domenica 29 gennaio 2012

CONTEMPLAZIONE

(davanti alla tela dell’Assunta – chiesa di Monteviale)

Nella penombra della chiesa abbracciato,
nella luce dell’Assunta attirato,
gloria della vita trasfigurata dall’Amore
la contemplazione accarezza e prende il cuore.

Accompagna lo sguardo celeste melodia,
mottetti dolci nell’ora vespertina serena via
riempiono la navata e il cuore mio
eco di grazia che ritorna e canta a Dio.

M’immergo nella tela preghiera della sera,
tra mortali innamorati dell’esistenza intera
ove al cielo vicino alzan lo sguardo
e il desiderio vivo mirando il traguardo.

Uno, forse incredulo, è inchiodato alla terra
sepolcro pretenzioso inutile la vita non rinserra.
Un altro scosso, vacilla e cade,
un terzo leva lo sguardo innamorato
le braccia strette al cuore ammirato.

Altri in piedi,
risorti e scossi dallo stupore,
ogni fibra del corpo della vita il suo colore:
mani vogliono prendere,
mani indicano, mani supplicano,
mani allarmate, mani si difendono,
indegne di tanta grazia,
mani battono il petto,
quasi resistono….

Il mio posto è là,
in cammino
verso la luce che si dà: 

prendere, indicare,
barcollo a supplicare,
indegno,
fuggo non vedo il mistero,
eppure, nella fede, certo e vero.

Grazia mi è data sopra ogni dubbio e timore,
vedo oltre il vuoto della morte e del suo dolore!

Maria,
donna di carne luminosa,
madre di carne trafitta e gloriosa,
il ministero mio, da tempo, tu accompagni senza posa…
Ogni passo del mio andare,
ogni comunità di fratelli e sorelle dove amare,
mi riporta all' icona dell’umanità tua “assunta”,
invito ad avere caro e santo senza paura
l’affetto e l’abbraccio di ogni creatura,
amore incarnato trasfigurato del cielo sulla terra
primizia bella di eterna primavera.

Mentre angeli sostengono e s’aggrappano,
giocano, danzano nella luce del risorto di cui sei bella,
in questo mare per me rimani stella,
in questa mia umanità, tu “clemente e pia”
sei forte e dolce, “femminile” compagnia.

I mottetti si spengono,
rimane la luce nel cuore,
sui miei  passi cammino con i fratelli
e con la Madre di gloria incoronata,
una via di pace e di gioia  ritrovo 

e contemplo incarnata.


OMELIA

4° Domenica B - 29.01.2012

- Marco 1,21-28

Carissimi, io non so a voi, ma a me questo Gesù è davvero simpatico. E’ un uomo del suo tempo suo, e con tutti partecipa alla vita religiosa del suo popolo. Stimato, parla pure nella sinagoga dove suscita stupore e meraviglia, ammirazione. Non ha un nuovo insegnamento da condividere, ma un insegnamento nuovo, cioè una qualità migliore, superiore a quella degli scribi, i colti, i maestri del tempo. La gente sente nel messaggio di Gesù un’eco nuova; è la parola di Dio che viene dal cuore, da dentro, dal profondo; conoscerà più avanti che viene dalla sua familiarità bella con il Padre, ed è una  parola che arriva al cuore delle persone, una parola che, se accolta, trasforma la vita degli ascoltatori. La gente riconosce che c’è l’autorità divina, c’è il mandato divino, confermato dall’attività liberatrice di Gesù. Egli fa e parla, parla e fa, agire e predicare sono un’unica cosa. E’un vero Maestro! Da seguire! Da conoscere! Devo dire che mi è simpatico, mi piace; forse mi piacerà anche quello che insegnerà.

Vi devo anche dire, nello stesso tempo, quanto mi sta antipatico questo Gesù. E come una medicina amara, mi fa bene, sul serio! Mi è antipatico perché, come successo nella sinagoga, stana il “demone” che può essere annidato in me e, scusate, in noi, fedeli frequentatori di questa assemblea di preghiera come l’uomo che gli grida contro. La presenza e la parola di Gesù, che è luce, fanno venire fuori le connivenze con le tenebre che ci possono essere in noi. Vogliamo prenderne coscienza, anche se è poco simpatico. E da queste ci libera, con forza. Egli ordina, alza la voce, e zittisce  ciò che non è secondo il suo progetto, come intendeva provocare l’uomo posseduto da uno spirito impuro, cioè uno spirito, che gli è avverso, una mentalità che è contraria al suo modo di dare l’annuncio di Dio. Alzare la voce può essere segno di poca educazione, può essere metodo sbagliato per farsi ascoltare, può denotare nervosismo e impazienza. Ma non in Gesù. E se nel nostro compito di genitori ed educatori qualche volta ci capita di farlo, vorremmo farlo con l’amore e la verità che erano in lui.

Dicevo che Gesù mi sta antipatico perché stana il “demone “ che è in me, e che io pretendo di far convivere con la mia vita religiosa, con i vari riti a cui non manco, con il mettere insieme, mediante ipocrisie di vario genere, qualche o tante preghiera e l’avidità, l’ambizione, la superbia, l’invidia, l’odio, il dire male degli altri, il tradire l’amore, il violare la vita, il fare del male con cattiverie e falsità che si spargono e persino si scrivono in forma anonima. Non ci sono prediche che ci toccano, come quelle degli scribi; la parola di Gesù al quale, magari scocciati,  siamo tentati di dire anche noi “sei venuto a rovinarci i nostri interessi, a romperci le scatole”, ci svela forse quello che anche noi non sappiamo di noi stessi. Ci aiuta a fare discernimento dentro di noi! Ascolta le urla, le nostre recriminazioni, le nostre proteste o giustificazioni, ma ci aiuta a fare chiarezza in noi. Egli ci e mi ordina di mettere fine a tutto ciò: “taci, esci da lui”. Soltanto la vicinanza di Gesù aiuta le persone a liberarsi da ciò che le tiene prigioniere, una vicinanza che vorremo imparare per aiutarci a liberarci reciprocamente. Questo Gesù antipatico, mi fa bene, quanto e più quello simpatico.

