martedì 31 marzo 2015

VIGILIA

(...di Pasqua!)


Non è mia,
è la Pasqua di Gesù!
Con lui restare,
con stupore e silenzio,
a vita passare.

Carico di cose,
a molte corse
mi sono dato,
ma da tanta grazia
sono salvato.

Carico d’amore,
dolcezza in croce,
 inchiodato a legno
albero di vita,
dona frutto degno.

Degno viene
da misericordia,
tua somma verità,
ove sale la via
d’infinità carità.

E’ Pasqua tua,
Figlio e fratello,
non merito mio,
portami con te,
Salvatore e Dio.

Come primavera
gratuita fiorisce,
così gioiosa vigilia,
ispira e sorregge,
profonda meraviglia.

Grato, innamorato,
desiderio mi prende
con te vivere morire,
fino a quel giorno
e infine gioire.

Risurrezione,
tua vittoria,
a me pienezza
d’eternità è data,
luminosa bellezza.


mercoledì 25 marzo 2015

RIFLESSI...


…della Parola – 25.03.15

“Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre” (Ebrei10,10)

A pochi giorni dalla Pasqua in cui il “corpo”, l’umanità intera del Figlio di Dio, sarà consegnata per vincere la morte, e con essa il peccato e ogni male, l’ “incarnazione” segna l’inizio della nostra liberazione,della nostra redenzione. La Pasqua è il compimento, la pienezza di questo progetto nel quale Dio, nel Figlio suo,  prende la natura umana e, abbassandosi, diviene simile agli uomini… perché costoro potessero ritrovare se stessi, avere vita, secondo il suo desiderio, e la loro piena felicità.
“Un corpo mi hai dato” (cfr Ebrei 10,5): lo dice il Figlio venendo nel mondo; lo dice Maria di Nazareth accogliendolo in sé e facendo crescere nel proprio grembo. “Un corpo mi hai dato” da vedere e toccare, possono dire tutti quelli che hanno incontrato Gesù. “Un corpo mi hai dato” posso e voglio dire anch’io custodendo questo dono, portandone la preoccupazione in questo momento. Ma lo faccio con gioia, con abbandono, con fiducia. Che non sia però peso ad altri!
E’ l’umanità, che si manifesta con e attraverso il corpo, con gesti ed emozioni, la via lungo la quale Dio manifesta il suo amore, la sua vicinanza. Gesù è il Salvatore proprio in forza del suo corpo,della sua carne abitata dallo Spirito. Maria, la donna, rende possibile questo prodigio con il suo sì che si prolunga sino al calvario e oltre. Sino a me, di cui voglio essere eco! Sino alla risurrezione, alla gloria del cielo. Madre mia, fiducia mia!



martedì 24 marzo 2015

RIFLESSI...


…della Parola – 24.03.15

 “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono” (Gv 8,28)

Dove  e come io incontro, conosco Dio e il suo amore che tanto Gesù ha predicato e offerto?
"Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" (cfr Gv 12,32) e "conoscerete che Io sono".
Non le parole, seppur belle, non solo i gesti prodigiosi, ma la vita consegnata fino alla morte per amore, questa è la rivelazione di Gesù, questi è Dio!
Innalzato sulla croce – ripetendo quanto fece Mosè nel deserto con il serpente di bronzo messo su un palo a cui guardavano gli israeliti per essere guariti dai morsi velenosi – Dio, in Gesù, si è fatto “peccato”, la condizione mortale dell’uomo, lì l’ha raggiunto, e si è offerto così al nostro sguardo spesso rassegnato, se non disperato. In questa condizione non c’è condanna, ma solamente misericordia e perdono, ed è questo il vero volto di Dio, Padre di Gesù e Padre nostro.
Quale stupore e gratitudine nel cuore, quale speranza a fronte dei miei errori, paure, tristezze. Oggi voglio alzare lo sguardo al Crocifisso, lo sguardo all’Amore, ricordando che non c’è nessuno più amabile di una peccatore.





lunedì 23 marzo 2015

PENSIERI...


