giovedì 31 maggio 2012

TERREMOTO


Sordo boato sorprende,
profondo cupo,
terrore negli occhi,
nelle membra tremore,
paralizzate
incrociano,
inchiodano
crepe nel cuore
più che i muri,
scrostati di sicurezza
crollano
nel panico in-credibile,
qualche istante fa
in-esistente
ora il solo residente
nella città minata.
Trema la terra,
freme il cuore,
trema il cuore,
freme la terra.
Entrambi
conoscono ferita,
sono un corpo solo,
troppo diviso da interessi,
ora sposato nel dolore.
Paura
toglie la vita,
crollo terribile
di tranquillità,
sconquassa l’esistenza
anche se fugge
morte.
Ininterrotto
attentato irrompe,
rompe pace e sogni.
Chi darà salvezza?
Coraggio nella prova
nessun sussulto vile
scuote,
solidarietà medica
ferite, contusioni,
non superficiali abrasioni,
non lacerazioni sul terreno,
nel cuore,
fede sa che ogni cosa
non lascia fuori il Padre,
ogni ferita grido del Figlio,
ogni lacrima condivisa,
asciugata,
ogni soccorso è Spirito
che vita rida.
Vittime piangiamo,
famiglie angosciate,
esistenze travolte crollate,
raccogli e rialza.
Lungo
questo lamento e speranza,
eco ai ripetuti assalti,
preghiera continua
più che le scosse,
ultima parola è abbandono,
no ai capricci della crosta
ma alla tenuta del cuore di Dio,
Gesù suo volto e calma
sulla nostra barca :
“perché dubitate?”
Ancora una volta
si fa bonaccia.



martedì 29 maggio 2012

FELICITA'


Desiderio profondo, bisogno immenso, sete ardente,
felicità tesoro a cui pari non c’è niente.
Svela l’umanità vera, la vita che il cuore mio
cerca qua e là, bussa e non trova fuori di Dio.

Non la fabbrica l’agitazione ansiosa
o la costruisce presuntuosa,
non semplice prodotto di superba intelligenza,
né conquista ardua che vende l’esistenza.

Tanto meno latrocinio arrogante
di chi pensa sicuro “faccio io, son pagante”,
non c’è norma, legge, da me fatta
che comoda e tranquilla la felicità mi si adatta.

Triste miraggio degli umani la pretesa
di fabbricare, rubare gioia malintesa,
nell’umile accogliere servire il divin progetto
sarà per ognuno il viver contento e benedetto.

Lo si legge sul volto di giovani, anziani, sani, malati,
cercano aiuto, salute, scoprono di essere amati
nella terra solco e testimone di prodigi cari
nutre nostalgia e speranza, sogni non affatto rari.

Dono unico, gratuità e benevolenza,
Dio conosce bene il cuore che non può fare senza,
sguardo e carezza d’amore
baciano la ferita, alleviano il dolore.

Volontà vera di Dio, mia gioia e felicità,
con i fratelli il mondo intero, la sua bontà,
sulle strade della vita, sentieri di bellezza,
ora gocce un giorno diluvio in pienezza.




lunedì 28 maggio 2012

OSPITE

(… dopo la veglia della notte)


Tre battiti del cuore la preghiera,
Tre, il Padre, Il Figlio, lo Spirito della verità,
Tre sospiri alla Divina carità.



La luce viene, cede il buio,
cinguettii auspicio ai linguaggi delle genti,
che cercano, sperano, nell’amore son credenti.

L’Ospite viene, è qui, da sempre,
per Lui io sono il Figlio amato,
la vita mia ha benedetto e ricolmato.

Discendi, Amore, nella tua casa,
ch ‘io vi entri con umiltà e stupore,
Tu sei Spirito Dio il Signore.

T’incarni, t’impianti nella mia terra,
fecondi di baci, di carezze seduci,
sulla via della vita, Tu verità, mi conduci.

L’abbraccio tuo spazio di universo infinito,
su ogni volto, in ogni cuore ferito o felice riposi,
amante delicato e forte l’umanità sposi.

Lo confermo, son contento, estasiato,
Tu in me io esisto vivo amo,
io per te in Cristo sono nuovo Adamo.

Ospite, vieni, doni libertà e coraggio,
fai bella, santa, la dimora povera e grata,
umile attende freme di essere amata.

