lunedì 29 ottobre 2012

CHE IO VEDA !
 
         (… nell’ora che tutto previene!)

Verniciati di bianco i primi colli,
pittura di stagione nuova,
forse ad intristire  la terra, no,
a desiderare ancora calore
di casa, d’affetti, d’amore.

Forte limpidezza nell’aria,
intenso silenzio di mattino,
contrasto di pensieri urgenti, inquieti
in domanda di pace e promessa sicura,
il seme è buttato, la Parola matura.

Chiazze tingono d’azzurro il cielo,
disperse da coraggiosa luce, puntuale dono,
che il gelo sceso d’anticipo ricaccia,
la vita fatta di fiamma e fuoco, brucia l’amore,
porta l’abbraccio caldo, fraterno del mio Signore.

Sentimenti combattono il sole dell’anima,
oscuro il cielo tiene a ponente il mondo,
volano argentei brillanti alla luce,
uno stormo d’uccelli in piena libertà,
 la mia giornata riflessa di bella carità.

Che io veda il Volto nei volti,
gli occhi non tristi e spenti,
il cuore fuori dai margini  della vita,
“sorridi a tutti”, l’umanità non è mai sazia,
“io vi aggiungerò una mia grazia”
                          (Gabrielle Bossis)







OMELIA


30° Domenica B – 28.10.2012

- Geremia 31,7-9
- Ebrei 5,1-6
- Marco 10,46-52

Nelle ultime domeniche Gesù aveva parlato ai suoi, partendo dalle esigenze vitali che fanno parte di tutti noi, di matrimonio e amore, di soldi e ricchezze, di ambizioni che possiamo avere nel cuore. E’ la vita, diremmo noi. Davanti a questa possiamo essere spesso come ciechi, non vediamo bene, non sappiamo come muoverci, siamo fermi sul cibo della strada, cioè ai margini della vita stessa.

L’episodio narrato dal vangelo stamattina è significativo di come possiamo ritrovare la luce e avere vita in pienezza e bellezza. Un vero cieco, Timeo, un povero che siede lungo la strada a chiedere elemosina, a mendicare attenzione, compassione e aiuto, offre l’occasione per mostrare ancora una volta la bontà di Gesù e cogliere un insegnamento per noi, per tutti i ciechi.

Come si guarisce dalla cecità, cioè dall’incapacità o impossibilità di vedere la vita, di gustarla, di viverla appieno? Gesù lo rivela chiaramente al quel povero che ritrova la vista semplicemente al suono della sua voce, all’efficacia della sua parola: “ Va’, la tua fede ti ha salvato”, ti ha aperto gli occhi. Ci sono tanti particolari illuminanti in questo incontro, e può farci bene  ora l’uno ora l’altro. Io condivido con voi questo: “La tua fede ti ha salvato”.

Nell’anno della fede in cui abbiamo cominciato a muovere i primi passi, come discepoli che vogliono aprire gli occhi sulle belle realtà  della vita (amore, soldi, salute, desideri…), è appunto la fede che ci dà salvezza. Ma che ci dice della fede questo incontro? Cos’è la fede?

E’ sentire che Gesù è sulla nostra strada, sta passando, incrocia la nostra miseria e cecità, tocca la nostra storia e le nostre vicende. E’avvertire la sua presenza in te,e a questa gridi, ti abbandoni, ti affidi. Quel canto di liberazione, guarigione e speranza che troviamo nella parole del profeta Geremia (prima lettura) ben si addice e si realizza in Gesù, l’inviato di Dio che riporta l’umanità, i fratelli che sono nel pianto tra le consolazioni.

Fede è non lasciarsi intimidire o scoraggiare da chi o da tutto ciò, cose o eventi, che vorrebbe zittirci dal nostro gridare il bisogno di aiuto, di giustizia, di pace, e vorrebbe che noi rimanessimo nella nostra condizione di poveracci.

Fede è alzarsi dalle nostre paralisi, non cedere alle nostre paure, gettare via il mantello delle poche sicurezze che abbiamo o delle lamentele. Raggiungere Gesù, venire a Lui che chiama. E’ la sua presenza in mi, alla quale mi abbandono e mi affido.