Non  mi è facile, e posso sentire tutto lo strazio di una lacerazione, come un grembo che libera la vita. il vero rapporto con Dio e con gli altri. Nell’obbedienza a Gesù, che, simpatico o antipatico, medico e medicina, vive nell’amore del Padre e dei fratelli che siamo noi, non c’è rovina dell’esistenza; sta piuttosto sta la mia libertà , la mia salvezza.




 

sabato 28 gennaio 2012

MONOPOLI

(una serata divertente ed educativa)

Papà e mamma aprono il gioco,
la grandicella e l’altra al loro fianco,
la prima per sé, la piccola per la mamma,
mi ci metto pure io a batter cassa
curioso di provare a non pagar tassa.
Monopoli: i dadi sono tratti!
Una vita così è da matti: 
compra, vendi, compra, rischia,
Diverte, e preoccupa
il passar della fortuna e del naso in affari,
i rovesci e fallimenti non sono affatto rari.
Costruisce, amplia, ipoteca,
il furbo ne sa più di una biblioteca.
Sorride e scherza tra le caselle, 
ma va a finire che si prendono sempre quelle.
Risparmio, incasso, rischio per paura,
s’assottigliano le mazzette, viene meno ogni cura,
e chi invece più ne tiene più ne ha
sempre e ancora più ne pensa e ne fa.
Siamo oramai in bancarotta lenta,
la grandicella vivace ora spenta.
Più libera la piccola con la mamma,
sua ricchezza imperdibile che l’ama.
E’ l’affare vero della vita, non soldi né terreni
fan vivere sicuri, forti e sereni.
Al papà a gonfie vele gli affari vanno,
ride contento incassando beni, rendite,
che nel gioco non fan danno.
Anch’io sono in orlo di rovina,
divertimento di una sera aspetto la mattina,
i miei giorni sono preziosi affari
nessuno li può prendere,
io li dono, gratuiti, a buon rendere.
E’ finita! 
Sul lastrico e sbancato
sorrido agli amici con cui ho imparato.
Monopoli, 

gioco “educativo” per conoscere
temere l’accumulo
e prenderne le distanze,
il cedervi fa di me prigioniero
e gli altri senza speranze.
Sogno meglio chi fa meno,
chi di più dona in questo mondo
regalando letizia e giustizia a tutto tondo.
Cosa mai si prova ad essere ridotti in povertà!
E’ solo un gioco, per carità!




SEMI E ACINI

 (preparandomi alla Messa di un sabato sera)

Vita di giorni cari e pieni,
corse, pensieri, volti, e andirivieni,
dalla Parola illuminata e accolta
si fa pane vero ancora una volta.

Silente calma, dolcezza prepara
abbraccio di grazia pieno e mai rara
attende si consegna a fare carità
vertice e fonte di continua novità.

Frutto della terra e del lavoro umano
diventa pane vivo ogni seme ogni grano,
benedice e spezza per il cuore affamato
la certezza di essere più che amato.

Frutto della vite e del lavoro umano
è bevanda per il cammino generoso e piano,
ispira pure gioia, canto e allegria,
Lui l’Amico, Maestro e Signore, nostra via.

Seme lasciato cadere in sepoltura di morte,
germogliato a maturare ancor più forte,
raccolto, donato, macinato,
da mani amorevoli pane impastato, 
pane cotto al fuoco dell’Amore
sfama la bocca e sazia il cuore.

Acino aspro dolce da sole e luna baciato,
da vento, pioggia, da sguardo impaziente accarezzato,
raccolto, pigiato, spremuto fino all’ultima goccia dorata,
gustato nell’intima cantina solo agli amanti rivelata,
vino di festa e nozze nuove con l’Amore,
sangue che dà vita toglie ogni languore.

Seme e acino, acino e seme,
il sospiro raccolto nel volto incontrato,
il pensiero nuovo, la parola custodita, il sorriso ammirato,
il silenzio stupito, la lacrima condivisa, la gioia benedetta,
la fiducia provata di mamma, 

l'affettuosa impazienza,
l’allegria del gioco e il suo abbandono,
il profumo intenso del calicanto,
dolcezza di bimba quasi mi scioglie in pianto.

Semi e acini di vita, carezze e baci d’amore
ogni frammento e goccia di vita portan stupore:
Lui è innamorato di me, e nella vita si vede,
Lui è innamorato di me: questa è la fede!

 

domenica 22 gennaio 2012

COME CAREZZA


(Concerto Orchestra di Santo Stefano  - Basilica Santi Felice e Fortunato)

Ampia e larga musicale carezza
dilata il cuore rigo di note scritto
riposa l’anima in pause di pace
nelle membra stanchezza tace.

Archi gentili, flauti dolci,
viole sonore, contrabasso sicuro,
piccola orchestra in grande cuore
di accoglienza, familiarità, e stupore,
fine di solitudine amara,
di solitudine beata caparra.

Note di grazia vibrate d’amore,
soffio che consola lenisce il dolore,
musica di umanità accordata
anche in passo grave provata.

Sinfonia di famiglia, “il Regno è vicino”,
estende divina carezza al “tempo compiuto”
allegro, adagio, largo, vivace, o pastorale,
gravido di vita intensa, cara, mai banale.

Dirige chi ama ad ogni età e stagione
dove unico sole “maestro” è la passione
e gesti delicati, dolci, pazienti, convinti,
ispirano note e carezze,
si rincorrono,
si abbracciano, si sostengono,
sfumano nel silenzio
l’eco di celeste armonia.

Vita, musica maestosa, solenne, commossa,
prende il respiro, l’emozione come più non possa:
si fa ancor più umana e vera in voce di Maria,
intona, in-canta, incarna
l’  “immensamente mio
anche se per tutti tu sei il Figlio di Dio”
.

Parole d’amore, dolcezza unica, tenerezza infinita,
pure l’orchestra si fa lieve in tocco finale sospesa.
Sommesse carezze di madre le ultime note,
una lacrima d’affetto, nascosta, mi riga le gote.