…quaresimali – 5° Settimana


la missione

“Vogliamo vedere Gesù” (Gv. 12,21). Questa richiesta fatta ai discepoli di Gesù, questo desiderio che è nel cuore di tante persone, anche se non sempre se ne rendono conto, questa che rimane anche la volontà del Padre (“che conoscano te e colui che hai mandato”), ci ricorda la missione per la quale siamo stati scelti, liberati e mandati, cioè “consacrati”. Null’altro di diverso se non “mostrare Gesù”, far incontrare gli uomini con lui che è la luce e la salvezza del mondo. Qualsiasi altra preoccupazione o nostra attività distoglierebbe da questa ricerca, tra direbbe questo desiderio, e ritarderemo il realizzarsi  di ciò che il Padre desidera. L’obbedienza a questa missione, obbedienza che riflette la stessa del Figlio, è quella che Dio ci chiede. Non nascondiamo Gesù, non presentiamolo tacendo o riducendo la verità sulla sua persona. Egli è Colui che stabilisce quell’ eterna alleanza tra Dio e l’umanità che più nulla ormai potrà distruggere, e nel suo sangue versato abbiamo salvezza dalla morte, dal peccato. Possiamo essere turbati, spaventati, ma è la nostra “ora”. Per questo siamo stati chiamati, anche se andiamo incontro a derisioni o rifiuti, a condividere la sorte di Gesù, che apparentemente all’inizio sembra interessare, essere ammirato, applaudito. Fin qui noi ne siamo fieri e anche un po’ gelosi. Ma poi incontra ostilità e odio. In quest’ “ora” vogliamo rimanere con lui. Egli verrà innalzato sulla croce, e a noi venga il coraggio, l’onore, l’amore, per mostrare a chi vuol “vedere Gesù” colui che “disprezzato e reietto dagli uomini” rivela il volto di Dio, l’amore Suo vulnerabile.


Per una “feconda missione” :

- un cuore casto, cioè libero : che non prende il posto di Gesù, e non si fa bello di lui senza essere discepolo e amico; un cuore che non mette in risalto se stesso o si pavoneggia di essere meritevole di stare tra i suoi per propria bravura.
+ una comunità di persone libere che non si ostacolano, non fanno a gara chi è più bravo a condurre a Gesù più persone; una comunità che non è preoccupata dei numeri, ma si adopera per aiutare chi è in ricerca.


- un cuore povero, cioè umile : fa proprio il motto del Battista, “Lui deve crescere , io diminuire”; che si presenta agli altri nella verità della propria storia e persona, spesso segnata da debolezze e limiti, che il Signore ha voluto riconosce di aver bisogno per la sua missione.
+ una comunità persone che danno libertà, che incoraggiano, attendono senza forzare, non catturano le persone, offrendo semplicemente una testimonianza di pace e di letizia, di unità tra di loro e carità verso tutti.

- un cuore obbediente, cioè amante : obbediente
allo Spirito: lasciando che esprima i suoi gemiti, riconosca la sua “ora”;
agli altri :alla comunità cristiana (aiutandola ad essere specchio di Cristo Gesù)
              alla comunità umana (accogliendone la ricerca, aiutandola a purificarla, e lasciandosi mettere in discussione convertire da questo desiderio) 
a se stesso : “per questo sono stato mandato”                                
+  una comunità di persone che riconoscono la libertà a Dio di manifestarsi dove, come e quando vuole, e si “organizzano” perché ognuno sia fedele alla propria vocazione, e in qualsiasi angolo del mondo, in ogni “periferia”, sia pronto a condurre a Gesù i fratelli.


Dalla “lettera ai consacrati” di papa Francesco 21.11.2014 - un pensiero valido per tutti !
“… uscire da sé stessi per andare nelle periferie esistenziali. «Andate in tutto il mondo» fu l’ultima parola che Gesù rivolse ai suoi e che continua a rivolgere oggi a tutti noi (cfr Mc 16,15). C’è un’umanità intera che aspetta: persone che hanno perduto ogni speranza, famiglie in difficoltà, bambini abbandonati, giovani ai quali è precluso ogni futuro, ammalati e vecchi abbandonati, ricchi sazi di beni e con il vuoto nel cuore, uomini e donne in cerca del senso della vita, assetati di divino…
Non ripiegatevi su voi stessi, non lasciatevi asfissiare dalle piccole beghe di casa, non rimanete prigionieri dei vostri problemi. Questi si risolveranno se andrete fuori ad aiutare gli altri a risolvere i loro problemi e ad annunciare la buona novella. Troverete la vita dando la vita, la speranza dando speranza, l’amore amando.
Aspetto da voi gesti concreti di accoglienza dei rifugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella catechesi, nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera…”


martedì 17 marzo 2015

PRESTO...