Vieni, abita il cuore, le segrete stanze,
è alba di sorpresa, di benedizione,
in ogni sorella cara e diletto fratello nuova creazione.

E ripara gli errori miei, rischio all’amore tuo,
metti pace, misericordia, risani,
nessuno per me dalla casa si allontani.

Ospite, vieni, portaci tra le donne e gli uomini del mondo,
la tenebra ancora resiste, la luce ancora non avanza,
tu solamente sei Amore per tutti, sicura speranza.

Tu precedi, accompagni, segui, io eco con fiducia,
in te sapienza, carità piena e vera,
in me tre battiti la preghiera:

 “credo perché amato,
aumenta il mio amore.
Ospite dolce, pensaci tu, Signore”.



OMELIA


Pentecoste B – 27.05.2012

- Atti 2,1-11
- Galati 5,16-25
- Giovanni 15,26-27; 16,12-15

“Dov’è Dio?”, è la domanda del vecchio catechismo. Risposta: “In cielo, in terra , in ogni luogo”.
 La completiamo: “In ogni cuore, in ogni vita, in ogni realtà che a suo modo e conformemente alla sua vocazione mi parla di lui, mi rivela un frammento, una briciola della verità”. Lo Spirito della verità è testimone di Gesù, testimonia la “buona notizia” che Dio è amore : ama, noi siamo amati, e ci rende capaci di amare. Ecco la verità!

Questo Spirito, Dio che ci abita, abita la comunità dei discepoli di Gesù, e ne assicura la presenza di Risorto, lo Spirito che si riversa anche su tutte le genti che così possono conoscere la “buona notizia” anche se parlano linguaggi diversi, come narra la prima lettura, è Dio che ci guida a tutta la verità. Ciò non significa che noi comprendiamo Dio, comprendiamo il mondo più di altri, spieghiamo meglio di tutti questo mistero in cui siamo immersi (battezzati) e che portiamo dentro di noi.

“Lo Spirito ci guida a tutta la verità” perché alla verità, all’amore ci conduce, all’amore ci affida, alla verità ci fa appartenere, ci lega, e paradossalmente ci libera.
La verità non è un insieme di cose o di idee su Dio, su di noi, sul mondo, sulla vita. E’ Gesù stesso, il Figlio di Dio l’eletto che così si è rivelato nel momento supremo di amore, davanti a Pilato, nella sua Pasqua. La promessa di Gesù allora è quella che il Padre suo ci farà prendere il suo posto in questa predilezione, e noi siamo, io sono il Cristo oggi, perché, e sono ancora parole di Gesù, il Padre prenderà quel che è mio e ve lo annuncerà, ve lo darà. Voi sarete me a suoi occhi e nel mondo!
Conosceremo la sua morte, ma anche la sua risurrezione, la fragilità dell’umanità, ma anche la sua bellezza, guarderemo il mondo come lo ha visto Gesù, saremo capaci di lode, benedizione, perdono, potenza nel fare il bene…Guidati alla verità consegnati all’amore, che è disceso nella carne e discende anche nei cuori, che abbraccia il progetto del Padre di dare vita e felicità, e abbraccia per questo il mondo, con lo Spirito Santo una nuova umanità ci è data, Dio s’incarna nuovamente in ognuno che lo accoglie. Lo Spirito è l’autore della ri-creazione nostra e del mondo.

“Camminate secondo lo Spirito”, è la forte esortazione di Paolo nella sua lettera di cui abbiamo ascoltato alcune parole nella seconda lettura. Per passare dalle “opere della carne”, cioè in questo caso intese come un’esistenza che si oppone alla verità all’amore, al “frutto dello Spirito”. Le “opere” e il “frutto”, come a dire che il male, o una vita avversa all’amore la produciamo da noi, e in abbondanza, mentre il bene, il “frutto”, viene a noi da una linfa che ci percorre tutti fin dalle radici, scorre in ogni fibra dell’esistenza, e si manifesta nelle varie realtà che ci troviamo a vivere. “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, larghezza d’animo, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza dominio di sé”. Sono segni di Cristo Gesù e sono dati a noi, semi di Spirito Santo, di Dio che nuovamente, ancora una volta e per sempre vuole riversare il suo amore sul mondo per dare vita.

