OMELIA
Cristo
Re e Signore della storia . 24.11.2013
Festa
liturgica di Cristo Re e Signore dell’universo e della storia. Appuntamento
tradizionale quale festa del ringraziamento per tanti doni, spirituale, e
materiali, che rendono bello e buono il nostro cammino.
In
questa singolare circostanza, ecco la coincidenza, che tale non è, con la
vicenda che mi ha come offerto e chiesto un supplemento di umanità (con tutti i
suoi ingredienti più veri, alcuni graditi altri meno, ma tutti atti a
promuovere il bene). Ringraziare di cosa, mi sono domandato, in questi giorni?
Ringraziare chi? Ringraziare il Signore, e le persone che mi sono state e mi sono
vicine nelle mie elementari necessità, nella partecipazione a questo momento di
sofferenza con l’affetto e la preghiera, con segni commoventi, di vicinanza.
Alla
luce del vangelo e della liturgia di questa festa di Cristo re, vorrei narrare
a voi con semplicità e condividere la “regalità”, che Gesù mi partecipa.
In
Lui è la regalità dell’amore fino a dare la vita. E’ re d’amore, di pace, di
giustizia, di bontà, che ha regalato agli altri. Lo ha mostrato nel corso
dell’esistenza, lo ha confermato nella sua morte. E’ re senza calcolo.
In
Lui è la regalità che vuole attorno a sé non i cortigiani, i nobili, ma gli
ultimi, i poveri, i disgraziati, fino a farsi corona di due malfattori, e a
farsi speranza anche a loro, senza imporsi. E’ re senza vergogna.
In
Lui è la regalità della debolezza che si lascia andare nelle mani degli uomini,
che si affida infine al Padre. E’ re che non vuole contare su se stesso
nonostante la provocazione che gli viene (“Salva te stesso, datti da fare”.
E’ re senza difesa.
Questa
la regalità di Gesù, di cui ringraziarlo. Di questa regalità mi fa partecipe,
anche se io sono lento ad apprenderne la lezione, la chiamata. Con umiltà
voglio ringraziare il Signore per questi anni che sono tra voi e per questo
ultimo tempo così prezioso, rinnovatore anche del mio ministero, grazie alla
vostra presenza, generosa, in vario modo corresponsabile, partecipe del comune
cammino.
E
con semplicità vi metto a parte della scoperta che vo facendo, non per
insegnare, quanto per domandare il vostro aiuto in modo che il suo
apprendimento rechi bene a me, ma se vi può essere utile anche voi. Perché
della regalità di Cristo siamo tutti insigniti. Siamo tutti dei re. E’ la
nostra bellezza e grandezza, come dell’universo in cui siamo.
La
“mia” regalità che deriva da Gesù e che offro e “suggerisco” timidamente e con
rispetto a voi è:
1°
- essere con Lui, la mia via con Gesù, (così l’ho definita alla
luce di questi avvenimenti): qualunque essa sia e dovunque essa mi conduca, in
qualunque condizione, di salute, o malattia, di prova o felicità, di successo o
di insuccesso. Poiché è via d’amore, imparo che percorrerla con Lui non si
tratta di essere efficienti, ma efficaci; o bravi in tante cose, in tutto,
riuscire ovunque, cogliere risultati, ma amare fino a dare se stessi.
Efficienti lo si è per se stessi, efficaci lo si è per gli altri. Efficaci,
non efficienti, in casa, in famiglia, in paese, in comunità, ovunque ci è
chiesto non di risolvere o salvare, ma di amare. A voi che servite i vostri
cari e la comunità, io dico: non scoraggiatevi se non siete bravi a ottenere
risultati, siate efficaci, e sarete efficienti dell’efficienza di Gesù che
passò facendo del bene a tutti. Così siete regali.
2°
- La “mia regalità” è essere “io con voi”, come i malfattori con Gesù si
trovavano ad avere questo onore. “Io con voi”, cioè l’esservi vicino, solidale,
voi che siete più provati e più spaventati di me. Questa regalità è offrire
aiuto, semplicemente presenza, vicinanza, solidarietà, partecipazione; è
aiuto dato senza insegnare, senza imporre, senza voler tirare dalla mia parte,
senza voler mettere tutto e tutti in riga; senza voler essere il
“protagonista”, al centro, se non dell’amore, che tutto predispone e
organizza, fa e a volte, in buona fede tanto zelo, comanda; piuttosto, un aiuto
corresponsabile che si mette a servizio. In casa, in famiglia, in paese, nelle
associazioni, comitati, gruppi, nella stessa comunità nella casa, è essere
servitori. Così siete regali.
3°
- La mia regalità è “essere con me stesso”, accettare la mia fragilità e
debolezza, stare con i miei limiti e impedimenti. Non è rassegnazione o
dimissione, ma affidamento al Padre e ai fratelli, riconoscendomi bisognoso di “ricevere
aiuto”. E’ cosa regale “chiedere aiuto”, accettare che sia offerto a
volte magari in modo non perfetto ma amorevole, sincero, disinteressato; è
regale perché il lasciarsi amare consente all’altro di realizzare la sua
vocazione, quella di amare. In casa, in paese, nella comunità, apritevi
all’aiuto dell’altro, e così siete tutti regali.
In
una parola “regalità” in Gesù e in me, è umanità. “Ecco il vostro re”,
disse Pilato presentando l’uomo Gesù sfigurato dalla tortura. “Questi è il
re dei Giudei”, e non solo, recitava lo scritto apposto sulla croce.
Tutto
ciò che ci insegna ad essere umani, promuove in noi i tratti regali, veri e
belli, del Figlio di Dio che è Amore. Tratti che io ammiro, contemplo, in voi,
e anche da voi apprendo. Ed è questa la mia gioia. Questo il mio grazie!