(… è la vita nel ministero – 39 anni)


Nel cielo
un’ unghia di luna,
presto si farà piena,
s’aggrappa all’amore,
frutto che muore
per troppa dolcezza,
fa ebbro il mondo
di nuova salvezza.


Sulla terra,
un germoglio di grano,
presto sarà pane,
fiorisce nel solco
albero di vita
mandorlo in fiore,
vinta la morte
vive l’amore.


Nel cuore
s’accende nuova,
presto sarà luce,
invasa di Spirito
sorpresa la carne,
ritrovato sorriso
cammina non noi
il paradiso.


Presto,
è l’ora giunta
per dono casto,
povero, obbediente,
consacrato alla verità,
grazia del Mistero,
benedico gli anni miei
di tanto ministero.


Presto
verrà pienezza,
senza fine la promessa
d’amore eletto,
a dar presenza di Cristo
e carne a sua umanità,
presto sarà tutta,
grato, nella sua carità.



 











PENSIERI...

... quaresimali - 4° Settimana!


la comunione

“Discernere” (1° setti.) con gioia (2° sett.) le vie del Signore significa essere aperti alla “profezia” (3° setti.). Questo cammino è possibile in sintonia con Dio e nella comunione fraterna che aiuta a leggere i segni dei tempi, sostiene e mantiene nella serenità, nella fiducia, incoraggia a tentare vie nuove che contrastano il male e perseguono il bene.
La “comunione fraterna” non viene dalla uniformità di vedute, dal sentire o pensare tutti nello stesso modo, dall’avere i medesimi gusti, o da reciproca simpatia (anche se tutto questo non è indifferente). È frutto di quella “comunione” che Dio ha scelto di vivere con noi mandando suo Figlio. Nell’ abbraccio amichevole di Gesù noi siamo amici anche tra di noi, fratelli,e ciò che ci unisce è la condivisione di questo medesimo amore. “Io sono in comunione con te, mi sento vicino a te, ti voglio bene, poiché Gesù ti vuol bene, ti ama”. E quanto più io rimango vicino a Lui, tanto più so che mi faccio vicino a te, e quanto più siamo  vicini, uniti, tanto più cresce la comunione con Lui. La diversità delle persone, del sentire e vivere la realtà, di porsi accanto a Gesù, costruisce la comunità che è comunione di ricchezze differenti che fanno crescere la umanità. E’ un cammino poiché la vera comunità cerca sempre di diventare ciò che non è, o meglio ciò che è in germe, il Cristo in noie tra noi.

Per una “autentica comunione” :

- un cuore casto, cioè libero : che s ifa tutto a tutti, senza essere di nessuno se non di Cristo Gesù; che rispetta e apprezza i doni degli altri, senza voler conquistare o annettere nessuna o alla propria visione del mondo e della cose..
+ una comunità di persone libere che insieme si stimano, si cercano, si ascoltano, si aiutano senza chiedere patenti o riconoscimenti di sorta ; che attendono i tempi degli altri

- un cuore povero, cioè umile : riconosce di aver bisogno degli altri,e magari sa rallentare o misurare il proprio passo sul loro cammino, non fa pesare su di loro la fatica che incontrano o la propria  speditezza.
+ una comunità persone che danno libertà, che sono contente e se lo dicono, lo dimostrano di essere felici insieme; inventano occasioni per ritrovarsi anche fisicamente, per stare insieme, riconoscendo in questo la loro ricchezza.

- un cuore obbediente, cioè amante : obbediente
allo Spirito, e alla sua preghiera : padre che siano uno come lo siamo noi”
agli altri :alla comunità cristiana (rispondere alle necessità dei fratelli di fede!)
            alla comunità umana (la “comunità planetaria”) 
a se stesso : al bisogno di comunione, di “abbracci” che porto in me, 
                                                       voce della Trinità.                                
+  una comunità di persone che riconoscono la libertà a Dio e non si lasciamo mai scoraggiare da frizioni, contrarietà, incomprensioni, fragilità e anche divisioni che momentaneamente possono sorgere  nella vita comunitaria; una comunità di persone che sanno celebrare la Riconciliazione, dono del Signore, e si riconciliano tra di oro sapendo che misericordia e perdono ci sono già dati.



