giovedì 30 aprile 2015

OMELIA


4° Domenica di Pasqua –26-04.2015

Chi è Gesù il Risorto? Chi sono io, risorto con lui?
La parola di Dio, in questa quarta domenica del tempo pasquale, ci dà un’immagine che ci sembra un po’ fuori del tempo, ma assai significativa e comprensibile quando Gesù l’ha accostata alla sua stessa persona: “io sono il pastore, buono, il pastore bello”.
Gli uditori di Gesù riconoscevano Dio come il proprio pastore, colui che si prendeva cura con particolare affetto e premura,addirittura potenza del suo popolo. Gesù, il Figlio di Dio, incarna la sua presenza tra loro e tra noi.

Chi è il “pastore”? Quali sono le sue prerogative, le sue caratteristiche? Quale amore manifesta?
Due tratti emergono dalla Parola ascoltata dalle labbra di Gesù, due tratti che uniti tra loro determinano proprio l’amore ( un po’ come dire l’idrogeno e l’ossigeno, solo insieme danno l’acqua!).

Gesù il Pastore, il Risorto, la pietra d’angolo cioè fondamentale per la costruzione (dice l’apostolo Pietro) mette insieme fortezza e tenerezza. L’amore non può essere privo di uno di questi due elementi. Se fosse solo fortezza, rischia la durezza aspra; se fosse solo tenerezza, rischia la debolezza poco utile. Il primo fa fuggire, toglie la confidenza, e il secondo non difende, non provvede bene, non salva.

Gesù è fortezza! Quanti “lupi” ci assalgono, mentalità di morte che ci assediano, ci rapiscono e ci disperdono! Quanti “mercenari” si fanno avanti, imbonitori, fasulli difensori che mirano al proprio interesse, e non importa nulla di noi. S’impossessano della nostra esistenza, ci tolgono la libertà, a proprio vantaggio.

Allora Gesù è fortezza, se ci consegniamo a lui, se restiamo nelle sue mani siamo al sicuro; al sicuro è quanto ci è caro, il desiderio della felicità, il conoscerla questa felicità, e poi la famiglia, le relazioni più belle, i progetti legittimi sono custoditi bene. Egli è la fortezza nello smascherare i mercenari, la fortezza nell’intravedere anche da lontano le aggressioni al patrimonio di valori dell’umanità. Se lo lasciamo per seguire altri  che “pastori” non sono, finiamo male.

Gesù è tenerezza. Quanto bisogno di essere conosciuti, chiamati per nome, di essere importanti per qualcuno; di poter contare su qualcuno che per noi è disposto a dare la vita; qualcuno la cui voce ci è cara, e che mai c’infastidisce anche quando ci sembra sia troppo presente; qualcuno che ci guida a libertà, che ci fa crescere. Gesù è costui. “In nessun altro c’è salvezza!”.

Questo amore fatto di tenerezza e di fortezza è l’amore che vogliamo sia tra noi, nella nostra casa, nella famiglia, nelle relazioni. Non può essere diversamente, e diventiamo “pastori” gli uni degli altri.
Non è facile miscelare in giusta dose le due caratteristiche, e solamente rimanendo con Gesù, può avvenire. La fiducia in lui, la frequentazione di lui, l’ascolto della sua voce e della sua parola ci costituiscono “pastori” nelle responsabilità che ci sono affidate in mezzo ai nostri fratelli.Un servizio che non ci toglie la pace e la gioia  di volere per loro il bene.





mercoledì 15 aprile 2015

FIORIRE...

(...pasquale!)



Tra l’alta erba
in libertà
danzano
i caprioli,
veloci.
Corrono con pudore
al fitto bosco.

Mamme nell’amore
legate
spingono liete
i piccoli,
nati.
Asfaltano di sorrisi
il marciapiede.

La chioma bianca,
folta,
un giorno rossa,
il pesco rosa,
delicato,
ogni alito di vita
è amato!

Nuovo giorno
fiorisce
sul cammino mio,
riaccese son
luce e pace,
ogni agitazione e ansia
ora tace.

Mite libertà,
dolci affetti,
fiori gratuiti,
promettenti frutti,
il mattino odora
di fresco e profumi,
io non vedo l’ora!






BRICIOLE di VITA

(...bollettino parrochiale Aprile 2015)




Part-time !
           
Illusoria sei,
illusa morte,
alla vita piena
tu scardini le porte.
Ti concedo part-time,
e sia solo per amore,
non cantar vittoria
sull’invitto Signore.
Il mio ballo di paura
nell’oscura stanza
presto sarò trasfigurato
in luminosa danza.
Cantar sì oso in poesia,
tanto è breve la tua via.



