lunedì 27 febbraio 2023

 BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia

Domenica 1° Quaresima A – 26/02/2023

Matteo 4,1-11

Siamo stati creati per abitare un giardino, e siamo finiti in un deserto! Dal giardino al deserto! Non è un allarme ecologista. E’ molto di più. Si potrà mai tornare indietro? No, assolutamente. Ma si può andare avanti, sopravvivere, di più, vivere nel deserto, grazie all’amore di chi non ci abbandona, Dio, e si può uscire dal deserto superando prove e tentazioni.

Il deserto,  immagine di tanta nostra esistenza, non è comunque un luogo maledetto, ma un luogo di passaggio e di formazione. Lo è stato per il popolo d’Israele che a lungo ha vagato nel deserto venendo via dalla schiavitù d’Egitto. Si è purificato, formato, ha conosciuto meglio se stesso e Dio.

Anche Gesù “fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo”, cioè colui che del giardino dell’umanità ha voluto appunto fare terra bruciata. Perché Gesù vive questa esperienza? E’ venuto a rifare l’umanità, a darle salvezza, a rivelarle che Dio, amore, non aveva mai voluto ingannare gli uomini, ma solamente offrire loro il bene più grande, la vita vera. E da dove comincia? Da dove siamo finiti: dal deserto, con tutte le sue prove e tentazioni.

Le tentazioni a cui Gesù, Figlio di Dio e fratello nostro, non sfugge, anzi quasi se le cerca volendo vincerle docile allo Spirito e fedele al Padre, richiamano quella scelta che ci può portare in salvo, o purtroppo cedere alla sconfitta. La tentazione  più subdola è quella di sfidare e rivoltare contro Gesù, e quindi contro di noi, che vorremmo seguirlo, chi Egli è: “Se sei figlio di Dio”; o citando la stessa parola di Dio che nella prova garantisce il suo soccorso: “Buttati giù, vedrai che verranno a salvarti”. Non poteva esserci affronto più grave, vergognoso, nei confronti di Colui che era ed è davvero il Figlio di Dio dato a noi, la Parola di Dio vivente. Gesù non dialoga con il menzognero, gli risponde per le rime, e poi lo caccia: “Vattene, Satana!”.

Dobbiamo sapere che il pericolo maggiore di questo avversario di Dio, che non è un mito, un simbolo, ma un essere spirituale, una creatura che si è ribellata al piano di Dio, è il peccato. Non sono le azioni straordinarie che dobbiamo temere, rare ma presenti in coloro che sono davvero tribolati a causa di queste; è il peccato, il pericolo più grande, un’esistenza che dà credito e consegna il proprio cuore, la propria libertà, alle tentazioni che Satana in mille modi ci mette davanti con le loro suggestioni e fascino. Brevemente:

La tentazione del fai da te, la prima: “ti trovi affamato? pensa a te stesso”. Gesù dovrebbe usare il suo potere e sfamarsi da solo, dovrebbe pensare a se stesso. Anche noi. Ma Lui non vuole un’uscita dal deserto che sa di egoismo. La tentazione del prestigio, di chi conta sugli altri per far bella figura, un approfittare della propria posizione, per farsi superiore a tutti e persino arrivare a servirsi di Dio. Anche noi.  La tentazione del potere, per giunta cedendo a compromessi. Potremmo dire “vendendo l’anima al diavolo”, anche noi, pur di avere successo, ricchezza, e dominio su tutto e tutti.

Carissimi, ognuno ha le proprie tentazioni, non sempre le riconosciamo e così ci finiamo dentro. Ma Gesù è qui, con noi. E se degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”, nemmeno noi saremo lasciati soli.

domenica 19 febbraio 2023

 BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia

7° Domenica A – 19.02.2023

Matteo 5,38-48

Queste affermazioni di Gesù, che seguono quelle già impegnative di domenica scorsa, sono tanto sconvolgenti, quanto assurde. Qui raggiungiamo l’estremo, l’impossibile, e magari anche l’ingiustizia massima, per la mentalità e la sapienza di questo mondo, che è però stoltezza davanti a Dio, scrive oggi Paolo nella seconda lettura (cfr 1Cor 3,19). Non pretendo di riuscire a farvi mandar giù queste affermazioni, anche per me, umanamente, molto ostiche; rischiano di essermi pesanti, non sullo stomaco, ma sulla coscienza che onestamente riconosce che non sono alla sua portata.