Nella Pentecoste, in questo 50° giorno dopo la Pasqua, con una singolare coincidenza con la festa che per Israele ricordava il dono della Legge, dell’alleanza di Dio con il suo popolo, la comunità di coloro che credono e accolgono Gesù, la sua Chiesa, diventa grembo che testimonia, rivela, porge e condivide con il mondo la nuova Legge, lo Spirito della verità, lo Spirito dell’amore, “vento” e “fuoco”. Ci ispiri libertà, ci accenda di coraggio, perché si realizzi in noi e con noi il progetto di Dio, l’umanità nuova per la quale ci ha creati.


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(…con i bambini e ragazzi del catechismo).

Oggi è il 50° giorno dalla Pasqua. Si chiama Pentecoste.
E’ la festa dello Spirito di Dio, di Dio che è Spirito, che non vuol dire che astratto, non si tocca e non si vede.
Spirito è Dio che è in ogni luogo, ovunque, e nel cuore. E’ il “respiro” di ogni cosa, il “respiro di Dio in ogni realtà, ognuna secondo la sua natura e vocazione.

Gesù, promettendolo ai suoi amici, lo chiama: “Spirito della verità”. E questo non perché Dio non dice bugie, non inganna o imbroglia, ma perché ci dice e ci dà l’unica cosa “vera”, certa,e cioè che “Dio ci ama, ci vuol bene, Dio ci rende capaci di amare di volerci bene”.

Con questo dono noi siamo Gesù, lo diventiamo davvero. E’il desiderio di Dio: che noi siamo il suo Figlio prediletto. Per questo Gesù dice: “Il Padre mio prenderà del mio e lo darà a voi. Lo Spirito che è in me lo dà a voi”. Qualunque sia la nostra condizione! Questa è la verità!

“Lo Spirito vi guiderà a tutta la verità”.Lo Spirito della verità è lo Spirito dell’amore, ci guida all’amore, ci porta all’amore, ci consegna all’amore, ci affida, ci lega all’amore. Questa è pure la “vera” libertà! L’amore è verità e libertà! L’aveva già detto Gesù: “La verità vi farà liberi”.

Lo Spirito della verità è l’amore che discende, s’incarna, prende vita in Gesù e in noi, nella chiesa, nel mondo. E’ l’amore che allarga le braccia e accoglie tutti, in cui si esprime la vita che risorge e rivive.E’ questa la “buona notizia”. Quindi “camminate nello Spirito”.






domenica 20 maggio 2012

OMELIA     


Ascensione B – 20.05.2012

-Marco 16, 15-20

Gesù Risorto è il per sempre presente!
La festa liturgica dell’Ascensione al cielo di Gesù, del suo ritorno al Padre non ce lo porta via, non ci fa orfani della sua presenza, poiché abbiamo tra le mani la grande testimonianza del vangelo. E, non nascondendo la nostalgia di lui,  attendiamo il suo ritorno tra noi, il suo abbraccio di Signore della nostra vita, predisponendo il mondo a questo incontro assecondando il suo mandato. “Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura”.

Accogliendo questo invio, ora la presenza del Signore la possiamo trovare nell’esperienza della Chiesa, della comunità cristiana, di questa Chiesa che non manca di limiti, miserie e fragilità, ma alla quale Gesù stesso ha assicurato di non abbandonarla. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. E non solo la Chiesa, ma l’umanità intera a cui è venuto a rivelare il mistero grande di Dio e della nostra vita in lui.

“Proclamate il vangelo ad ogni creatura”, dite questa buona notizia ad ogni creatura.
Non soltanto ad ogni uomo, ma ad ogni creatura, come se l’intera creazione necessitasse di buone notizie. Di quante “buone notizie” abbiamo bisogno, specialmente in questi tempi! Noi Chiesa, noi discepoli di Gesù, siamo chiamati ad alzare lo sguardo in alto e in altro, a fissare la nostra attenzione sulla speranza di un mondo rinnovato in Cristo: quindi non possiamo indulgere nel lamento e nel pessimismo in questi tempi di crisi.

In questo mondo siamo chiamati a rendere presente il Signore nella nostre comunità avamposti della pienezza del Regno. A noi il Signore affida il Vangelo, come un tesoro custodito in fragili vasi di creta, a noi chiede di renderlo presente, al di là e al di dentro delle nostre contraddizioni.

