .

Aiutateci, bambini, ad avere cuore libero, innamorato,
non paura, egoismo, potere, calcolo dei grandi,
la vostra gioia al Pane d’amore ognuno rimandi
e con stupita fame dica : “ecco qui, sono io l’Amato!”.

Mai sazia sia la fame dei fratelli e quella mia,
ora alla tavola buona, provvidenziale su questa via,
di salvezza e beatitudine ricca diventa la nostra storia,
domani sarà imbandita senza fine di gioia e di gloria.






sabato 10 marzo 2012

FIORI di PRIMAVERA

(aiuola di figli, e genitori, nel giorno del compleanno)

Occhi sorridenti, volti gioiosi, sorrisi aperti,
non scade di primavera il calendario,
ma fan di questo tempo un mondo dal colore assai vario.

Minuscoli, affettuosi, timidi e vivaci,
son fiori bene auguranti, germogli teneri,
già scintille di fuoco, non certo spente ceneri.

Mai fermi sfidano svegli, irruenti, a volte tenaci,
accendono la vita, bruciano mille energie,
di mamma e papà mettono alla prova le magie.

Sono essi prodigi d’amore che cresce,
ognuno dono prezioso, unico, non solo raro
per una storia, un evento che rimarrà sempre caro.

Familiari sguardi amorevoli e timorosi
li accarezzano con ansia e tenerezza,
vigilano fin troppo con dolce fermezza.

Crescano liberi, spontanei, grati alla vita,
in essa immersi, con fiducia custoditi, guidati,
soprattutto in ogni loro passo amati.

Nomi diversi, bellissimi, colorati,
dipingono il cammino, sarà da loro inventato
con la luce e la grazia del Signore realizzato.

Non tutti per il momento sono chiari, precisi,
occor pazienza mite, rispetto e coraggio,
staccare il cordone è amore bello e saggio.

Chiamano i figli con parole buone e promesse,
qualche rimprovero, dolce, si fa necessario,
nella lor vivacità non manca il temerario.

Tremendamente cari, strappano abbracci e baci,
lacrime, gioia, qualche timore, tanta speranza,
ogni minuto e sospiro, ogni giornata lieta avanza.

Ludovica e Angelica, amiche in banco,
Giacomo, Francesco, compiono gli anni
siano a tutti pace e bene senza tanti danni.

Affascina, prende, un po’ stordisce il fiorire
di codeste gemme profumate di sorriso,
in mezzo a loro anche tu odori di paradiso.

La piccola di nome e di fatto Gaia,
non di meno fa invece tombola Anna
il germoglio all’amore dato in sorte,
il frutto maturo che età e storia non ha corte.

Tutti insieme splendido regale serto
colorano, profumano, danno vita a Monteviale,
la quotidiana via amata da chi vi scende e chi vi sale.

AUGURI a tutti!


giovedì 8 marzo 2012

TU, DONNA


(ciò che l’uomo chiama colpa Dio promuove a grazia!)


Donna,

vergine e madre,
sorella e sposa,
compagna e amica,
altare dov’è vittima che perdona,

tu, sacerdote,
preghiera offri!

Donna,

signora e serva,
alta e umile,
discepola e maestra,
povera eppur padrona,

tu, regina,
carità doni!

Donna,

tenera e forte,
seria e gentile,
dolce e ferma,
comprensiva e vera,

tu, profeta,
parola annunci!

Tu, donna,
dodici stelle dall’immenso cielo,
dodici perle dal profondo mare,
dodici grazie dal cuore pieno,

tu, apostolo
tra gli apostoli poveri scelti
dall’amico divino chiamati e diletti!

Per te, donna,
la vita è qui!

Con te, donna,
la storia porta salvezza!

In te, donna,
l’amore si fa carne!

Tu, donna,
dossologia al femminile,
fonte ed eco del Figlio,
gloria e vanto del Padre,
riposo e gioia dello Spirito,
tra noi e nella Trinità!

Tu, donna,
giardino fiorito profumi d’umanità,
tu, donna,
grembo aperto generi divinità!

Anch’ “Io sono”,
perché TU sei,
Donna!







mercoledì 7 marzo 2012

SOLITUDINE

(e non videro che Gesù solo!)
 


GESU’ SOLO,
amore, speranza, pienezza
sul monte credo confuso commosso
ove il cammino è viale di salvezza.

Gesù solo,
lieto annuncio, parola che rinnova
il cuore, il mondo intero, la storia
smarrisce luce e la ritrova.

Gesù solo,
non audience, applausi, consensi cercati
nel lavoro, servizio, in ogni opra di vangelo
con ardore e passione consegnati.

Gesù solo,
nient’altro tesoro sì prezioso e grande,
l’uomo triste, ferito, affannato,
in fatiche quotidiane il cuore espande.

Gesù solo,
non convenzioni, norme e precetti,
l’ha detto Lui agli amici suoi, sorpresi:
“non di nascosto, predicatelo sui tetti!”

