lunedì 26 settembre 2016

UNA TAVOLA D'AMORE IMBANDITA



Parrocchia S. Maria Assunta, Monteviale
Saluto alla Comunità
25.09.2016


Carissimi amici, 
diversamente dalla parabola che oggi  Gesù racconta (cfr Luca 16,19-31), io, povero, giunto alla vostra porta 17 anni fa, mi avete fatto entrare e accomodato alla vostra tavola ricca e imbandita.
Qui ho trovato un antipasto di fiducia, il pane buono dell’affetto, il vino frizzante della gioia, il piatto robusto del vostro impegno, il contorno di tante belle attenzioni, la dolcezza del sorriso, il gusto forte dell’amicizia, qualche lacrima di cordiale, la salutare correzione fraterna, con l’aggiunta, da portare sempre con sé, di una incoraggiante  confidenza. Insomma un pranzo completo e abbondante! Con tante calorie per non sentire freddo e solitudine. Grazie di cuore. E tutto offerto dalla vostra bella ospitalità e familiarità. Voi, ricchi, avete fatto posto a me, povero, nel vostro cuore, nella vostra casa, alla vostra tavola.  Non siete stati come il ricco della parabola, che  troppo tardi si è accorto di aver sbagliato pensando solamente a se stesso. Grazie, grazie.
Grazie soprattutto perché con voi alla tavola del Signore ho condiviso la sua Parola, gustandola, quasi divertendomi, mentre la spezzettavo con voi e per voi ogni domenica; ho condiviso il Pane vivo, la carne del Figlio di Dio, l’Eucaristia, nella sua umanità, mentre, a mia volta, immeritatamente, sono stato nutrito dalla vostra umanità, dalla vostra carne, che segnata spesso da ferite, pulsava di amore e dolore; e così ho condiviso lo Spirito di consolazione e di forza che il Padre dà a tutti i suoi figli!
Non abbiamo, comunque, ancora finito di mangiare e nutrirci  di tante cose buone, le sole che fanno bene. Anche se ora il posto a tavola cambia, non mancheremo di sentirci partecipi della medesima festa che è anticipo di quella del cielo. Grazie, infinitamente, allora, per prima cosa.

E poi vi chiedo scusa, carissimi, se a questa tavola, come bambino capriccioso, non sempre mi sono comportato bene. Vi chiedo scusa delle mie distrazioni, dimenticanze, esagerazioni o irruenze, della mancanza di galateo che, alla scuola di Gesù è molto di più delle buone maniere. E’ amore che mette gli altri davanti a sé, li fa sedere al primo posto, soprattutto chi arriva o è considerato ultimo.  Conto sul vostro perdono.
Grazie della pazienza e della misericordia che mi avete dato e insegnato perché non dimentichi che altri sempre nuovi poveri arrivano alla porta, porta che deve rimanere aperta e accogliente.

Carissimi, ora, però, è il momento di alzarci da tavola, ben rifocillati e saziati dai doni che vengono dal Signore e dalla bella  reciproca confidenza. Ora andiamo a saziare altri; altri che incontreremo, i nostri cari ogni giorno, e tutte le persone bisognose di affetto, stima, incoraggiamento, medicamenti, e consolazione.
Non manchi mai nel vostro andare, ed è l’incoraggiamento fraterno che vi lascio, il gusto pieno della vita bella, buona e felice, pur se a volte lo stesso gusto abbia un che di aspro, quasi qualcosa di fin troppo acerbo. Anche ciò che capita di sentire come cibo amaro, si tramuterà in dolcezza, e quanto è duro da digerire, quali sofferenze, torti, incomprensioni, tristezza, si tramuterà, con l’aiuto del Signore, in occasioni di misericordia e quindi in tenerezza.