E allora andiamo subito ai segni di vangelo che dicono la presenza di Gesù e l’inizio del mondo nuovo. Perché Gesù risorto si manifesta attraverso dei segni: la voce per Maria di Magdala, le bende per Pietro e Giovanni, il pane spezzato per i due di Emmaus, la pesca per i discepoli a Cafarnao. Gesù risorto è riconosciuto nell’opera dei suoi discepoli attraverso dei segni.
Ecco i segni di vangelo, i segni del suo annuncio, della sua presenza tra noi.

Nel mio nome scacceranno demòni, dice il Signore; il diavolo è colui che divide. C’è il Vangelo, c’è Gesù risorto dove si superano le divisioni, si ricompone l’unità, la riconciliazione, dentro e tra le persone.
Parleranno lingue nuove, non il linguaggio della violenza, del profitto a tutti i costi, dello scoraggiamento, che sembra essere la lingua vecchia, unica. Lingue nuove, parole nuove, sono il vangelo.
Prenderanno in mano serpenti, cioè non abbiamo paura degli altri, non vediamo nemici ovunque, sappiamo che dentro ogni persona abita la scintilla di Dio. Il vangelo è la dove ci sono uomini di pace anche in mezzo in mezzo alla violenza più feroce e portano una voce di speranza!
Se berranno qualche veleno, non recherà loro danno. E’ possibile per chi crede stare in mezzo all’ambiente avvelenato del nostro mondo conservando un cuore integro, orientato a Cristo. La vita della comunità, la preghiera quotidiana, un pensiero sano, ci aiutano a vivere senza perdere la fede, senza acquistare una mentalità mondana negativa.
Imporranno le mani ai malati e questi guariranno, lo Spirito, primo dono ai credenti, guarisce ogni nostra malattia interiore, ci rende liberi, ci salva. Il vangelo aiuta recuperare la vita.

“Impossibile”, viene da dire. Ma ecco la smentita: “Il Signore agiva insieme con loro” e confermava ogni cosa. Noi, comunità dei credenti, siamo il luogo dove dimora e agisce ancora il Risorto attraverso i nostri gesti compiuti con la sua forza, compiuti insieme a lui, in sinergia con lui.  Per questo ora necessitiamo dello Spirito, per attuare il mandato ricevuto, per esprimerlo con gioia.






sabato 19 maggio 2012

FIORE DI MAGGIO 

                                                             (... a Fabio, nel suo compleanno!)                                          
Nei giorni nuovi e giardini di maggio,
cinguettii dolci, brezza fresca, bimbo saggio
è fiorito a profumare l’aria e la famiglia
di mamma, papà, tra le sorelle, meraviglia.

Lo cercano, lo vogliono, si fa coccolare
furbo, sveglio, generoso già nell’amare,
ne approfitta pronto, è ultimo arrivato,
il primo con gli altri ad essere amato.

Corre, gioca, salta, cade, persino danza,
la vita cresce che a stargli dietro avanza,
ma quando si raccoglie in preghiera e riflessione,
terra e cielo, angeli e uomini fanno attenzione.

Occhi aperti, mani offerte, limpido il cuore,
s’innamora della vita che guarda con stupore,
a casa, tra compagni e amici, su qualunque via,
è dono prezioso, gioia bella la sua compagnia.  

"Dove vai? Fermo qui, attento là..."
amorevoli richiami di questa novità,
dieci è troppo poco in comportamento,
per questo fiore della casa ornamento.

Due rose, senza spine, al fratello fan corona,
giardinieri insegnan l’amore di chi dona,
anch’io benedico grato e ammirato,
il fiore, presto frutto, dal Signore sbocciato.

Alle False, festa e danza, gioia e sorriso,
tra ruspe e scavi, c’è un lampo di paradiso,
la sua luce è per tutti vicini e lontani  
di speranza, voglia di vivere, per tanti anni.





mercoledì 16 maggio 2012

GREMBO

Grembo,
gravido d’odio,
lacera il corpo,
partorisce morte.


Grembo,
gravido d’affetti,
la carne fiorisce,
genera la vita.

Grembo,
gravido di menzogna,
oscura la mente,
arma la parola.


Grembo,
gravido di verità,
l’umano illumina,
chiede giustizia.

Grembo,
cielo immenso
o profondo inferno,
terreno infido
o fecondo calore,
solo nella notte del Signore
l’amplesso di conforto ed amore.

Grembo,
gravido di bontà,
non ti schiaccia più il male,
vince forte il perdono.

Grembo,
gravido di fede,
non ti affonda mai la tempesta,
in te e all’orizzonte è luce.

