lunedì 29 novembre 2021

BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia 

1° Avvento C – 28.11.2021 

Geremia 33,14-16      - 1Tessalonicesi 3,12-4,2       - Luca 21,25-36

State attenti!”. E’ un espressione assai familiare, spesso per avvertire di una pericolo o metterci sull’avviso di una minaccia. Non ha sempre un buon sapore questa parola, quasi presagio di oscuri avvenimenti o di qualcosa di poco piacevole. “State attenti!”. Ci è detta da Gesù stesso, come riporta il vangelo, all’inizio di questo tempo liturgico, l’Avvento, che ci prepara al Natale, e che ci ricorda che un incontro con Gesù glorioso ci sarà al termine della storia, nostra e dell’umanità. Proprio nella prospettiva, nell’attesa della Sua venuta e del nostro incontro con Lui, questo “state attenti” acquista una luce diversa.

A dispetto delle immagini terrificanti con cui viene descritto l’evento finale della storia, quell’esortazione forte, “state attenti” è invito forte a cogliere ogni momento opportuno di nuova vita nella venuta, nella presenza di Gesù, Figlio dell’uomo, con grande potenza e gloria. Cioè Egli è per noi, é a noi, il nostro Signore e Salvatore da tutte queste catastrofi e da quanto esse significano, dal crollo dell’umanità al quale temiamo di andare incontro.

State attenti a voi stessi”, poiché noi siamo la nostra distrazione, noi, acconsentendo al nostro cuore di appesantirsi in dissipazioni, ubriachezze, affanni, spettro completo di quanto ci distrugge, uno stile di vita egocentrico, dai ritmi convulsi delle nostre giornate. Mi intriga quel “a voi stessi”, poiché mi richiama alla mia responsabilità, che non posso scansare dando la colpa ad altri o alle cose  a cui mi sono concesso; mi richiama alla mia libertà che lascio incatenare da ciò che alla fine non porta bene, anche se son cose doverose e pur buone. Ecco l’indicazione precisa perché non siamo travolti: “Vegliate in ogni momento pregando!

Vegliare, stare svegli, non dormire… quanto succede nella nostra esperienza! “Vegliate in ogni momento”! Di giorno, ma ci sono tante cose da fare, impegni da osservare, corse alla quali non possiamo sottrarci. Di notte, ma ci sono tanti pensieri, c’è la stanchezza, ci sono le distrazioni. Oh, sì, noi stiamo anche svegli, davanti alla tv, al computer, ai social, facciamo le ore piccole…Ma non è questo il vegliare che ci fa cogliere l’opportunità e la grazia di una vita che ha bisogno di sfuggire al male e trovare bellezza e salvezza. E allora, come farlo?

“In ogni momento pregando”, in ogni situazione, in ogni realtà. Che non significa che smettiamo di fare quello che doverosamente stiamo facendo, per recitare preghiere, ma che lo viviamo, con il pensiero e la luce di essere in attesa dell’incontro con il nostro Signore, di più. con il desiderio di Lui. Il Suo Spirito è in noi, ci tiene svegli nel modo giusto, rende saldo il nostro cuore, irreprensibile, cioè nulla lo può prendere o catturare, cose, dipendenze, affetti, che ci distraggono dal vero bene, e ingigantiscono anche  quanto di cattivo o non buono ci può venire addosso.

La preghiera che ci tiene svegli e ci fa attenti è la Parola di Gesù che in queste settimane di Avvento deve illuminare i nostri passi, ci annuncia che Dio è vicino, sempre, e attende la nostra accoglienza. In questa Parola è quel “germoglio giusto”, a cui fa cenno Geremia nella prima lettura. Allude a Colui che verrà, che viene e che è presente. Può alludere anche a ciascuno di noi dove, accogliendolo, fioriscono la volontà e le promesse di bene che Dio ha fatto a tutti i suoi amati figli. 

 

 

lunedì 22 novembre 2021

 BRICIOLE di PAROLA ...nell'omelia

34° Domenica B – Cristo Re – 21.11.2021 

Daniele 7,13-14   - Apocalisse 1,5-8    - Giovanni 18,33-37

La solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, che celebriamo oggi, è posta al termine dell’anno liturgico, tempo di grazia che ci ha inseriti e fatti partecipi del mistero di Gesù, nostra vita.  Tale solennità ci ricorda che la vita del creato non avanza a caso, ma procede verso una meta finale: la manifestazione definitiva di Cristo, Signore della storia e di tutto il creato. Re, quindi, dell’universo. E’ degno coronamento della missione che il Padre gli aveva affidato, missione condotta nello Spirito santo. Missione e coronamento in cui siamo coinvolti e partecipi anche noi; sì noi che non siamo venuti al mondo per penare o far penare, ma per “regnare”.

Parlare di re e di regno sembra essere cosa fuori tempo, e poi l’immagine che ce ne dà il vangelo oggi non è proprio gradevole presentando Gesù come un imputato, legato, insultato, accusato e di a poco condannato alla croce, trono assai poco dignitoso per uno che afferma: “sì, tu lo dici: io sono re”. Dove sta la regalità, la maestà, la grandezza di Gesù che io onoro, di più adoro, come mio Re?

