....da omelia del 27.08.2017
Matteo 16,13-20
Non la smania dei potenti di sondare la
propria popolarità, né la curiosità che tenta a volte anche noi per
conoscere quale sia l’opinione, speriamo buona, della gente a nostro
riguardo, muovono Gesù:
“La gente cosa dice di me?”.
E’ sottile modo per coinvolgere i discepoli,e noi con loro :
“Chi sono io per voi? Perché state con me?”.
E’ sottile modo per coinvolgere i discepoli,e noi con loro :
“Chi sono io per voi? Perché state con me?”.
L’esistenza è il luogo delle domande e non dove trovare le risposte; le
domande che la vita ci pone (l’amore, l’amicizia, il lavoro, la gioia,
la sofferenza, ogni passione…), sono vie che ci invitano a sempre nuovi
passi. Rimane importante imboccare la via giusta.
Ora Pietro si trova ad imboccarla questa via.
La risposta che dà a Gesù è invero l’inizio di altre domande, che torneranno presto ad emergere…
Vi è condotto: “né carne, é sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli ”.
Bada bene: non il tuo ragionamento, il tuo pensiero, non è conoscenza che viene da te – tentazione moderna e antica, la gnosi – ma “il Padre mio te l’ha rivelato”.
Noi progrediamo nella fede, in mezzo ai nostri interrogativi, domande, confusioni che ci vengono anche dalle opinioni circostanti, grazie a questo aiuto. il Padre non ci lascia senza giuste intuizioni, che poi avranno il conforto di una comunità di fratelli che questa fede condividono.
Gesù, subito dopo, fa riferimento a questa comunità, alla chiesa, contro cui il male e chi lo istiga, nulla potrà: “le porte degli inferi non potranno prevalere”.
Ecco un’altra “buona notizia”: io, la mia famiglia, le relazioni più care, quella comunità che noi formiamo nella fede in Gesù – poiché questa è la chiesa, la comunità di coloro che amano il Signore, che si amano tra loro e che lo fanno amare – nulla, nessuno, mi può distruggere, nessun male può averla vinta se poggiamo su questa pietra che sta fondamento, e che è Gesù. Perché?
Perché ci sono date “le chiavi del regno” dei cieli.
La consegna è rivolta a Pietro, ma nella misura in cui noi gli siamo uniti, partecipiamo di questa “responsabilità”. Non un potere, o un comando, quanto una responsabilità che è della comunità, di tutti, ognuno secondo il suo posto.
Andando oltre il linguaggio giuridico in cui Gesù si esprime, si tratta di “legare il male”, porre un freno all’odio, vincere la cattiveria, vincere la morte, e “sciogliere il bene”, liberare la vita, dare spazio alle più sue più belle e buone manifestazioni.
Questa responsabilità, questa capacità, vengono potenziate dalla fede nel Cristo, il Figlio di Dio vivente. Egli è la roccia e la chiave della nostra vita, la nostra difesa, la nostra speranza.
Ora Pietro si trova ad imboccarla questa via.
La risposta che dà a Gesù è invero l’inizio di altre domande, che torneranno presto ad emergere…
Vi è condotto: “né carne, é sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli ”.
Bada bene: non il tuo ragionamento, il tuo pensiero, non è conoscenza che viene da te – tentazione moderna e antica, la gnosi – ma “il Padre mio te l’ha rivelato”.
Noi progrediamo nella fede, in mezzo ai nostri interrogativi, domande, confusioni che ci vengono anche dalle opinioni circostanti, grazie a questo aiuto. il Padre non ci lascia senza giuste intuizioni, che poi avranno il conforto di una comunità di fratelli che questa fede condividono.
Gesù, subito dopo, fa riferimento a questa comunità, alla chiesa, contro cui il male e chi lo istiga, nulla potrà: “le porte degli inferi non potranno prevalere”.
Ecco un’altra “buona notizia”: io, la mia famiglia, le relazioni più care, quella comunità che noi formiamo nella fede in Gesù – poiché questa è la chiesa, la comunità di coloro che amano il Signore, che si amano tra loro e che lo fanno amare – nulla, nessuno, mi può distruggere, nessun male può averla vinta se poggiamo su questa pietra che sta fondamento, e che è Gesù. Perché?
Perché ci sono date “le chiavi del regno” dei cieli.
La consegna è rivolta a Pietro, ma nella misura in cui noi gli siamo uniti, partecipiamo di questa “responsabilità”. Non un potere, o un comando, quanto una responsabilità che è della comunità, di tutti, ognuno secondo il suo posto.
Andando oltre il linguaggio giuridico in cui Gesù si esprime, si tratta di “legare il male”, porre un freno all’odio, vincere la cattiveria, vincere la morte, e “sciogliere il bene”, liberare la vita, dare spazio alle più sue più belle e buone manifestazioni.
Questa responsabilità, questa capacità, vengono potenziate dalla fede nel Cristo, il Figlio di Dio vivente. Egli è la roccia e la chiave della nostra vita, la nostra difesa, la nostra speranza.