Vi auguro e vi incoraggio affinché abbiate il sapore della fede, il condimento della speranza, il cibo sostanzioso della carità.
Fede è credere che c’è qualcuno che vi vuol bene, Dio, che vi  ama,  e di voi, come lo era di Gesù, il prediletto, si compiace; speranza è vedere il bene attorno a voi in tutti e prendere coraggio; carità è compiere il bene ovunque e portare gioia. Con tale energia spirituale ci alziamo da tavola per andare a portare mediante la vita il vangelo, la bella notizia che Gesù è risorto, è vivente, e noi lo siamo con lui. E’ questa la ragione profonda della serenità che abbiamo in cuore, dell’impegno fiducioso e generoso nel dare tempo e forze a cercare un mondo migliore dove è piacevole stare, un’ umanità nuova come il Padre la desidera per la nostra felicità, che un giorno sarà piena.

Mentre ci avviamo per la strada ove ci conduce il progetto di Dio, ci sentiamo uniti, io a voi e voi a me, nel ricordo, nella preghiera, nella lode, nel rendere grazie, nell’invocare benedizione  e aiuto gli uni per gli altri.
Io parto con il ricordo e la gratitudine per l’affetto che avete avuto per me e che in modo tanto commovente mi avete manifestato nel momento difficile della malattia.

Ma anche è ben vivo in me il ricordo ancor più caro per chi ha sofferto e soffre in vario modo, perché ammalato o angosciato dalle prove della vita; per le famiglie che hanno pesi da portare, per le persone cariche di anni e di acciacchi, per i genitori carichi di pensieri, per gli sposi carichi di amore, per i giovani carichi di sogni, per i bambini carichi di vivacità, per i più piccoli carichi di bellezza, per coloro che hanno servito e servono la Comunità sia ecclesiale e civile carichi di responsabilità… Un ricordo specialissimo e grato è per quanti hanno condiviso e sostenuto, in diversi momenti, il servizio al vangelo nella nostra Parrocchia (catechiste, animatori Acr, della preghiera, del canto della carità, dei servizi più umili e necessari della chiesa, custodi anche delle mie necessità materiali)  
Confido che un altrettanto ricordo voi abbiate di me, carico come sono di limiti e peccati, bisognoso di misericordia.
Carissimi passi nuovi vi attendono, una comunione più vasta nella quale entreranno altri fratelli e sorelle delle Comunità di Gambugliano e Monte San Lorenzo. Sono certo che la tavola si allargherà per una festa ancor più grande.

A questa tavola un posto d’onore riservate, anzi riserviamo , visto che ancora una volta il mio cammino prosegue sulla sua strada a Maria, Madre di Gesù e nostra, Madonna Assunta che non rinuncia alla sua prerogativa più grande. Non è quella di essere regina in cielo, ma di continuare ad essere la serva del Signore qui in terra, presso i suoi figli e fratelli che noi siamo. Alla sua materna, dolce e forte intercessione, vi affido perché il Figlio non può negarle la grazia di cui avete bisogno. Per questo, con umiltà ancora una volta, vi confesso, quasi facendo eco, sottovoce, al canto di Maria:  “la mia gioia e le mie lacrime sono per Colui che mi ama, per Colui che io amo, per Colui che desidero voi possiate conoscere e amare”; sono per tutti voi, per questa Comunità dove il volto di Gesù è quello di ognuno al quale mi sia dato di avvicinarmi ancora una volta con un bacio e una carezza che vengono dal cuore. Amen.


sabato 24 settembre 2016

PASSI del CAMMINO, BATTITI del CUORE

Rendo grazie a Dio Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, e sono riconoscente alla Vergine Maria, Assunta in cielo, custode di questa nostra Comunità di Monteviale, e a tutti voi, per questo lungo frammento della storia di salvezza e di amore vissuto qui per 17 anni.

