sabato 28 maggio 2016

FRAMMENTI

 
27 Maggio

Continua il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Marco 11,11-25.
La Misericordia può essere di umore…nero?
Un fico non può produrre frutti fuori stagione… ma il discepolo della Misericordia è “un uomo per tutte le stagioni”!  Non smette ma di produrre frutti, altrimenti è inutile.
E’ comprensibile, e benefico, provocativo, l’umore della Misericordia!

Immergersi nelle cose doverose e anche buone per vivere è cosa saggia, responsabile… ma il discepolo della Misericordia sa immergersi in ciò che veramente è, rispetta e dà vita?
Ella non ci vuole “ladri di vita”, perché questa è già offerta!

Senza frutti e presuntuosa l’esistenza senza la fede in Gesù, fede che può smuovere le montagne, fede che esprime chi sa già dire “grazie” ancora prima di ottenere ciò che chiede. Il Padre che sa di quale cose abbiamo bisogno.

Come far nascere in noi questa fiducia? Liberandolo da ciò che lo fa chiuso ad ogni vero bene, e lo si libera, lo si fa accogliente mediante il… perdono. 

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28 Maggio

Continua il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Marco 11,27-33.
La Misericordia non deve spiegazioni a nessuno!
Va accolta per quello che è, amore gratuito e rivelatore di un Volto…
e di un insegnamento nuovo!

Quando io voglio indagare sul bene che ricevo, in qualche modo ne prendo le misure e quindi sono sempre pronto ad giudicarlo, a declinarlo, a impossessarmene o a servimene per i miei scopi.

Il bene va rispettato, dà motivo di lode, invita a… fare altrettanto!
La misericordia è una grandissima libertà,
che muove all’amore,
chiama alla responsabilità,
educa a relazioni che fanno l’umanità!

Solamente GRAZIE!

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giovedì 26 maggio 2016

FRAMMENTI

 24 Maggio

Continua il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Marco 10,28-31.
Ma perché sono così preoccupato per ciò che lascio…?
Perché non mi affascina di più ciò che mi è dato e trovo?

Gustare la Misericordia è privilegiare ciò che mi è donato!

“Cento volte tanto” di vita, di relazioni, di amore…
Non mancano prove, difficoltà, “persecuzioni”… ma soprattutto con Lui!
Con “la vita eterna nel tempo che verrà”! Ma è questo il tempo… della risurrezione!
Ci siamo già dentro!

“Ho accettato di seguirti, per questo ho deciso di lasciare tutto”.
L’amore è la forza per ogni distacco.
Anche da ciò che si ha caro. E’ libertà e dà libertà.
Paradossale, ma vero!

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25 Maggio

Continua il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Marco 10,32-45.
La Misericordia “cammina davanti”, traccia la via… lascia sgomenti svelando le sue prerogative e ciò che l’attende.
Che faccio? La seguo? Come la seguo, oggi?

La miseria o meschinità dei discepoli, incapaci di entrare nella mentalità o nel cuore della Misericordia, li porta a pensare a primi posti, a successo,a grandezza…
Quali i miei pensieri o preoccupazioni?

Il contrasto tra la Misericordia e la miseria è inevitabile… ma la prima non demorde e la seconda sarà… sorpresa, quando la prima realizzerà il suo dono, la sua opera : “dare la vita in riscatto di molti”.
Riscatto da che? Ma dalla…morte, di ogni genere!
Anche da quella di voler sempre dominare e opprimere.
Sì, anche questa è morte : della mia umanità e di quella degli altri!

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26 Maggio

Continua il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Marco 10,46-52.
Il mio grido, la mia richiesta… la Misericordia passa, attende!
Non mi vergogno di “elemosinare” : è la mia povertà di “cieco” che me lo… suggerisce!
“Abbi pietà di me!”

Mille voci e pensieri mi vorrebbero zittire: presunzione, autosufficienza, paura, delusione, incomprensioni….
Alzo il volume del mio gridare, ansimo nel mio sospirare, quasi fiero della mia povertà, l’unico bene che posseggo e trattengo… (via “il mantello”, ogni protezione provvisoria pur necessaria!) che tale diventa per la mia fede!