Carissimi tutti,
non mi prendo gioco della morte, illusoria, ma nemmeno lascio che la morte si prenda gioco di me. Illusa. La somma di tutti i mali, cattiverie, e peccati, non copre il desiderio di vita piena che è in me. Solamente part time, per breve tempo. E poi la volontà del Padre per ognuno degli amati figli è assai superiore al mio morire.
Partecipi della Pasqua di Gesù “usciamo” insieme dalle nostre tristezze, egoismo, e paura. Nessun fallimento, o cattiva prospettiva, o rassegnazione, ma solamente speranza, fiducia, entusiasmo ritrovato. Quello di bambini che, come l’altro giorno, ti corrono incontro, ti abbracciano, cercano coccole e coccole ti danno.
Piantavano un albero nella festa di primavera, lo ammiravano, ne erano come elettrizzati, con i loro insegnanti; un albero da custodire, da proteggere. Un albero è vita, mi dicevo, ritornando, e il mio pensiero andava all’ “albero” spoglio di foglie e carico di un frutto maturo d’amore, la croce di Gesù! Un “albero” da amare!
Ed è a Lui che ci affidiamo, inchiodati alle nostre croci, dai nomi più svariati, che possono essere occupate soltanto per amore, in solidarietà con chi ne è più schiacciato di noi. Con Lui non temiamo l’oscura stanza quando invece siamo stati creati per la gioia di una luminosa danza. La storia non è sempre poesia, ma non posso non augurarvi e fare con voi, uniti a Gesù risorto, la mia e la vostra bella via. Felicemente.             
                                                                                            Don Francesco




OMELIA


2° Domenica di Pasqua – 12.04.2015

E’ la risurrezione di Tommaso! Così guardo al racconto che fa il vangelo oggi sulla manifestazione del Risorto ai discepoli. E, prima di Tommaso c’è la risurrezione di costoro, la risurrezione della comunità dei suoi amici. Questa comunità, convocata qualche giorno prima dalla confidenza e affetto di Gesù a fare la pasqua, questa comunità che subito di disperde e fugge nel momento della prova, questa comunità che si sbarra in casa  per timore dei Giudei, viene tirata ora fuori da questa tomba di paura, di incertezza, di solitudine. La risurrezione è riprendersi come comunità. Ecco fare Pasqua non è diventare più buoni, ma ritrovarsi, essere, fare comunità attorno al Risorto.
Lì dove ci sono belle esperienze di comunità a partire dalla famiglia, gli amici, il paese, la stessa comunità parrocchiale, lì la risurrezione di Gesù sta lasciando il segno. La comunità  risorge ed è viva non perché è frenetica, fa, moltiplica le proprie corse, ma perché riconosce e accoglie il Risorto, la sua pace, il perdono e la capacità di liberare il mondo dal male.

Se la comunità risorge ed è viva, può aiutare a risorgere anche chi fa più difficoltà, o perché non sempre è presente, o il suo cuore ha bisogno di prove che aiutino a vincere il dubbio, l’indifferenza, la rassegnazione. La difficoltà a credere nella buona notizia del vangelo, il fatto che non pochi, giovani o no, affermano a parole e con scelte che per loro non è più importante Gesù, forse potrebbe derivare che la comunità in cui sono e crescono (famiglia, amici, relazioni sociali, la stessa comunità cristiana) non è sempre fatta di risorti.
Certo la comunità oscilla tra essere ideale (e ne abbiamo un bellissimo tratto nella prima lettura) e l’esser reale - con paure, sospetti, chiusure, dubbi, come erano i discepoli di Gesù prima che si manifestasse loro. C’è un via d’uscita, ed quella di essere “vera” comunità perché riconosciamo e diamo spazio a Gesù, all’amore più forte della morte; vera comunità la cui anima è la misericordia che è avere cuore per le miserie che portano afflizione, e farsi carico di ferite e piaghe. Qui Gesù viene incontro alla singolare miseria o ferita in cui si trovano i suoi amici.
Per noi credenti questa domenica, poi, è dedicata in particolar modo alla singolare presenza del risorto, come Misericordia. Misericordia che rivolge a noi e che a noi consegna e insegna.