Fede è riconoscere che Gesù non è soltanto un buono uomo seppur di stirpe regale, “Figlio di Davide”, ma il “Figlio di Dio” (Rabbunì, un termine con il quale ci si rivolgeva a Dio).
E’ dirgli il nostro desiderio di vita. Che è di gran lunga superiore a cose, ricchezza, fortuna, carriera; vita dove anche gli affetti più cari o la salute che ci sta a cuore, ricevono luce.

“Che cosa vuoi che io faccia per te?”, chiede Gesù. “Che io veda, abbia luce, speranza. Che io possa comunicare anche un po’ di luce e speranza agli altri”. Lo posso fare gridando come Timeo, con la vita, seguendo Gesù una volta guarito, che Gesù è il figlio di Dio.

Un amico mi ricordava in questi giorni la parola di una persona saggia: Hai due modi per diffondere la luce, essere la lampada che la emette o lo specchio che la riflette. Il vangelo aggiunge: invocarla e seguirla!







giovedì 25 ottobre 2012

PENSIERI....


                                                            (…di giornata. Davanti a Lui!)


“Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo…”  (Efesini 3, 14-21)

Le dimensioni dell’amore di Cristo Gesù:

- ampiezza : non ristretto, misurato, calcolato,
                    ma esteso aperto a tutti, per farsi vicino ai più lontani…
- lunghezza : non episodico, isolato, saltuario,
                      ma continuo, fedele, interminabile progetto nella storia…
- altezza : non di bassa lega, minino, scontato,
                 ma di valore, “spirituale”, dà ebbrezza e pienezza …
- profondità : non superficiale, astratto, apparente,
                      ma radicato nell’umanità, l’ama e la fa crescere…

“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra…Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione…”  (Luca 12,49-53). La chiarezza… prima di tutto in me!

La Parola fa chiarezza sulle dimensioni del… mio amore!


* * * * * * * * * * * *
                                                            (… nella pausa del mattino!)

“… ti agiti per molte cose…Una è necessaria…” ( cfr.Luca 10,41-42)

L’agitazione non riguarda solamente le cose o le necessità materiali…
C’è pure un’agitazione di chi vuole fare bene il bene…E’un agitazione che non si può definire “spirituale”, poiché lo Spirito è sì vento impetuoso e forte, che muove, ma anche brezza e carezza che chiama a sostare…

Perché “ti agiti” a fare, organizzare, proporre, comandare, inventare, mettere in piedi, svolgere…
Meglio “sedersi”… ai piedi di Gesù, prima di tutto. Sarà Lui a rialzare nei tempi, modi, occasioni, “per le opere che Dio ha preparato perché noi abbiamo a compierle” (Ef. 2, 10).

Non si tratta di comodità, o pigrizia, ma fiducia che nulla viene prima di Lui, e lasciare che Lui detti i passi successivi…

“Lascia fare a Dio: soltanto dopo,se resta del lavoro da fare, datti da fare”. “Madeleine Delbrel)


* * * * * * * * * * * *

                                                              (… una persona cara e amica!)

“ Sai, io ti leggo… Non capisco tutto quello che scrivi… E’ difficile per me non vivendo e non conoscendo lì dove sei…”

“…ma conosci me, conosci un po’ il mio cuore. Vivi con me, anche se altrove!”

Amo perché amo, diceva san Bernardo. Scrivo perché scrivo, aggiungo io. 
O parlo perché parlo.
Ma lungi dallo scrivere e dal parlare a vuoto, o a me stesso, è invece comunicazione e comunione fraterna aprire il cuore, condividere, offrire, narrare…

Non è sempre la prima cosa che conta che abbia a comprendere chi o coloro i quali leggono o ascoltano… La comunicazione è gratuita, condivisone del cuore, a volte di cose liete, altre volte di pensieri o ansie. E’uno svuotare se stessi per arricchire altri, o, senza pretese e con rispetto, per trovare chi accoglie, anche senza comprenderla, una gioia o una pena, uno stupore, una preoccupazione… insomma un cuore che ama!

