domenica 31 maggio 2020

BRICIOLE di... POESIA





SPIRITO SANTO, VIENI!
(Pentecoste 2020 – Atti 2,1-11))

Giorni d’attesa,
“improvviso fragore”
scuote i discepoli
di Dio la voce,
non più orfani
tra mura rinchiusi,
terremoto smuove
sepolcrali cuori

Finita prigionia,
tristezza e delusione dissolvi,
Spirito santo, risvegliami!

Impeto di “vento”
e la casa è piena,
come Grazia quel dì
nella Vergine donna,
potente soffio
nella dimora nostra,
feconda del Figlio,
l’anima accoglie

A inarrestabile libertà
nuovo respiro dona,
Spirito santo, sospingimi!

“Fuoco” rischiara
di verità la mente,
al cuore ricorda
le Sue parole e l’Amato,
brucia scoria
dell’antico peccato,
lingua di fiamma
scioglie duro orgoglio

Non più timido zelo,
di luminoso calore,
Spirito Santo, accendimi!

La Parola alle genti
di Dio l’opera narra,
gioioso stupore
negli ignoranti discepoli,
ai confini del mondo
e dei cuori vanno,
mandati portano
bellezza che salva

Parole accolgo
di grazia e verità
Spirito Santo, ispirami!

“Venuta è l’ora”,
parola già udita,
da carne e sangue
testamento prezioso,
non più indugio
a frenare il passo,
solleciti seguiamo
dal Maestro amati.

Verità e vita
su unica via,
Spirito Santo, conducimi Tu!

mercoledì 27 maggio 2020

BRICIOLE di PAROLA
...nella meditazione
e preghiera


26/27 Maggio 2020

Giovanni 17,1-19

La preghiera “sacerdotale” di Gesù  ci prepara e ci accompagna a ricevere lo Spirito Santo.
Per questo dono “è venuta l’ora”. Il Padre, infatti, “glorifica il Figlio”, cioè mostre quanto grande è il Suo amore per Li, e il Figlio mostra il suo amore, altrettanto grande, per il Padre. Il Padre soccorre il Figlio nel suo donarsi fino alla croce, e il Figlio, sulla croce, si dona al Padre. E’ tutto un “dialogo”  tra Chi si ama! In una “comunione  di offerta e obbedienza” per dare pienezza di vita e di gioia ai figli e ai fratelli e liberarli dal peccato, dalla morte, dal maligno. Lo Spirito santo è il “confluire di tanto Amore del Padre e del Figlio in tutte le cose, nelle creature, nel mondo, nella Chiesa. Così “ si rinnova la faccia della terra”!

Non è facile per noi accogliere questo dono. Le resistenze non mancano, dalla paura alla sfiducia, dalla non esperienza  o “conoscenza” dell’amore di Gesù alla precedenza data ad altri amori… Allora Gesù stesso accompagna la sua opera di Salvatore con la preghiera di intercessione presso il Padre. Gesù prega per noi, prega per me! “ E come prega Gesù? IO credo che non parla troppo con padre: ama. Ma c’è una cosa che Gesù fa oggi, sono sicuro che la fa: fa vedere al Padre le sue piaghe. E Gesù con le sue piaghe prega per noi. Come se dicesse: Padre, questa  la misura del mio amore! Aiutali, proteggili, sono i tuoi figli che io ho salvato” (Papa Francesco, 03.06.2014).

E’ una preghiera di difesa…dalla divisione e dalla perdizione. Molto di più. Domanda la pienezza della gioia, la sua, e la forza di non temere il mondo. E’ la preghiera che chiede di “consacrarli nella verità”, cioè fissali nella verità, rendili stabili nella verità, “inchiodali” alla verità, come io ho scelto di amare fino ad essere inchiodato a questa misura estrema dell’amore che è la passione , la morte, la risurrezione. La “verità” è nell’essere amati e riconoscerlo, e di qui amare a nostra volta. “Fissati nell’amore” anche con le nostre debolezze tristezze è la “consacrazione” nostra, opera dello Spirito Santo! Le fragilità rimangono, ma la sostanza è ben altro!