OMELIA

3° Domenica B - 22.01.2012

- Giona 3,1-10
-1Corinzi 7,29-31
- Marco 1,14-20

Gesù muove i suoi primi passi non certo in un clima di tranquillità e privo di pericoli. Un vero tempo di crisi. Giovanni Battista arrestato è sintomo di fallimento, e Gesù si dirige fuori in terra pagana dove la gente non gode buona fama, perché è gente poco ortodossa nella pratica della religione (anche se l’ostilità a Gesù si manifesterà più dentro che fuori). Le condizioni non sono affatto buone, ed egli porta la “buona notizia” su Dio. Dio è vicino, è presente, e agisce; le situazioni che l’umanità vive, diventano luogo di grazia e di benedizione, perché Dio c’è.
Il tempo in cui anch’io sono non è una maledizione, ma occasione di bene perché “matura”, si potrebbe dire, è la presenza di Dio, del suo amore. Nella nostra esistenza ci sono esperienze, eventi, realtà che sembrano non promettere nulla di buono, che vorrebbero mantenerci nella tristezza, rassegnazione, o paura, senza speranza. Se diamo credito al vangelo, se “credete nel vangelo” dice Gesù, nella bella notizia che io vi do, che io sono, conoscerete che il Regno di Dio, cioè Dio è vicino, è in voi.

Ho visto due vecchietti che si sostenevano con tenerezza. E ho detto: il Regno di Dio è vicino. Ho fatto visita ad una persona avanti negli anni, era serena pur nei suoi dolori. E ho detto: il Regno di Dio è vicino. Sono stato in una giovane famiglia che ci si vuol bene. E ho detto: il Regno di Dio è vicino. Ho voluto recare il mio saluto ad una giovane mamma in attesa e preoccupata per il bimbo che porta in grembo. Ho visto la sua passione per la vita e ho detto: il Regno di Dio è vicino. Ho ricevuto la confidenza di  una persona che perdona chi gli ha fatto del male. E ho detto il regno di Dio è vicino. Persino il biancore degli arbusti delle piante in questi giorni di gelo, questa singolare artistica bellezza mi ha fatto dire: il Regno di Dio è vicino. Sono stato alla tavola di amici e ho gustato come è vicino il regno di Dio. E poi gli occhi, il sorriso e la vivacità dei nostri bambini: il Regno Dio è vicino.

Tra questa vicinanza e il credere nel vangelo ci sta una parola il cui uso è diventato un po’ antipatico, il significato malinteso, e l’applicazione teorica e superficiale. La parola è: “convertitevi”. “Conversione” non è un puro sentimento e neppure un semplice cambiamento di opinione, ma un dirigere altrove lo sguardo e i propri passi in una direzione opposta alla precedente. Cambiando il nostro modo di vivere ci apriremo maggiormente alla buona notizia che è il vangelo, perché se è vero che uno vive come crede, è ancora più forte il fatto che uno crede come e quello che vive. Se uno vive per i soldi, la fama, il successo, la soprafazione l’imbroglio, finirà per credere che questo è il suo vangelo, questa è la strada della felicità. Cominciamo a porre dei passi nuovi, ai quali magari siamo indotti dalle condizioni del tempo presente, e saremo aiutati a considerare la verità del messaggio di Gesù che a sua volta confermerà e incoraggerà la nuova strada.

Comunque la “conversione” a cui Gesù chiama è fatta di cuore e di passi, è un cuore che cammina dietro di lui, proprio come Simone e Andrea che lasciano le reti e lo seguono; proprio come Giacomo e Giovanni che lasciano addirittura il loro padre e lo seguono. Non si tratta di venire meno alle cose che ogni giorno ci occupano e che servono per l’esistenza nostra e degli altri; non si tratta di venir meno agli affetti più cari verso i quali abbiamo gratitudine e responsabilità, ma in quel “venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”, in quella chiamata vi è invece la promessa di un’esistenza allargata senza confini, l’esistenza che ha le dimensioni di Dio e del suo amore universale, l’esistenza dei suoi figli, l’esistenza di chi vive la propria umanità come ha fatto Gesù.

Il tempo che viviamo è grazia. Dio è vicino a noi, e attraverso di noi che egli chiama, è vicino a questa umanità.

venerdì 20 gennaio 2012

FRAMMENTI di VITA

* Camminavano veloci, a piccoli passi fitti fitti. Stretti l’uno all’altra  sembravano un essere solo. E lo erano. Molto avanti negli anni e nell’amore. Imbaccuccati per la gelida giornata che il sole appena intepidiva, certamente non la temevano riscaldati dalla reciproca commovente tenerezza. Lui la stringeva forte a sé con una mano all’altezza della spalla. Ella si appoggiava a lui che era spedito e sicuro, e si lasciava condurre. Doveva far camminare anche lei, bisognosa di movimento in quegli arti che traumi e dolori avevano reso difficili. Che passo svelto su quel marciapiede, che sostegno bello nella convivenza ormai avanzata! Quale tenerezza di lui e quale abbandono di lei!

Il Regno di Dio è vicino!
In quell’abbraccio, in quel passo condiviso ancora…

* “L’infanzia mia è ormai distante tanti anni… Ho lavorato fin da bambina per aiutare le mie sorelle di altra mamma ad andare a scuola… Nella povertà, e nel freddo di giorni come questi… Adesso sento tutti i dolori. Ma sono contenta di aver vissuto così anche se non so come ho fatto con tanta fatica nella mia gioventù… Altro che la mensa dei ricchi!”
“Cenerentola”!

Il Regno di Dio è vicino!
In quel servizio, in questa pace…

* “Il sogno del mio lavoro: avere sguardi di vicinanza  vera e sollievo di chi è nella prova più difficile; alleviare con amorevolezza e partecipazione la loro sofferenza, accompagnare i passi ultimi che non hanno ritorno… E poi altro sogno: lo sposo, la famiglia, i figli… Non rinuncio al primo ed è tanta la nostalgia per quei volti che non mi lasciavano e si specchiavano in me per avere speranza e serenità… Ora la dono ai miei cari, giungerà in qualche modo anche a loro…”

Il Regno di Dio è vicino!
Nella partecipazione, nella nuova umanità…

* “Sto portando in grembo il nostro secondo figlio…E’ difficile. I medici mi mettono in guardia. Il mio piccolo che ha già tre anni mi fa coraggio, prova le mie energie, ma rinnova l’entusiasmo per la vita… I miei ideali? La laurea non l’ho presa…chissà! Forse sarà il terzo “figlio”… Il mio sogno lo conosce il buon Dio che intanto mi offre il suo: una nuova vita! Oh, le forze vengono meno… ci sono pure i miei da aiutare…Il mio sposo è bravissimo, si fa in quattro anche per la casa. E’ stato ed è un dono che rende possibile tutto il bene che ci vogliamo e che insieme facciamo. Dio ora colma i miei vuoti di un infanzia dolorosa…e mi fa ricca per gli altri…”

Il regno di Dio è vicino!
Nella passione per la vita, nell’essere amati e nell’amare…




martedì 17 gennaio 2012

BIANCO AMORE

Esili forme d’artista delicato
lascian a bocca aperta e senza fiato.
Gela il respiro, caldo è il cuore,
gli occhi lacrimano, ma pieni di stupore.