Ecco, forse è proprio questo il bel frutto della comunicazione, parola o scritto: far sapere che c’è un cuore che ama, grande o piccolo che sia, che vive sentimenti, emozioni, pensieri, gesti… di umanità; un cuore che si…allarga a “dimensioni” che mai raggiungerà pienamente, ma che è fatto, dallo Spirito, “della statura perfetta di Cristo” (Ef. 4,13).

Chi mi legge, chi mi ascolta, possa dire: “Non ti capisco. Ma so che mi vuoi bene!”.

… “I’ mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch’e’ ditta dentro vo significando”.

“io sono uno che, quando
amore mi parla nel cuore, ne prendo nota,
e cerco di esprimere in parole ciò che egli mi detta,
esattamente nel modo che egli lo detta”.

                                                           Canto XXIV - Purgatorio






lunedì 22 ottobre 2012

TUTTO...

(... una mattina .... a chi educa!)


Tutto è colore,
azzurro, intenso, delicato,
verde profondo e sfumato,
giallo e ocra dipinto,
di rosso amore intinto.

Tutto è tepore,
luce diffusa, lieve, aperta,
riflessi belli su via ancor deserta,
ove raggio di sole m’assicura
sui miei passi veglia con premura.

Tutto è onore,
il sentiero battuto, di pace  intanto,
odora forte il campo, profuma il calicanto,
cinguetti, ronzii, sospiri accoglie,
natura ancor viva che niente toglie.

Tutto è amore,
lo sguardo, il sorriso, la brezza
dell’aria fresca, dolce carezza,
ora son qui, non c’è fretta d’andare,
meglio tacere, lasciarsi amare.

Tutto è amore,
pur dolore scandalo incompreso,
innocente, enorme, crudele peso
da Lui portato, liberato, condiviso,
non inganno alla gioia del paradiso.


Tutto, tutto, tutto,
la vita in minuscoli frammenti,
d’ansie, corse, pure bei momenti,
fiducia e misericordia in quantità,
tutto mi dona Dio, di qualità.

Tutto il mio Signore,
tenerezza, forza, benevolenza,
semi fecondi di cara presenza,
su personale via di grazia conduce
ognun fiamma vivace della sua luce.

Tutto è grazia, benedizione,
Sua passione certa l’amare,
offrire vita, perdono, e salvare,
niente è vano, disperso, distrutto,
Lui in me, io in Lui posso tutto.




A SVEVA
 
               (… ora tra noi!)

Nuvole rosa dipingono
il cielo di mattino,
bei, giusti, colori di Sveva,
inizio del suo cammino.

Tanta pace culla, dolce silenzio
ogni cosa ancora avvolge,
gli occhietti chiusi nell’abbandono,
sai, il sole ormai sorge.

Nome originale allitterazione,
Svegliati, Eva”, alla vita donata,
donna prima madre d’umanità,
risveglia noi, passione addormentata.

 Non vedi, lo cerchi, lo senti,
le manine aperte precedon le pupille
ad afferrare l’abbraccio caro
di fuoco vivace ricco di faville.

Respiri piano, brevi sussulti,
temi forse, tutto da scoprire,
“chissà dove sono” il tuo pensiero,
“serena, l’amore non può morire”.

Di mamma, papà, Francesca, con sorriso
l’affetto bacia commosso, meravigliato,
l’angelo custode fraterno già t’accompagna,
dal paradiso raddoppia il tuo viver amato.