Dopo la moltiplicazione dei pani, la gente, entusiasta del miracolo, avrebbe voluto proclamarlo re, per rovesciare il potere romano e ristabilire il regno d’Israele. Ma per Gesù il regno è un’altra cosa, e il potere che gli si addice e che offre è l’amore, rendendo testimonianza alla verità che è appunto l’Amore. Non rifiutiamo l’amore, e non chiamiamo amore ciò che invece è il nostro egoismo, o sono le nostre voglie! Ognuno dovrebbe dire: “l’amore che io nutro per te non è per me, per soddisfare me, ma per la tua felicità. Sono re non per dominare, ma per servire”. Poiché l’uomo è il figlio amato di Dio, gli è caro, gli appartiene. Amato, pensato, voluto, creato, accolto, fatto erede dei beni eterni, è essere di grandissima dignità, e di immenso valore è la sua vita.

La verità, ancora, è che la storia, questa storia, la mia e quella del mondo, è percorsa dall’amore, che contrastato, rifiutato, osteggiato, deriso, combattuto, alla fine sarà vincitore, perché Gesù è il Re. E il suo regno di amore, di giustizia e di pace si radica nei cuori che lo accolgono, conferendo pace, libertà e pienezza di vita. Lascia che l’amore di Dio, il regno di Dio, l’amore di Gesù si radichi nel tuo cuore e avrai pace, avrai libertà e avrai pienezza.

Gesù oggi ci chiede di lasciare che Lui diventi il nostro re. Un re che con la sua parola, il suo esempio e la sua vita immolata sulla croce ci ha salvato dalla morte, e indica – questo re – la strada a chi è smarrito, dà luce nuova alla nostra esistenza segnata dal dubbio, dalla paura e dalle prove di ogni giorno. Non dimentichiamo che il regno di Gesù non è di questo mondo. Non possiamo seguire le logiche del mondo e dei suoi “re”, che fondano il loro potere sulla forza, l’arroganza, l’ambizione, la ricchezza, l’idolatria delle cose di cui si pavoneggiano. E di qui i nostri sbagli e i nostri peccati.

A Gesù, come proclama la seconda lettura, spettano davvero la gloria e la potenza nei secoli, l’adorazione e l’onore presso gli uomini. Egli è il principio, la fine e il fine, la ragione e la meta di tutte le cose in forza di questa verità che Egli non solo testimonia, ma addirittura è. A Gesù la nostra fiducia, amicizia, gratitudine e fedeltà. Amen.

 

lunedì 1 novembre 2021

BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia

Tutti i Santi – 01.11.2021 

Apocalisse 7,2,4-14   -   1Gv 3,1-3   -    Matteo 5,1-12

Oggi, nella Solennità di tutti i Santi, ci è data una parola che chiama ad uno sguardo su una realtà luminosa che ci attende, la vita dopo la morte, verità portatrice di consolazione nei giorni in cui la memoria dei nostri cari defunti tocca con particolare affetto e risveglia il nostro cuore.  La parola ascoltata ci parla del cielo e ci pone davanti a “una moltitudine immensa”, incalcolabile, “di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. Sono appunto i santi. Che cosa fanno “lassù”? Cantano insieme, lodano Dio con gioia. Noi ci uniamo ad esso in una vera comunione dei Santi,  quando cantiamo «Santo, santo, santo il Signore Dio dell’universo...».  È un inno che viene dal cielo, che si canta là, un inno di lode. Sì, in quel momento, nella Messa, siamo uniti a loro più che mai. E siamo uniti a tutti i santi: non solo a quelli più noti, del calendario, ma anche a quelli “della porta accanto”, ai nostri familiari e conoscenti che ora fanno parte di quella moltitudine immensa. Oggi allora è festa di famiglia. I santi sono vicini a noi, anzi sono i nostri fratelli e sorelle più veri. Ci capiscono, ci vogliono bene, sanno qual è il nostro vero bene, ci aiutano, e come lo fanno!, e ci attendono. Sono felici e ci vogliono felici con loro in paradiso.

Ci invitano, già mentre siamo qui in cammino, sulla via della felicità, della beatitudine, indicata nel Vangelo: “Beati i poveri in spirito… Beati i miti … Beati i puri di cuore…” . Noi ci meravigliamo, e non siamo del tutto d’accordo. Ma come? Il Vangelo dice beati i poveri, mentre il mondo dice beati i ricchi. Il Vangelo dice beati i miti, mentre il mondo dice beati i prepotenti. Il Vangelo dice beati i puri, mentre il mondo dice beati i furbi e i gaudenti. Questa via della beatitudine, della santità, sembra portare alla sconfitta. Eppure i santi tengono, sempre dalla prima lettura, “rami di palma nelle mani”, e sono quelli che “hanno lavato nel sangue le loro vesti”, cioè hanno vissuto e dato fino in fondo la propria umanità, la “pasta” della santità, che è l’Amore ha fatto lievitare in noi, figli di Dio, dallo Spirito. Questi santi hanno vinto loro, non il mondo.  Sulla via tracciata dalle Beatitudini, la via di Gesù, non ci possiamo accontentare di essere cristiani senza infamia e senza lode, attenti a non esagerare. Ci fa bene lasciarci provocare dai santi, perché abbiamo a scegliere Dio nella sua “totalità”. E dare così alla terra un assaggio della felicità piena del cielo, la nostra dimora eterna,  visione bella di Dio e dei nostri cari, godimento di loro e con loro senza più limiti e ombre.

Oggi, e paradossalmente nella preghiera di domani, intravediamo il nostro futuro, che non è in una tomba, e festeggiamo quello per cui siamo nati: siamo nati per non morire mai più, siamo nati per godere insieme Dio, nostra beatitudine.(cfr. Papa Francesco 2018)