Cespugli, siepi, alte chiome in bianco,
di ammirare lo sguardo non è stanco
a leggere indovinare immagini di poesia,
verniciati i rami a sbalzo di cristalli e fantasia.

Robusti tronchi abbracciati di brina,
come famiglia sicurezza di ogni mattina.
Si diparte e cresce la vita di chi è amato,
anch’essa imbiancata di carezze e sprone donato.

Più di tutti attraggono e commuovono
teneri promessi germogli che al cielo s’offrono.
Non stronca il gelo la voglia di vita
e il tepore del sole la speranza addita.

Bimbi e piccoli d’amore bianco avvolti e contenti
Non temono freddo e buio, han luce somma di colori mai spenti.
Forza, linfa, sostegno, affetto e calore,
più forte di ogni gelo fan vivere il cuore!
Fioriranno.




domenica 15 gennaio 2012

OMELIA

2° Domenica B - 15.01.2012

- 1Samule 3,3-10
-1Cor 6,13-20
- Gv 1,35-42

L’abbiamo atteso, abbiamo celebrato la sua nascita, l’abbiamo accolto: “Ecco l’agnello di Dio”. Così viene indicato da Giovanni Battista. “Ecco l’agnello di Dio”, “ecco colui che è porta vita e libertà con il proprio sangue”, con un amore che non chiede agli altri sacrifici e fatiche, mentre da se stesso per il loro bene. Non impone prescrizioni o regole che non siano l’amore che lui è, che lui insegna, il vero Signore dell’esistenza, a seguire.

Anch’io, come Giovanni, fisso lo sguardo su Gesù e intuisco quella bella presenza che ancora non conosco perfettamente,  pur se da tanti anni mi dico suo discepolo. Fisso lo sguardo su di lui, cioè lo guardo con quella intensità e curiosità che non sono solamente volontà di capire, ma attrazione,simpatia, sintonia, affetto che già sento anche se non lo definisco bene dentro di me. Penso sia questo l’invito sottinteso all’indicazione del Battista che è anche per me, per noi. Cercatori chissà di che, forse di un po’ di pace, di luce, di vita, di gioia di essere qui  a questo mondo, cercatori senza avere il coraggio di ammetterlo perché sarebbe come confessare la propria insufficienza, vogliamo fissare il cuore per tentare una nuova direzione per la nostra vita, ogni giorno. Se non sappiamo come fissare, possiamo impararlo direttamente da Gesù che a sua volta fissa lo sguardo su Pietro, e di lì comincia il cambiamento. Se pensiamo alla nostra storia, tutto è cominciato con uno sguardo!

Cosa impariamo da Gesù? Cosa conosciamo di lui in questo primo incontro? che cosa ci incuriosisce, che cosa ce ne fa innamorare? Ognuno, come il piccolo Samuele di cui parlava la prima lettura, ha il suo momento, la sua piccola rivelazione, la sua notte non priva di una chiamata; oppure come questi due discepoli di Giovanni, possediamo l’audacia di fare qualche passo, quasi la sfrontatezza di importunare Gesù seguendolo senza chiedere permessi.

Stupisce e affascina in Gesù la sua fiducia verso questi sconosciuti che poi incoraggia. Gesù è l’uomo libero. Non è condizionato da nulla. Non pensa: ma che me ne faccio di due che hanno già avuto una formazione alla scuola di Giovanni; che me ne faccio di due che forse Giovanni mi presenta per liberarsene; di due che se lasciano così facilmente Giovanni altrettanto facilmente lasceranno me. Gesù accetta quei due così come sono e inizia un cammino con loro, un cammino fatto di vicinanza, di vivere insieme. Di condividere tutto. Così ha fatto e fa con me.

Ecco Gesù mi offre fiducia e mi invita a fissare il mio cuore. “Che cosa cerchi? Che cosa cercate?”. Egli non vuole dipendenti, ma innamorati, innamorati della vita che poi troveranno in lui. E a sua volta chiede fiducia, “venite e vedete”, e ritorna ad offrire ospitalità, familiarità, amicizia, cose tutte che riempiono l’esistenza; offre quell’insegnamento che contiene il segreto, la pienezza, la gioia e la bellezza della vita. Quel “rimanere con lui” al quale si sono affidati i due cercatori inopportuni esteriormente, ma certamente attesi anche se loro non lo sapevano, è diventato poi  il “rimanere in lui” nella sua casa che è l’amore. “Maestro dove dimori?” nell’amore. Non c’è ici o imu che tenga, voglio sia la mia, la nostra, casa.





FRAMMENTI di VITA

“Andiamo a convivere. Vogliamo provare”
“Due anni non bastano. Non siamo sicuri”
“Non ce l’abbiamo più fatta. Ci siamo divisi”
“Troppa sofferenza. Meglio finirla”


L’AMORE …

accolto : è dono
coltivato : è seme
assunto : è responsabilità

non tentativo e prova
ogni esistenza invece fa nuova!


Lo zucchero è dolce, non occorre assaggiarlo!
L’amore è amore, non occorre…provarlo!

L’AMORE…

assunto con passione
nutrito con fantasia
difeso con fedeltà

incarnazione umana,
carne e sangue
di divina carità!

Non sopportazione a termine che si dica
porta sostiene trasfigura ogni passo e fatica

L’ AMORE …

difeso è salvezza
servito è gioia
donato è pienezza

di vita
Dio nell’uomo
l’uomo in Dio
la mia verità


questo sono io!

martedì 10 gennaio 2012

ALLA LUNA

... in tempi di crisi!

