OMELIA
4° di Pasqua C – 17.04.2016
- Giovanni 10,27-30
“La mia voce, la mia mano!”. E’ misericordia!
Che cosa cerco in chi mi ama? che cosa desidero da
chi mi vuol bene?
La dolcezza e la sicurezza! Io le trovo in Gesù e in
chi mi ama come Gesù!
Egli, il risorto, il vivente, è qui! Raggiunge i
suoi che, rassegnati, erano andati a pescare per andare avanti, benedice la
loro fatica, mostrando premura li convoca a mangiare attorno a sé, e riserva a
Pietro, che l’aveva rinnegato, un nuovo incarico di grande fiducia: “tu
pascerai il mio gregge, ti prenderai cura delle mie pecore”. In quale modo e
con quale cuore questo avverrà, lo intuiamo dalle parole del vangelo di oggi
tratte dalla similitudine del buon pastore, del bel pastore che Gesù è.
In queste poche parole io scorgo quello che cerco e
desidero trovare in chi mi vuol bene. Ecco perché mi affido a Lui. e di
riflesso vorrei poter anch’io, nel
ministero che svolgo in nome di Gesù – ma potrebbe essere per ciascuno
di noi nella propria vocazione – manifestare questa singolare misericordia, un cuore
ricco di tenerezza verso gli altri. Dicevo: la dolcezza e la sicurezza, offrire
dolcezza, un affetto caldo, tenero, e dare
sicurezza, un amore forte che difende e protegge.
La voce e la mano. Così si esprime la misericordia!
Provate a riandare con la memoria al vostro primo
incontro, agli sguardi che si sono incrociati, ai convenevoli che vi siete
scambiati, alle parole che vi siete detti (se le ricordate!)… Io penso, non
sbaglio di molto, se dico che un effetto forte, tutto particolare, quello che
vi ha preso il cuore, è stato il modo con cui si è rivolto a voi, il tono
usato, la voce. La voce vi ha ammaliato, affascinato, calda, dolce sicura,
anche semplicemente educata e rispettosa…le parole, magari non le ricordate, ma
il suono, il tono, la musica, di quella voce ancora vivo. Certo la voce può
essere ingannevole. Ma questo, purtroppo succede tra noi. Ma è la voce rivela
quello che c’è nel cuore: commozione, aggressività, richiesta di aiuto,
simpatia…
Allora io mi alleno ad ascoltare la voce del
Pastore, sapendo che non può che dirmi cose buone, mi piace riudirla più volte,
le cose mele faccio ripetere, non perché non ci credo o non sono d’accordo ma
perché la voce mi riempie il cuore. “Parla, Signore; dimmi quello che vuoi, ma
parlami. Io ti ascolto”.
“Quante volte te lo devo dire?” “Tutte le volte che
voglio ascoltare la tua voce”.
Poi l’ascolto diventa familiarità stretta, intima,
sequela. Alla fine la voce mi conquista davvero. Come vorrei che così fosse
anche il mio dire, la mia voce, presso di voi e il mio ascoltare la vostra
voce!
E poi la mano. “Nessuno può rapire dalla mia mano
coloro che il Padre mi ha dato”. E’ la sicurezza di cui ho bisogno presso
chi mi ha a cuore e che, anche qui, pure io vorrei garantire a chi amo. “Ti ho
dato e ti ho preso nella mia mano; siamo sicuri l’uno nell’altro”.
Il Pastore, poi, che del Padre è l’immagine vivente,
è una sicurezza certa dal momento che è disposto, e l’ha dimostrato, a dare la
vita per noi. La sicurezza è la condizione di vita che ovunque vorremmo oggi,
talvolta anche rinunciando alla dolcezza che giudichiamo magari debolezza,
ingenuità, ma alla sicurezza no: nel lavoro, nella famiglia, nella casa, nelle
relazioni, nei nostri risparmi, nella salute, nel presente e nel domani… La
sicurezza soprattutto e in tutto. Anche nei programmi di vario genere. Per
carità, non è da buttare o trascurare. Ma Colui che mi dà quella vera, che
persino alla morte la fa, è Lui, Gesù, il Pastore forte perché dolce, giusto
perché misericordioso, misericordioso perché ai suoi occhi divento giusto vale
a dire degno di amore pur con i miei errori, debolezze e cattiverie.
Carissimi nella voce e nella mano è la nostra
salvezza! La bellezza delle nostra vita!