BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia
1° Avvento C – 28.11.2021
Geremia 33,14-16 - 1Tessalonicesi 3,12-4,2 - Luca 21,25-36
“State attenti!”. E’ un espressione assai familiare, spesso per avvertire di una pericolo o metterci sull’avviso di una minaccia. Non ha sempre un buon sapore questa parola, quasi presagio di oscuri avvenimenti o di qualcosa di poco piacevole. “State attenti!”. Ci è detta da Gesù stesso, come riporta il vangelo, all’inizio di questo tempo liturgico, l’Avvento, che ci prepara al Natale, e che ci ricorda che un incontro con Gesù glorioso ci sarà al termine della storia, nostra e dell’umanità. Proprio nella prospettiva, nell’attesa della Sua venuta e del nostro incontro con Lui, questo “state attenti” acquista una luce diversa.
A dispetto delle immagini terrificanti con cui viene descritto l’evento finale della storia, quell’esortazione forte, “state attenti” è invito forte a cogliere ogni momento opportuno di nuova vita nella venuta, nella presenza di Gesù, Figlio dell’uomo, con grande potenza e gloria. Cioè Egli è per noi, é a noi, il nostro Signore e Salvatore da tutte queste catastrofi e da quanto esse significano, dal crollo dell’umanità al quale temiamo di andare incontro.
“State attenti a voi stessi”, poiché noi siamo la nostra distrazione, noi, acconsentendo al nostro cuore di appesantirsi in dissipazioni, ubriachezze, affanni, spettro completo di quanto ci distrugge, uno stile di vita egocentrico, dai ritmi convulsi delle nostre giornate. Mi intriga quel “a voi stessi”, poiché mi richiama alla mia responsabilità, che non posso scansare dando la colpa ad altri o alle cose a cui mi sono concesso; mi richiama alla mia libertà che lascio incatenare da ciò che alla fine non porta bene, anche se son cose doverose e pur buone. Ecco l’indicazione precisa perché non siamo travolti: “Vegliate in ogni momento pregando!”
Vegliare, stare svegli, non dormire… quanto succede nella nostra esperienza! “Vegliate in ogni momento”! Di giorno, ma ci sono tante cose da fare, impegni da osservare, corse alla quali non possiamo sottrarci. Di notte, ma ci sono tanti pensieri, c’è la stanchezza, ci sono le distrazioni. Oh, sì, noi stiamo anche svegli, davanti alla tv, al computer, ai social, facciamo le ore piccole…Ma non è questo il vegliare che ci fa cogliere l’opportunità e la grazia di una vita che ha bisogno di sfuggire al male e trovare bellezza e salvezza. E allora, come farlo?
“In ogni momento pregando”, in ogni situazione, in ogni realtà. Che non significa che smettiamo di fare quello che doverosamente stiamo facendo, per recitare preghiere, ma che lo viviamo, con il pensiero e la luce di essere in attesa dell’incontro con il nostro Signore, di più. con il desiderio di Lui. Il Suo Spirito è in noi, ci tiene svegli nel modo giusto, rende saldo il nostro cuore, irreprensibile, cioè nulla lo può prendere o catturare, cose, dipendenze, affetti, che ci distraggono dal vero bene, e ingigantiscono anche quanto di cattivo o non buono ci può venire addosso.
La preghiera che ci tiene svegli e ci fa attenti è la Parola di Gesù che in queste settimane di Avvento deve illuminare i nostri passi, ci annuncia che Dio è vicino, sempre, e attende la nostra accoglienza. In questa Parola è quel “germoglio giusto”, a cui fa cenno Geremia nella prima lettura. Allude a Colui che verrà, che viene e che è presente. Può alludere anche a ciascuno di noi dove, accogliendolo, fioriscono la volontà e le promesse di bene che Dio ha fatto a tutti i suoi amati figli.