In alto stai piena e delicata,
le stelle attorno a te, incoronata,
timide, tremolanti, piccine
assicurano la luce del cielo senza fine.

Sei bella, riflesso umile e casto
del sole forte quanto mai vasto.
Il suo splendore sempre t’investe chiaro,
nascosto il dì vederti ci è assai caro.

Rimandi limpida intensa la sua luce stasera,
le macchie lunari ti fanno più vicina alla terra.
I raggi devii sul mondo in quest’ora di crisi e scura,
carezze, coccole non vincono tasse ma la paura.

Chiarore tenue e non calore dai alle cose umane,
 ma agli abbracci d’affetto induci e la vita permane.
Amori, fatiche, speranze, timori, trovano respiro,
vegli discreta silenziosa di ogni cosa il sospiro

Stasera piena, andrai a ponente, poi nascosta e levante,
il tuo pellegrinare  nel cielo è beneaugurante,
a noi, pieni di grazia, volti al tramonto, sepolti, risorti e viventi,
riflesso d’amore e di luce in ogni buio per tutte le genti.







FRAMMENTI di VITA


Domenica 08.01.2012

Era raggiante. Più sorridente del solito.
“Ti devo dire un momento bello”, mi saluta arrivando .
Al termine della Messa ritorna da me. Era ancora più raggiante e subito mi ha aperto il cuore.

“Ho subito una cattiveria. Ho perdonato. Sono libero, libero”.

L’ “amato” di cui parlava il vangelo definendo l’identità di ognuno, di ogni persona, di ogni figlio e fratello, era lì davanti a me.

“A chi mi chiedeva sorpreso : ‘ma come? Non ti ribelli? Non ti difendi?’ ho risposto che voglio guardare le persone, le cose, anche ai diritti acquisiti, con occhio nuovo, con cuore nuovo. Occorre cambiare mentalità, avere più amore, come quello che riceviamo dal buon Dio. E sono libero. Libero”.

Salutandomi con un abbraccio fraterno e gioioso: “mi sono ricordato di ‘zitti’, come scrivevi, ed è vero. Perché la Parola prenda carne e viva occorre fare silenzio e, come ha detto Gesù, pregare per chi ti vuol male. L’ho fatto. Sono libero. Una cattiveria senza nome mi ha indotto a libertà, demolendo non tanto quello che era ingiusto, anche se fatto tanto tempo fa’ con le dovute assicurazioni dell’epoca, piuttosto l’attaccamento alle cose e l’incapacità, finché non è messa alla prova, di perdonare”.

Davvero il Padre può dire di questo figlio: “in te ho posto il mio compiacimento”





domenica 8 gennaio 2012

OMELIA

Battesimo di Gesù - 08.01.2012

- Isaia 55,1-11
- 1Gv 5,1-9
- Marco 1,7-11

Soltanto l’altro ieri sostavano con i sorpresi magi in adorazione, in bella e intima familiarità davanti al Bambino e sua madre, il re dei giudei come lo cercavano quegli uomini. Oggi siamo sulle rive del Giordano, all’incirca trent’anni dopo, dove Giovanni il Battista è anch’egli sorpreso vedendoselo davanti, oramai uomo adulto, in fila per un gesto di penitenza, il battesimo con acqua, che dice solidarietà con tutti i peccatori. La sorpresa non è finita neanche per noi a motivo della voce dal cielo, cioè un particolare rivelazione di Dio Padre che dice a quell’uomo che è Gesù: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

Dopo i pastori e i magi che si sono trovati davanti a qualcosa di tanto naturale, un bambino, e tanto misteriosa per come si è manifestata; dopo Maria e Giuseppe testimoni sì del mistero, con la gioia e la fatica di viverci dentro, ecco il Padre che si espone, diciamo così pubblicamente, per quanto possiamo comprendere come si sono svolte le cose anche al Giordano. Verrebbe da dire: dopo 30 anni riconosce suo Figlio? Sarebbe assai poco paterno. Eppure quei trent’anni passati in silenzio in cui Gesù è cresciuto nella famiglia e casa di Nazareth sono autentico “vangelo” e stanno a significare che Dio è venuto ad abitare e a crescere nella normalità, nella quotidianità della vita, e il fatto che non c’è bisogno di particolari manifestazioni per chi l’ha accolto. La Parola di Dio fatta carne diventa adulta nel silenzio.

E allora perché questa pubblica attestazione, questo svelamento al Giordano? Perché Gesù sta per dare inizio alla sua missione pubblica, alla sua predicazione in opere e parole. Quindi è per noi, ancora una volta, per il mondo a cui è inviato, questa conferma che Gesù riceve. Perché noi lo abbiamo a sapere, e lo accogliamo. Ma anche perché cominciamo a conoscere noi stessi, a volerci un può più bene, ad avere motivo di stare contenti.

La voce del Padre firma la carta d’identità di Gesù. E dal momento che Gesù ha la mia carne, dal momento poi che anch’io ho in dono lo Spirito che discende su di lui come colomba, immagine ricca di significato, ecco qua la mia carta d’identità. Ecco chi è Gesù, ecco chi sono io. E l’incarnazione di Dio avviene anche in me. Quale meraviglia, quale bellezza, quale dignità l’umanità, carne e sangue, di cui sono fatto! Altro che buttarsi via, in tutti i sensi!

Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”
“Figlio”: cos’è un figlio? Meglio, chi è il figlio. Il vertice del desiderio, dell’emozione, è l’amore fatto visibile, fatto carne che si può toccare.
“amato” : non è da… amare, cioè non ha bisogno di rendersi amabile; io non ho bisogno di meritarmi l’amore, già sono amato in partenza e per sempre qualunque cosa faccia o viva.
“in te ho posto il mio compiacimento” : tu mi piaci, tu sei la mia gioia. Stupenda dichiarazione di affetto che dovremmo ripeterci più spesso.