domenica 24 maggio 2020

BRICIOLE di PAROLA
... nella meditazione
e preghiera



Ascensione di Gesù – 24.05.2020

Atti 1,1-11   -   Efesini 1,17-23   -   Matteo 28,16-20

Carissime/i, riprendiamo in questi  giorni la nostra convivenza, la vita comunitaria, tutte le nostre relazioni. C’è una parola che abita il nostro animo, come desiderio e preoccupazione, come impegno: “sicurezza”. Mascherine, guanti, distanze, gel igienizzante, sanificazioni… con serietà e assoluta responsabilità. E’ in gioco la salute nostra e degli altri, è rispetto e valorizzazione di tanti sacrifici compiuti, di vite donate per aiutare chi era in difficoltà e pericolo. Perciò è doveroso che questa parola guidi la ripresa della nostra esistenza comunitaria. Ma si tratta ben sempre di una sicurezza… esteriore. Certamente non basta per aver pace, tranquillità, serenità, fiducia, sorriso. Abbiamo bisogno di una sicurezza… “dentro”. “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Questa è la sicurezza nostra che niente e nessuno potrà mai toglierci: Gesù è con noi, e lo sarà in noi con il dono dello Spirito Santo che scenderà su di noi. Anzi, che già ci è stato dato con Battesimo, presenza che la prossima solennità della Pentecoste confermerà con tutta la sua forza per farci testimoni di Gesù ovunque, fino ai confini della terra.

 Questa espressione “fino ai confini della terra”, va ben oltre un’indicazione geografica. I “confini della terra” sono là dove non ne possiamo più, dove siamo arrivati al limite delle nostre forze, del nostro impegno, e non abbiamo più speranze; “i confini della terra” sono come una prigione e vorrebbero impedirci di… “andare in cielo”, cioè di godere la pienezza della vita e dell’amore. E mentre ci avviciniamo a questa pienezza, ci impediscono persino di godere dei frammenti della sua bellezza che qui ci sono pure dati e affidati alla nostra custodia. Vogliamo “alzare gli occhi al cielo” non come umiliante ammissione della nostra impotenza a varcare i limiti che ci fanno soffrire, ma come desiderio che allarga sempre più il cuore. Questo desiderio non è errato, non ci distrae dal camminare sulla terra. Dà ai nostri passi leggerezza, al nostro volto sorriso, alla nostra fatica gioia, all’amore che qui ci doniamo una sete ancora più grande di esso. Fissare il cielo non è dimenticare la terra, ma percorrerla annunciando a tutti la verità : “la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria”.

“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo, sino ai confini della vostra esistenza, fino al massimo delle vostre forze”. La presenza di Gesù, lo sguardo rivolto al cielo, a proposito del quale sono ripresi i suoi discepoli  che lo vedono e lo temono allontanarsi, non è per una quieta rassegnazione o mesta consolazione perché qualcosa è finito. No. L’assicurazione che Egli non ci abbandona, i nostri occhi su Gesù, “elevato in alto”, cioè avendone la conferma che Egli è il Signore e nostro Dio, dicono il mandato che ci viene affidato : “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”. Altro che distrarsi con pensieri di cielo! Il compito che ci attende è quello di continuare l’opera di Gesù, di realizzare quella storia di amore che ha portato Dio a mandare il Figlio a dare salvezza al mondo. Forse in noi c’è ancora una resistenza  com’era pure nei discepoli suoi, ma c’è anche un segno di rispetto e di affetto verso il Maestro loro. “Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono”. Contemporaneamente: affetto e dubbio. Come li mettiamo insieme? Non è un problema nostro. Gesù lo supera con un atto di immensa fiducia e che dice che il suo amore per gli amici come li ha voluti e chiamati è molto più grande, ed è la nostra forza! Il mio alzare gli occhia al cielo e desiderarlo, il mio camminare sulla terra con responsabilità… viene da questa fiducia.

Preghiamo lo Spirito la cui conferma attendiamo nella Pentecoste prossima, perché si realizzi la parola, la benedizione che Paolo invoca sui cristiani di Efeso: “il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore".