mercoledì 10 giugno 2015

OMELIA


Corpus Domini – 07.06.2015

- Esodo  24, 3-8
- Ebrei 9,11-15
- Marco 14, 12-16.22-26

Nel cuore e nella mente di Dio c’è un grande desiderio: “sposare” l’umanità”, comunicare la sua vita, stringere un’alleanza, un “matrimonio” con noi. la realizzazione avviene con l’Incarnazione. Per questo il Figlio di Dio in Gesù prende carne umana e si fa uno di noi.
Gesù, a sua volta, conferma questa volontà di protrarre tale alleanza, comunione e comunicazione di vita, facendosi pane, cibo a noi.

La condivisone del cibo era una modalità per contrarre legami profondi e che impegnavano le parti. Non solo, anche il sangue entrava come elemento nella stipula della relazione e sanciva il legame come alleanza che non si poteva più infrangere.
Dio segue questa consuetudine o linguaggio degli uomini per legarsi a noi.

Dapprima con il sacrificio di animali e il loro sangue (è quello che racconta la prima lettura narrando di Mosè e del popolo d’Israele); e poi con il suo stesso sacrificio e sangue nella persona di Gesù.
Corpo e sangue di Gesù garantiscono un’alleanza, un legame, un matrimonio che non ha fine. E se anche noi, da parte nostra, continuiamo ad essere inadempienti, Dio ci assicura che non verrà mai meno la sua fedeltà; e questo legame continuerà ad offrirci salvezza, cioè amore, perdono, misericordia, pienezza di vita.

Miei cari, questa alleanza si rinnova, ci viene confermata ogni domenica quando celebriamo la Messa.
Non è una formalità, ma un rinnovato dono che ci viene offerto.
Ritroviamo lo stupore davanti ad esso che rende vivo il nostro legame con Dio, e di conseguenza con i fratelli, perché questa alleanza ci chiede di accogliere, amare e dare la vita per gli altri.

Nella parola ascoltata è ripetuta l’immagine del sangue come veicolo di questa comunione tra Dio e noi.
Ci può fare impressione legata all’Eucaristia, ma è l’immagine di un sangue donato che fa vivere, che splende dell’amore di Dio.Tra Dio e noi c’è un matrimonio che costa sangue.

Pensate un po’. Voi, ne avete esperienza di un matrimonio che costa sangue?
E’ sangue succhiato? Quando ci lamentiamo degli altri,della situazione insopportabile…
E’ sangue donato? Quando diamo tutto di noi, vita, morte, per tener viva un’alleanza che si era detta e promessa di amore…

Siamo qui la domenica a nutrirci dell’alleanza di Dio in quel pane e vino che sono il corpo e il sangue di Gesù; a fortificare la nostra alleanza reciproca, il legame sponsale o fraterno che sia, di cui è fatta l’umanità chiamata a crescere sempre più fino secondo il desiderio e il progetto di Dio.
No, non è inutile l’Eucaristia, venire alla Messa, l’essere qui la domenica. La promessa, il dono di Dio che è Gesù ci mantiene vivi nel nostro cammino.



OMELIA


SS. Trinità B – 31.05.2015

In questa liturgia, più che dire qualcosa su Dio e di Dio, del suo mistero, Trinità di Dio, o meglio Triunità, di cui si celebra la festa, abbiamo l’umiltà di riconoscere che noi siamo, per grande benevolenza divina, immersi in questo mistero. Siamo partecipi della vita di Dio che ci viene comunicata e che noi possiamo, per il momento sperimentarne in parte la verità, nella nostra limitata esperienza terrena.

Tutto ci parla di Dio, l’universo, la storia, il cuore, le belle passioni che coltiviamo, in primis l’amore. Questi non è un prodotto che ci diamo da noi stessi, ma sintomo, espressione della presenza di Dio, della ricchezza, della varietà e diversità di manifestazioni con cui egli si comunica a noi.

Se ci diciamo credenti diamo spazio a Dio, ma se siamo amanti come Gesù ci ha insegnato Dio già ci abita e noi siamo immersi in Lui, in Lui siamo “battezzati”. Tramite di questa presenza di Dio e in Dio è lo Spirito stesso di Dio, lo Spirito santo che Gesù appunto, il Figlio di Dio fattosi uomo, ha fatto sì che sia effuso anche su di noi e in noi.