Dalla “lettera ai consacrati” di papa Francesco 21.11.2014 - un pensiero valido per tutti !

… "esperti di comunione"…. …per  «fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione»… l’ideale di fraternità. … Al riguardo vi invito a rileggere i miei frequenti interventi nei quali non mi stanco di ripetere che critiche, pettegolezzi, invidie, gelosie, antagonismi sono atteggiamenti che non hanno diritto di abitare nelle nostre case. Ma, posta questa premessa, il cammino della carità che si apre davanti a noi è pressoché infinito, perché si tratta di perseguire l’accoglienza e l’attenzione reciproche, di praticare la comunione dei beni materiali e spirituali, la correzione fraterna, il rispetto per le persone più deboli… È «la "mistica" di vivere insieme», che fa della nostra vita «un santo pellegrinaggio». Dobbiamo interrogarci anche sul rapporto tra le persone di culture diverse, considerando che le nostre comunità diventano sempre più internazionali. Come consentire ad ognuno di esprimersi, di essere accolto con i suoi doni specifici, di diventare pienamente corresponsabile? …Non potrebbe essere quest’Anno l’occasione per uscire con maggior coraggio dai confini… propri. … In questo modo potrà essere offerta più efficacemente una reale testimonianza profetica. … un cammino di speranza. Nessuno costruisce il futuro isolandosi, né solo con le proprie forze, ma riconoscendosi nella verità di una comunione che sempre si apre all’incontro, al dialogo, all’ascolto, all’aiuto reciproco e ci preserva dalla malattia dell’autoreferenzialità.

RIFLESSI...


…della Parola – 17.03.15

“Àlzati, prendi la tua barella e cammina” (Gv 5,8)

La mia barella! Il mio peccato! La mia vita sbagliata, o meglio non vissuta nella pienezza di “salute” che il padre desidera per il figlio. O il mio ministero (anche questo ormai è al compimento dei 38 anni!) “adagiato” nella rassegnazione o nella comodità (sic!) di chi si adatta a difficoltà e limiti  magari li fa diventare scuse. Non è vero che io non abbia avuto “nessuno che mi immerga nell’acqua della piscina”, poiché non sono mancate occasioni di grazia, incontri, scossoni, aiuti che mi erano posti accanto. Forse aspettavo quello successivo; forse pensavo ai miei progetti e tempi…Non ho molto da dire a mio discapito. Solo Gesù  può prendere l’iniziative, scuotermi e offrirmi novità: “Vuoi guarire?”.
“Prendi la tua barella e cammina”, ciò che finora è stato il tuo “peccato”, o meglio questa “condizione di povertà, limiti, fragilità, errori, in cui ti sei adagiato, portala con te diventa segno dell’ attenzione mia che ho per te, della mia compassione e misericordia, segno anche della mia potenza che da nulla si lascia frenare. Puoi mostrare a tutti ciò che ti ho fatto e faccio in te e con te”.  “Guarigione” è portare il mio peccato come trofeo da esibire perché vinto da Gesù. E’ portare la mia vita con i suoi limiti come preziosa per Gesù. E’ portare il mio ministero, che conserva le sue imperfezioni, come annuncio della Sua misericordia.



OMELIA


4° Domenica B – 15.03.2015
- Efesini 2,4-10
- Giovanni 3,14-21

Nel nostro cammino, siamo portati oggi nel cuore del vangelo. Avviene con il dialogo di Gesù e Nicodemo, nell’intimità della casa, luogo di confidenze. Ci sono cose che vanno dette sottovoce perché non siano troppo pesanti, né vadano disperse nella loro bellezza, e verità. Ed è la verità di Dio e dell’uomo che viene confidata, il cuore della bella notizia, quella che davvero ci da camminare nella vita.

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”: è il primo sorprendente raggio di luce!
Questa si fa ancora più sfolgorante: “perché chi crede in lui, chi lo accoglie, abbia la vita eterna” cioè di qualità.! E poi la conferma, se non avessimo ben compreso: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo si salvato (cioè riscopra così l’amore e abbia la capacità di amare, la vera umanità dei figli di Dio)”.