Questa rivelazione nel momento in cui Gesù condivide il Battesimo di conversione per mano di Giovanni fa pensare al nostro battesimo che altra cosa: l’immersione, come dice la parola stessa, nella vita e nell’amore di Dio che “arricchisce” e conferma quello che siamo. E se quello che gli uomini ricevevano da Giovanni era una purificazione dal passato, quello che noi abbiamo ricevuto in Gesù è molto di più: è inizio di un nuovo futuro che pur riportandoci e svolgendosi  tra le cose di sempre non potrà che avvenire con lo stupore dei pastori di Betlemme, “per un’altra strada” con libertà che hanno trovato i magi, con la gioia grandissima loro, ma soprattutto di Dio stesso.




sabato 7 gennaio 2012

ESPOSIZIONE

Illumina e colora
il mondo e il cuore il sole riflesso del divino amore.
E’ appena nato, già risplende e dona bellezza:
che sarà mai la vita in tutta la sua pienezza?

All’intensa luce arancio/rosso/ giallo
la natura danza e non conosce stallo,
mi espongo e offro:
chiusi gli occhi, aperto il cuore,
pelle bacia e corpo tutto penetra il suo calore.

L’aria resiste e punge, del mattino ancora fresca,
e il mio grazie con commozione e gioia presto esca.
Rimango nel Sole che mi ha voluto e creato:

 “Tu sei il Figlio mio, il mio amato”.




venerdì 6 gennaio 2012

 OMELIA

Epifania – 06.01.2012

- Isaia 60,1-6
- Efesini 3,2-6
- Matteo 2,1-12

A Natale il cielo è disceso sulla terra. Un figlio ci è stato dato, è nato tra noi un Bambino: Dio. Dio venuto a cercare gli uomini sulla terra. Oggi sono gli uomini, ogni uomo, tutti gli uomini, di ogni lingua, popolo, nazione, rappresentati da questi singolari personaggi che cercano Dio, la sua manifestazione, come dice la parola Epifania. E ancora una volta è interessato, è determinante il cielo. Non si può camminare sulla terra senza guardare il cielo, che non significa vivere con la testa per aria, perder tempo, distrarsi con le mille cose da fare. Qui il cielo è sinonimo di Dio, che chiama gli uomini misteriosamente alla ricerca di sé, e specificatamente in quel Bambino che è Gesù, luce per tutte le genti, colui che è la salvezza dell’umanità. Non c’è nessuno che non viva sotto il cielo, anche chi è cieco, anche chi non è ne cosciente, anche chi dovesse bestemmiarlo e maledirlo, perché troppo faticoso stare sulla terra.

Qual è il mio cielo? O dove lo incontro il mio cielo? Ognuno di noi ha il suo pezzo di cielo che lo attira, lo inquieta, lo agita, lo incuriosisce, lo esalta, lo preoccupa. Il mio cielo è il mio cuore! Quello scruto, ascolto, indago, leggo, custodisco, interrogo, mentre faccio i miei passi sulla terra ogni giorno. Anzi da questo mi lascio indirizzare, a volte portare…Un cielo che vorrei sempre illuminato dalla Parola di Dio, che riflette sulla mia via la giusta luce e il giusto calore, che non è crudele o enigmatico, anche quando si presenta con nuvoloni neri (il mio orgoglio, la mia cattiveria), o appare grigio e freddo causa la mia tiepidezza o egoismo. Questo cielo è la mia vita, perché quanto dico cuore non penso a cose evanescenti, o astratte, solo sentimenti, sensazioni, emozioni, che pure sono palpiti del cuore, ma frammenti vivi dell’esistenza molto concreta. Quindi a me che vivo sotto questo cielo, è il cielo stesso che mi guida, è Dio ancora una volta che non gioca a nascondino ma fa appello alla mia libertà, alla mia intelligenza, alla mia voglia di amore. Cercare Dio è la mia vocazione, la mia strada, come quella dei magi. Anche quando penso di averlo già trovato, perché Lui è più grande di ogni scoperta che ci è dato di fare.

Il cielo non può essere senza stelle, anche quando le nuvole le nascondono. Il cuore non può rimanere al buio, anche quando gli avvenimenti ci fanno vedere tutto nero, e non capiamo più come orientarci, sempre come i magi. Cerchiamo aiuto, consolazione, illuminazione. Cerchiamo la stella del nostro cielo, la luce del nostro cuore. Ed ecco la rivelazione che io ho colto: se il cielo è il mio cuore, la mia stessa vita, la stella che mi guida è l’amore! Se non ho conosciuto o non conosco l’amore, non incontrerò mai Dio, il mio salvatore in Gesù. E se anche dovessi incontrarlo non lo riconoscerò perché Egli è l’amore fatto carne. Dice San Agostino, commentando l’apostolo Giovanni: “amando il prossimo purifichi l’occhio per poter vedere Dio… Tu dunque ama il prossimo, e guarda dentro di te (il tuo cielo, il tuo cuore) donde nasca quest’amore, vedrai, per quanto ti è possibile, Dio… Aiuta il prossimo con il quale cammini, per poter giungere a colui con il quale desideri rimanere…”.
 Se, invece, non ho amore, che è già presenza di Dio nella mia vita, di Dio avrò paura come Erode e tutta Gerusalemme, farò finta di essere interessato a Lui, ma è il mio posto che voglio difendere. Che tristezza voler difendersi dall’amore, prendere tutte le precauzioni per non cedergli il posto, o meglio, per non occupare il mio posto con l’amore che valorizza ancora di più la mia esistenza.

Carissimi, a chi cerca Dio: io dico, seguite questa stella che è l’amore, amatevi, vogliatevi bene, e Dio vi si rivelerà in un Bambino, Gesù, (“la tua luce sorgerà come l’aurora” – Isaia 58,8) che potrete adorare, cioè abbracciare con quella confidenza e intimità che solo gli innamorati si donano e l’incontro con Lui sarà una vita con grandissima gioia, una vita tra due lembi di cielo qui sulla terra, pienamente trasformata in un’altra strada, vera libertà da ogni paura o convenzione, come anche i magi hanno percorso per ritornare al loro


LA STELLA

Soffia forte il Vento ma non fa danno,
lo sguardo si volge limpido e vola lontano.
Il cielo luminoso dagli innevati monti
s’allarga d’un bell’azzurro sino ai marini orizzonti.

Chiama la vita e dirige il cammino,
ha in serbo più che tesoro
il Bambino che io adoro.

