2° Quaresima C –21.02.2016
- Genesi 15, 5-18
- Luca 9,28-36
Nella prima domenica di Quaresima abbiamo incontrato
Gesù nella sua condizione umana, nella sua umanità come la nostra, tentato dal
demonio nel deserto e durante la sua vita, in questa seconda domenica il
vangelo che ci viene donato, quello della trasfigurazione di Gesù, ci porta su
un monte - poiché il nostro cammino non
è solo un trascinarsi su vie impervie - a confessare che in quella carne
mortale, in quella umanità che conosce prove e debolezze, vi era e vi è la
gloria.
Vi è luce in ogni carne mortale, in ogni umanità.
Nella propria e in quella degli altri.
Questa scoperta, avviene nella preghiera, che non muta
Dio, ma trasforma noi e ci porta a dire di sì a Lui.
E’ nei suoi desideri fare un’alleanza con noi, è volontà
sua stringere una particolare amicizia, vicinanza con gli noi affinché ne
abbiamo beneficio e vita.
La prima lettura ci parla di questo impegno che Dio prende
unilateralmente descrivendo la stipula di tale alleanza secondo le modalità del
tempo che prevedeva l’uccisione di animali mentre i contraenti il patto vi
passavano in mezzo come a dire che se non fossero stati fedeli avvenisse loro
quella sorte. Nella narrazione qui fatta, solamente Dio, nell’immagine di un
fuoco, s’impegna in tal modo. Lui promette così: anche se tu potrai non essermi
fedele io, invece lo sarò. Misericordia è fedeltà a fronte di ogni debolezza e
tradimento.
Questa è la gloria che Dio pone in una carne umana, in
quella di Gesù – suo figlio, l’eletto – come anche in ciascuno di noi per
partecipazione al mistero di Gesù; e di questa diventano testimoni ma anche
portatori i discepoli suoi.
Su quel monte di cui parla il vangelo il volto di Gesù
cambio d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Misteriosa
descrizione della gloria che stordisce quei discepoli. Ma anche immagine della
misericordia che si rivela e che troverà conferma poi nella vita concreta di
Gesù.
Infatti misericordia è mostrare il volto di Dio che è
amorevolezza, tenerezza, bellezza; è fare della nostra umanità, la povera e
provata umanità, la veste bella che Dio
ha assunto per essere il Dio con noi.
Cambiare l’aspetto del nostro volto non è un’opera di
restauro su segni dell’età che passa, fare lifting e aggiustamenti vari; una
veste candida e sfolgorante non è indossare l’abito alla moda o sontuoso. E’
lasciare che traspaia sul nostro volto, nei gesti, nella concretezza della
vita, la bontà misericordiosa del nostro Dio,
come era in Gesù. Questa rivelazione si manifesta nella carità, nel dono
totale di sé.
Sì, misericordia è lasciare intravedere tale mistero di
Dio in noi. E’ pure vedere così l’altro, chi ci sta davanti nel suo vero
“volto”, nella sua identità profonda, nel segreto che lo costituisce e che a
noi è insondabile.
Forse abbiamo bisogno che anche i nostri occhi subiscano
una trasfigurazione fino ad essere capaci di leggere ciò che di solito non
vediamo.Può essere la nostra conversione.
Nel deserto, nella prova e tentazione, sul monte, nella
luce e nello stupore, la misericordia ci è data per il nostro cammino. “Questi
è il Figlio mio, l’eletto – dice Dio – ascoltatelo”.