OMELIA
Primo Gennaio 2015
E’ il primo giorno del nuovo anno 2015.
Siamo qui a 8 giorni dal Natale e il nostro ritrovarci in preghiera con Gesù è
per dare lode al Padre che ci dato il suo Figlio attraverso Maria, piena di
grazia, cioè abitata dallo Spirito santo, onoriamo oggi come Madre di Dio.
Questo evento è la benedizione che
tramuta il tempo da uno scorrere di giorni, mesi, anni, in uno scorrere della
benevolenza di dio tra noi. fa del tempo, della vita, della storia, una grazia
cioè luogo di amore e gioia, pur in mezzo a tante difficoltà.
E proprio perché tempo d’amore e di gioia
che deve essere per tutti (come diceva l’annuncio dell’angelo!), è anche tempo
di impegno, di responsabilità. Oggi è la giornata mondiale per la pace, e nel
suo messaggio Papa Francesco ci chiama a “globalizzare la solidarietà”. “Non
più schiavi, ma fratelli” è la convinzione che deve relegare tutte le nostre
relazioni.
Se davanti al tempo passato, appena
concluso il 2014, il nostro cuore esprime gratitudine, perché il Signore ci è
stato vicino a noi vicino, e qualche slancio di bene ci è venuto, ne siamo stati testimoni, il tempo presente chiama la
nostra passione per la vita in tutte le sue belle forme, la passione per la
fraternità degli uomini. Vive della nostra attenzione e sincero interesse per
il bene del mondo, della compassione che Gesù ci ha insegnato e che ci porta a
vincere l’indifferenza, soprattutto verso coloro per i quali il presente è
ancora tanto buio. Noi lo illuminiamo.
E guardiamo al futuro con speranza. Il
Signore ci conduce e incoraggia la nostra libertà a dire di sì a questo cammino
di bene, di giustizia, di pace, di solidarietà, di gioia. A tale proposito
condivido con voi alcune righe del messaggio per questa giornata della pace.
Sono molto più precise chiare delle parole che possiamo dirci noi.
Davanti a molteplici forme di schiavitù e
sfruttamento che feriscono bambini, uomini
e donne di ogni età e condizione, migranti o senza lavoro, così recita il
messaggio di Papa Francesco.
“Occorre …operare gesti di fraternità nei
confronti di coloro che sono tenuti in stato di asservimento. Chiediamoci come
noi, in quanto comunità o in quanto singoli, ci sentiamo interpellati quando,
nella quotidianità, incontriamo o abbiamo a che fare con persone che potrebbero
essere vittime del traffico di esseri umani, o quando dobbiamo scegliere se
acquistare prodotti che potrebbero ragionevolmente essere stati realizzati
attraverso lo sfruttamento di altre persone. Alcuni di noi, per indifferenza, o
perché distratti dalle preoccupazioni quotidiane, o per ragioni economiche,
chiudono un occhio. Altri, invece, scelgono di fare qualcosa di positivo, di
impegnarsi nelle associazioni della società civile o di compiere piccoli gesti
quotidiani – questi gesti hanno tanto valore! – come rivolgere una parola, un
saluto, un “buongiorno” o un sorriso, che non ci costano niente ma che possono
dare speranza, aprire strade, cambiare la vita ad una persona che vive
nell’invisibilità, e anche cambiare la nostra vita nel confronto con questa
realtà.
Sappiamo che Dio chiederà a ciascuno di
noi: “Che cosa hai fatto del tuo fratello?” (cfr Gen 4,9-10). La globalizzazione
dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tante sorelle e di tanti
fratelli, chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della
solidarietà e della fraternità, che possa ridare loro la speranza e far loro
riprendere con coraggio il cammino attraverso i problemi del nostro tempo e le
prospettive nuove che esso porta con sé e che Dio pone nelle nostre mani.”
La vergine Maria, la Madre di Dio, ci ha
dato questo Bambino, Gesù, la gioia del mondo. Ci aiuti ad accoglierlo, Egli ci
conferma nella nostra fraternità.