“Occhio per occhio, dente per dente”: questa la legge antica per pareggiare i conti, o meglio, pareggiare il male che veniva compiuto. Invece no, dice Gesù; “ma io vi dico no!”, insiste il Maestro. Il male non si pareggia, mai! Al male si risponde con il bene, non solo con la pazienza nella speranza, spesso vana, tanto è incancrenito il cuore che pensa, vuole e fa il male, che si ravveda chi lo compie, e quasi si diverte ad infliggerlo. Penso, in particolare, alle violenze domestiche, fisiche e psichiche, morali, umiliazioni di vario genere che, purtroppo, si commettono in non poche famiglie. Possiamo augurarci che, prima poi, il violento si renda conto della malvagità delle sue parole, dei suoi atti. Non basta la panchina rossa!

La forza che può contrastare chi fa il male fino a farlo desistere, e magari il lupo diventa agnello, è l’amore. Anche se l’altro ne approfitta vergognosamente, anzi questa passività nel prenderle, che proprio passività non è ma dominio di sé e respingimento di ogni vendetta che scambiamo con giustizia, il fai da te, forse non smorzerà l’arroganza di chi ci aggredisce, ma mostra in noi il volto di Dio. A fronte di chi continua e non smette di fare il male, vogliamo essere figli di quel Padre che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, fa piovere sui giusti e gli ingiusti. Questa è la buona notizia!

Gesù non rinuncia, comunque, a mettere davanti a chi fa il male la malvagità di cui è preda. Quello che certamente possiamo fare per salvaguardare il bene soprattutto dei più deboli, di chi non può difendersi, è quanto dice il Signore già a Mosè: rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non sarai connivente con il suo peccato, le sue malefatte (cfr Levitico 19,17). L’indifferenza, il non sentire, il non vedere la cattiveria che viene compiuta, questa è sì un accentuare il male e incentivarlo; è esserne schiavi.

“No, non ci riesco. Non sono mica Gesù io”. Qui sta l’ errore, la nostra debolezza “Io non sono Gesù,  ma Gesù è in me!”. Lasciamo vivere Gesù in noi, e fermeremo la violenza, le guerre, l’odio, la vendetta, le liti… Di più. Non solo argineremo il male, ma faremo un passo in avanti e lo faremo fare al mondo. Non solo “no al male”, ma ancor di più “spazio al bene”, all’amore pieno, per essere “perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. Altra buona notizia. La perfezione in noi non è l’assenza di limiti, che possono diventare difetti, ma la pienezza di amore che impedisce ai limiti, difetti, di diventare autentiche cattiverie. Fare spazio al bene: “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”. E’ una strada di perdono, di libertà interiore, che non è da meno di quella esteriore. Parole scandalose, inaudite, che sembrano superare le nostre capacità umane. Un comando destinato a restare utopia. Facciamolo diventare un sogno, con buona volontà. Con la grazia di Dio, diverrà realtà. Saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano.

lunedì 13 febbraio 2023

 BRICIOLE  di PAROLA...nell'omelia

6° Domenica A – 12.02.2023

Matteo 5,17-37

 

Noi siamo sale della terra e luce del mondo! Così Gesù ci ha ricordato, domenica scorsa.

A noi la responsabilità di rimanere sapidi, sale buono, efficace nel suo servizio, e luce che non si nasconde, non per farci belli, ma per rendere gloria Dio, cioè far conoscere a tutti il Suo amore, e che tutti ne godano.

Oggi la parola del Vangelo scende nel dettaglio di questa azione benefica da portare nel mondo. Non dimenticando che Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Siracide 15,17).

 

Poiché la nostra esistenza è fatta di relazioni, di incontro con le realtà con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, di incontro con gli altri nostri simili, di incontro con Dio, che avviene se non rifuggiamo dai precedenti, siamo chiamati a fare delle scelte.  Essere sale della terra e luce del mondo, essere fedeli a quello che siamo, alla nostra identità, significa mettere in pratica la Parola che oggi ci viene rivolta con scelte controcorrente; con scelte che vanno in direzione opposta a quella a cui ci spinge, ci costringe, il mondo.

 

Cosa comporta una scelta controcorrente? Certamente non adeguarsi alla mentalità pagana che misconosce la dignità della vita, l’onore che va dato al prossimo, il rispetto delle persone. Stando a rilevazioni precise di Gesù su comportamenti che qualificano l’essere umano, il mondo, con la sua sapienza, ci indirizza a scelte di rabbia, di insulto e violenza; ad atteggiamenti che vedono nell’altro, donna o uomo, un oggetto di cui impossessarsi, rompendo quel rapporto di alleanza che fa presente Dio stesso;  a comportamenti di doppiezza, amara furbizia, che ingannano gli altri.

