PENSIERI
09 maggio
2014
Carissime/i,
mentre si scalda l’acqua ( mi faccio un
“buon” piatto di spaghetti al pesto!), prima di buttare la pasta, mi affretto a
buttar giù i sentimenti che sono in ebollizione nel mio cuore. Sono sicuro che,
nella vostra esperienza, saprete riservare loro una giusta cottura, un ottimo
condimento, la misura appropriata di sapienza e di comprensione.
Oggi mi sono regalato una giornata speciale
nella quale siete entrati tutti voi. Eravate con me…a Palus S.Marco!
A fronte della confusione, tanta e molteplice
che in questo tempo occupa la mente mia e l’animo (il fisico è altra cosa!)
quasi ad impedire la risurrezione, tale “uscita” mi ha aiutato ad alleggerire
questo peso che di più, paradossalmente, pesa su gli altri.
Nella tarda mattinata, ho potuto accogliere la
misericordia del Signore nell’abbraccio del Padre presso il Santuario della
Madonna dell’ Olmo a Thiene. Poi ho preso la strada verso il…campeggio!
Viaggiavo in solitaria, ma non ero solo. Voi, come vi ho detto eravate con me,
dentro di me, nei miei pensieri.
Le colline feltrine mi vennero presto incontro,
boschi e tanto verde. Poi ho deciso per la strada più lunga e goderci così
tutto il paesaggio che suggeriva tanta pace e bellezza.
Su per l’Agordino, poi Alleghe, e quindi, di
tornante il tornante, la salita al Passo Falzarego (mt. 2109). Pensavo di
quanti “tornanti” è fatta la nostra vita, il nostro stare insieme in famiglia,
nella comunità, impegnativi nello salire e pericolosi nel discendere. Per
fortuna c’è chi mette a servizio degli altri la propria esperienza! Grazie
quindi anche a voi!
Il panorama, ovunque mi giravo senza perder di vista
il tornante di turno, era meraviglioso: dal verde inteso a quello tenero dei
boschi, dalle cime innevate alle rocce imbiancate, da cumuli o tappeti di neve
sui prati, a chiazze di “asciutto”, per modo di dire, dove sbucavano crocchi e
fiori primaverili. Mi faceva un certa impressione, mi veniva il sorriso,
vedendo l’erba “moscia” appena lasciata dalla neve. Sembravano i capelli di chi
esce, ristorato e ben pulito dalla doccia! Senza preoccuparsi del fon. L’aria era assai fresca, il sole però caldo,
il cielo azzurro, qualche nuvola non guastava. E poi tanto, tanto, intenso
silenzio. Nessun anima viva, alcuni motociclisti, qualche mezzo della
manutenzione stradale (le abbondanti
nevicate hanno fatto parecchi danni, con rami e piante divelte,
smottamenti…) e poche auto, forse di qualche
“confusionato” come me. Prima di giungere Passo Falzarego ancora uno sguardo
al Civetta che lasciavo, alla Marmolada della mia adolescenza, e tanta roccia
addolcita dalla neve.
La neve è stata una visione stupenda, immensa, per
tutti noi, mentre la strada prendeva la
discesa verso Cortina. Non ve ne siete
accorti? A sinistra le imponenti Tofane (che io ho sempre ammirato da lontano),
e a destra una sconfinata distesa bianca sul Nuvolao (solo di nome!) e alle
Cinque Torri! Come non andare con nostalgia a quando, in tempi per me più
clementi, anche con i ragazzi del campeggio vi ci siamo recati. Ora ci mancano
i…mezzi! Contenere le spese non significa mortificare lo sguardo e il
desiderio!
Ho passato via in fretta Cortina. Non si addice a
me, forse nemmeno a voi (anche se, dopo tante fatiche casalinghe e
parrocchiali, una vacanza da vip ve la meritereste! Sarà in un altro mondo!).
Via, verso passo Tre Croci, il più povero e trascurato, per me il più ricco e
caro, luogo di affetti e di sudori, di sorrisi e di lamenti. Come non rivivere
ogni passo, ogni corsa per riprendere chi si smarriva o restava indietro. Non
c’era il sentiero che porta al Sorapiss ( il 217, con corde e scalette, e
soprattutto con il lago “azzurro” tanto amato!): tutto era neve. Ma presto ci
sarà chi ci traccerà nuovamente la via.
