BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia
13° Domenica C- 26/06/2022
Luca 9,51-62 - Galati 5,1.13-18
Una buona notizia ci è data dalla Parola di stamattina. Paolo scrive: “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà!”. Paolo indica la libertà quale amore, vero bene, verso il prossimo; amore che ha la sua sorgente e guida in Dio: “camminate secondo lo Spirito e non sarete sotto regole, condizioni, mode, legami, catene imposte dalla mentalità del mondo”. Liberi! Diversamente finiremmo a farci del male, a distruggerci gli uni gli altri, anche nelle più belle relazioni, quali l’amicizia, le famiglie… Non possiamo negare l’ esperienza.
Nell’episodio narrato dal Vangelo, se con umiltà lo ascoltiamo, umiltà che è un inizio di libertà dalla nostra saccenza o sicurezza, riceviamo da Gesù, attraverso le risposte che dà ai tre, due dei quali gli avevano manifestato il desiderio di seguirlo, un’onesta chiarificazione al riguardo..
A colui che gli promette «Ti seguirò dovunque tu vada» . Gesù risponde che non avendo egli dimora fissa, dove posare il capo, non deve pensare di cercare una sistemazione, deve lasciare ogni prospettiva di comodità, qualsiasi interesse che non sia il Regno del Padre suo, e camminare con fiducia. Non si tratta di andare e vivere da sprovveduti, ma “levatevi dalla testa di cercare una sistemazione”, che spesso si rivela egoismo e chiusura agli altri. Incontro all’ignoto, con Gesù!
Al secondo che avanza una richiesta legittima, fondata sul comandamento di onorare il padre e la madre Gesù replica: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. Con queste parole, volutamente provocatorie, intende che anche le realtà più importanti, più buone e sante, come la famiglia, non devono rallentare, ostacolare, rimandare, impedire, la sua sequela. Le relazioni rischiano di diventare una gabbia quando ci trattengono. Se i legami ci incatenano vuol dire che non sono sani. Un legame fecondo lascia liberi. Lasciare gli affetti più cari per Lui non è tradirli, abbandonarli, ma arricchirli della Sua Grazia. Con prontezza!
Il terzo personaggio, che pone la condizione di tornare a salutare i suoi, si sente dire dal Maestro: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». Io qui vi ho visto, oltre al lasciare la ricerca della sistemazione del primo, oltre il distacco pronto dagli affetti cari come richiesto al secondo, un nuova distanza da prendere. Gesù invita a non voltarsi indietro, come chi, avendo messo mano all’aratro, si volge ossessivamente a guardare se il solco che ha tracciato è diritto o meno. Se ha fatto bene o no. La vita non è mai lineare, ma è fatta anche di pietre e di buche. Il problema non è non combinare guai, non commettere errori, e neanche andare dritti. Ma andare dietro Gesù, seguire lui anche per vie traverse e porte strette, pur con buche e cadute. Ma dietro di Lui!
Per essere capaci di fare questo occorre una libertà che fonda tutte le altre. Questa manca quando ci comportiamo come i samaritani che non vollero ricevere Gesù. Noi vogliamo permettergli di passare attraverso la nostra vita o preferiamo rifiutare la sua presenza nel nostro territorio? Gli diamo il pass per percorrere la nostra esistenza? Se lo facciamo con fiducia, vedrete!, lo pregheremo di fermarsi e di abitare con noi, uomini e donne liberi!