“Partire, camminare, sostare, e ora ripartire”, riassumono bene i passi compiuti in questo tempo, in questo percorso fatto insieme a voi, a tanti fratelli e sorelle che il Signore mi ha fatto incontrare. Sì, grazie anche a voi e a tutti loro per il bene condiviso nella gioia e nella fatica, nell’entusiasmo e qualche lentezza legata alla nostra povera umanità.
Il cammino pastorale dell’intera Comunità in questi anni e il mio servizio di prete che la Chiesa, nella persona del vescovo Nonis, mi aveva affidato, posso dire sono andati di pari passo, integrandosi, arricchendosi, illuminandosi, sostenendosi reciprocamente. Sono cresciuti insieme.
Da parte mia ho visto crescere in vari aspetti la mia persona e il mio ministero grazie alla Comunità che mi è stata di sollecito, di esempio, incoraggiamento e di misericordia.
Nel contempo, insieme a voi, la Comunità ha fatto strada secondo la grazia che ha accolto e, pur nelle difficoltà che permangono come nello slancio umano e spirituale che la porta avanti, non abbia lesinare lodi alla Provvidenza.
Questi 17 anni mi trovo suddividerli in tre stagioni nelle quali, come dicevo, il cammino della Comunità e mio personale si sposano tra loro, spronandosi e aiutandosi reciprocamente.

1999/2005

- Sono partito per questa Comunità, dove il Vescovo mi aveva inviato, messo al corrente che la Comunità poteva venire, da qualche anno addietro, da divisioni e contrarietà non ancora totalmente risanate tra famiglie, gruppi di famiglie; una storia non facile, fatta di pregiudizi banali (vedi: tra monte e campagna) e quelli di carattere sociale-politico; una Comunità tradizionale con le sue ricchezze e valori, con qualche timida spinta innovatrice, Comunità che si sarebbe poi allargata necessariamente con il giungere di nuovi nuclei familiari.

- E’ stato per me il tempo che definisco della “semplicità”, un pizzico di ingenuità – di cui non mi pento – cercando di invitare e promuovere la pace, la riconciliazione, la stima reciproca. Sono sorte delle iniziative; alcune continuano, o riprendono (cfr. la festa o l’incontro delle Associazioni, allora nella sagra dell’ottava), altre sono state episodiche o limitate (cfr. 60° fine guerra – il segno di riconciliazione e di pace è stato poi posto dall’Amministrazione ultima, a cui va riconosciuto il merito).
Il campeggio parrocchiale, con il clima, lo stile familiare e amichevole che lo caratterizza, il desiderio di avviare intesa tra i nostri cori generosi parrocchiali (con due stupendi concerti!), il creare comunione attraverso la familiare e confidenziale comunicazione del bollettino parrocchiale che già esisteva, la visita alle famiglie che potevo raggiungere… fino all’inaspettata, anche per me, ispirazione che ci ha condotti a vivere la bellissima esperienza della Missione nel 2004 con i fratelli di San Francesco. Ricordo con tanta gratitudine verso il Signore questi fratelli e la partecipazione numerosa, la commozione intensa, di tutta la Comunità. E’ stata occasione di vera grazia ed entusiasmo per la vita cristiana autentica, occasione che avrebbe domandato alimentazione  continua.

E’ stato un tempo di semina fiduciosa, un po’ ingenua, ma di cui sono felice. Nella pastorale di evangelizzazione tradizionale condividevo la fatica di tanti altri, non riuscendo in quel momento ad individuare strade nuove. Tutto doveva essere tranquillo!

2006/2011

Dopo la semina, viene il tempo in cui coltivare e lavorare il terreno, non dimenticando che, “dorma o vegli il contadino” (dice Gesù), il grano cresce da sé. Comunque il contadino è chiamato a fare la sua parte di attesa e stupore, che non è inerzia.
Lo è stato anche per me. E’ la Comunità stessa, gli eventi, le esperienze, gli incontri fatti con le persone, alcuni doni inaspettati, che mi hanno aperto e incoraggiato a questo atteggiamento; a rispetto, fiducia, libertà con cui guardare e imparare dai passi di coloro nei quali agiva la grazia di Dio e ad essa si aprivano con nuove proposte pure per me. La mia umanità di prete ne è venuta arricchita, anche se i difetti non sono spariti, e non sempre riesco a fare tesoro di quanto ricevuto.