In questo amore che Dio ha per il mondo, in questo amore che al mondo, e in particolare all’uomo che si fida di lui, consegna perché abbia viverlo e sia in grado di riversarlo ovunque, c’è la familiarità con Dio e con  gli altri, la vera comunione fraterna per cui siamo stati creati e per la quale appunto Gesù ci chiede di seguirlo.

Nel dialogo con Nicodemo, Gesù dà un segno, non semplice a leggersi, di questo amore.
Ci chiediamo che cosa possa significare l’immagine di un serpente di bronzo che Mosè innalzò nel deserto paragonata a colui che sarà innalzato, cioè al Figlio di Dio, Gesù che sarà posto sulla croce.
Possiamo tradurlo così: tutto ciò che può essere causa di male e di morte – e il serpente né è portatore in quella esperienza che hanno vissuto gli ebrei nel deserto con Mosè e da cui venivano guariti se se ne rendevano conto – tutto ciò che può essere causa di male e di morte Gesù, il Figlio, l’ha assunto, l’ha fatto proprio. In comunione con il Padre ha accettato di essere innalzato sul palo della croce, a dire che niente, mai ci può separare dall’amore del Padre, nessun peccato, nessun male, né la morte.

Lo conferma  Paolo in alcune righe della seconda lettura: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo – e pensiamo a tutti i morsi velenosi del male, morsi che ci facciamo anche vicenda – ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia – bontà esclusiva sua,senza nessun metro nostro – siete salvati”.

L’immagine del serpente ci può in qualche modo atterrire, ma quella di Gesù con le braccia aperte al Padre e al mondo sulla croce ci attrae! Ci attrae questo amore vulnerabile. Ci dice la Sua vicinanza alla nostra storia, ci viene insegnato, di più, comunicato mediante lo Spirito che sulla croce Gesù lascia andare, emette sul mondo come ultimo respiro.

Atterriti o attirati? Così possiamo trovarci davanti a questo dialogo che ci il vangelo ci riporta.
Atterriti, spaventati, e quindi tentati di fuggirlo, allontanarlo o lasciarlo cadere; oppure attirati, stupiti e fiduciosi nell’amore di Dio. Non si va avanti per paura, ma solamente per attrazione. Da quest’ultima oggi e in questa settimana ci lasciamo prendere. Essere attratti e attrarre con gesti d’amore, a braccia aperte, per camminare insieme, nella comunione fraterna.








venerdì 13 marzo 2015

VERSO PRIMAVERA


Giorni di luce
chiudon inverno,
a mite tepore
s’apre la vita,
è nuovo stupore

Volti di bimbi
illuminano il mondo,
dell’umano giardino
germogli fioriti
sorridon al cammino.

Mamma dona
il frutto dal grembo,
è bellezza e vanto,
sapienza genera
con gioioso incanto

Tempo di nascite
il cammino pasquale,
già si coglie sincera,
promessa e certa,
l’attesa primavera

Qualche passo
è ancor da fare,
ma grazia sarà,
qualunque indagine,
con divina carità.

Pasqua viene,
su pietra ribaltata
di vita fondamento
vince la morte
l’amor mio redento.

Continui la via,
più che guarito,
splendente ricreato,
a dire il vangelo
dell’essere amato.








 

lunedì 9 marzo 2015

PENSIERI...


…quaresimali – 3° Settimana

la profezia

Il discernimento (1° sett.) vissuto con gioia (2° sett.) non può che portare con coraggio e fiducia alla “profezia”. Non esiste cammino, che è un protendersi in avanti, dinamico e mai stanziale; non esiste “vita”, che crescita e sviluppo di un seme; non può dirsi “cristiana”  se non va oltre ciò che morte e tutto ciò che vorrebbe atrofizzare e impedire il progetto di Dio, l’umanità di figli com’egli li desidera per la loro piena felicità. Esiste, purtroppo, una grande riserva, a volte paura,a riguardo della “profezia”e di chi ha il dono e la responsabilità di questa servizio al mondo,e alla Chiesa. Nessuno dei battezzati è sprovvisto di “profezia”, e ognuno di  donarla, di esercitarla  secondo la vocazione a cui è stato chiamato per il bene di tutti. Non è certo stravaganza e rivoluzione che viene da un colpo di testa o capriccio di qualcuno. E’ piuttosto lasciare libero, collaborare con responsabilità e umiltà all’azione dello Spirito, ai suoi suggerimenti e situazioni in cui si inserisce chiedendo spazio all’uomo. Dio non obbliga nessuno, ma non si stanca, con grande rispetto e passione ‘amore, di “spronare” i suoi figli a camminare insieme dietro il Figlio perché il mondo abbia salvezza, cioè conosca e abbia capacità di amare liberandolo e liberandosi da tutte le pastoie del peccato. E’ atteggiamento di verità che viene dall’amore ed è soggetto all’amore per “rendere migliore il mondo”

