Parrocchia S. Maria Assunta, Monteviale
Saluto alla Comunità
25.09.2016
Carissimi
amici,
diversamente dalla parabola che oggi
Gesù racconta (cfr Luca 16,19-31), io, povero, giunto alla vostra
porta 17 anni fa, mi avete fatto entrare e accomodato alla vostra tavola ricca
e imbandita.
Qui ho trovato un
antipasto di fiducia, il pane buono dell’affetto, il vino frizzante della
gioia, il piatto robusto del vostro impegno, il contorno di tante belle
attenzioni, la dolcezza del sorriso, il gusto forte dell’amicizia, qualche
lacrima di cordiale, la salutare correzione fraterna, con l’aggiunta, da
portare sempre con sé, di una incoraggiante
confidenza. Insomma un pranzo completo e abbondante! Con tante calorie
per non sentire freddo e solitudine. Grazie di cuore. E tutto offerto dalla
vostra bella ospitalità e familiarità. Voi, ricchi, avete fatto posto a me,
povero, nel vostro cuore, nella vostra casa, alla vostra tavola. Non siete stati come il ricco della
parabola, che troppo tardi si è accorto
di aver sbagliato pensando solamente a se stesso. Grazie, grazie.
Grazie soprattutto perché
con voi alla tavola del Signore ho condiviso la sua Parola, gustandola, quasi
divertendomi, mentre la spezzettavo con voi e per voi ogni domenica; ho
condiviso il Pane vivo, la carne del Figlio di Dio, l’Eucaristia, nella sua
umanità, mentre, a mia volta, immeritatamente, sono stato nutrito dalla vostra
umanità, dalla vostra carne, che segnata spesso da ferite, pulsava di amore e
dolore; e così ho condiviso lo Spirito di consolazione e di forza che il Padre
dà a tutti i suoi figli!
Non abbiamo, comunque,
ancora finito di mangiare e nutrirci di
tante cose buone, le sole che fanno bene. Anche se ora il posto a tavola
cambia, non mancheremo di sentirci partecipi della medesima festa che è
anticipo di quella del cielo. Grazie, infinitamente, allora, per prima cosa.
E
poi vi chiedo scusa, carissimi, se a questa tavola, come bambino capriccioso,
non sempre mi sono comportato bene. Vi chiedo scusa delle mie distrazioni,
dimenticanze, esagerazioni o irruenze, della mancanza di galateo che, alla
scuola di Gesù è molto di più delle buone maniere. E’ amore che mette gli altri
davanti a sé, li fa sedere al primo posto, soprattutto chi arriva o è
considerato ultimo. Conto sul vostro
perdono.
Grazie
della pazienza e della misericordia che mi avete dato e insegnato perché non
dimentichi che altri sempre nuovi poveri arrivano alla porta, porta che deve
rimanere aperta e accogliente.
Carissimi,
ora, però, è il momento di alzarci da tavola, ben rifocillati e saziati dai
doni che vengono dal Signore e dalla bella
reciproca confidenza. Ora andiamo a saziare altri; altri che
incontreremo, i nostri cari ogni giorno, e tutte le persone bisognose di
affetto, stima, incoraggiamento, medicamenti, e consolazione.
Non manchi mai nel
vostro andare, ed è l’incoraggiamento fraterno che vi lascio, il gusto pieno
della vita bella, buona e felice, pur se a volte lo stesso gusto abbia un che
di aspro, quasi qualcosa di fin troppo acerbo. Anche ciò che capita di sentire
come cibo amaro, si tramuterà in dolcezza, e quanto è duro da digerire, quali
sofferenze, torti, incomprensioni, tristezza, si tramuterà, con l’aiuto del
Signore, in occasioni di misericordia e quindi in tenerezza.
Vi auguro e vi
incoraggio affinché abbiate il sapore della fede, il condimento della speranza,
il cibo sostanzioso della carità.
Fede è credere che c’è qualcuno che vi vuol bene,
Dio, che vi ama, e di voi, come lo era di Gesù, il prediletto,
si compiace; speranza è vedere il bene attorno a voi in tutti e prendere
coraggio; carità è compiere il bene ovunque e portare gioia. Con tale
energia spirituale ci alziamo da tavola per andare a portare mediante la vita
il vangelo, la bella notizia che Gesù è risorto, è vivente, e noi lo siamo con
lui. E’ questa la ragione profonda della serenità che abbiamo in cuore,
dell’impegno fiducioso e generoso nel dare tempo e forze a cercare un mondo
migliore dove è piacevole stare, un’ umanità nuova come il Padre la desidera
per la nostra felicità, che un giorno sarà piena.
Mentre
ci avviamo per la strada ove ci conduce il progetto di Dio, ci sentiamo uniti,
io a voi e voi a me, nel ricordo, nella preghiera, nella lode, nel rendere
grazie, nell’invocare benedizione e
aiuto gli uni per gli altri.
Io parto con il ricordo
e la gratitudine per l’affetto che avete avuto per me e che in modo tanto
commovente mi avete manifestato nel momento difficile della malattia.
Ma anche è ben vivo in
me il ricordo ancor più caro per chi ha sofferto e soffre in vario modo, perché
ammalato o angosciato dalle prove della vita; per le famiglie che hanno pesi da
portare, per le persone cariche di anni e di acciacchi, per i genitori carichi
di pensieri, per gli sposi carichi di amore, per i giovani carichi di sogni,
per i bambini carichi di vivacità, per i più piccoli carichi di bellezza, per
coloro che hanno servito e servono la Comunità sia ecclesiale e civile carichi
di responsabilità… Un ricordo specialissimo e grato è per quanti hanno
condiviso e sostenuto, in diversi momenti, il servizio al vangelo nella nostra
Parrocchia (catechiste, animatori Acr, della preghiera, del canto della carità,
dei servizi più umili e necessari della chiesa, custodi anche delle mie necessità
materiali)
Confido che un
altrettanto ricordo voi abbiate di me, carico come sono di limiti e peccati,
bisognoso di misericordia.
Carissimi
passi nuovi vi attendono, una comunione più vasta nella quale entreranno altri
fratelli e sorelle delle Comunità di Gambugliano e Monte San Lorenzo. Sono
certo che la tavola si allargherà per una festa ancor più grande.
A questa tavola un posto
d’onore riservate, anzi riserviamo , visto che ancora una volta il mio cammino
prosegue sulla sua strada a Maria, Madre di Gesù e nostra, Madonna Assunta che
non rinuncia alla sua prerogativa più grande. Non è quella di essere regina in
cielo, ma di continuare ad essere la serva del Signore qui in terra, presso i
suoi figli e fratelli che noi siamo. Alla sua materna, dolce e forte
intercessione, vi affido perché il Figlio non può negarle la grazia di cui
avete bisogno. Per questo, con umiltà ancora una volta, vi confesso, quasi
facendo eco, sottovoce, al canto di Maria:
“la mia gioia e le mie lacrime sono per Colui che mi ama, per Colui che
io amo, per Colui che desidero voi possiate conoscere e amare”; sono per tutti
voi, per questa Comunità dove il volto di Gesù è quello di ognuno al quale mi
sia dato di avvicinarmi ancora una volta con un bacio e una carezza che vengono
dal cuore. Amen.