E’ desiderio, volontà, comando di Gesù che tutti gli uomini, tutti i popoli siano “battezzati”, cioè vivano la loro storia e vicende immersi nell’amore di Dio Trinità, poiché questo è il nome di Dio: amore di Padre ( e di madre), amore di Figlio (e fratello nostro), amore che è lo Spirito santo. Non c’è niente della nostra piccola storia persona o familiare che sia fuori di questo amore.

In questa immersione che è la nostra vita noi vi siamo con due sentimenti, e di conseguenza atteggiamenti, che appaiono contraddittori, ma che ci dicono che tale condizione è dono e non conquista o merito nostro.

Il primo, che è totalmente nostro e di cui non ci vergogniamo né per il quale ci scoraggiamo ma, piuttosto, ci facciamo umili anche nelle nostre certezze, se mai ne avessimo, né fondamentalisti nell’esprimere le nostre convinzioni, è che in noi trova spazio e rimane il dubbio, come lo era per i discepoli di Gesù. Non pretendiamo di essere senza momenti di incertezza anche se ci è dato di sperimentare che sì, il Signore è risorto, ed è vivo. Vivere troppo convinti di avere visto giusto ci può far diventare duri, inflessibili, anche arroganti detentori della verità.

Vivere invece amanti come ci insegna il vangelo ci predispone a cogliere l’altro atteggiamento che ci viene dalla promessa di Gesù con cui si chiude il racconto di Matteo: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. E’ un atteggiamento di riconoscenza, di gioia, di fiducia che ci accompagna più forte dei nostri dubbi. Immersi nell’amore, “battezzati nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo”, possiamo andare – come incoraggia Gesù -  anche tra dubbio e fiducia ad annunciare la bella notizia dell’amore di Dio; la bella notizia che siamo figli di Dio, come ricorda Paolo ai cristiani di Roma e a tutti noi.

Questa nostra preghiera oggi che facciamo unendoci a Gesù nell’Eucaristia  non ci porta conoscere qualcosa di più di Dio, qualcosa di più di noi creati ad immagine e somiglianza della Trinità che è relazione di amore; ci porta ad essere stupiti e grati perché noi sue creature e figli, siamo portai alla pienezza della vita che tanto ci è cara. La nostra preghiera è stupore e lode, la nostra vita è benedizione per noi e per quanti sono con noi.




BRICIOLE di VITA

... dal bollettino parrocchiale - Giugno 2015



TEMPO ESTIVO

Matura in fretta
l’estate che viene,
carica d’emozioni;
eran bianchi fiori,
poi verdi gemme,
ora rossi frutti,
e dolci ispirazioni;
dan colore e sapore,
grida, salti, sorrisi
a casa, mari e monti
non siam lontani o divisi
Riposano le membra,
si fa leggero il cuore,
il caro tempo estivo
è bel clima d’amore.


Carissimi tutti,
                          i “bianchi fiori”, ora diventati “rossi frutti, annunciano che non c’è germoglio che non giunga a maturazione. Così la primavera, che ancora sembra dipendere da variazione di tempo, non tradisce e apre le porte alla prossima “estate che viene”. Già è una bella lezione a confidare nella fioritura di gesti buoni e belli, mentre tante volte siamo tentati di dubitare e di ritenere che non servano a nulla.
La stagione della propria vita che ognuno ha davanti a sé, giovane o meno, piccoli o anziani che siamo, si presenta “carica di emozioni” poiché lo Spirito abita e fa fiorire ogni età di “dolci ispirazioni”. Ci auguriamo e ci aiutiamo ad accoglierle ovunque andiamo o stiamo, non sentendoci mai “lontani o divisi” tra noi.  Nelle nostre case, nelle famiglie, nel paese, nella stessa comunità cristiana siamo vicini gli uni agli altri  con discrezione, con umiltà, senza imporre nulla, nemmeno la nostra generosità. E siamo felici che ognuno produca il frutto per cui ci è stato posto a fianco; siamo fiduciosi del bene che ci offre; siamo grati che la sua presenza ci sia stata data “per far festa”.
“Festa”, bellissima questa parola che non è confusione e stordimento, baldoria e spesso vuoto, ma la letizia, la gioia che in cui “riposano le membra” di chi tanto s’affatica; il meteo che “fa leggero il cuore”, bisognoso di respiro e di una carezza. Che il tempo estivo, bello o brutto, pioggia o sole, non sia né torrido né burrascoso, sia per tutti solamente un gran bel clima d’amore. Buone vacanze! Tempo estivo, tempo…festivo!
don Francesco