Sì, grembo,
più che mente di pensieri tristi,
più che cuore d’emozioni alterne,
carne viva e sangue, umanità piena,
nutre, gonfia la vita che vi giace,
custodisce, tiene cara e dona pace.


(... "io che apro il grembo materno..." - Isaia 66,9)









LACRIME…

 (... tu ci nutri con pane di lacrime - Salmo 79)

Consolatore e consolati,
lo Spirito e chi vi appartiene, 
annuncio nuovo e di conforto
a chi il vivere sembra far torto

Ho visto
due volti, due frammenti di storia,
rigati di lacrime, ma baciati da gloria,
quella ch’innalza la bella umanità
e l’apre per grazia a divina carità

Ho ammirato
lacrime che gli occhi non trattenevano,
sgorgavano come da sorgente limpida…
“Vorrei per me, portare io  il male che l’affligge…”.
Lacrime… d’amore!
“Tra tutte le incertezze del momento, almeno questa no…”.
 Lacrime…  di dolore!
“Ma una certezza c’è: il tuo amore! Il suo amore!”…
Lacrime… di stupore!
S’arrestano.
Sorridono.

Ho raccolto
lacrime che gli occhi urlavano,
pianto che tracima da ferita cattiva…
“Perché tanto male, tutto odio, vomito di veleno…”
Lacrime… d’incredulità!
“Nella notte un po’ di consolazione e di pace…”
Lacrime… d’ abbandono!
“ Tieni il cuore saldo nell’affetto Suo e di amici…”
Lacrime… di gratitudine!
Scendono.
Irrigano.

Ho contemplato
due volti, due semi fecondi di vita bella e vera
nel vento freddo di questa primavera,

sorgenti della salvezza.

Custodisco tesoro caro,
lacrime rugiada dagli occhi,
brillanti preziose dal cuore,
scaturite e forgiate dall’amore.






domenica 13 maggio 2012

CRISI

Giorni inaspettatamente tesi e agitati,
quasi calma a precedere tempesta,
il cuore incerto, confusa la testa.

Anche la società è triste, i poveri gemono,
poca la speranza, travolta l’esistenza,
della vita e della gioia non si può far senza.

Volti chiari e sereni sono sì donati,
a sentimenti e pensieri non chiari
offrono amicizia e incoraggiamento cari.

Non sono solo nei passi miei,
cadute, riprese, slanci e promesse,
carità, fiducia, gratitudine, mai dimesse.

Passano le settimane, i giorni avanzano,
“il Padre ha amato me” con fedeltà,
possa anche io amare voi con generosità.

Afa inconsueta, e superficiale, di questi tempi,
la pioggia, il fresco di oggi è desiderato,
non bufera, ma forse un  passo calmo e ispirato.

Sorriso dolce, limpido, genuino, irruente,
la parola candida, innocente, “vengo con te”,
è bambina la pace bella che siede accanto a me.

Giorni a venire saranno presto dono,
giungerà l’estate, il calore amico e familiare
di esperienze uniche con amici mai servi ad amare.

Il sole già è tornato stasera a dare luce e colore
pur se la brezza non induce ancora a lasciare
lane pesanti, o il bisogno d’affetto a riscaldare.

Ci stanno sbalzi di clima e d’umore,
maggio di grazia non più per morire,
così serenità e letizia tornano a fiorire.

Ancora lei, Maria, rosa mistica di profumi 
e di grazie, il mio tempo fa pregno d’amore
per vie nascoste o certe ove amare con il Signore.

Crisi, non fine ma crescita e intenso abbraccio
della vita a me donata, colmata e servita,
con amore e libertà imbandita.

E’ mensa del pane vivo, del vino eccellente,
molto frutto di grazia e lavoro appassionato,
la quotidiana esistenza ad essa consacrato.

Non più nubi, né paura o timore alcuno d’avvenire,
qualunque e dovunque lo spazio del mondo, l’orizzonte mio
rimane l’abbraccio affettuoso dei fratelli e di Dio.





