lunedì 17 luglio 2017

LE MANI TUE

Le mani Tue
su di me poni,
desiderio intenso vero,
l'umana fragilità,
ti prego,
fa santo ministero.


Mani che accolgono
subito ritornano
l'Amore
che l'han trafitte.


Mani che consolano,
materne raccolgono
lacrime
che le lavano.


Mani che rialzano,
fraterne non lasciano
chi cade
e le cerca.


Mani che faticano,
povere servono
il bisogno
che le attende.


Mani che perdonano,
paterne non giudicano
il peccatore
che le stringe.


Mani che guariscono,
delicate curano
la sofferenza
c'han fatto propria.


Mani che accarezzano
e sollievo danno
alla ferita
che non possono toccare.


Mani che proteggono,
e custodiscono
il debole
triste, dimenticato.


Mani che invocano,
da padroni non fanno,
lo Spirito
che le usa.


Mani che liberano,
e non trattengono
la grazia
che le santifica.


Mani che inviano,
decise rincuorano
l'apostolo
che le bacia.


Mani che benedicono,
umane e divine,
umili e pie,
Cuore Sacro,
ti prego,
le Tue siano mie.


(Chiesa di Raggiolo - Arezzo - 15.07.2017)
OMELIA

15° Domenica A – 16.07.2017

Chi è dedito al lavoro nei campi sa che quattro sono i fattori  che possono incidere su una buona annata e fanno sperare in un risultato abbondante: chi lavora, la semente che getta, il terreno che l’accoglie, e pure il tempo.
Nella breve parabola che Gesù racconta, applica questi fattori al regno, alla vita dei discepoli. La “buona notizia” la si coglie soprattutto in due fattori sui quali ci soffermiamo. Gli altri sono affidati alla… Provvidenza che non si ferma.

Ciò che mi garantisce una buona stagione è il “seminatore” con il suo indefesso, instancabile lavoro. Sembrerebbe un irresponsabile, un incompetente, uno che spreca energie e risorse, uno che butta via. In realtà egli non è irresponsabile né distratto. Egli ha fiducia e tenta ogni terreno; non è avido, ma vuole valorizzare ogni pezzo di terra, ogni angolo del terreno. Quindi semina ovunque, sulla strada, sui sassi, tra le erbacce, come nel terreno propizio, con tenacia, fiducia, pazienza. a volte siamo tentati di lasciar perdere, di non sprecare forze, tempo, energie…quando siamo su terreni difficili, magari in casa nostra. A volte siamo noi stessi refrattari, eppure il “seminatore” continua. Non dovremo fare come lui? Seminare amore!

Il secondo fattore che fa di questa parabola una “buona notizia”, dopo il “seminatore” instancabile, è la qualità della semente che questi getta. E’ di prima qualità, tale da svilupparsi in ogni tipo di terreno ( se questo glielo consente!).Questa qualità sta nel fatto che il seme è Gesù stesso, la sua Parola, “uscita dalla mia bocca – dice Dio – e non ritornerà a me senza effetto, senza portare quel frutto per cui l’ho mandata” (cfr. 1° lettura).
Se tu semini bene, semini “qualità di vita” nel terrenocce ti è stato affidato, la tua esistenza e quella dei tuoi cari, anche se il terreno è ostico, il frutto verrà ( fatta salva la responsabilità di ognuno). Abbiamo a portata di mano una qualità sicura della vita, non uno scarto.

Questa “buona notizia” deve fare i conti con gli altri due fattori. Ma la Provvidenza saprà anche farsi carico del terreno e dissodarlo se necessario, prepararlo, come pure del tempo e del clima adatto (pioggia, neve, sole…), cioè della sua grazia. Il bene crescerà, il frutto verrà, abbondante, in una percentuale che ci sorprenderà.


sabato 1 luglio 2017

OMELIA
 
13° Domenica A – 02.07.2017

2Re 4,8-16 e Matteo 10,37-42

Commovente l’episodio narrato nella prima lettura e forti le parole di Gesù nel vangelo.
Entrambi sono “buona notizia” data a noi per la nostra vita.

“Una piccola stanza in muratura, un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere…”, magari anche un pezzo di pane – diremmo oggi un semplice bed&breakfast – questa bella attenzione e delicatezza nell’accogliere quest’ “uomo di Dio, un santo”, che di tanto in tanto passava presso quella coppia che non aveva figli, ma non mancava certamente di squisita ospitalità,e si onorava di riceverlo.
E poi, altra perla, non solo educazione, la riconoscenza di Eliseo – questo il suo nome – “Che cosa si può fare per lei, per loro?”.

Destano ammirazione l’accoglienza, fatta di tenerezza e delicatezza, di quei due e la bella sensibilità e riconoscenza di Eliseo. Il risultato di quest’opera buona, di questa fede ( infatti lo conoscono come uomo di dio quel viandante!), è una speciale benedizione ai due, una vita ritrovata. A questa coppia, povera perché senza figli, ecco la promessa  che si avvererà : “L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia”.
Quanto compiuto nel nome del Signore – “per causa mia”, dirà Gesù – sarà portatore di vita; non manca di benedizione, poiché Dio non si lascia vincere in generosità.

Le parole forti di Gesù, esigenti per i suoi – forse esagerate ai nostri orecchi, poiché non si può andare contro gli affetti più cari – non chiedono di non amare i propri familiari, ma di porre in Lui prima, per amarli meglio, il nostro amore: “chi ama il padre o la madre più di me, o prima di me, non è degno di me…”.

Non è facile, lo sappiamo bene. Questa è la “croce”, l’amore, non le disgrazie, l’amore che ti porta a dare tutto e fino in fondo. Chi si carica dell’amore e accetta di “perdere” la propria vita, di rimetterci, costui la vita la centra, la trova.

Non solo, ma ne fa un donagli altri: “chi accoglie voi – che vivete così, con questo grande amore – accoglie me, accoglie Dio, il Padre che mi ha mandato”.

Come fare, cosa fare?
“Una piccola stanza in muratura, un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere…”, attenzioni semplici; e Gesù, ancor di più: “un solo bicchiere di acqua fresca”…non sarà senza ricompensa, senza benedizione. Il vangelo in un bicchiere d’acqua fresca! Ve l’immaginate? Il bene a piccoli sorsi, come goccia ininterrotta che fa fiorire la terra, l’umanità, il regno di Dio.