Di qui un salto a Misurina. Il lago, ancora in parte
ghiacciato. Meraviglia delle meraviglie! Una larga coppa di “granita”… da
gustare! E il Col del Varda, il
Cristallo, le tre Signore “Cime di Lavaredo”, anch’esse in bianco! Pur se la strada
è per qualche metro scivolata via, vale la pena osare per vedere un tale
spettacolo. Di emozione in emozione.
Era ora discendere a Palus S.Marco. Di fronte ecco
la parete regale del trono di Dio, il Sorapiss.
Ho cercato di puntare l’occhio (il cuore c‘era già
arrivato!) per individuare il Rif. Vandelli, il più familiare! Con sorpresa
gioiosa m’hanno accolto i nostri amici del ranch. Stanno bene, la nonna Rita
compie 80 anni, il genitori lavorano, Roberto e con la giovane sposa e il pupo,
sono l’avvenire. Ci siamo raccontati, brevemente, un anno di disgrazie. A loro
la neve, anche dopo Pasqua, ha fatto molti danni e messo in ginocchio con i
servizi essenziali (comunicazioni, luce, gas, persino acqua!) saltati.
Ho intravisto il “nostro” amato campo, e tutte le
corse i giochi, i salti, i bei pensieri, le grida, il buon cibo, le veglie… che
prenderanno il posto della neve che ancora lo copre in parte. Ho visto bene
ognuna e ognuno di voi, carissime/i, animatrici/tori, cuoche e collaboratori di
campo, vecchi e nuovi, con i vostri doni e il vostro entusiasmo; c’era anche
chi, come Sandra e Corrado, sono nell’impossibilità di essere fisicamente tra
noi, ma non senza il cuore chiamato ad altra animazione”. Era un’ “uscita”
comunitaria la nostra! L’anteprima di “fuori di tenda!”
Prima di lasciar il ranch per il ritorno a casa ho
fissato le camere per le nostre donne bisognose di una custodia sicura; e, in
obbedienza a voi, una anche per me. Sapete? Penso che un po’ della confusione
che mi ha spinto ad “uscire” dipenda dalla mia difficoltà, forse mancanza di
volontà, ad “obbedire”. Obbedire alla vita, a Gesù, alla sua parola e chi mi
vuol bene. E poiché anch’io ve ne voglio, mi riprometto di esservi
“obbediente”…
Ecco ora l’acqua bolle, getto la pasta… E il primo
piatto del campeggio servito!
E per secondo ?
Lo prepariamo e lo consumiamo insieme:
- una bella porzione di coraggio (“rischiamo il
coraggio!” diceva don Luigi Verdi). Conosciamo i nostri limiti, sappiamo della
vivacità dei ragazzi, anche quelli più “difficili”, accettiamo il tempo che farà,
proponiamo passi belli e impegnativi, facciamo del bene….
- un abbondante contorno di amicizia (“liberare
l’amicizia”! ancora don Luigi Verdi). Amicizia tra di noi, così diversi per
carattere e sensibilità ma non privi di questa; amicizia che non cede alle
crepe e scossoni, cemento della vita comunitaria, in campeggio, ovunque nel
servizio, nei gruppi…
- una dolce passione per la vita (“abitare la vita!”
sempre don Luigi Verdi). Vita è la realtà delle piccole cose, dei piccoli
gesti, dei semi di bontà che
consideriamo “buttati” e invece sono posti con amore nel solco della
quotidianità che non sempre è decisa e programmata da noi ma è scelta da coloro
che ci sono affidati, in casa e fuori…
La cena è pronta. Non posso più aspettare.
Altrimenti la pasta si fa “scotta” e anche il secondo non è più appetitoso. Ma
poiché l’avete preparata con me e per me, mi “gusta” molto. Grazie!
Il maestro di tavola che è Gesù ci serve tutti!
Don Francesco, “fuori di …tenda!” ma con voi nel
cuore!