OMELIA

Sesta di Pasqua B – 13.05.2012

- Atti 10,25-26ss
- 1Giovanni4,7-10
- Giovanni 15,9-17

Mi piace Gesù e mi onoro di essere tra i suoi “amici” perché è colui che mi offre l’esperienza umana più vera, bella, intensa: essere amato e amare. Lo conferma egli stesso: “come il Padre ha amato me, così anche io ho amato voi”. Ecco la piena umanità! Non solo: la gioia piena. “Vi ho detto queste cose”, vi ho fatto conoscere e partecipi di questa esperienza “perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Essere amato e amare è tutta la vita, tutta la gioia. Non altre cose! Gesù è stato amato dal Padre, il vangelo che ce ne dà varie occasioni per coglierlo, ma il punto massimo di questo amore è stato che la morte non ha potuto trattenere il Figlio amato.

“Rimanere in questo amore”, ancora come Gesù esorta i suoi, “rimanete nel mio amore”, significa fare questa duplice esperienza, quella di ricevere e dare amore. Sì, ricevere amore , perché questo ci precede, assicura Giovanni nella sua lettera. E’ Dio che ha amato noi e ci ama, e chi a sua volta ama è perché è stato ed è amato. Attorno a noi accusiamo e vediamo quanto poco amore ci sia, oppure quanto sia errato, imperfetto, incompleto l’amore, o perché possessivo, superficiale, immaturo. Nella nostra esperienza, senza voler giudicare nessuno, constatiamo che chi non ha conosciuto l’amore, difficile per lui diventa poi ridistribuirlo attorno a sé. Chi è segnato da esperienze amare, fa più difficoltà a voler bene in modo maturo. Ecco perché non è di poco conto l’esperienza che ha fatto Gesù di essere amato dal Padre suo, e di conseguenza essere amati da Dio anche noi; e lo siamo, perché Dio, dice Pietro nella prima lettura, che non fa preferenza di persone, ma dona il suo Spirito, cioè il suo amore a chi a lui si apre.
“Rimanere nell’amore”, e si  arriva così a dare la propria vita per gli altri, a consumarsi per loro.

E’ possibile “rimanere nell’amore”? Non è una conquista nostra, un merito che si acquisisce, poiché è un dono, una grazia, un’offerta di vita, dove l’unica condizione che ci permette di accoglierla, è anche questa donata. Eccola qui: “voi siete miei amici”, “io vi ho scelto”, “non voi me, ma io voi”. Ancora una  volta le parole che ritorneranno nella prima lettera di Giovanni.: “non voi mi amate, ma io amo voi”.
 “Amici” per entrare in questa comunione, in questa familiarità, in questo mistero e dono grande di vita e di gioia. Che cosa c’è dentro questa parola “amici”? C’è un rapporto nuovo con Dio che non ci tratta da servi e ci paga secondo la nostre prestazioni; è una nuova relazione dove Egli ci ama come figli e tutto quello che è suo è nostro.

“Vi ho costituiti”, stabiliti, dice Gesù, e quindi solleva i suoi da ogni forma di precariato, “perché andiate, portiate frutto, e il vostro frutto rimanga”. E’ bellissimo questo riconoscere da parte di Gesù il risultato della fatica, dell’impegno dei suoi. “Senza di me non potete far nulla”, aveva detto, ma il bene che fate è il “vostro frutto”. Dio è un Padre non mi rinfaccia mai: “quello che possiedi è tutto merito mio”, ma gioisce dei miei progressi. Solamente Gesù ci dice: “Quello che chiedete nel mio nome, il Padre ve lo concede”. “Nel mio nome” non  è adoperare una formula, ma rimanere nel suo amore, nella sua amicizia, con l’unico comando: “Che vi amiate gli uni gli altri”.

E’ la pienezza di umanità e di gioia: essere amato e amare!



domenica 6 maggio 2012

PELLEGRINAGGIO

(…verso il Santuario di Maria Madre e Regina del Monte Grisa – Trieste – 02.05.2012)

Veglia sul mare quieto o in tempesta,
tieni saldo il cuore nostro, forti le spalle, alta la testa,                           

Maria, Madre tidai premura
vedi la nostra via assai dura.

Aiutaci, Regina, a dispiegar le vele della storia,
il soffio dello Spirito sospinge al bene, tua gloria,

vento d’amore, nettare dolce, unisce,

anche a remare comunione non finisce.

Corrono a te gli uomini stretti tra fatiche e lavori,

cercano amore, trovano dolori,
siano di vita i passi e i travagli quotidiani,
pace e forza ancora per tanti anni.

Non più giovani tengono speranza,
davanti all’età che inesorabile avanza,
conservano quasi fresche limpide energie,
esperienza e saggezza interminabile magie.