E qui veniamo alla risurrezione di Tommaso, la cui “miseria”, la cui chiusura, è diventata proverbiale. Egli è vinto nella sua paura e nella sua incredulità, ritorna alla vita, perché tocca con mano e impara la misericordia di Dio che si è manifesta in Gesù, per noi trafitto e morto in croce per noi. Gesù ha pietà e misericordia di lui e l’aiuta a fare un passo che non riusciva a fare.
Tommaso risorge, arriva a credere, quando mette la mano nelle ferite di Gesù, si rende conto del segno dei chiodi. A quanti di noi, giovani o no, dicono di non credere, si sono allontanati da Gesù, io dico: mettete la mano nelle ferite dei vostri fratelli, rendetevi conto dei chiodi che ancora li crocifiggono, partecipate alle loro miserie (di vario tipo), abbiate il coraggio di “toccare” con la misericordia di cui avete goduto chi porta i segni della sofferenza (una famiglia che si dividi, chi non trova casa, chi non ha lavoro, chi è ammalato e triste, chi patisce solitudine,  chi è depresso, chi  ignora stoltamente il vangelo, chi non vuol più saperne di Gesù…) toccate e arriverete a credere; toccate e dimostrerete che credete!
Gesù dice “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. Ancor più beati quelli che hanno visto e vedono nelle ferite dei fratelli quelle di Cristo Gesù, quelli che lo riconoscono vivente in loro. Significa che sono diventati misericordia, davvero sono risorti con Lui.

Mettiamo la nostra mano, e il nostro cuore soprattutto, nelle ferite e piaghe dei fratelli, sono essi che ci aprono gli occhi su Gesù, perché avvicinandoci a loro siamo investiti dalla stessa misericordia che usiamo. Questa è Cristo in noi, in noi risorti con Lui. La sua parola ci abita e la sua parola possiamo donare:  “Pace a voi”. Ed è così che siamo “vera” comunità.











mercoledì 8 aprile 2015

RIFLESSI...


…della Parola – 08.04.15

 “Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.” (Luca 24,33-35)

La comunità “pasquale” dei discepoli è il luogo dove “ci si racconta” Gesù. Ognuno vi porta la propria esperienza di Lui, la ricerca, l’incontro, lo stupore, le emozioni, la scoperta… E’ il luogo dove si accoglie quello che gli altri rivelano di avere conosciuto di Gesù, perché ognuno ne ha e ne fa un’esperienza personalissima: il timore e la gioia grande delle donne, l’affanno di Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro, lo sfogo e il cuore che s’accende dei discepolo di Emmaus, la paura e la gioia degli apostoli nel Cenacolo dove Gesù si presenta a porte chiuse, la resistenza e la consegna di Tommaso, la pesca e il cibo sulle brace in riva al lago, la riabilitazione di Pietro…
Il Risorto sa come toccare i cuori, conosce il bisogno e il luogo dove… sorprendermi! Perché preoccuparmi?… “non è meglio goderci queste ore con animo attento a coglierne la misericordia? Non senti che siamo immersi nella misericordia? Parlare del domani è come se la misericordia d’oggi non ci fosse sufficiente” (Luisito Bianchi, la messa dell’uomo disarmato – pag 71).

E poi come raccontare Gesù?
 …un uomo, storpio fin dalla nascita;… … fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (Atti 3,2-6).
Con l’accoglienza di chi chiede un’ “elemosina” (qualunque sia!) e i prodigi della carità nel nome di Gesù! “… per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete;” (Atti3,16).

lunedì 6 aprile 2015

PROFUMO...

(...di Pasqua!)


Vanno a profumar
le donne
il già profumato giardino.
Odora di buono
l’affetto,
ancor più l’Amore
ritornato alla vita.

Puzza la menzogna
di uomini,
superbia e paura
copre meschina,
corruzione
del cuore, inutile,
fetore di morte.

Inarrestabile,
inebriante,
di innamorate il profumo
risveglia il mondo,
i discepoli stuzzica 
a riprender la via
dell’Amore primo.

Respiro!
S’aprono i cuori,
le menti s’illuminano,
ritrovate energie,
impazienti,
ad incontrare il Maestro,
salvatore delle genti.

Bagno di profumo
è il desiderio,
odorare di novità
l’ebbrezza che muove,
di grazia stupire,
meraviglioso incanto, 
e non più morire!