Sì, è stato il tempo di una ripresa dell’ umanità più vera che acquista maggior forza nella vita spirituale, nell’ascolto della Parola del Signore, nell’esercizio della carità, nei momenti di amicizia e fraternità, come pure il non cedere a istanze o attese superficiali o stantie nell’esprimere la fede. E’ il tempo di una ritrovata, a volte faticosa, “libertà”!
Incontri e testimonianze hanno fatto crescere me e sono state proposte alla Comunità. Percorsi di preghiera e di riflessione con quanti siamo venuti a contatto, personalmente o insieme, familiarità che si sono create, ci sono state di aiuto nella fatica di uscire dal “così si è sempre fatto” o del “noi, o il nostro gruppo, abbiamo il metodo giusto, la soluzione”, o del “tutti come  me”, pensiero che i cristiani più convinti non mancano di lasciar trapelare. Lavorare per la ricchezza, la diversità, aprirsi a percorsi differenti, non essere invadenti … credo rimanga l’impegno della Comunità. Esperienze personalissime nel mio ministero me lo confermano.

2011/2016

La terza stagione o tappa di questo cammino, dopo la semina, il lavoro di coltivazione e cura (grato per le lezioni ricevute e confidando nel perdono per lentezze o irruenze), qualche frutto è apparso.
Se la prima stagione era quella della semplicità, la seconda della libertà, la terza è quella della “carità”, o verità, “pastorale”. Questo frutto è dono dello Spirito e si perviene ad esso non tanto con i nostri sforzi, ma con la grazia del Signore. Lo si accoglie e lo si gusta non per convinzione ma per innamoramento. Occorre passare da cristiani convinti, tenaci, a discepoli di Gesù, innamorati di Lui e della Comunità di cui siamo parte, della Comunità di tutti gli uomini. La verità si fa nella carità e non nella chiarezza delle idee. Papa Francesco  dice che la verità è un incontro, un incontro con Cristo e con gli altri. Per la verità si sono fatte tante guerre nella storia, mai per la carità!

La carità ha mosso verso la verità pastorale infondendo coraggio nell’andare oltre qualche tradizione, convenienze e apparenze, rompere argini e difese. Questo grazie anche all’aiuto vostro e a quanti condividevano questa fiducia, appunto di preparare, dare più verità alla nostra vita cristiana, al cammino personale e comunitario di evangelizzazione, alle scelte a cui è facile assuefarsi per tradizione… Qualche segnale di novità è stato posto soprattutto nell’accompagnare le famiglie nel loro compito di educare e crescere con i figli nella vita di fede. Proposte e impegno di persone, gruppi, in tal senso non sono mancati.
Rispettando il cammino di tutti, i tempi delle persone, la fatica dei più deboli, scuotendo la pigrizia e comodità di altri, occorre incoraggiare con la preghiera, l’esempio, lo sprone benevolo e paziente, a scegliere Cristo Gesù, a scegliere il suo Vangelo a scegliere di essere parte della famiglia dei suoi discepoli, la Chiesa, dove c’è posto per tutti. Scegliere perché già siamo stati scelti da Colui che ci ama. Non si può costringere ad innamorarsi di Gesù, ma una “bella testimonianza” mette curiosità!

A determinare questo “inizio di frutti” ritengo non ininfluente la mia esperienza del limite, fragilità e debolezza nella malattia. Per due motivi che poi si riassumono in uno.
Primo: nessuno è indispensabile per fare rivoluzioni o cambiamenti che solo la grazia suscita, accompagna, benedice, realizza (partire, camminare, sostare ripartire!).
Secondo: affinché germoglino e nascano frutti buoni, il clima giusto è la stima, l’affetto fraterno, l’amicizia, l’interessamento cordiale, la vicinanza familiare, attenzioni di cui io ho goduto, ma anche tra noi ho visto.
Il terzo motivo che li riassume ed è che il Signore, vedendo tutto questo accelera la novità del Vangelo, non fa le cose in fretta, ma sempre al momento giusto. In una parola: chi semina, lavora, fa crescere e miete, è l’Amore!