OMELIA


Domenica 29° B – 21/10/2012               

- Isaia 53,10-11
- Ebrei 4,4-16
- Marco 10,35-45

L’anno delle fede chiama ad un nuovo cammino di vita cristiana, ad una sequela più vera di Gesù. Ci sprona proprio la domanda di vita che portiamo dentro (come il tale di cui parlava il vangelo domenica scorsa); ci attira la “bontà” del Maestro (ne era affascinato sempre anche quel tale); si fonda sulla nostra umanità più autentica, fedele, onesta (quella che i comandamenti verso il prossimo indica,sempre come emergeva dal vangelo di otto giorni fa).
Ma ecco che questa umanità piena di belle referenze e di buoni propositi è chiamata a fare i conti con ciò che la vorrebbe distogliere. Nelle pagine precedenti al racconto di oggi, veniva ricordato l’impegno grande della fedeltà nell’amore, domenica scorsa il pericolo dell’attaccamento ai  beni e la necessità di “darli ai poveri” di condividerli; oggi l’ambizione, la smania di primeggiare, di avere un posto davanti agli altri e di essere sopra gli altri. Sì, i discepoli del Signore ambiscono una sedia importante nella gloria che Gesù annuncia.
Volete mettere il fascino dei soldi,  e le comodità che danno? L’attrazione che esercita la sedia che conta e il suo potere “incollante”? Guardatevi bene da queste cose, dice Gesù, a coloro che lo seguono, perché “fra voi non è così”, come “ i capi e i grandi delle nazioni” che comandano e dominano. Di solito seguono una logica che non quella che Lui è venuto ad insegnare, mostrare.
E qual è questa logica di Gesù, quale la sua presenza tra noi e per noi?
“Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto, in liberazione, per molti.” Dice a Giacomo e di Giovanni che l’avevano avvicinato con confidenza e familiarità peraltro da lui stesso incoraggiata:  “Cosa volete che io faccia per voi?”. Chissà se avesse chiesto a noi che cosa avremmo risposto!
Non certo quello che hanno domandato loro, ma insomma: un po’ di salute, la tranquillità, la serenità, la protezione da ogni male, anche un buon successo nelle nostre cose, qualche soddisfazione nella vita…tutte cose legittime  e buone…

Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita pin riscatto per molti?
Quale insegnamento ci dà?
Ecco una parola non facile a comprendersi se non conosciamo il linguaggio della Bibbia, ma che invece è straordinaria, rivoluzionaria, scandalosa. “Potete voi bere il calice che io devo bere o ricevere il battesimo che io devo ricevere?” domanda a suoi.  “Bere il calice” o ricevere il battesimo”, significa “siete disposti ad addossarvi l’iniquità di molti”, per usare l’espressione che troviamo nella prima lettura a proposito dell’inviato di Dio, siete pronti ad immergervi tra i peccatori (battesimo vuol dire immersione) sino a portare le conseguenze del peccato e del male senza averlo compiuto. E tutto questo per manifestare la vicinanza di Dio, il suo amore, la sua misericordia, a tutti coloro che sono provati da quella grande infermità che è il peccato? Ecco che cosa fa grande il servizio di Gesù, la grandezza a cui anche noi tendere!

Siamo disposti anche a metterci a servizio degli altri, ma essere servi, schiavi, fino a questo punto, abbiamo le nostre riserve. Altro che farsi carico degli errori, sbagli, conseguenze delle cattiverie degli altri; se la sono voluta, si arrangino, hanno sbagliato, paghino loro soli. Logica umana non fa una piega, è giustizia. Logica del vangelo, logica di Gesù servo, è assoluta bontà, incomprensibile; bontà che ci fa penetrare nei cieli, dice la seconda lettura, cioè ci fa penetrare e partecipare al mistero di Dio, e della sua gloria. Quella per la quale i due discepoli hanno chiesto la sedia e pensavano consistesse in un posto di comando.

Miei  cari, ognuno nella propria storia e casa, conosce che cosa richieda questo servire e offrire se stessi per gli altri, questo farsi carico delle loro debolezze, portare insieme i peccati gli uni degli altri, condividere il calice della volontà di Dio che è amare, anche coloro che ci appaiono meno amabili, meno meritevoli di bontà, di misericordia, di perdono, di aiuto. A nostre spese!




giovedì 18 ottobre 2012

PENSIONE

(...a Franco!)


Saluti tanti al personale docente,
buffetto caro all’alunno discente,
riconoscenza a chi ha servito e dato,
non smette la vita il pensionato.

Continua il ministero in tempo nuovo,
 magari vicino lontano in altro luogo,
 non cessa la voglia  di servire e amare,
con verità e passione il vangelo annunciare.

Oggi raduna amici non per l’ultima cena,
il pranzo invece apre a primavera amena,
l’età d’onore finalmente è toccata,
la pensione solo essere condivisa e amata.

Cornice allegra, verde intorno,
eremo di pace, cibo e contorno,
augurio bello di nuovo altro impegno,
Franco di parola e di stima degno.