“Che vuoi che io faccia per te?”
Com’è diverso dalla interessata disponibilità che ti offrono i potenti per accaparrarsi il tuo consenso o il tuo voto.
“Va’…” sei libero, ora vedente, gustati la vita!
“Che io veda di nuovo”.
 Sì, ritorno a vedere la vita, ma in modo nuovo, grazie alla Misericordia!




lunedì 23 maggio 2016

FRAMMENTI...

 22 Maggio

Continua il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

SS. Trinità: Dio in 3D
Proverbi 8,31: “…le mie delizie tra i figli dell’uomo”.
Così la Misericordia del Padre, la “Sapienza”, rende gioiosa e “giocosa” la mia storia.
La sua fantasia creativa, un “altezza” che mi stupisce. Ogni giorno.

Romani 5,5 : “La speranza non delude”.
Nelle “tribolazioni” la Misericordia del Figlio, “la grazia nella quale mi trovo”, mette pace.
Il suo amore riversato in me, “larghezza senza misura” che abbraccia tutto. Ogni giorno.
Giovanni 16,13: “… vi annuncerà le cose future”.
La Misericordia dello Spirito mi insegnerà le cose di Gesù, la sua via, i suoi passi.
Ciò che sta davanti non può che essere di “profondità”, una… “buona notizia”. Ogni giorno.

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23 Maggio

Continua il cammino…nella MISERICORDIA!
La via quotidiana!

Marco 10,17-27.
Non mi basta una vita buona, onesta, gentile, rispettosa…
Cosa posso volere di più?
La vita…eterna, una vita di qualità…”superiore”, dove la correttezza, la gentilezza, la buona educazione, il rispetto… sono soltanto degli indizi iniziali che attendono una “pienezza”.

La Misericordia, per questo, chiama al distacco, al dono, alla sequela.
Non basta il distacco, esso è privazione, e può essere una ricerca della libertà mia.
Il dono è, invece, arricchimento dell’altro, di coloro ai quali mi rivolgo.
La sequela di Gesù è lasciare a Lui di “coniugare” questi due passi e valorizzarli per il Regno che è molto più grande, e bello, dei miei progetti e desideri.

Impossibile? Nulla è impossibile alla Misericordia che già nella parola è dare il proprio cuore, l’unica ricchezza che non scade, ai miseri, ai poveri, seguendo Gesù. “miseri-cor-dare”.






giovedì 12 maggio 2016

ALTROVE ?

Con la luce della Parola !
                                                           (Martedì, mercoledì, giovedì, 10,11,12 maggio 2016)

 
In margine o nel cuore di questi tempi, la Parola di Dio non lascia spazio alla rassegnazione e alla tristezza che pure mi tenta. La situazione della Comunità che rasenta la divisione, pur rispettando la diversità di vedute sulla vita del paese, e l’incertezza per il mio futuro che forse mi attende altrove,  mi danno motivo di pensieri, di sentimenti, emozione contrastanti.

La parola del Signore capita a proposito e accompagna il mio cammino, come altre volte successo in passato nei momenti topici del mio ministero. Per questo alla fine nutro fiducia. L’umanità, comunque, si fa sentire, non la nego e diventa dono alla “Misericordia”.  

Io non sono S .Paolo, ma la sua vicenda mi “pungola” a vivere questo momento come apostolo del Signore. Le sue parole ai discepoli di Efeso che erano giunti a Mileto per salutarlo sono a me luce e forza.

Atti 20,17-27.
Paolo confessa quale sia stato il suo impegno per coloro che amava.

«…Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: 19ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; 20non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, 21testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù.

Ha davanti a sé l’incertezza per ciò che lo attende, ma non tanto. Ha però la volontà di portare a termine il compito ricevuto dal suo Signore.

22Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. 23So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. 24Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio…

E’ consapevole del distacco da  quanti gli sono cari. E ciò è motivo di grande sofferenza e pure preoccupazione  per loro per i quali non ha lesinato fatiche….

28Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge… 29Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; 30perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. 31Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.

Non gli resta che una cosa come segno di affetto che non abbandona nessuno e che nello stesso tempo di nessuno si impossessa, rivendicando anche un libertà per sé e una testimonianza di carità avuta verso i più poveri.

32E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. 33Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. 34Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. 35In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”».

L’affetto è ricambiato, l’unione dei cuori ancora più stretta, in mezzo alle lacrime.

36Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. 37Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, 38addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.

«Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a essere legato, ma anche a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù». (Atti 21,13)

La partenza e la prigionia di Paolo sono a lui ancora occasione di annuncio e di sofferenza. Vede la sua persona e la sua testimonianza di Gesù risorto  essere causa di lite accesa e divisione tra i discepoli. La solitudine e lo sconforto sono grandi. Ma ecco la consolazione del Signore che gli viene accanto!

11La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma». (Atti 23,11)

La condizione, il luogo dove viene condotto, lontano da chi ha amato e da chi è stato amato, diventa occasione di una  nuova testimonianza.

Signore, quali tratti anche del mio ministero ora dipingi con queste parole. Anch’io sono chiamato ad essere icona del tuo apostolo e a seguirti dove mi precedi, poiché tu hai “un popolo numeroso in questa città” (cfr Atti 18,9)


Dopo l’esempio di Paolo, il conforto grande di Gesù con la sua “preghiera sacerdotale”.
La faccio mia, per tutti i miei fratelli.

Giovanni 17,1-26

“Padre, è giunta l’ora…” tutto quello che avviane è perché si possa conoscere  il Padre, il suo nome, la sua Misericordia. perché “questa è la vita”.

La “gloria” è far entrare i fratelli in questo amore. Questo è il senso, lo scopo, di quanto avviene nella mia vita, nel mio ministero. E tutto ciò che io ho ricevuto dalla Sua bontà, è per essere riversato su coloro che il Padre mi ha affidato. Non ho dato niente di mio! Idee, progetti, iniziative…niente!  E se lo fosse stato, la misericordia sia prima di tutto per me!

Una cosa mi consola e mi preme “Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.” Sì, mi sta a cuore che siano uniti, prima ancora che buoni e generosi, perché solo nella comunione fraterna è possibile la vera e instancabile carità. E’ stata la mia prima cura, non sempre riuscita, ancora lo è in questo momento. 12Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome,… perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato loro la tua parola…prego che … tu li custodisca dal Maligno”.

Continuo a donare la mia vita e le scelte che mi sono chieste per il loro bene, per loro io voglio vivere la mia “consacrazione” di libero da me stesso (obbediente), libero dagli affetti (casto), libero dalle cose( povero): 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” che è il tuo amore.

Questo davvero il mio pensiero, la mia preghiera, la mia offerta, mentre il paese, la Comunità dei discepoli, sta affrontando la prova che il Divisore rende ancora più amara e dannosa. 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. La comunione fraterna è la vera qualità della vita, il primo servizio da recare al bene comune, il segno più vero ed efficace per mostrare che il regno di Dio è in mezzo a noi e comincia a realizzarsi. Essere perfetti nell’unità perché il mondo conosca che siamo figli del Padre buono, che in noi c’è la sua vita, il suo amore. E questo amore è per tutti gli uomini, sia in tutti gli uomini e da tutti gli uomini sia fatto rimbalzare nel mondo. 
Tutto questo è opera dello Spirito Santo che viene a rinnovare la faccia della terra, e il nostro cuore! Ed anche il mio ministero!
 

mercoledì 11 maggio 2016

OMELIA

Ascensione  di Gesù – 08.05.2016

- Atti 1,1-11
- Lc 24,46-53


In questa settimana non mi è stato facile dedicarmi alla riflessione per preparare quei pensieri che ormai da tempo amo condividere con voi per esortarci a vicenda a seguire il Signore. Stavo per cedere alla tentazione di dedicare queste domeniche (tempo elettorale!) al silenzio della mia parola per lasciar posto unicamente alla Sua, che non lascia fraintendimenti.

Poi, l’altra mattina nella lettura del Messa così l’apostolo Paolo, mentre si trovava a Corinto, città complessa, riceveva direttamente dal Signore: “Non avere paura; continua parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male: in questa città io ho un popolo numeroso”.

Poiché non mancano neanche qui i fedeli del Signore, e sono tra le persone più semplici che non cedono a malizia e sospetti, ho deciso che qualche parola continuerò a dirla in obbedienza al comando del Signore. Non è giusto che per colpa di chi è ritiene o mostra di non averne bisogno, i veri poveri ne siano sprovvisti. Ne tragga beneficio, invece, chi ha il cuore retto, lo sguardo pulito, chi sa custodire le proprie parole e far risuonare solo quelle buone.