Raccontano, narrano chiacchierano in pace,
soltanto qualcuno dorme, prega, sogna, tace,
con cuore e mente lucida o confusa che sia,
sulle labbra affettuosa è l’Ave Maria.


 

E’ giorno d’inizio che apre il mese,
pensieri porta, forse tante storie tese,
fiorisce pure di luce, profumo, colore,
tante gemme, germogli suscitan stupore.

Tempo dello Spirito ogni cuore rinnova,
ad imparare e amare ciò che alla vita giova,
il fuoco divino più umani di carità,
promessa, dono, di eterna novità.

All’Altissimo Padre celeste mio,
lode e grazie con Gesù, Figlio di Dio,
e lo Spirito d’amore sulla via è bacio,
in grembo a Maria è tenero abbraccio.















PER TE !

(…alla S. Messa di Prima Comunione di 19 bambini)

C’è posta per te,
un invito, una chiamata di gran cuore,
da un amico che sa dare solo amore!

C’è pane per te,
cibo buono per il mondo intero,
dono autentico assai sincero.

C’è festa per te,
di fratelli e amici alla stessa mensa
dove la gioia si fa fresca e immensa.

C’è vita per te,
è parola, pane, festa senza nulla temere,
fraterna  comunione che non ha barriere.

Per te, no, per tutti,
Lui vite, noi tralci a portare frutti,
sapore e pienezza di nuova umanità
con Gesù, pane vivo, lievitata di carità.

Innocenti stupite belle emozioni
traggono i grandi a salutari azioni,
accolgono e s’aprono a ritrovare
il genuino senso dell’amare.

Anche per noi rimane soltanto Gesù,
in lui, non in cose o impicci,  nulla di più,
a dare luce felicità forza e vita feconda
di bene vero ai figli, a quanto ci circonda.

Piccoli compagni maestri di tavola
in famiglia, pur ferita ma bella “favola”
assolutamente certa, benedetta storia,
la cui vocazione è e sarà gioia e gloria.

Mistero, prodigio più che manna, bellezza
il pane e il vino, cibo e bevanda dan salvezza,
diventano mia carne e sangue divino
più umano con Gesù il mio cammino.

Il tempo grigio chiama tepore
I bambini raggi di luce, il sole il suo calore,
nulla frena il passo e il cuore accoglienti,
ogni briciola di quel pane fan tutti contenti.

L’invito è sempre valido e prezioso
il pane fresco, la festa piena, il viver gioioso.
Il convito insieme abbiamo appena iniziato,
nessuno manchi alla mensa perché amato.




OMELIA

 Quinta di Pasqua B – 06.05.2012

- Atti 9,26-31
- 1Giovanni 3,18-24
- Giovanni 15,1-18

Gesù, quel Gesù che è risorto, ed vivo in mezzo a noi; Gesù che invita a non aver paura e porta la pace; Gesù che perdona i suoi che l’avevano abbandonato e affida loro il compito di dare il perdono per liberare dal male, dal peccato che conduce ad una morte ben più profonda di quella del corpo; Gesù che si presenta: “Io sono il pastore buono che dà la vita” per le sue pecore, che si fa addirittura agnello, questo Gesù oggi ci parla e si offre con un'altra immagine: “io sono la vite , voi i tralci”. Gli ascoltatori suoi conoscevano bene questa immagine, perché nella Bibbia molte volte Dio  aveva paragonato  il suo popolo come ad una vigna eletta che produce frutto e un succo dolce, cioè scelto per produrre e portare nel mondo una vita bella, buona, felice, quella festa e gioia che Dio vuole per tutti i suoi figli.

Ora Gesù si presenta come il cuore di questa vigna: “io sono quella vite, e lo siete anche voi, miei tralci, se rimanete uniti a me”. La vite e i tralci: nessuno può esserci senza l’altro. La vita senza i tralci è inutile, buona soltanto per essere bruciata, perché sembra che il legno della vite non possa servire ad altro; la vite esiste per prolungarsi nei tralci. E i tralci senza la vite sono impensabili, e se non ricevono linfa dalla pianta sono inutili. Vite e tralci sono un corpo unico, esistono e vivono l’uno per l’altro. Non è questa forse un bellissima e vera definizione dell’amore, un’ immagine che lo narra dove ognuno è necessario all’altro?