 

A cominciare dagli atteggiamenti più elementari, si va controcorrente quando ci si fa attenti al nostro parlare, alle parole con cui ci rivolgiamo agli altri anche in momenti di tensione; quando, mostrando falsità di chi non si assume la responsabilità di ciò che ha detto, non si minimizza: “che cosa vuoi che sia quello che ti ho detto; il titolo che ti ho dato, che ti ho gridato, forse te lo sei anche meritato, mi hai provocato, mi è scappato in momento di ira”; si va controcorrente quando non si infarcisce più il nostro linguaggio con un lessico diventato purtroppo familiare, nel senso che le parolacce ce le diciamo persino in famiglia. Si va controcorrente quando educhiamo, poi, il nostro sguardo, il nostro pensiero, a non farci padroni degli altri e dei loro sentimenti; quando siamo limpidi nel nostro dire, senza falsità alcuna, senza ricercare il proprio interesse, magari recando danno ad altri.

 

E non riteniamoci a posto nei riguardi di Dio, perché osserviamo esteriormente le cose che definiamo oneste e cristiane, esemplari esecutori di comportamenti di facciata, appunto per farci vedere o per vantare crediti davanti a Lui, disprezzando gli altri. “Se la vostra giustizia, la vostra santità non supererà quella degli scribi e farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. Impossibile fare meglio di costoro!

Piuttosto, quel “mai io vi dico” di Gesù non è un disprezzare o un abolire l’insegnamento della Legge; è, invece, uno sprone ad andare non in meglio nell’eseguire quanto prescritto, ma in profondità, cioè nel cuore, con il cuore; in quella stanza segreta, dirà Gesù tra qualche giorno, Mercoledì delle ceneri, inizio Quaresima, dove solo Dio vede ed entra, e solo da lì, dal cuore abitato da Lui, esce la parola buona, lo sguardo bello, la fedeltà vera, la sincerità che ama. Carissimi, non abbiate paura, fate come potete, “ma io vi dico” che Dio in voi può fare, e farà, molto di più!

 

 

 

lunedì 6 febbraio 2023

 BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia

5° Domenica A – 05.02.2023

Matteo, 5,13-16

Dobbiamo prendere atto del rischio di sprecare la nostra vita, di non sapere cosa farne. La si può buttare la vita per pigrizia, perché non ci va di prenderci delle responsabilità, ci si ripiega su noi stessi, si mette il proprio io davanti a tutti; riusciamo a non gustarla, e vorremmo, persino, rimetterla come cibo disgustoso. Si può spegnere la vita nostra perché la soffochiamo quando un po’ di  luce ci viene offerta.

Rendiamo conto, invece, della verità, buona notizia, che Gesù ci dà con le due immagini che usa per dirci la verità su di noi : “Voi siete il sale della terra…voi siete la luce del mondo”. La pienezza della vita, l’umanità nuova, rivelataci domenica scorsa nelle Beatitudini, sta nell’essere fedeli a questa identità; una vita che ci richiama la fedeltà di Dio.

Nella Bibbia il sale, infatti, è il segno dell’alleanza di Dio: “non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio”( Lev. 2,13).  Gesù ricorda ai suoi discepoli e a noi che con la nostra persona e con la nostra vita siamo oltre che beneficiari anche garanti di questa fedeltà di Dio. Molteplici, poi, sono le proprietà del sale per rendere efficace questa testimonianza: preserva dalla corruzione, si scioglie nella vita, le dà sapore, e in giusta dose alza la pressione di quel tanto che basta. Non più cristiani insipidi e di bassa pressione! Il mondo, ha bisogno, che noi siamo noi stessi, discepoli di Gesù, cristiani umili e autentici; saremo efficaci nel contrastare il male con il bene, con le opere buone, o meglio belle, come ancora riporta la parola di Gesù. Ma “se il sale impazzisce”, meritiamo il rifiuto e il disprezzo della gente.

“Voi siete la luce del mondo”. Il profeta, nella prima lettura (Isaia 58,7-10), precisa in che consiste questa luce, dov’è questa luce: nella carità verso i poveri, cioè: “nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti. E allora la tua luce sorgerà come l’aurora…; sarà l’inizio di una giornata, di una vita bella, un buon mattino per il mondo.

E poi nella mitezza, nella benevolenza, nel dire bene degli altri: “Se toglierai di  mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio,…se ti prendi a cuore chi è afflitto, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio”. Stavolta sarà giorno pieno, e persino la notte, i momenti di buio, saranno vinti. E tutti arriveranno a riconoscere l’amore di Dio e a rendergli gloria!

Sale e luce, noi siamo! Vogliamo scioglierci, come sale che scompare nel cibo e gli dà il giusto sapore, per cui la vita la si gode. Vogliamo non spegnerci, non nasconderci, per offrire luce che aiuta a vedere la giusta via e la bellezza della stessa vita. Essere sale e luce in mezzo agli altri perché anch’essi siano “beati” e felici perché, attraverso di noi, arrivano a gustare e vedere la bontà di Dio.