Gesù solo,
eppur la gente non sa, libera non vuole essere 
vecchie catene, pesi comodi, vuote apparenze,
la vita vera non conosce né sa tessere.

Gesù solo,
pace, gioia, luce, bella verità,
quanta fatica, pazienza, fiducia date
ad offrire, seminare, lasciare carità.

Gesù solo,
il volto solcato da sorrisi e lamento,
sospiri, gioie, desideri, timori e pianti,
con amore benedico ogni incontro ed evento




 


GESU’ E’ SOLO,
gli uomini sovraoccupati prigionieri
di corse, cose, progetti d’ infelicità,
sempre quelli ancor oggi come ieri.

Gesù è solo,
cerca in silenzio l’amata compagnia,
Egli l’offre e supplice amico attende:
“ io ti ho scelto, resta qui, sulla mia via!”

Gesù è solo,
che farò? Paura, fuga, grida, abbandono,
negano amicizia, né scoraggiamento e delusione,
no, non merita questa solitudine il suo dono.
 

Gesù è solo,
anzi no! Il povero umile amore mio
s’affianca, s’apre timido sincero grato
all’oceano profondo alto immenso, Dio

Gesù non è solo,
in lui il Figlio è bellezza,
lo Spirito è Amore,
il Padre è pienezza.

Gesù non è solo,
non i distratti fratelli miei, e neppure io,
sul monte scendo salgo, sul viale cado corro,
qui nella nostra storia abita Dio!






lunedì 5 marzo 2012

BRICIOLE di VITA

(giovani e...risultati scolastici)

ELOGIO DELL' IMPERFEZIONE

Controcorrente o… corrente giusta?
Un giovane studioso, diligente, ineccepibile, inflessibile, implacabile… perfetto, non perde tempo. Mai! Mangia in fretta, dorme poco, amici contati (quelli che parlano di scuola!). Prendere otto non gli basta. Nove è una vergogna. Dieci è ancora il minino! Sorride raramente, mente crucciata sui libri, non vede la casa. Nessuno deve reggere al confronto. Anzi nessuno esiste per nessun confronto. “Penso per me”. Il dovere prima di tutti e di tutto. Il diploma, il titolo! Occorre essere sempre preparati per la vita che non concede tante possibilità. Quale vita? No, non posso, non voglio, non conosco il perdere tempo! Mente lucida, precisa, super nutrita… Cuore freddo, sa di calcolo, battito flebile… Quale vita?

Un giovane “in altalena”, ora studia, ora no, diligente a tratti, lascia a desiderare, si concede pause, persino comodo verso i propri limiti e, per fortuna, verso quelli degli altri. Se la prende con calma, non s’affanna, sa trovare tempo libero e soprattutto sa perderlo…La mente non si concentra facilmente, ma il cuor s’abbraccia all’amico e alle sue necessità. E’intelligente, gli basta quello che prende, e non è preoccupato di essere superiore agli altri. Non si scoraggia se a volte va sotto…E’ imperfetto!  Non gli hanno mai detto i genitori: “Devi essere il primo della classe”, mai gli hanno imposto l’ansia di essere davanti… Lo studio è una bella opportunità, non l’unica per riuscire nella vita. Cos’è riuscire? Se puoi aiutare gli altri accontentati anche di un sette. Il punteggio più alto è nella solidarietà, nella capacità di perdere tempo per dare cuore agli altri, e pure alla tua vita!

Nei miei trascorsi scolastici quanto avrei desiderato conoscere l’elogio dell’ imperfezione!




 

domenica 4 marzo 2012

OMELIA


2° Quaresima B – 04.03.2012

- Genesi 22,1-18
- Marco 9,2-10

La via di Gesù attraversa il deserto, la nostra vita quotidiana, tra le spinte, i suggerimenti dello Spirito, e le tentazioni, gli inganni di Satana. Ma pure s’inerpica e sale, su monti aspri e carichi di sorprese; essi rappresentano bene le fatiche che affrontiamo per rispondere alle chiamate, alla responsabilità,  alla fiducia che ci chiede la vita stessa.

La parola di Dio che ci è rivolta in questa seconda domenica di Quaresima ci conduce proprio su due monti, il monte del sacrificio e il monte della luce. Abramo, come narra la prima lettura, sale quel monte sul quale intende sacrificare il proprio unico figlio, interpretando la volontà di Dio secondo la mentalità del tempo e quindi erroneamente, come fa capire la conclusione di questa vicenda tragica. Gesù, nel vangelo, su un altro monte porta tre suoi amici ai quali rivela, anticipando gli avvenimenti della Pasqua,  la gloria, l’identità profonda della sua persona.

Che cosa accomuna le due esperienze così diverse? Una è drammatica, assurda, crudele, e l’altra è inspiegabile quanto affascinante e bella. E’ l’ascolto della volontà, del progetto, dell’amore di Dio, in entrambe le situazioni, ma con una differenza sostanziale.