Come vi dicevo, anche in me è maturato il mio ministero grazie all’affettuosa e concreta vostra vicinanza, nell’insegnamento che ho colto nel “lasciar andare” ciò che potevo difendere o ritenere pensieri e progetti miei, affidando ogni ispirazione, in questo anno della Misericordia, alla preghiera, al dialogo fraterno e confidenziale con quanti aprivano il loro animo, e al discernimento con il Vescovo.

Ed è proprio con questo “lasciar andare” che ho accolto l’invito del Vescovo che mi chiedeva la disponibilità per un ministero più assiduo di misericordia e di consolazione, di liberazione, in aiuto a chi conosce sofferenze dell’anima o del corpo. Sarà presso il Santuario di Madonna dei Miracoli nei pressi di Lonigo, non come parroco ma come custode addetto all’ ascolto e all’accompagnamento spirituale della persone, (oltre che collaboratore con altri preti nell’unità pastorale di cinque parrocchie). Pregate per me!

Sono certo che anche voi ora non respingete la chiamata a “lasciarvi andare” e condurre dalla grazia di Dio nel cammino che continua.
Non mancherà la semplicità di non smettere di seminare con gioia e fiducia (fede – il Padre); la libertà di chi sceglie con entusiasmo di continuare il lavoro (speranza – il Figlio); la carità e il coraggio di chi, davanti a difficoltà, confida che il centuplo gli sarà reso (carità - Spirito santo). E’ stato per tutti, davvero, un cammino nella Trinità. Sono certo che saprete narrare quanto abbiamo vissuto e ritenete possa far bene. Con fiducia e corresponsabilità continuerete questa storia di amore e salvezza con coloro che vengono a continuare il ministero sacerdotale tra voi. “Monteviale, lasci  uno prendi tre”.

La comunione amichevole e fraterna tra voi, comunione che crescerà con nuovi rapporti e collaborazione che – nell’Unità Pastorale -  lentamente si instaureranno con le Comunità di Gambugliano e Monte san Lorenzo, la mia preghiera e il ricordo grato per ciascuno e tutti, la lacerazione che avverto nel lasciarvi – quasi un taglio del cordone ombelicale per darvi alla luce e consegnarvi alla vita - e l’offerta del nuovo ministero che mi attende, possano davvero fare della cara Comunità di Monteviale un’immagine vivente di chi è in cammino con il Signore Risorto e con i fratelli nella storia di questo mondo verso la pienezza della vita che un giorno godremo insieme in cielo.

Don Francesco





 

giovedì 22 settembre 2016

FRAMMENTI

 
22 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Luca 9,7-9.
La Misericordia… incuriosisce, pungola, inquieta!
Chi ne è testimone non può rimanerne indifferente.
Interroga la misericordia!

E così sveglia, offre l’opportunità di ripensare la propria vita,
la gestione della propria esistenza, dei propri beni, del potere che difendiamo.
Ben venga la testimonianza di chi vive la Misericordia!

Ella si manifesta e ci tocca anche così,
mettendo “confusione” nel nostro pensare, nella nostra sicura tranquillità.
In fin dei conti il vangelo non ha dà tutte le risposte.
Ma suscita le domande che contano
E, se non le anestetizziamo, scopriamo
che la… Risposta è in mezzo a noi!

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21 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Matteo 9,9-13. S. Matteo apostolo
La compagnia della…Misericordia: “pubblicani e peccatori”!
E’ il permesso a frequentare… “cattive compagnie”
quando nel nostro cuore vi è l’amore per la loro infelicità… sconosciuta!
Quando vi è il desiderio di portare salute a chi nemmeno sa di essere ammalato!

Una parola – “seguimi” - e un gesto  - “a tavola nella casa”.
In realtà è la Misericordia che segue il malato, va per la sua via e lo incontra nella sua casa. Come posso io dire ad uno “sono qui per aiutarti”, se prima, in qualche modo, non mi lascio coinvolgere dalla sua condizione, se non mi sta a cuore nella sua miseria?