Condita di festa, un’po d’invidia la mensa,
nessuno da fatiche, programmi, noi dispensa,
sorregge il servizio attivo d’anime la cura,
ci facciam coraggio, sorriso, e premura.

Tanti anni a seminare, anche imparare,
il Maestro unico seguire e ammirare,
riposo dolce leggero, beato e sereno,
ora si faccia laborioso sentiero terreno.

Continui nel mondo della Parola la corsa,
azione nostra da misericordia soccorsa,
grazia e amicizia fraterna c’insegnan carità,
“il Signore è mio pastore, 
non la pastorale mia divinità”.






lunedì 15 ottobre 2012

MEMORIA...


(… che va!)

Chi, dove, come, quando?
Nella mente, non nel cuore,
confusione, solo amore.

Resetto, preciso, chiamo
parole, gesti, atti,
smarriti, lenti, e amati.

Pressione, fragilità, debolezza?
Tante cose voler dire, voler fare,
meglio uscire, un po’ sostare.

Quattro passi sul sentiero,
leggera pioggia accarezza il cuore,
silenzio, abbandono, pace, stupore.

Corse affanni non s’addicono,
ogni cosa è del Signore,
“tu sta’ buono, Lui è il pastore!”

Fine, delicata, tenue
bagna l’acqua il mio viso,
lacrima d’amicizia, fermata di paradiso.

Incontro, breve batter d’ali
a riprendere volo, il sorriso la risposta
all’andare stanco, bisognoso della sosta.

Il ricordo non facile ritorna,
memoria calma, amata,
da pensieri e volti incoraggiata.

Amnesia confusione triste,
pure pulizia, apre a novità,
le cose di sempre son baci di carità!

(… ritrovata!)

Non dimentico gli anni,
anniversari di amici cari,
sono vicino, corro ai ripari.

Bruno, Mario, Giorgio, tanti altri,
Antonio all’orto l’esistenza insapora,
Kevin studia, cresce Aurora.

Con loro tutti, piccoli e grandi,
Eva appena nata, stan nel cuore,
Io non c’arrivo, non sfuggono al Signore.

Lui, telepatico Adriano, pensieri
ascolta, della mente si prende cura,
lei, Pia telefonica, del cuore la premura.

Tanti anni d’amore bello
offron vita, dan speranza
alle figliole, al tempo d’oro che avanza.

Fraterno ricordo, augurio caro,
per ognuno e tutti si fa preghiera,
tesori unici depongo in Lui nella sera.





OMELIA


28° Domenica B – 14.10.2012
- Marco 10,17-30

Qualche giorno fa, in coincidenza con i 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, la grande assemblea  di tutti i Vescovi attorno al papa, ha preso il via l’anno della fede, questo particolare tempo a cui Benedetto XVI ha voluto invitare i cristiani a riscoprire il pellegrinaggio della fede nei deserti di questo mondo e mettere in luce la gioia, l’ entusiasmo dell’incontro con Cristo.  L’incontro di cui narra il vangelo di oggi svela il passo iniziale che muove questo cammino e lascia intravedere la pienezza dello stesso. Dove sta l’inizio delle fede?

Nella domanda che abita il cuore dell’uomo e nella timida e sincera ricerca che ne scaturisce. La domanda è il desiderio profondo di vita, di vita vera, eterna, cioè di qualità in grado di dare senso e felicità al nostro essere al mondo. Nessuno di noi è senza questo desiderio, ed è il segnale più grande dell’attrazione che ci muove verso la vita. Ascoltare e ammettere apertamente quello che abbiamo in cuore, ci fa addirittura correre là dove è possibile avere una risposta, o almeno una indicazione, da Gesù. Siamo già nei passi della fede, in quel preambolo, lo chiama il papa, dove la grazia, cioè lo sguardo di Dio agisce d’anticipo. Vogliamo educarci ed aiutarci a dare voce a questa domanda.

Un secondo preambolo consiste nel riconoscere la potenziale bontà di Dio. “Maestro buono”, così si rivolge quel tale a Gesù. Questo riconoscimento, che poi avrà conferma, incoraggia la ricerca e la domanda. Per muoversi a credere occorre, oltre che ascoltare le esigenze del cuore e il richiamo della felicità, anche la possibilità di essere davanti a chi  “buono” può aiutarci.