A volte può capitare che scambiamo per volontà di Dio, e pensiamo di fare cosa gradita a Lui, sacrificare quello che di più caro Egli ci ha promesso e dato, come se Lui fosse contento di illuderci e poi tormentarci. Non  è questo il nostro Dio, che ci vede salire affranti e con il cuore straziato la via di tutti i giorni. Certamente egli attende che noi ci fidiamo di Lui, che siamo obbedienti,  ma non per buttare la nostra vita, per condannarci all’infelicità, quanto piuttosto per ascoltare davvero la sua Parola fatta carne e che lì sul monte Tabor ci viene ancora consegnata. “Questi ascoltate, il mio Figlio. E non lasciatevi ingannare da altri, fossero pure la legge o i profeti”, rappresentati da Mosè ed Elia, i due che sono a fianco di Gesù in questa visione che sorprende tre discepoli.

Ci sono due atteggiamenti  che ci possono trarre in inganno sulla nostra via:
l’oscurità, la rassegnazione, la tragedia che attanaglia Abramo, pur così obbediente, poiché si può bene immaginare che cosa passasse per il suo cuore in quella salita con il figlioletto a fianco che si fida e lo interroga; oppure anche la meraviglia e l’emozione superficiale, lo stordimento di Pietro e dei suoi amici che non si rendono conto di quello che sta succedendo e viene loro detto.
Due esperienze antitetiche una di disperazione e l’altra di esaltazione. Le nostre salite quotidiane, la fiducia e l’amicizia che poniamo nel Signore, sono esposte a queste prove.

Quale può essere l’ascolto che ci fa andare avanti?
L’ascolto che ci fa ridiscendere con il cuore sollevato o almeno capace di nostalgia, di desiderio di vita e di luce, i sentieri di ogni giorno, l’ascolto che non significa aver tutto chiaro e comprendere i progetti di Dio (Abramo continuerà a vivere di fede, e discepoli di Gesù saranno scandalizzati da quello che succederà a Pasqua), questo ascolto e ben precisato in pochissime parole. Le fondamentali le abbiamo udite dal Padre: “Questi è amato mio, ascoltatelo”. Ma le altre non sono da meno e vengono dallo stupore dell’ evangelista che dice: “non videro che Gesù solo”.

Mi sono chiesto tante volte di che cosa io vado in cerca per muovermi, per scegliere, per decidere i passi da fare, per andare vanti… Ecco qui: “Gesù solo!”. Bellissima, lapidaria, insostituibile precisazione. Sulla via di Gesù di una sola cosa ho bisogno e mi è data: “Gesù solo”. E’ la compagnia per fare strada insieme, non ancora del tutto capita e forse un po’ fraintesa, come era nell’animo dei tre, ma comunque compagnia che mi dà la certezza che Dio è vicino e io cammino nel suo regno.

Anche in questa settimana non mancherà la tentazione di scoraggiami perché mi sembra troppo quello che la vita mi riserva, o l’illusione che tutto sia bello e facile. Ebbene,  ciò a cui mi affido, e in cui pongo la mia fiducia è “Gesù solo”
Voglio ripetermelo mentre scendo e salgo i miei sentieri, la sua via.


sabato 3 marzo 2012

VIENE  LA VITA !

 
(passeggiata pomeridiana…come nella vita!)


Luce e tepore del sole fan lo sguardo di simpatia,
speranza non muore sulla lenta e ancora spoglia via,
non ritardi, non lentezze, davanti ad alberi rinsecchiti,
quasi a dieta da tempo di vigore e colore saranno rivestiti.

Immagine e profezia dell’umana profonda vita
da provvidenza, grazia e fatica elargita,
fiorirà in bellezza, darà frutto buono, delizioso
il Creatore di ogni cosa, suo unico sposo.

Perdura attesa paziente già da minuscoli segni vinta,
timide margheritine tra l’erba di giallo ancora tinta,
nel bosco nascoste violette e germogli coraggiosi 
vedono passi primaverili andare persino gioiosi.

Nel pomeriggio la passeggiata è dono di festa,
anticipo che riempie il cuore e solleva la testa
dopo un mattino di pensieri, parole e riflessione,
forse dimenticando la predica più bella lì in azione.

E’ bacio d’amore quel risveglio di natura,
vince l’ inverno freddo ed ogni sepoltura,
così i cuori che appaiono arbusti secchi e morti,
per grazia presto avranno i colori dei risorti.

Il profumo intenso di calicanto in fiore
e olezzo di buon letame fecondo odore,
si sposano in questa via, sono promessa 
di sorprese per l’umile zolla sottomessa.

Viene la vita tra contrasti e contraddizioni,
abbi fiducia in Dio e nelle buone azioni,
il bosco, il sentiero, la via rifiorirà,
ogni creatura rivelandosi canterà.

Siamo l’orto della Sua veglia e passione,
non verrà meno a noi l’affidata  missione 
di percorrere del vangelo il lieto cammino,
di risvegliare l’uomo contento nel suo giardino.