Per una “vera profezia” :


- un cuore casto, cioè libero : da paura di contrastare l’ordine costituito e in particolare i potenti di turno; un cuore che non teme di essere apparire controcorrente. Non si tratta di fare il “bastian contrario”, ma di servire unicamente lo Spirito.

+ una comunità di persone libere che insieme ascoltano e seguono lo Spirito, che si aiutano a discernere le sue ispirazioni a partire dalla Parola e dalle vita dei fratelli, dalle necessità di un mondo con più giustizia e fraternità. E’ discernimento spirituale.


- un cuore povero, cioè umile : non cerca nessun potere o successo, né ricchezza né audience; non conta sulla proprio sapienza o potenza, ma sulla “forza” dello Spirito che avverte nel proprio cuore ma che sa essere presente anche nel cuore di chi lo ascolta.

+ una comunità persone che danno libertà, che accettano di essere minoranza come sale lievito della società; insieme fanno scelte coraggiose, una comunità “alternativa” al mondo per amarlo e servire la vita.


- un cuore obbediente, cioè amante : avverte la “corresponsabilità” come l’atteggiamento che corrisponde alla verità che viene dall’amore; un cuore “corresponsabile” con
lo Spirito, vento impetuoso o brezza leggera, fuoco ardente o acqua viva;
gli altri :la comunità cristiana 
           (il “corpo” di Cristo profeta che dà la vita per tutti!)
           la comunità umana 
           (con la vita in tutte le sue più belle forme) 
                                                                                         
se stesso : “…dentro di me c’era un fuco che non potevo contenere” (cfr. Geremia 20,7-9)
                                      
+  una comunità di persone che riconoscono la libertà a Dio di condurre il suo popolo, l’umanità intera per vie che non conosce, per sentieri inesplorati. “Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono,li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura”.(Isaia 42,16).


Dalla “lettera ai consacrati” di papa Francesco 21.11.2014 - un pensiero valido per tutti !
… Mi attendo che "svegliate il mondo", perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia. Come ho detto ai Superiori Generali «la radicalità evangelica non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il Signore in maniera speciale, in modo profetico». È questa la priorità che adesso è richiesta: «essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su questa terra … Mai un religioso deve rinunciare alla profezia» (29 novembre 2013).
Il profeta riceve da Dio la capacità di scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti: è come una sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora (cfr Is 21,11-12). Conosce Dio e conosce gli uomini e le donne suoi fratelli e sorelle. È capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e le ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri padroni se non a Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta sta abitualmente dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro parte.
Mi attendo dunque non che teniate vive delle "utopie", ma che sappiate creare "altri luoghi", dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la "città sul monte" che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù.
A volte, come accadde a Elia e a Giona, può venire la tentazione di fuggire, di sottrarsi al compito di profeta, perché troppo esigente, perché si è stanchi, delusi dai risultati. Ma il profeta sa di non essere mai solo. Anche a noi, come a Geremia, Dio assicura: «Non aver paura … perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8).

RIFLESSI...


