PENSIERI...
…quaresimali – 3°
Settimana
la profezia
Il
discernimento (1° sett.) vissuto con gioia (2° sett.) non può che
portare con coraggio e fiducia alla “profezia”. Non esiste cammino, che è un
protendersi in avanti, dinamico e mai stanziale; non esiste “vita”, che
crescita e sviluppo di un seme; non può dirsi “cristiana” se non va oltre ciò che morte e tutto ciò
che vorrebbe atrofizzare e impedire il progetto di Dio, l’umanità di figli
com’egli li desidera per la loro piena felicità. Esiste, purtroppo, una grande
riserva, a volte paura,a riguardo della “profezia”e di chi ha il dono e la
responsabilità di questa servizio al mondo,e alla Chiesa. Nessuno dei
battezzati è sprovvisto di “profezia”, e ognuno di donarla, di esercitarla
secondo la vocazione a cui è stato chiamato per il bene di tutti. Non è
certo stravaganza e rivoluzione che viene da un colpo di testa o capriccio di
qualcuno. E’ piuttosto lasciare libero, collaborare con responsabilità e umiltà
all’azione dello Spirito, ai suoi suggerimenti e situazioni in cui si inserisce
chiedendo spazio all’uomo. Dio non obbliga nessuno, ma non si stanca, con
grande rispetto e passione ‘amore, di “spronare” i suoi figli a camminare
insieme dietro il Figlio perché il mondo abbia salvezza, cioè conosca e abbia
capacità di amare liberandolo e liberandosi da tutte le pastoie del peccato. E’
atteggiamento di verità che viene dall’amore ed è soggetto all’amore per
“rendere migliore il mondo”
Per una
“vera profezia” :
1°
- un cuore casto, cioè libero
: da paura di contrastare l’ordine costituito e in particolare i potenti di
turno; un cuore che non teme di essere apparire controcorrente. Non si tratta
di fare il “bastian contrario”, ma di servire unicamente lo Spirito.
+ una comunità di persone
libere che insieme ascoltano e seguono lo Spirito, che si aiutano a
discernere le sue ispirazioni a partire dalla Parola e dalle vita dei fratelli,
dalle necessità di un mondo con più giustizia e fraternità. E’ discernimento
spirituale.
2°
- un cuore povero, cioè umile
: non cerca nessun potere o successo, né ricchezza né audience; non conta sulla
proprio sapienza o potenza, ma sulla “forza” dello Spirito che avverte nel
proprio cuore ma che sa essere presente anche nel cuore di chi lo ascolta.
+ una comunità persone che
danno libertà, che accettano di essere minoranza come sale lievito della
società; insieme fanno scelte coraggiose, una comunità “alternativa” al mondo
per amarlo e servire la vita.
3°
- un cuore obbediente, cioè
amante : avverte la “corresponsabilità” come l’atteggiamento che
corrisponde alla verità che viene dall’amore; un cuore “corresponsabile” con
lo Spirito, vento
impetuoso o brezza leggera, fuoco ardente o acqua viva;
gli altri :la
comunità cristiana
(il “corpo” di Cristo profeta che dà la vita per tutti!)
la comunità umana
(con la vita in tutte le sue più
belle forme)
se stesso :
“…dentro di me c’era un fuco che non potevo contenere” (cfr. Geremia 20,7-9)
+ una comunità di persone che riconoscono la libertà a Dio
di condurre il suo popolo, l’umanità intera per vie che non conosce, per
sentieri inesplorati. “Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono,li
guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in
luce, i luoghi aspri in pianura”.(Isaia 42,16).
Dalla “lettera ai consacrati” di papa Francesco 21.11.2014 - un
pensiero valido per tutti !
… Mi attendo
che "svegliate il mondo", perché la nota che caratterizza la vita
consacrata è la profezia. Come ho detto ai Superiori Generali «la radicalità evangelica
non è solamente dei religiosi: è richiesta a tutti. Ma i religiosi seguono il
Signore in maniera speciale, in modo profetico». È questa la priorità che
adesso è richiesta: «essere profeti che testimoniano come Gesù ha vissuto su
questa terra … Mai un religioso deve rinunciare alla profezia» (29 novembre
2013).
Il profeta riceve da Dio la capacità di
scrutare la storia nella quale vive e di interpretare gli avvenimenti: è come
una sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora (cfr Is
21,11-12). Conosce Dio e conosce gli uomini e le donne suoi fratelli e sorelle.
È capace di discernimento e anche di denunciare il male del peccato e le
ingiustizie, perché è libero, non deve rispondere ad altri padroni se non a
Dio, non ha altri interessi che quelli di Dio. Il profeta sta abitualmente
dalla parte dei poveri e degli indifesi, perché sa che Dio stesso è dalla loro
parte.
Mi attendo dunque non che teniate vive
delle "utopie", ma che sappiate creare "altri luoghi", dove
si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della
diversità, dell’amore reciproco. Monasteri, comunità, centri di spiritualità,
cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e
la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con
ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società
ispirata al Vangelo, la "città sul monte" che dice la verità e la
potenza delle parole di Gesù.
A volte, come accadde a Elia e a Giona,
può venire la tentazione di fuggire, di sottrarsi al compito di profeta, perché
troppo esigente, perché si è stanchi, delusi dai risultati. Ma il profeta sa di
non essere mai solo. Anche a noi, come a Geremia, Dio assicura: «Non aver paura
… perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8).