OMELIA


Lunedì dell’Angelo – 06.04.2015

La vicenda di Gesù non è un episodio isolato di una storia disgraziata del mondo. E’ l’evento al centro del mondo. E’ l’evento verso il quale prima di Cristo ha camminato, verso il quale è attratto. E’ il cuore del mondo dal quale riceve continuamente luce, forza, speranza, per andare verso la risurrezione piena e totale di ogni cosa.
Questo evento contempla anche la partecipazione nostra, il cui rifiuto, quando avviene, fa risaltare ancora di più la volontà di Dio di dare salvezza all’umanità, la sua misericordia, nella cui settimana siamo. Questo modo di agire di Dio è la valorizzazione anche di quanto c’è di morte  in mezzo a noi a causa di paura, orgoglio, egoismo.
Dio ha risuscitato il Figlio da morte, e con lui tutti noi che in lui siamo suoi figli. “La sua carne non subì corruzione”, scrive il profeta. Noi siamo la carne di Gesù.La risurrezione di Gesù libera dalla corruzione l’umanità. Riconoscere e accogliere Gesù risorto è partecipare di questa liberazione e promozione dell’umanità, è salvaguardia della corruzione che è presente e ci tenta.

Nel racconto che Matteo fa degli eventi che annunciano la risurrezione di Gesù, troviamo un tratto lampante, , significativo, di corruzione alquanto meschina e sciocca. Le guardie che dovevano custodire la tomba sono comprate dai potenti. Corruttori e corrotti, tutti dentro la stessa bugia.
Non ci meravigliamo, davanti a Gesù, davanti al vangelo, alla bella notizia che è Dio che dirige la storia e il mondo, certo con la libera corresponsabilità degli uomini, di cui ha cara la vita e la felicità, la “corruzione” è da mettere in conto, in quanto l’orgoglio, la prepotenza, la superbia, l’essere sopra gli altri per dominarli, la menzogna, il tradimento, sono la tattica del peccato che è rifiuto dell’amore e della verità.

Più volte Papa Francesco ha messo in guardia dalla “corruzione”, che non è solamente quella dei politici o dei potentati economici. Costoro sono i più esposti alla tentazione, al fascino della corruzione per non perdere posti e dominio che, “se cristiani, fanno finta di esserlo”, magari facendo apparire legale quello che morale non è.
Tutti siamo peccatori – dice ancora papa Francesco 27.03.2014 ai politici – ma attenti a non diventare corrotti…E’ tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose…”, appunto la ricchezza, il potere, l’uso degli altri a proprio piacere.
E qualche giorno fa ha detto:  “ una cosa corrotta è una cosa sporca! Un animale morto che si sta corrompendo, che è 'corrotto', è brutto e puzza anche. La corruzione puzza! La società corrotta puzza! Un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano, puzza!" (Napoli, 21.03.2015).

Che contrasto di odori! La puzza dei corruttori e corrotti e il profumo delle donne che andate al sepolcro per onorare e ungere il corpo di Gesù, abbandonano con timore e gioia grande il sepolcro e corrono a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ecco,noi che torniamo sulla nostre strade che odore ci tiriamo dietro? Siamo profumati di Gesù o puzziamo di corruzione, cioè di vita vecchia con tutte le sue menzogne?  La fine dell’umanità non è la morte, dalla quale Gesù risorge e ci tira fuori, ma la corruzione, il cuore che se ne lascia intaccare. Non pensiamo che la corruzione sia solamente nei palazzi del potere o nei centri economici. Può essere, in piccole e terribili dosi, anche nel nostro cuore. Basta un pizzico di corruzione (qualunque essa sia o qualunque causa abbia, - paura, orgoglio, superbia, vanità, invidia, avidità, furti, menzogna…) per ammorbare e infestare tutta l’aria che ci è attorno, la nostra casa, il nostro angolo di mondo.

Lontani dalla puzza, lo stesso profumo che portiamo a Cristo, cioè il nostro amore, di Cristo sia potenziato. Come? Ecco la ricetta: “ esse le donne si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi, e lo adorarono”.
Le donne cercano e si fidano di Gesù, gli mostrano tutto il loro affetto, lo riconoscono loro Signore e Dio. Ecco il profumo prezioso che rende gradevole, piacevole, la vita, inebria il cuore e fa felici, come una Pasqua..








domenica 5 aprile 2015

OMELIA


Giorno di Pasqua – 05.04.2015

Carissimi tutti, Gesù è vivo. Colui che è stato ucciso appeso ad una croce, come ricordano le parole di Pietro (1° lettura), Dio lo ha risuscitato. Il Padre ha richiamato dalla tomba il Figlio suo per lo Spirito Santo, l’amore che li unisce. Gesù è vivo. Evento incredibile, impossibile, ma nulla è impossibile a Dio che ama questo Figlio e che ama tutti e ciascuno di noi.

Carissimi, il nostro mondo sembra diventato un cimitero. Tanta morte, tanto sangue, tanti lutti, a cui conducono tanta cattiveria o irresponsabilità, tanta sofferenza e preoccupazioni di vario genere, nelle nostre famiglie dove lasciamo morire l’amore, nel mondo dove sono derisi e violati i diritti più umani delle creature, nella società dove i potenti dominano sui poveri. Sì, il mondo sembra un cimitero apprendendo ogni giorno notizie di morte.

Possiamo essere come Maria di Magdala che si reca al sepolcro, quel mattino, per onorare Gesù e non si aspetta se non di piangere la sua perdita davanti a quella pietra che tiene prigioniero il suo corpo. Anche noi davanti alla vita che vediamo sconfitta negli affetti, uccisa nelle speranze, violata nelle giuste esigenze d di libertà e di pace, possiamo rassegnarci a gesti di devozione, di simpatia, anche di amore. Ma in effetti in noi c’è solo delusione e il rimpianto di chi dice “ormai…”, e non più nessuna speranza, non c’è più niente da fare.

Per noi non c’è più niente da fare, perché ora fa tutto Dio! E’ Lui che toglie la pietra dal sepolcro del Figlio e dal nostro cuore. E’ Lui che ci dà mandato di annunciare che Cristo è la nostra salvezza, in Gesù è l’amore che dà pienezza di umanità al mondo, in Gesù siamo fatti capaci di amore che non demorde, che dà speranza a chi fa più fatica da uscire dal proprio cimitero, a chi ha fatto delle tombe la propria dimora.

Basta! “Non andiamo più per cimiteri” che sembra essere diventata l’occupazione principale degli uomini, persino di coloro che dicono di essere i discepoli del Signore. Nei cimiteri ci sono opere di morte, violenze, cattiverie, invidie, menzogne, tradimenti, nei cimiteri siamo vittime e purtroppo anche fautori di morte.

Ma Gesù non ci sta. Risorge, abbandona i cimiteri non perché non gli interessano più quelli che soffrono, ma perché è finita, deve finire ogni sofferenza e oscurità, ogni prigionia, ogni morte. Se siamo risorti con Cristo, e lo siamo per davvero, grazie allo Spirito suo che ci abita, non siamo più vittime della morte e non possiamo più essere fautori di morte, abbiamo cessato di fare il male.

Nessuno, per quanto sia colpito da morte, per quanto la sua condizione sia d’infelicità, fuori posto, errata, o appaia disperata, senza vie d’uscita, nessuno può rimanere per sempre nella tomba, La pietra è gia stata tolta dal sepolcro, ci fa saper il vangelo. Lo sentiamo anche noi, qui, mentre siamo celebrare questo evento della Risurrezione di Gesù e qualcosa ci pesa ancora dentro, ci schiaccia, ci impedisce di respirare aria pulita.

Carissimi, non è pasqua solo per i buoni, è pasqua per tutti. C’è la possibilità di vita per ogni famiglia, anche la più disastrata, per ogni persona anche la più fredda, anche la più compassata nella tradizione che tanto nulla cambia. E non lasciamo nessuno dentro tombe di morte, abbandoniamo i giudizi e abbandoniamo di misericordia.

Dopo Maria, corrono alla  tomba Pietro e Giovanni. Vedono ogni cosa al suo posto, i teli posati, il sudario del capo avvolto in un luogo a parte. La morte è come stata messa in ordine. Dio l’ha messa in riga. Perché noi avessimo, d’ora in poi a camminare solamente nella vita. Il primo passo? Credere all’impossibile. Sì, non vince la morte, ma vince l’amore. Diciamo con gesti e non solo con parole. Diciamo con gioia e tenerezza. E’ buona Pasqua!





OMELIA


Sabato Santo – 04.04.2015

Cristo è risorto come aveva detto, alleluia, fratelli e sorelle carissimi! Cristo è vivo, ha vinto la morte, sì, alleluia! E’ lui la stella del mattino, anzi il nuovo giorno, perché noi non siamo nati per spegnerci in una notte. Ed è un giorno, Gesù risorto, senza tramonto, fatto per noi dal Padre nella potenza dello Spirito Santo.

Dio aveva annunciato questa notte già in quella notte che è all’origine della veglia che stiamo celebrando, la notte in cui ha condotto il suo popolo alla libertà dalla schiavitù dell’Egitto facendolo passare illeso attraverso il Mar Rosso. Questa è la notte splende come il giorno.