Un terzo passo è dato dall’onestà della nostra umanità  rappresentato dalla fedeltà ai comandamenti che regolano il nostro rapporto con gli altri. Chi è disonesto nei confronti del prossimo, non si aprirà mai alla fede vera, autentica. Se per caso mostra un atteggiamento religioso, sappia che è tutta falsità e vuoto! Ecco che Gesù mette davanti a quel tale le esigenze della giustizia!

Queste attenzioni sono l’inizio della fede. E la sua pienezza dove sta? Il papa parlando della fede in questi giorno ha ricordato che deve diventare fiamma di carità, fuoco di amore. E anche il qui l’incontro di Gesù di quel tale si fa illuminante.

Innanzitutto ciò che ci sprona ad andare avanti è lo sguardo pieno di simpatia e di amore con cui Gesù ci fissa. Egli ci tiene gli occhi addosso da innamorato e osa, per la fiducia che ripone in noi, chiamarci ad un di più della semplice onestà. E svela la pienezza della vita di fede: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

Gesù chiede a quel tale di liberarsi di tutto per avere di più, o meglio per essere di più, gli insegna a fare il miglior investimento della sua vita.  Non gli ingiunge di gettare il denaro, ma gli propone di condividerlo. Gli indica il passo per entrare nella logica di chi si sente fratello. Ma quel tale non usa la sapienza invocata nella prima lettura. Il suo problema non è la ricchezza, è l’egoismo, il possesso, o forse l’essere posseduto dalla ricchezza. Subito dopo Gesù preciserà, scandalizzandoci, che persino l’essere posseduti dagli affetti familiari non consente la giusta libertà di seguirlo. Pienezza di fede è lasciare tutto, e allora Dio restituisce nella maniera corretta. E’ avere un cuore libero e solidale.

Alla pienezza della fede ci si avvia con la scelta della condivisione e della essenzialità, del soccorrere le povertà e accontentarsi dell’essenzialità, senza finire nella spirale della cupidigia. Soprattutto in questi tempi di delirio.

I fatti di cronaca delle ultime settimane, le spese folli e offensive di chi usa il denaro pubblico per proprio tornaconto, di chi, usa la politica in maniera orribile, ci richiamano al principio dell’onestà e della solidarietà  Ma anche noi, anche nel piccolo, siamo chiamati ad essere trasparenti e corretti, nel piccolo come nel grande. Troppo difficile? A qualunque punto del nostro pellegrinaggio della fede siamo giunti ci soccorre lo spirito di sapienza che la parola di Dio immette nel nostro cuore, e nulla sarà impossibile  a Dio e a noi.



sabato 13 ottobre 2012

A SUA IMMAGINE

(… dopo le riprese della RAI ai bambini dell’Acr!)

Precisi, puntuali, meticolosi
preparativi a imprevisti pronti,
rimangon forti e fiduciosi
a Sua immagine.

Giovane entusiasmo armati,
educatori solleciti, generosi,
a passione responsabili allineati
a Sua immagine.

Emozione delle prime ore
prende posto al tempo incerto
birichino, non ferma l’amore
a Sua immagine.

Sottili gocce audaci tentano,
indugiano attori e comparse,
cristalli di luce scendono
a Sua immagine.

Ciak! Finalmente si gira,
inquadrature stacchi primi piani
interviste, allarga, rimira
a Sua immagine.

Vengono loro, piccoli prediletti,
semplici, naturali più che mai,
davanti ai grandi benedetti
a Sua immagine.

Recitano, no, vivono,
parte bella, limpida, chiara, 
con sorriso in volto e cuore vedono
a Sua immagine.

Ascoltano lo scriba poeta frate
attorno stupiscono, buoni,
narrano persino parole ispirate
a Sua immagine.

Gioia, allegria, tanta vivacità,
esuberanza, alterno il sole,
sono raggi della bella carità
a Sua immagine.

Finisce la scena non la storia,
pazienti bravi operatori,
umani artisti ci dan un po’ di gloria
a Sua immagine.