…della Parola – 09.03.15

“Verrò all’altare di Dio, a Dio, mia gioiosa esultanza.” (Salmo42,4)
Introibo ad altarem Dei, qui laetificat iuventutem meam

Bellissimo questo versetto colmo di gioia! Bellissima la verità che conferma! Eco di quello che Naaman il Siro sperimenta nella propria carne che, guarita dalla lebbra, ridiventa come quella di un giovinetto (2Re 5,14).
Dio ringiovanisce, mantiene giovani ed esultanti. Guarisce da ciò che può appesantire e fare della nostra realtà qualcosa di ben poco attraente. Nel Battesimo la vita, la carne di Gesù “ringiovanisce” anche la mia, la mia umanità risplende della Sua. Così è ogni incontro con Lui, e con la sua pietà e misericordia.
Belle le parole di Papa Francesco: “Solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore. Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato. E per questo, alcune volte, voi mi avete sentito dire che il posto, il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo è il mio peccato. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa.” (07 .03.2015)




OMELIA


3° Domenica B – 08.03.2015

- Esodo 20,1-17
- Giovanni  2,13-25

Il deserto, poi il monte, adesso la città e precisamente il tempio, che ne è il come il cuore. Sono tappe del cammino di Gesù e nostro. Sono i luoghi dove Dio abita e incontra gli uomini, dove Gesù insegna a camminare in modo gradito a Dio e a beneficio degli altri. Il tempio è affollato di gente, di commercio, mischiato a religione …

Cosa ci può insegnare in special modo questa visita di Gesù al tempio, il suo gesto imprevedibile per la sua carica dirompente, infiammato di tanto zelo? Gesù ci offre un aiuto prezioso per il nostro cammino di conversione, per ritrovare un rapporto giusto tra la vita e le pratiche religiose: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!”.
E’ un gesto quello di cacciare cambiamonete, rovesciare banchi del venditori, osare parole molto forti, all’ avvicinarsi della Pasqua – come annota l’evangelista – che in un certo senso annuncia quello che la Pasqua è, vale a dire una liberazione, una liberazione profonda da ciò che imprigiona a morte l’uomo, da ciò che gli dà l’impressione di essere religioso e a posto, una liberazione dal pensare a Dio come qualcuno da comprare con offerte, devozioni, pratiche, precetti,  facendo i nostri affari magari sulla pelle della gente.

Non ci scandalizzi il gesto di Gesù, né ci urtino le sue parole di rimprovero, e nemmeno applichiamo ciò agli altri. Ognuno di noi può fare commercio con Dio nel proprio cuore, avere il proprio banco per far affari con Lui, ed è quando contrattiamo con il vangelo, scendiamo a compromessi, passiamo per opere di buona qualità quando le facciamo, come scribi e farisei, per farci vedere o trarne qualche vantaggio, per farci belli e non per far conoscere davvero l’amore del Signore e rendere migliore il mondo.

Oggi Gesù ci fa un appello: rendere migliore il mondo, a cominciare, noi credenti, da un vero e giusto rapporto con Dio. Oggi Gesù c’insegna cos’è profezia: atteggiamento di verità che viene dall’amore e all’amore è soggetto,  che mira liberare l’uomo da false sicurezze legate alle cose, al far affari, e lo sprona a muoversi su vie di vera giustizia e umanità.

Vera giustizia e umanità, e vera religiosità, ci conducono a riconoscere che il tempio di Dio, non soggetto al nostro commercio, è l’uomo stesso, ogni persona, dove Dio abita per essere amato, onorato, e servito perché povero. E’ la passione per la vita, l’apprezzamento per i suoi beni e perché tutti abbiano a goderne, la passione per l’uomo la molla che ha fatto scattare Gesù, perché solamente in questo modo egli sa di onorare il Padre suo e nostro.

Gesù stesso è il tempio di Dio,  – lo ricorda a coloro che gli contestano tanta audacia – e tutte quelle parole che mirano a dare libertà – i 10 comandamenti dettati nella prima lettura – trovano verità nella sua esistenza, sono assunti e completati nella sua persona.

E poi, come santuario di Dio, non c’è più bisogno di animali per i sacrifici; via anche le vittime destinate al culto com’era in uso al tempio; Gesù è l’agnello che toglie il peccato del mondo, che offre di amarci fino a dare la vita per noi, un prezzo che diventa un dono. E fa di questo “profeta”, Figlio di Dio, l’artefice di una nuova creazione, di una nuova umanità.

Seguendo lui non rinunciamo ad essere “profeti” cioè a desiderare e a impegnarci, mediante piccoli e decisi gesti d’amore e di giustizia, vera religiosità, perché  il regno di Dio venga, si compia la Pasqua, la novità di Gesù diventi davvero la nostra liberta piena, la nostra vita.