E’ un giorno dalla luce strana, ma vera, mai vista. Una luce che allontana definitivamente il buio del male, della morte, del peccato, cioè del rifiuto dell’amore; una luce che svela un volto nuovo alle cose di sempre, ai volti familiari, a quelli non conosciuti; una luce che dice la bellezza di essere al mondo perché mai niente e nessuno potrà toglierci la gioia di vivere. Questa luce è Gesù stesso! Il sole già si è levato!

La nostra vita continuerà con la luce di quello che celebriamo durante questa veglia. Molte volte le difficoltà, le distrazioni del cammino, i dolori e le sofferenze offuscano la gioia e la certezza di una libertà che ci è stata donata. E allora risentiamo l’invito rivolto alla donne: “Non abbiate paura!”. La paura che paralizza il cuore e rende incapaci  di speranza, paura che non sia vero quello che ci è stato detto, e ci mantiene come sepolti in un fallimento.

 “Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso, E’ risorto, non è qui.”. Sì, lo cerchiamo pure noi. Ma non cerchiamo un morto, non cerchiamo consolazione, non siamo rassegnati a cedere alla morte la nostra vita. Non vogliamo cercarlo così, perché Egli non è un morto, ma colui che la morte l’ha vinta. Cerchiamo il Signore della vita!
Se questo ci muove ancora una volta, significa che con Lui siamo già risorti anche noi; cerchiamo una vita nuova che ci è data, ed è quella che viene dal Suo amore, dallo Spirito Suo che ora vive in noi. Vive per il Battesimo che abbiamo ricevuto e che ci ha immersi nella sua stessa vita; vive per l’Eucaristia, il suo corpo e il suo sangue che ci nutrono; vive per il perdono dei nostri peccati che ci guarisce; vive in noi per quelli incontri di grazia che sono i sacramenti offerti dalla Chiesa. Non ci stanchiamo di cercare Gesù per la carità chi abita.

Sì, ma c’è una pietra! E dov’è questa pietra sepolcrale? “E’ rotolata via”, è la prima parte delle buona notizia. Tutto ciò che ci costringe in un’oscura stanza, cioè nella morte, non ha più motivo di esserci, e se ancora umanamente facciamo questa triste esperienza, altrettanto umanamente, ma in modo tutto nuovo, non è abbiamo più paura e sappiamo che è solo per un breve momento. Non solamente la morte fisica non ha più potere su di noi, ma nemmeno tutte le esperienze  di morte che proviamo: divisioni, lotte, sconfitte, malattie, fallimenti di vario genere. Se cerchiamo e ci affidiamo a Gesù risorto, all’ amore che egli ci porta, allo Spirito che ci dona, la nostra esistenza è sostenuta, la nostra famiglia è salda, la condizione di salute o malattia è serena, le preoccupazioni, le fatiche di ogni giorno, diventano occasioni di bene, opportunità di gioia. Nel mezzo di ogni morte c’è un seme di risurrezione.

“Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete”. Cerchiamo il Signore, ma sopratutto non dimentichiamo che siamo cercati da Lui, aspettati da Lui nella vita quotidiana, in qualche parte del nostro cuore bisogno di risurrezione. Egli ci riporta là dove tutto è cominciato, al primo  amore per una storia nuova.
Se Lui ci precede, coraggio facciamo il primo passo, in famiglia, presso i poveri, gli infelici; portiamo con la vita l’annuncio: Non aver paura, egli è risorto!

In questa notte, domani e sempre, diciamocelo gli uni gli altri. E’il vero augurio: non avere paura. E usciamo dalla nostra rassegnazione correndo non per lo spavento, ma per la gioia di annunciare che Gesù è vivo.


DAVVERO...

(... è risorto!)


Basta andar
per cimiteri,
della vita davvero
son altri i sentieri.
Avanti indietro,
a tutto affanno, 
e l’incredibile sorpresa
i discepoli hanno.
Il Risorto
è la via,
fatta luminosa,
speranza mia!
Vinta la morte,
vergogna e timore,
fate festa,
è vivo il Signore!
Pasqua dei buoni,
Pasqua dei cattivi,
di misericordia divina
non siam privi.
Immensa gioia,
rinasce l’umanità, 
il sogno di Dio
diventa realtà.
Non più tombe né sepolcri
per nostra dimora,
lo Spirito in noi,
figli di Dio ci onora.