Da dove viene questa stupenda piantagione? Chi è che sì è inventato questo singolare vigneto? Quell’agricoltore, dice Gesù, “è il Padre mio”. A lui siamo cari, di tutti si prende cura. Del Figlio prediletto, la vite, richiamandolo dalla morte con la risurrezione; di noi purificando ciò che nei tralci “non porta frutto”,  ciò che può in qualche modo ostacolare la vita che vuole fare scorrere nella nostra esistenza. Noi riceviamo amore, la vita stessa, ciò che ci circonda, il mondo, le possibilità che alcuni di noi hanno più di altri, anche in questo momento di difficoltà… Ebbene l’amore che riceviamo non sempre lo trasformiamo in amore per gli altri, abbiamo bisogno di essere purificati, liberati dal nostro egoismo, dal pensare a noi stessi. E ciò che ci rende puri, come dice Gesù, è la parola che egli ci annuncia. Nell’ascolto e nell’ accoglienza di questa parola, vi è quella comunione, quel rimanere uniti alla vite, quel rimanere in Gesù e di Gesù in noi che consente di portare “molto frutto”, perché, ripete Gesù, “senza di me non potete far nulla”. Altroché poco: nulla!

“Molto frutto!”. È molto amore,  molta vita. “Molto”, ripetuto più volte in queste righe, non è semplicemente un aggettivo di quantità, ma di qualità! E indicato quel “diventiate miei discepoli” con cui si conclude l’esortazione di Gesù.

Proviamo ad immaginare, neanche tanto, il sapore di questo molto frutto. Lo facciamo con le parole di Giovanni nella sua lettera: “non amiamo a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”.  E’ sapore molto concreto e vero. E’ buono, rassicurante: quanto ci sia bisogno di questo sapore, lo vediamo ogni giorno nel clima di angoscia, di paura, di incertezza per tanti. Il frutto che viene dal nostro rimanere in Gesù come tralci nella vite, è la fiducia in Dio per cui “chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Quando si vive in sintonia con il Signore, quando la vita dell’uomo si fonde con quella di Dio fino a diventare una sola cosa, l’unico cosa che si chiederà sarà il dono dello Spirito, una capacità ancora più grande d’amare. E, tradotta in termini concreti, avere questa capacità  significa: non volere più rubare, far del male, odiare, tradire, approfittare degli altri, interessarsi soltanto dei propri interessi, essere egoisti… Capacità di amare, perché al resto il Padre ci pensa e soccorre i suoi figli.  Questo dà tanta sicurezza.

Solamente “amandoci gli uni gli altri di sincero amore”, linfa autentica che scorre nella vite e i tralci, “diventiamo primizie di umanità nuova”.










martedì 1 maggio 2012

MARIA… tu sei colei


Maria

donna concreta, vera,
ragazza umile e alta,
più che primavera.

Per te il frutto nuovo è già dato,
il bacio dello Spirito
la fede forte in te l’ha generato.
Sacerdote 

del Dio che t’ha creato
offri la carne tua viva feconda
di grazia nel Figlio tanto amato

Con te sale in fretta, subito avanza
a dare aiuto gioire lodare insieme
la carità viva che ispira la danza.
Re  

sei tu a tutti gli effetti
servi con femminilità limpida
sicura bellezza saggia e doni eletti.

In te riposa, dimora, s’accende
grembo che nutre e fuoco vivo
la speranza certa che il mondo attende.
Profeta 

dei tempi senza timidezza
plasmi il corpo, il volto, il cuore della Parola
ove l’Amore trova gaudio e pienezza.
 

….

Nubi si alternano al sole di maggio
ma oscurità non tradisce il messaggio
dell’amore tuo presente a me vicino
tu sei colei 

che incoraggia il cammino.

S’illumina la natura di verde e fiori teneri,
una mamma in attesa che tra poco generi,
un volto stupendo tutto tondo e sorriso,
vocazione dell’uomo è vedere il paradiso.

Maria, benedici la donna che apre alla vita,
dono e missione amata prima che capita,
un amore e uno stupore che mai finisce
tu sei colei  

che sempre ovunque partorisce.

Testimone di prodigi e sorprese di grazia,
fa’ che della vita la fame non sia sazia,
con Gesù, amico, pane, fratello mio,
sono anch’io figlio tuo perché di Dio.

“Madre mia, fiducia mia” è il sospiro caro
datomi nel cammino con te mai amaro,
respiro che anima, risveglia il ministero,
tu sei colei  

che m’introduce nel Mistero.