Prima di far sedere alla “tavola di salvezza” occorre sedere alla “tavola dei peccatori”.
Tavola di salvezza? E’ la stessa dei peccatori… ospite e serva la Misericordia!

Il medico che cura le ferite non può sempre farlo senza …sporcarsi!
Ed essere a sua volta…guarito dalle proprie ferite.
Chi ama, non abbraccia a distanza!

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20 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Luca 8,19-21.
La Misericordia inventa…familiarità!
“Mia madre e miei fratelli sono questi:
coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
Ecco la vera famiglia…allargata!

Siamo misericordiosi quando offriamo a tutti la parola del Signore,
quando non diciamo più questi sono dei “nostri” e quelli sono gli “altri”.
La vera consanguineità è nello Spirito che ci anima,
nell’amore che lasciamo fuoriuscire da noi e dalle mura di casa nostra.

L’ascolto quotidiano della Parola è la “dialisi spirituale” che ci purifica da scorie, chiusure, pretese, individualismo, paure;
il metterla in pratica è quella sana terapia, fatta di costanza e di fiducia,  che riporta salute a tutta l’umanità!

lunedì 19 settembre 2016

MISERICORDIA E'...STORIA CHE CONTINUA !

Bollettino Parrocchiale di Monteviale
Settembre 2016

 
Nella “terra del Santo”,
Nazareth, 31.08.2016   
 Carissimi tutti,
…. quanto mi sono care queste strade che si snodano tra le colline di questa terra di Galilea, e le rive ombrose che scivolano in questo lago di Tiberiade così ricco di avvenimenti e affetti che inondano ancora il cuore….
Il pellegrinaggio, preghiera in cammino, che qui si conclude, quasi specchio di quello che a giorni avrà termine tra voi, a Monteviale, due semplici parole mi ispira per dirvi il mio affetto, la gratitudine, e darvi il mio saluto.

Sul monte delle Beatitudini, la prima: “beati voi, poveri...beati voi, miti...beati voi, puri di cuore… beati voi, operatori di pace...beati voi, misericordiosi… ecc..”. O meglio: “amati da dio siete voi, poveri, mendicanti di cielo… amati da Dio, siete voi, miti, innamorati della terra… amati da Dio siete voi, trasparenti a voi stessi… amati da Dio siete voi, artigiani di pace… amati da Dio siete voi, misericordiosi che avete il suo stesso cuore… ecc…”
Carissimi, sia e rimanga nella vostra vita questa certezza che ho condiviso con voi in questi anni. Non è molto: è tutto! Abbiate gioia nel sapervi amati!

Sulle rive del lago, la seconda: “vieni, e seguimi”. Così Gesù rinnova l’amorevole sua chiamata, irresistibile parola d’amore a cui sarebbe triste resistere. “Dove sarò io, sarete anche voi”. L’ha promesso,  e non ci lascerà.
E’ pure  la mia promessa a tutti voi, carissimi ; per vie diverse, ma sempre nel cuore, nella preghiera, nel ricordo caro, dovunque il Signore ci condurrà.

Sì, amati da Dio e chiamati a seguire Gesù, ecco la misericordia che continuerà a tenerci uniti. Sono le due parole con cui vi affido alla nostra comune Mamma del cielo, Maria Assunta e Madonna dei Miracoli. Su questa terra di Monteviale ho goduto di uno squarcio di cielo, ho avuto in dono il miracolo che voi siete. Che la storia d’amore continui per tutti. Pregate per me.
Vi abbraccio e vi benedico.
                                                                      don Francesco
FRAMMENTI

 
19 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Luca 16,1-13. Domenica 25°.
La Misericordia… avverte!
No, non si può servire Dio e la ricchezza!

