BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia
1° Avvento B – 29.11.2020
Isaia 63,16-17; 64,2-7 - Marco13,33-37
In queste ultime domeniche la Parola che ci veniva rivolta era un invito a considerare che la nostra esistenza come un andare incontro al Signore per partecipare alla sua festa, alla sua gioia, alla sua vita. Ed è un appuntamento che non possiamo mancare, causa pigrizia, paura, egoismo, rischiando la nostra infelicità. E’ un incontro quello con Dio dal quale non vogliamo essere colti impreparati, ma nemmeno spaventati.
Riprendiamo il cammino che ci conduce dentro il mistero di Cristo Gesù in questa prima Domenica di Avvento, e confessiamo di sentirci, soprattutto in questo tempo di prova, come ci ricorda la prima lettura, “avvizziti come foglie e portati via come il vento dalle nostre cattiverie”. Non è una buona notizia, ma è la verità. Ma ancor più è verità e davvero buona notizia, la preghiera piena di confidenza, sempre nella prima lettura : “Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore”. Quasi mette ali al nostro cammino verso il Signore, perché, in realtà è Lui che viene a noi. Lo fa ogni giorno, lo farà al termine della nostra esistenza; lo fa nel Natale del Suo Figlio e nella presenza di costui tra di noi grazie al Suo Spirito Dio viene a rivelarci la sua bontà, a farci partecipi del suo mistero, la nostra vita, a portarci la sua novità.
Questo è l’Avvento: il ritornare di Dio tra noi. E’ indubbio che, per incontrarlo, passo importante e decisivo sia la nostra conversione, cioè non sfuggirlo. Ma prima c’è il passo di Dio che si muove, che viene verso di noi. Non siamo noi che con le nostre forze, con i nostri meriti, ritorniamo a Lui, e quando questo avviene, è perché Lui che ci viene a cercare e ci raggiunge là dove ci siamo smarriti. Occorre ridestarci per accogliere questo ritorno di Dio, perché ci siamo assopiti, addormentati.
“Fate attenzione”, “Vegliate”, “state attenti”, “tenete gli occhi aperti”, è la parola che ci ridesta. Coloro che sanno vegliare sono due categorie di persone.
La prima. Chi è chiamato a fare la guardia, come servi che devono lottare contro il sonno e le distrazioni, a difesa dei beni loro affidati, della propria e altrui vita, della propria dimora e altrui salvezza.. In costoro v’è il timore, la paura di perdere ciò che è stato a loro consegnato. Ricevuto il compito dal padrone, non sanno quando sarà il suo ritorno. Se questi trova le cose a posto, e soprattutto non li trova addormentati, non potrà che complimentarsi con loro. Se proprio vogliamo fare la guardia, attendiamo “come le sentinelle l’aurora”, cioè nella speranza e nella gioia perché sarà incontro di salvezza e bene grazie a Colui che viene.
L’altra categoria che non riesce a dormine sono quelli che sono presi dall’amore, gli “amanti”. L’impazienza, il non star più nella pelle, il desiderio che cresce, l’emozione che monta, la gioia dell’attesa, non aiutano a chiudere occhio, non conciliano il sonno. L’incontro con chi ci ama, con chi amiamo, l’incontro con la felicità tiene svegli.
Senza tralasciare la responsabilità dei servi, che però non deve mettere ansia o paura, come sarà l’incontro con il Signore? Stiamo svegli per amore in sua attesa, desiderando di sperimentarlo ogni giorno sino a quando avverrà quello definitivo quando Egli ritornerà a noi “rivestito di potenza e di splendore”, riconosce la preghiera dei credenti. Ma grazie a Colui che ci ha plasmati ed è “nostro padre”, come rivela la prima lettura, io lo immagino così: sarà un abbraccio di amicizia, un abbraccio di tenerezza, un abbraccio di misericordia, un abbraccio di vittoria sulla morte Insomma, un incontro, un abbraccio d’amore.
L’Avvento è il tempo della responsabilità e dell’ amore che vegliano. Riprendiamo così il cammino, il nostro andare incontro al Signore che sta venendo a realizzare qualcosa di nuovo, a instaurare un regno di Pace. Ed già molto avanti.