lunedì 23 maggio 2022

 BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia

6°Domenica di Pasqua C – 22/05/2022

Giovanni 14,23-29

Una mente umile, che sa riconoscere con gratitudine la verità, e un cuore caldo, appassionato, innamorato, che dà spazio alla carità, sono le coordinate della vita cristiana, il binario che lo Spirito Santo tiene insieme perché possiamo percorrere la via di Gesù e avere la sua vita in abbondanza, com’egli desidera che sia. Una mente che aderisce alla verità che è Gesù e che ama con Lui e come Lui sono opera in noi dello Spirito Suo. L’ha promesso: “Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Insegnare e ricordare. E’ quello che fa lo Spirito Santo nei nostri cuori. Ci aiuta a comprendere sempre più pienamente il Vangelo, ad accoglierlo nella nostra esistenza e a renderlo vivo e operante con la testimonianza. Nella lingua originale greca, il termine “Paraclito” sta a significare colui che si pone accanto, per sostenere e consolare. Gesù ritorna al Padre, ma continua ad istruire e animare i suoi discepoli mediante l’azione dello Spirito Santo.

Insegnare e ricordare. Vale la pena soffermarci su questi verbi, sulle azioni che indicano.

“Insegnare” non vuol dire semplicemente trasmettere delle conoscenze, dare delle nozioni, far apprendere qualcosa che è ostico, difficile, comprendere. E’ molto di più! Per me significa anche “lasciare il segno”, qualcosa, magari, che non può più ritornare ad essere come prima. E questo in senso bello, ma purtroppo accade anche in senso negativo. Un incontro, un’esperienza, un evento, lieto o triste, una parola, anche degli errori…lasciano un segno, ti cambiano. Ora, lo Spirito Santo compie questa trasformazione in noi, in me. Mi segna, mi cambia, mi fa altro, anche se io, sul momento, non me ne accorgo, e non è violenza. Una luce nuova che si accende e mi fa vedere il mondo, la vita, gli avvenimenti in modo totalmente nuovo, e soprattutto ogni cosa abitata da Gesù, il Risorto. Il segno lasciato non è esteriore, superficiale, come certi graffi che in qualche modo si possono coprire, o camuffare. E’ un segno dentro di me, è in-segnare, l’opera dello Spirito Santo. Una mente nuova, una coscienza nuova, un sapere diverso. Lo Spirito, effuso in noi con i sacramenti del Battesimo e della Cresima, vive nei Sacramenti dell’Eucaristia e confessione, incontro con Cristo Gesù, agisce nella nostra vita. Lui ci guida nel modo di pensare, di agire, di distinguere che cosa è bene e che cosa è male. Ci fa liberi dai legami mondani rappresentati dalle nostre vedute che spesso appesantiscono il cammino di fede, e ci mette in docile ascolto della Parola del Signore.

“Ricordare” è riportare al cuore la verità, appassionarsi ad essa, innamorarsi di essa, vivere per essa. Lo Spirito accende d’amore il nostro cuore per il bene, per il bello, per quanto è buono e nobile in questa esistenza; e il mio di credente, per Gesù. E mi aiuta a praticare la carità di Gesù, il suo donarsi agli altri. Se una cosa, una volta che mi ha segnato rimane per sempre, non posso più cambiarla, il “ri-cordare”, invece, significa che l’amore va continuamente ri-portato al cuore perché ci sono cose, atteggiamenti, situazioni, che me lo vogliono rubare, portar via il cuore.

Segno della presenza e azione dello Spirito Santo è la pace che Gesù dona ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. La pace è il risultato di un’azione di chimica spirituale: luce alla mia mente e calore al mio cuore. Luce e calore dallo Spirito! Si ottiene da un laboratorio unico: sull’altare, dall’Eucaristia, dal corpo e sangue di Gesù!

 

lunedì 2 maggio 2022

BRICIOLE di PAROLA nell'omelia...

 

3° Domenica di Pasqua c – 01.05.2022

Giovani 21,1-19

Pietro che si è buttato in acqua appena ha riconosciuto, grazie a Giovanni, che Gesù era lì. E noi vogliamo immergerci nella gioia di questo incontro perché Gesù chiama, Gesù sorprende, Gesù ama!

Gesù chiama. L’aveva già chiamato, Pietro, un giorno, sulle rive del lago di Galilea. Lo aveva chiamato a lasciare il mestiere di pescatore per diventare pescatore di uomini Ora, nonostante l’annuncio della risurrezione del Maestro  Pietro torna alla vita di prima: “Io vado a pescare”, dice. E gli altri discepoli non sono da meno: “Veniamo anche noi con te”. Sembrano fare un passo indietro: la sofferenza, la delusione, il peso del tradimento,  sono una pietra difficile da rimuovere nel cuore dei discepoli.

Anche per noi, davanti alle esperienze di fallimento, di dolore e persino del fatto che le cose non risultino come si sperava è forte la tentazione di mollare tutto e tornare alle cose di prima.

Ma proprio lì, nel fallimento di Pietro, arriva Gesù, e ricomincia da capo. Non aspetta di incontrarsi con persone senza problemi, senza delusioni, senza peccati o limitazioni. Il Signore non si stanca di chiamare. È la forza dell’Amore che sa ricominciare. Dall’alba, ove usciamo dalla notte, al giorno pieno!

Gesù sorprende, perché chiama a realizzare cose con risultanti sorprendenti, insieme a Lui: una pesca abbondante. Ridà fiducia ai discepoli, spronandoli e benedicendo la loro fatica.  Egli ha a cuore questa nostra vita, anche quando siamo sconsolati, abbiamo paura, e dubitiamo di poter raccogliere o pescare qualcosa di buono che ci faccia sentire utili e vivi.

Gesù chiama, Gesù sorprende perché Gesù ama. Chiede a Pietro: “Mi ami?”. Pietro risponde, ma abbassa l’asticella. “Sì, ti voglio bene”, e, alla fine Gesù si adegua alla capacità, accetta la misura di amore di Pietro, misura che crescerà. Che bello! Amare, come insegna Gesù, significa credere che l’altro, cioè l’amore che mi è corrisposto, crescerà, diventerà più grande. Così  il Signore ci, mi ama. Accettando quello che ora sono in grado di dargli.

Chiamati, sorpresi, amati e amanti : eccoci risorti!

(cfr Papa Francesco)