Dalla parabola dell’amministratore disonesto:
- chi è disonesto nel poco sarà disonesto…nel molto, fino in fondo!
- ammira o invidia i disonesti chi disonesto è!
- la furbizia che si mette nel fare il male, nella ricchezza “disonesta”, non manchi nel perseguire la vera ricchezza. I discepoli del Signore, se vogliono essere fedeli al vangelo, non si possono permettere di essere…tonti e ingenui!
- ricchezza “disonesta”? Non perché accumulata con il furto…
Essa è “disonesta” per natura perché ti cattura, ti imprigiona, ti fa schiavo, ti prende il cuore… E allora è causa di inique…leggi di mercato!


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16 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Giovanni 17,12-19.
La Misericordia… prega!
“…io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato,…”
Questo nome è “figlio prediletto”!

Di questo nome anch’io posso fregiarmi, perché realmente lo sono.
L’ho conosciuto e l’ho fatto conoscere.
La missione della Misericordia.

Perché “…abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia.”
La gioia di portare questo nome. Per cui posso dire anch’io “abbà”, “papà”…
E così “io non sono più del mondo”, sono del Padre mio.

Questa è la verità nella quale io sono “consacrato”, alla quale appartengo.
Ed è la mia più bella libertà!

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15 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Giovanni 19,25-27. Memoria di MARIA ADDOLORATA.
La Misericordia coinvolge e va condivisa.

Lasciarsi prendere, coinvolgere, rifuggire da ogni estraneità,
essere presenti, partecipi, là dove l’amore viene manifestato
nel suo più grande dono, fino a dare la vita.

E poi condividere, portare avanti, continuare su questa via
sulla quale la stessa Misericordia ci ha chiamati, con la medesima “passione”.
E’ condividere l’amore!

“Provare dolore” non significa semplicemente sentire in noi lo strazio delle sofferenze davanti alle quali siamo, quasi moltiplicandoli il numero di chi soffre, ma piuttosto avere in cuore, e pur nella fatica di esprimerlo, un grande desiderio, una grande “passione” di consolare, dare forza, sorreggere, nella fiducia che Qualcuno continui a sorreggere noi.

mercoledì 14 settembre 2016

FRAMMENTI

 
14 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Giovanni 3,13-17. Festa ESALTAZIONE SANTA CROCE.
La Misericordia, derisa, sconfitta, vinta, è…vittoriosa!
Attira tutti a sé!
Ella mostra e dà amore fino…in cima!

Assume la stessa condizione o situazione della miseria, ne porta le conseguenze, e solamente così offre una vicinanza che non lascia soli e senza speranza.
Fa offerta totale di se stessa, accetta di essere annientata…
E’ fedele a se stessa, si realizza, e dà salvezza agli altri.

La “croce” non è la disgrazia che ti capita, frutto di cattiveria,
o di incomprensibili eventi  ma la grazia dell’amore al grado più…alto!
“Esaltare” questa “croce” non è inneggiare a masochismo o autolesionismo,
ma accogliere la Misericordia che mi è usata, quella di Gesù,
che condivide le conseguenze della miseria che mi affligge
o del peccato che io ho preferito .

E’ pure imparare la misura alta della misericordia da riversare sugli altri, come lo Spirito, nel respiro ultimo di Gesù, insuffla in me.

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13 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Luca 7,11-17.NAIN
La Misericordia, è vero, agisce anche a distanza…
…ma ama farsi vicina!

Mostrala sua compassione e osa gesti inconsunti,
poco prudenti e convenienti, o rispettosi della legge.
Niente può fermare la… compassione, che davanti al dolore invece si arresta.

Il suo “tocco” risuscita, persino, chi è morto, riconduce alla vita, rende possibile gli affetti più belle e cari, mette fine alla solitudine…
E, infine, desta meraviglia.

 Eco cosa voglio sgorghi in  me davanti ad opere di compassione e di bene:
meraviglia e, per quanto possibile, emulazione nel rendere vita e serenità ai fratelli.

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12 Settembre 2016

Riprende il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Luca 7,1-10.
“…trovarono il servo guarito”… a distanza!
La Misericordia non teme distanze…kilometriche!
Annulla ogni… distanza di razza, lingua religione stato sociale.

