OMELIE
22° Domenica C – 01. 09.2013
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Siracide 3,17-20.28-29
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Luca 14, 1.7-14
Invitati
al banchetto della vita con Gesù e come Gesù, chiamati a sederci con lui al
tale festa, Egli non manca di rivolgerci una parola “buona”, anzi due.
La prima non ci risuona, a dire il vero, come tale,
ma può farci del bene, e quindi è una parola “buona”.
La seconda ci fa addirittura onore, ci lusinga (come
se anche noi ricevessimo una telefonata dal papa!).
Non ci nascondiamo che nella vita, essere primi,
i migliori, essere davanti, è un
istinto che ci portiamo dentro. Spesso viene pure alimentato da un
martellamento continuo, se non addirittura aiutato da un’educazione
errata: “mi raccomando, devi essere il
primo!”).
Mirare il alto in sé non è male, ma quando cercare
il primo posto ci mette addosso arroganza, mancanza di rispetto verro tutti e
verso tutto, a spese dei più poveri o della legalità, allora no!
Ecco la prima parola “buona” di Gesù: “cedigli il
posto”.
Cedilo a chi è più degno di te. Non essere davanti o
sopra, prima di chi è umile e mite perché per costoro, dice la prima lettura,
Dio ha una preferenza.
“Cedigli il posto”: abbandona i tuoi interessi, la ricerca di
prestigio e potere. Dai tu le dimissioni, potrebbe anche dirci. Lascia perdere
l’orgoglio, la superbia, l’ambizione che non ti fanno attenti a chi è veramente
nel bisogno di trovare posto dignitoso e giusto nella vita. “Cedi il tuo
posto”: e tutti noi abbiamo la nostra sedia a cui siamo attaccati.
La seconda “buona” parola”, pienamente “buona
notizia” cioè vangelo: “Amico, vieni più avanti!”.
E’ rivolta a chi va a mettersi all’ultimo posto, a
chi sceglie per vera umiltà ( cioè non è gonfio di sé) e per mitezza ( non fa a
sportellate di vario genere per avere o conservare il posto in prima fila!).
“Amico”. Già questo termine dice la simpatia che il Signore
ci riserva, con cui ci guarda; uno sguardo che vede la mia dignità, mi
riconosce, mi da del “tu” ma confidenziale.
“Vieni più avanti”, perché il Signore è là, davanti nella vita,
non sta indietro. L’amore non è mai dietro, ma sempre davanti” diceva don Primo
Mazzolari. Il Signore mi precede e vuole che io sia con lui.
Che bella notizia!. Oggi mi dice: “non hai motivo di stare indietro, non sei l’ultimo; sei
il primo per me, sei unico, sei l’amico, vieni avanti…Riscopri la tua dignità,
considera il valor e che tua hai per me; dai, non demoralizzarti”.
Quante occasioni per abbatterci, per vergognarci ,
per commiserarci di noi stessi, quando non sono gli altri ad umiliarci. E Gesù
mi dice: “Amico, vieni più avanti”. Se oggi fossi venuto in chiesa anche
soltanto per ascoltare questa parola, avrei già ricevuto un dono grande! E’ una
parola “buona” che mi fa immensamente bene.
Voglio che questa parola (me lo insegna ancora Gesù)
riferendosi a colui che l’aveva invitato a quel pranzo) sia “buona” per gli
altri; questa attenzione, predilezione, amore siano per coloro che si trovano
costretti davvero all’ultimo posto nella
vita, nella società, nella chiesa, gli emarginati, i poveri, quelli che
sono privi della possibilità di gustare pienamente della vita.
Costoro sono le persone più degne a cui cedere il
posto, perché il banchetto della vita sia già qui inizio e segno della festa
del cielo.
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21° Domenica C –
25.08.2013
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Luca 13,22-30
Anche
oggi ci è offerta una parola “buona”, una “buona notizia”. Che cosa fa di una
parola una parola “buona”? Quando detta a modo, con gentilezza, con attenzione?
Quando una notizia è “buona”? Quando non riporta disgrazie, lotte, incidenti,
violenze,sofferenze?
Che
cosa fa del vangelo una “buona notizia”?
Il
cuore che la porge, la bocca che ce la racconta. Gesù è cuore di bontà, bocca
di verità, e la parola, la notizia non può che essere “buona”!
E
poi la parola è “buona”, e tale è la notizia, quando ci fa del bene. può essere
anche poco piacevole, ma ci fa del bene. E’ quello che dice Gesù ci fa del
bene, è per il nostro bene.
Oggi
è per il nostro bene il richiamo. A chi si preoccupa degli altri, o meglio di
sapere degli altri, Gesù dice: “pensa a te stesso, perché tu non ti,preda, non
tirocini, tu non abbia la salvezza”.
Dio
non castiga , non punisce, non condanna nessuno, ma “tu puoi essere causa della
tua infelicità, qui e oltre. Non basta che tu sia qui a mangiare e a bere in mi
compagnia. Ci vuole qualcosa di più. Stai attento, sii prudente, sii
intelligente nel vegliare”, diceva qualche settimana fa.
L’avvertimento
non è minaccia, è amorevole premura come l’amore di una mamma o papà che
richiama i figli perché non si facciano male. E’ anche il senso della
“correzione” a cui fa cenno Paolo nella seconda lettura.
Altra
parola “buona”: “la porta stretta”. Per tanto tempo ed educazione sinonimo di
rinuncia, sacrifici, fatica, penitenze, pianto e dolori…Non questo il
significato e l’intenzione di Gesù. Certo questo incoraggiamento a “sforzarsi”
poterebbe farlo pensare. Ma “la porta stretta” è porta di speranza, è porta
nella notte…
Alla
notte, al calar del sole, chiudeva rimaneva chiusa la grande porta della città.
Nessuno poteva più entrarvi e trovare riparo. Rimaneva una piccola entrata di
sicurezza, appunto “ la porta stretta”, una porta di speranza e di salvezza per
chi era colto dalla notte buia o dalle intemperie, o inseguito da nemici…Non
c’è notte nella vita che non abbia una porta di salvezza! Nessuno, neanche
nella notte più nera, è condannato a rimanere fuori dalla vita, dalla pace,
dalla sicurezza. La “porta stretta” che ci dà salvezza è Gesù!
Perché
in realtà questa “porta stretta” è “il suo cuore largo” che si apre ad
accogliere tutti. nessuno esclude, nessuno lascia fuori. Come vorrei che donne
uomini smarriti, spaventati, sorpresi dalla notte e dalle sue insidie, si
avvicinassero a questa porta,a questo cuore!
Diventiamo
noi, dopo averla ascoltata, questa buona parola, questa buona notizia, il
vangelo. Noi custodi della a”porta stretta” che è Gesù.