ALTROVE ?
Con la luce della Parola !
(Martedì, mercoledì, giovedì, 10,11,12 maggio 2016)
In margine o nel cuore di questi
tempi, la Parola di Dio non lascia spazio alla rassegnazione e alla tristezza
che pure mi tenta. La situazione della Comunità che rasenta la divisione, pur
rispettando la diversità di vedute sulla vita del paese, e l’incertezza per il
mio futuro che forse mi attende altrove,
mi danno motivo di pensieri, di sentimenti, emozione contrastanti.
La parola del Signore capita a
proposito e accompagna il mio cammino, come altre volte successo in passato nei
momenti topici del mio ministero. Per questo alla fine nutro fiducia.
L’umanità, comunque, si fa sentire, non la nego e diventa dono alla
“Misericordia”.
Io non sono S .Paolo, ma la sua vicenda mi “pungola” a
vivere questo momento come apostolo del Signore. Le sue parole ai discepoli di
Efeso che erano giunti a Mileto per salutarlo sono a me luce e forza.
Atti 20,17-27.
Paolo confessa quale sia stato
il suo impegno per coloro che amava.
«…Voi sapete come mi sono
comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai
in Asia: 19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le
lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; 20non
mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di
predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, 21testimoniando
a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù.
Ha davanti a sé l’incertezza per
ciò che lo attende, ma non tanto. Ha però la volontà di portare a termine il
compito ricevuto dal suo Signore.
22Ed ecco,
dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là
mi accadrà. 23So soltanto che lo Spirito Santo, di città in
città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24Non
ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia
corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza
al vangelo della grazia di Dio…
E’ consapevole del distacco
da quanti gli sono cari. E ciò è motivo
di grande sofferenza e pure preoccupazione
per loro per i quali non ha lesinato fatiche….
28Vegliate
su voi stessi e su tutto il gregge… 29Io so che dopo la mia
partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30perfino
in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i
discepoli dietro di sé. 31Per questo vigilate, ricordando che
per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire
ciascuno di voi.
Non gli resta che una cosa come segno di affetto che non
abbandona nessuno e che nello stesso tempo di nessuno si impossessa,
rivendicando anche un libertà per sé e una testimonianza di carità avuta verso
i più poveri.
32E ora vi
affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e
di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. 33Non
ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. 34Voi
sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto
queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho mostrato che i
deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore
Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”».
L’affetto è ricambiato, l’unione
dei cuori ancora più stretta, in mezzo alle lacrime.
36Dopo
aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37Tutti
scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, 38addolorati
soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo
accompagnarono fino alla nave.
«Perché fate così, continuando a
piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a essere legato,
ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». (Atti
21,13)
La partenza e la prigionia di Paolo sono a lui ancora
occasione di annuncio e di sofferenza. Vede la sua persona e la sua
testimonianza di Gesù risorto essere
causa di lite accesa e divisione tra i discepoli. La solitudine e lo sconforto
sono grandi. Ma ecco la consolazione del Signore che gli viene accanto!
11La notte seguente gli
venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a
Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia
testimonianza anche a Roma». (Atti 23,11)
La condizione, il luogo dove viene condotto, lontano da
chi ha amato e da chi è stato amato, diventa occasione di una nuova testimonianza.
Signore, quali tratti anche del mio ministero ora dipingi
con queste parole. Anch’io sono chiamato ad essere icona del tuo apostolo e a
seguirti dove mi precedi, poiché tu hai “un popolo numeroso in questa città”
(cfr Atti 18,9)
Dopo l’esempio di Paolo, il conforto grande di Gesù con la
sua “preghiera sacerdotale”.
La faccio mia, per tutti i miei fratelli.
Giovanni 17,1-26
“Padre, è giunta l’ora…” tutto quello che avviane
è perché si possa conoscere il Padre,
il suo nome, la sua Misericordia. perché “questa è la vita”.
La “gloria” è far entrare i fratelli in questo
amore. Questo è il senso, lo scopo, di quanto avviene nella mia vita, nel mio
ministero. E tutto ciò che io ho ricevuto dalla Sua bontà, è per essere
riversato su coloro che il Padre mi ha affidato. Non ho dato niente di mio!
Idee, progetti, iniziative…niente! E se
lo fosse stato, la misericordia sia prima di tutto per me!
Una cosa mi consola e mi preme “Padre santo,
custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa,
come noi.” Sì, mi sta a cuore che siano uniti, prima ancora che buoni e
generosi, perché solo nella comunione fraterna è possibile la vera e
instancabile carità. E’ stata la mia prima cura, non sempre riuscita, ancora lo
è in questo momento. 12Quand’ero con loro, io li
custodivo nel tuo nome,… perché abbiano in se stessi la pienezza della mia
gioia. 14Io ho dato loro la tua parola…prego che … tu li
custodisca dal Maligno”.
Continuo a donare la mia vita e le scelte che mi sono
chieste per il loro bene, per loro io voglio vivere la mia “consacrazione” di
libero da me stesso (obbediente), libero dagli affetti (casto), libero dalle
cose( povero): “19per loro io consacro me stesso, perché
siano anch’essi consacrati nella verità” che è il tuo amore.
Questo davvero il mio pensiero, la mia preghiera, la mia
offerta, mentre il paese, la Comunità dei discepoli, sta affrontando la prova
che il Divisore rende ancora più amara e dannosa. “ 21perché
tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano
anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. La
comunione fraterna è la vera qualità della vita, il primo servizio da recare al
bene comune, il segno più vero ed efficace per mostrare che il regno di Dio è
in mezzo a noi e comincia a realizzarsi. Essere perfetti nell’unità perché
il mondo conosca che siamo figli del Padre buono, che in noi c’è la sua
vita, il suo amore. E questo amore è per tutti gli uomini, sia in tutti gli
uomini e da tutti gli uomini sia fatto rimbalzare nel mondo.
Tutto questo è opera dello Spirito Santo che viene a
rinnovare la faccia della terra, e il nostro cuore! Ed anche il mio ministero!