Sono cielo da tempo Sua dimora,
certo e grato che ogni dì più s’innamora.
Pulsano, palpitano, rispendono le stelle nel cuore,
la maggiore luminosa e viva è l’amore.

Ecco la guida, la voce e pure il silenzio, ricerca di felicità
fino all’abbraccio innamorato che dà gioia grandissima e piena libertà.

Alto il cielo fedele e buono
ama scendere in carne d’uomo,
con ogni tempo mi abita e tiene accesa la stella
che sua luce propria non si consuma
mostrando ogni cosa vera e bella.

E’ compagnia  di pastori e magi sui sentieri dell’amata terra,
a chi cerca e a chi teme, a chi desidera e a chi non spera.
Stella a cinque punte per le genti,
popoli e a tutti i continenti
speranza e impegno accarezza e punge, chiama a famiglia
Colui che è nato e ogni uomo, suo desiderio, sogno, meraviglia.

La stella è là,
è qui,
in me in te,
nel Bambino Dio,
noi suo cielo e cuore,
nella carne riposa,
scritto nel sangue il suo nome:
Amore!


giovedì 5 gennaio 2012

PENSIERI

L’amore è un conflitto
dove la resa è la vittoria!

“Chi ama, la sua vita la perde”
(Gesù – variazione)

E dove la sconfitto è il vittorioso!

“Chi perde, la vita riavrà”
(Gesù – variazione)

Chi è amato è il vinto!

Amo…perdere!
Amo essere amato!

Essere amato è … amare,
                             offrire il fianco
                                                      a colui che “perde”!









lunedì 2 gennaio 2012

FRAMMENTI di VITA


Ieri, primo giorno dell’anno, giornata di luce, persino di calore, e poi, soprattutto di pace e silenzio. Le ore pomeridiane cullavano il tempo neonato, i botti erano spenti, le voci pure, la calma invadeva senza rumore alcuno le prime ore di un tempo che non mancherà di fare udire presto i propri vagiti. E’ sempre una stupenda contemplazione, un immergersi dolce nel nuovo grembo, aperto, squarciato a nuove sorprese, un lasciarsi fasciare come bimbo che non sopporta nudità dopo essere stato avvolto  dentro da tenerezza materna, una carezza che sa di fresco respiro complice l’aria tersa di un pomeriggio e di una serata che non danno nostalgia del passato, ma impaziente attesa e desiderio di nuove albe, di tanti giorni, di innumerevoli sospiri.

Oggi il giorno è grigio, il cielo plumbeo, gocce come lacrime sul visetto appena nato lo bagnano nuovamente; ancora il pomeriggio e la serata non più l’aria tersa di ieri ma finissima pioggia, quasi timorosa a spegnere le prime luci del nuovo anno. E silenzio! Anche se l’uomo ha ripreso il lavoro, l’opera quotidiana, ancora il suono del silenzio è prevalente. Sembra non esserci fretta, quasi si teme di riprendere a correre, eppure necessità c’è. Ma più che a questa, cedo alla gratuità, all’in-utilità, all’abbandono, all’ascolto della vita che è da sempre ed è appena nata. Anche nel grigio del giorno così diverso da ieri.

Eppure un comune denominatore tiene la vita, ora luminosa, calda, generata di pace e silenzio, ora grigia, melanconica, presto monotona, bagnata di pianto, chi di dolore, chi di commozione. E’ l’amore il filo conduttore degli anni e delle stagioni, dei giorni e delle settimane. L’amore che fiorisce nell’eternità, si dona nel tempo, “termina” ancora nell’eternità.

L’amore fedele, quieto, fecondo, timido, pudico, normale respiro dell’esistenza, del cuore che cerca, che domanda di essere felice e più ancora di far felice; l’amore che unisce temperamenti e sensibilità differenti in un unico progetto di bene, nella composizione di un puzzle la cui bellezza compiuta corona la fine, ma è meglio dire, il fine della stessa esistenza. Come non ammirare il frammento d’amore di inestimabile delicatezza e semplicità eppure prezioso e caro di chi, con dolore e speranza, accompagna e lascia andare la persona amata perché giunta al compimento del cammino, con la certezza interiore che la comunione non è interrotta ma trasformato, addirittura piena? Davvero la luce e il calore del dialogo, al familiare pranzo di ieri, ha ripreso e ampliato quanto donava la mattinata. E il silenzio che nel pomeriggio veniva dalle cose mute é stato amplificato dal custodire le cose ascoltate e dal meditarle nel cuore.

E poi oggi. Ecco l’amore che vuole essere fedele, e lo è, ed è ferito. Le circostanze della vita, di ogni bel tempo, come quello dell’amore, che inizia con tante attese non di rado risponde con altrettanto difficili sorprese. Il cuore si apre e si racconta. L’ascolto, l’abbraccio. Ancora l’amore stavolta sincero e sofferto, fragile e generoso. E in esso la paura, la lotta, lo scoramento, la ripresa, la fedeltà, la tenacia, ancora la stanchezza, la sconfitta, e di nuovo la ripresa, ora l’attesa, la pazienza, la fiducia… Non è finito l’amore, anche se ha conosciuto diverse “incarnazioni”. Come potrebbe essere diversamente se l’Amore è Dio fatto carne? In questa “carne” anche le nostre debolezze e fragilità, le nostre incertezze e persino gli errori, diventano opportunità perché chi ci vive accanto, chi è dato di accompagnare nella vita,  abbia qualcuno che, pure con tanti limiti, glielo manifesti. Attraverso la fragilità il Signore ha offerto amore… gratuitamente.