Ciò che l’avvicina è che noi amiamo, “abbiamo molto caro”, ci stia a cuore il bene del prossimo. E’ che noi crediamo in essa.

La misericordia non mostra superba, non si ritiene indispensabile… Sa meravigliarsi del bene che già trova, lo incoraggi,a lo benedice, lo porta a compimento… a distanza!

Dove c’è l’amore non ci sono distanze!
Da chi o da cosa io sono ancora…lontano?

OMELIA

 
24° Domenica C –11-09.2016

- Luca 15,1-7

Nell’anno della misericordia, in questa domenica una Parola di Gesù ci è data ove Egli tenta, poiché non mancano coloro che gli resistono e lo contestano, di spiegare il volto buono del Padre che tale apparirà nella parabola successiva alle due che abbiamo sentito, quella del padre misericordioso che i due figli mostrano di non conoscere e che rifiutano, uno andandosene da casa, l’altro  rimbrottando il Padre di essere troppo buono e ingiusto. Ci soffermiamo sulla prima delle due che preparano appunto la terza. Da dove nasce questa parabola?

Pubblicani e peccatori si sentono attirati da Gesù e vengono a lui per ascoltarlo, mentre i pretesi giusti, gli osservanti tutti puliti, denunciano con un certo disprezzo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro!”.

Nei vangeli Gesù è spesso a tavola, invitato da farisei o da peccatori, tanto che cercavano di squalificarlo come un mangione beone, e nessuno è mai escluso dalla sua tavola. Mangiare insieme a tavola per Gesù significava offrire una possibilità di incontro, amicizia, di conversione, di riconciliazione, come è stato per Zaccheo. Gesù non è restato nel deserto con il suo maestro Giovanni il Battista, ma ha scelto di entrare nelle città e nei villaggi, nelle case della gente, per sedersi a tavola con gli uomini e le donne che incontrava nel suo cammino.

 Per spiegare questa intenzione Gesù dà dunque alcune parabole. Prendiamo la prima.
Chi di voi,se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e vai in cerca di quella perduta, finché non la ritrova?”

Perché il pastore fa questo, perché si affatica per una sola pecora, quando ne ha altre novantanove?
Dicevo domenica scorsa che l’amore è paradossale, fuori di ogni logica, lontano dal buon senso, senza misura, fuori di ogni calcolo. Ecco qui un esempio. Quando si ama, non si seguono i calcoli dell’aritmetica!
Il pastore della parabola è Dio, che continua a pensare a chi si è perduto, a chi l’ha abbandonato per scelta o per errore, e non si dà pace finché la pecora amata non ritorni nella sua intimità. E così Dio “abbandona” le altre pecore per salvare quella perduta… Certo si fa fatica a vedervi l’altro aspetto altrettanto necessario, dell’amore, e cioè un amore intelligente! Ma non è di sicuro sempre intelligenza star lì a tappare i buchi per impedire altre fughe che comunque possono sempre avvenire, finche ci si ritrova davvero con una sola!

Il pastore della parabola di Gesù, invece, cerca, cerca. “Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini per far festa: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. La vita ritrovata e la gioia di condividerla sono il desiderio grande di Dio e sono solamente frutto dell’azione di Dio. Quella pecora non fa niente, si limita lasciarsi cercare e trovare!

Anche questo è paradossale, ma è la nostra vera intelligenza quanto smarriamo la via, commettiamo errori, non conosciamo più la strada: lasciarci cercare e trovare dall’amore di Dio! Dio, che non ama solo quelli che gli rispondono coerentemente. Tutti siamo peccatori, in un modo o nell’altro, e allora cerca di far sentire a tutti e a ciascuno il suo amore fedele e mai meritato. Solamente se non vogliamo sapere, di essere peccatori, allora impediamo a Dio di venirci a cercare. Piuttosto sia in noi la consapevolezza di Paolo che ha lasciato scritto : “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ho ottenuto misericordia per essere io di esempio a tanti altri.”