Ogni volto, e gesto, parola,
ogni attimo e battito del cuore,
é lo Spirito che s’alza e vola
a Sua immagine.

Suo riflesso bello, 
pittura viva, vera, 
in ogni tempo, età e stagione,
eterna fiorita primavera,
auspicio d’abbondanti frutti,
pace, fraternità, persin stanchezza,
dicon grazie nel cuore di tutti,
per Parola all’umanità donata detta
dall’Amore siam noi fatti icona
santa e perfetta
A SUA IMMAGINE!





POESIA E'...

........................

Fiotto di pensieri, inarrestabile,
esplosione di sentimenti, silenziosa,
manciata di parole, piena e misurata,
fantasia di gesti,
                            baci, abbracci, carezze,
                            buffetti, scossoni, salutari schiaffi,
                            sorrisi, sguardi, silenzi…,
in bel disordine!

Braci da desiderio e sospiri ravvivate,
briciole di vita pane buono sulla mensa del cuore,
frammenti di storia, variopinta icona,
pezzetti di storie, puzzle d’amore e di lotte,
semi di novità, inespresse,
promesse a fiorire in ogni tempo e stagione
profezia di libertà…
                                sognata, temuta,  persa
                                e ritrovata, offerta, difesa,
                                fatta sacra d’amore…
respiro di eternità certa,
verità amata, urge dentro.

Balbettio di bambino, irresistibile preghiera,
sussulto di tenere membra, cercano il grembo,
primi passi, impacciati gioiosi,
manine aperte, accarezzan l’aria e il volto,
occhietti…
                 di pieno sorriso, vivi, curiosi,
                 furbi, innocenti, limpidi,
                 trasparenti specchi  del mistero…
lacrime di confusione, semplice,
pianto umano, perciò divino,
timore timido, spavento affettuoso,
bisogno santo e bello.

Grido forte, muto, incomprensibile,
dolore del corpo e mente, straziati,
fatica crudele a trovar pane,
sudore inesausto, al venir della sera,
famiglia preme, spreme…
                                           pensieri, corse, occupazioni, 
                                         attese, sogni, illusioni, germogli, 
                                         speranze,successi, lentezze, tramonti…
confidenza dolce nell’abbraccio,
estasi d’amore fedele, nuovo,
riposo d’energia donata.

Canto interminabile,
a note piene e vuote,
senza tempo,
dirige il Maestro amante
esegue il discepolo amato,
giorno e notte e giorno
di vita pienezza,
senza fiato,
vera bellezza.





venerdì 12 ottobre 2012

OH !
 
(… ai tanti che mi vogliono bene!)

Impensabile sorpresa,
impagabile dono,
immeritato amore,
inatteso sconcertato stupore.

Eccessivi nell’affetto,
esagerate amici cari,
di ogni cura non son poi degno,
lasciarvi la vita mia è dolce pegno.

Non  credito o merito m’appartiene,
solo l’amore si accoglie,
mi plasma, dà forma, forgia il cuore,
ecco, icona povera, sono del buon pastore.

Io predico: credere all’amore!
E voi amici, maestri miei,
discepoli buoni e modelli,
in momenti cari, lieti e belli.

Io predico: condividere l’amore!
E voi, familiari e fratelli
della comunità vita e passione,
comune gioia nella missione.

Io predico: offrire l’amore!
E voi, donne e uomini di mondo,
germogli nuovi dell’umanità
dai frutti squisiti, sapori di bontà.

Confusi i pensieri, inutili le parole,
sentimenti pulsano forte,
la preghiera mia sola azione,
rechi a voi pace benedizione.

Non più oscura la notte,
voi raggio luminoso,
un giorno stelle alte nel cielo,
nella terra zolle feconde di vangelo.

Ancora tempo per stare insieme?
Troppo poco per dirvi affetto
che s’addice a voi copioso,
passo forte, lieto, vivere gioioso.

Ricordi mai spenti e belli,
dipinti di vita e di storie,
nel cuore, nella mente, stampato,
il volto caro d’ognuno, v’assicuro, è amato.

L’alba grigia, plumbea,
ora trafitta da luce dorata,
sorpresa!,
la fede sorge nel cuore,
fiamma viva e bell’amore!
Oh! Oh! Oh!