Nello splendore o nel grigiore di una vita, come di una giornata, è sempre l’amore che Dio ha messo nel nostro cuore, ha “incarnato” nella nostra umanità, il comune denominatore che fa di quella storia, di quell’anno o di quegli anni, un bellissimo tempo di grazia, di gioia e di libertà. Lo potremo ammirare quando ogni cosa, ogni passo, ogni giorno,  li vedremo, e noi dentro essi, nella luce del Risorto. Mi piace immaginare ogni gesto, parola, silenzio che qui viviamo come delle note musicali che stendiamo sul rigo della nostra esistenza, e che non siamo ancora riusciti ad armonizzare bene. Gustiamoci gli accordi ispirati, e ricevuti in dono!; non ci scoraggino però le dissonanze o le stonature difficili da rimediare. Verrà il momento di una stupenda melodia celeste fatta di tutte le note scritte qui sulla terra, in giorni di luce come in quelli grigi, una melodia che farà la festa di tutto il cielo. Se rimaniamo nell’amore di Dio e dei fratelli, con qualunque tempo, se stiamo un po’in silenzio, nel cuore, ne sentiamo già il preludio.
Buon anno.



domenica 1 gennaio 2012


 2012  :  BUON ANNO LUMINOSO 
              di GIOIA e LIBERTA' !


AUGURIO !

Sogni e attese incontro al nuovo tempo vanno,
sii benedetto Dio, donne uomini tutti abbiano buon anno.
L’umanità saluta coltiva speranza e pace
in terra amata ogni menzogna e violenza tace.

S’apre invece il cuore a versare carne e sangue d’amore,
con sospiri, sussurri, silenzio che non fa rumore
e in lunghi giorni di grazia pieni e sorgivi
uomini e cose diventano cari e vivi.

Sentimenti in versi, in scritti, in parola vera,
chiamano la vita a continua primavera,
fiorisce e matura per gratuita bontà
incarnati in gesti concreti di bella novità.

Come grembo accoglie, custodisce,
nutre, cresce l’anno donato
il sogno di bene da Dio pensato,
movimenti, spasmi, sussulti dolci e doglie,
ben venga la vita, la gioia che niente nessuno toglie.

Se un fratello, una sorella, la comunità, accanto avrò
più che assistente al parto, incontro al nuovo riconoscente andrò.
Ogni dì sarà inizio come oggi luminoso e terso,
nei passaggi del tempo non sarò mai perso.

Grazie e benedizioni sul volto di chi è caro,
per ogni donna e uomo il sorriso non sia raro,
a piccoli, poveri, malati, il fraterno abbraccio
amore, sostegno, salute, l’affettuoso bacio.

Abbian gioia e libertà ogni famiglia, popolo, colore,
tempo di arcobaleno, soprattutto pieno amore,
per giorni fecondati e fecondi di bene
che il buon Dio più di ogni altra cosa per noi tiene.

Commozione, grazie, lode,
continuo respiro di incarnata carità,
il tempo, l’anno nuovo, è frammento di beata eternità.




OMELIA

PRIMO GENNAIO 2012

- Numeri 6,22-27
- Galati 4,4-7
- Luca 2,16-21

Il nuovo anno che inizia, la festa odierna in onore di Maria venerata quale Madre di Dio, la giornata mondiale di preghiera e impegno per la pace… tutto questo confluire di vita non è estraneo a Dio che in Gesù nato a Betlemme è venuto a condividere la nostra esistenza. A nessun frammento di essa egli è indifferente. Questa vita, tramite la parola di Dio che adesso abbiamo ascoltato, assume e rivela una triplice bellezza, vero augurio per quello che abbiamo davanti: una bella notizia, una bella presenza, un bell’ incoraggiamento o esempio.

L’anno nuovo inizia con una bella notizia. No, non ci sono risparmiati aumenti e tasse, non è finita la crisi, ma nel buio della nostra condizione, qualunque essa sia, fisica, morale, spirituale, economica, condizione che ci vorrebbe infelici e indegni di una vita umana un po’ come i pastori di Betlemme, ecco che per noi è nato un Bambino, il Salvatore. Quelli che sono considerati i più lontani da Dio, in realtà per Gesù, per il vangelo, sono i più vicini a Dio, per primi sono avvolti dalla sua luce, sono avvolti dal suo amore. Egli è il Salvatore perché vive con noi  tutto della nostra esistenza. Questa verità ci apre ad uno sguardo e un cuore capaci di stupore ripetendo quello che avveniva a Betlemme dove “tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette dai pastori”. Una nuova storia fatta con le cose di sempre ma con una bella notizia, Dio è qui in quel Bambino, e accolta con stupore è l’augurio primo che ci facciamo.

Dentro quella bella notizia c’è una bella presenza. In questo quadretto familiare di Maria, Giusepe e il bambino adagiato nella mangiatoia, è quella di Maria, la madre che custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Questa annotazione ci rivela che Maria, questa donna che aveva detto il sì responsabile e pieno di abbandono all’annuncio della angelo, continua ad essere una persona che pensa, che cerca il senso degli avvenimenti che stanno accadendo. Maria è bella presenza nella storia di questa singolare famiglia perché pur sconcertata di fronte a queste novità, non le rifiuta. Cerca di interpretare la realtà di capirne il significato e  di coglierne  gli inviti. Maria non si chiude al nuovo anche se incerto e difficile come sarà, un tempo di crisi, di crescita anche per quella famiglia. Porta l’augurio che anche noi sappiano cercare il senso di quanto viviamo per scoprivi, anche là dove è difficile penetrarlo, il progetto di Dio che vuole la nostra gioia, il nostro bene.

Rimane il bell’esempio e l’incoraggiamento che ne deriva: “i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio”. Non è che abbiano capito granché, ma lo stupore di una bella notizia, Dio si interessa loro e li vuole per primi ad incontrare Gesù, la bella presenza responsabile, forte e fiduciosa della madre sua, li muovono a raccontare, a testimoniare tutto quello che avevano udito e visto.
Questo esempio di dare testimonianza lo ritrovo significativo anche per la circostanza che accompagna oramai da anni l’inizio del nuovo anno, la preghiera e l’impegno per la pace nel mondo. Non può avverarsi senza che ci sia chi, per rimanere nel tema di quest’anno, educa i giovani alla giustizia e alla pace. E per educare alla pace non è sufficiente ricordare e insegnare quanta sofferenza e dolore causa il male, narrarne gli orrori. Occorre che la pace interessi davvero a me che la propongo, io la viva, io l’abbia incontrata; occorre parlare al cuore condividendo sentimenti  e desideri sinceri di pace; occorre compiere piccoli gesti concreti di riconciliazione e di pace tra di noi. E’ come per uscire da ogni crisi: “comincia il nuovo anno, comincia tu adesso!”