Io ne dico, brevemente, solo tre che ritrovo nella festa che celebriamo, e nel saluto di Gesù.

1 ° - Innanzitutto, l’Ascensione al cielo di Gesù, il suo ritorno al Padre, è conferma di quest’ultimo sul Figlio; la conferma di una vita spesa, con le sue scelte, la passione, le lotte sostenute, a testimoniare nel mondo la tenerezza di Dio, il suo amore per gli ultimi, gli esclusi. Ecco dove porta la Misericordia. Mostra davvero che si compiace di chi dà la vita per gli altri e ci chiama ad una comunione sempre più piena e gloriosa con sé. E’ la pienezza della vita, la qualità più bella. Di un paese.

2° - Il  mandato circa la conversione che va annunciata e realizzata mediante il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme, cioè da casa nostra. La nuova umanità alla quale tutti aspiriamo e per cui diciamo di impegnarci arriva attraverso una via di misericordia, di perdono, che innanzitutto riceviamo da Dio, ma che pure non può mancare tra di noi, in ogni situazione. Di questo perdono siamo chiamati ad essere testimoni. Il primo servizio al bene di tutti. Di un paese.

3 ° - La benedizione ci accompagna. Il gesto di Gesù nel lasciare i suoi non è limitato a quel momento, ma è la perenne presenza con cui assicura di non lasciarci soli, e che è motivo di gioia e di lode. Rende possibile , ma ne è anche condizione della sua effettiva protezione, la parola di difficile attuazione che abbiamo ascoltato due domeniche fa : “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Un vero programma di misericordia e di vita che ispira ogni nostro passo. Di un paese.









domenica 1 maggio 2016

OMELIA

 
6° di Pasqua – 01.05.2016

- Atti 15,22-29
- Giovanni 14,23-29

Una parola, bellissima, di difficile attuazione, dicevamo, abbiamo sentito domenica scorsa: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. Ma come Gesù può volere e dirci questo? Come può pretendere che noi ce la possiamo fare?
No, Gesù, il Risorto, non ci lascia soli, non ci chiede quanto è impossibile. Egli stesso ci aiuta a fare ciò che ci chiede, di vivere il suo comandamento nuovo. E’in  Lui, viene da Lui la risorsa per poterlo adempiere. “Lo Spirito consolatore, che dà forza, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.”  L’insegnamento ce lo portiamo dentro, il magistero interiore ci abita, dimora in noi, se lo accogliamo. E lo accogliamo se amiamo Gesù e osserviamo la sua parola, ci dice all’inizio di queste righe che abbiamo ascoltato. Sì, potete amarvi gli uni gli altri come Gesù, voi sposi, genitori e figli, familiari, educatori, amici, e voi persone che la pensate diversamente gli uni dagli altri; voi potete farlo perché lo Spirito vi abita se amate Gesù e fate secondo la sua Parola.

Per non scambiare le nostre voglie, ambizioni o agitazioni, per lo Spirito di Dio, dobbiamo rimanere aperti anche a qualche suggerimento che non ci piace, che non combacia con il nostro sentire, che non è secondo le nostre aspettative e progetti. E fare opera umile e coraggiosa di discernimento.  Rimanere vigili sul nostro cuore, poiché  consensi e successi non sempre vengono dallo Spirito. Può essere, allora utile incontrarsi, unirsi, ascoltarsi, discutere, e arrivare ad una decisione se la situazione o le responsabilità lo richiedono. Come hanno fatto i discepoli del Signore – lo narra la prima lettura – quando si sono trovati di fronte ad una questione controversa che dovevano risolvere circa coloro che volevano diventare cristiani.  Alla fine giungono alla conclusione: “lo Spirito santo e noi abbiamo così deciso…”.
Quando in una casa, famiglia, comunità, sorgono discussioni – ed è normale, giusto che la cosa avvenga per cercare insieme la via – l’ascolto dello Spirito nel dialogo è quanto s’impone per avere il suo insegnamento.

Cosa può insegnare lo Spirito?
Innanzitutto a riconoscere in noi e negli altri l’amore di Dio, appunto la sua presenza e azione.
A rispettare la libertà e i tempi delle persone nel loro cammino.
A non incasellarle nei nostri schemi o gruppi.
A non dettare noi condizioni di appartenenza
Ma pure, a verificare con onestà che quando diciamo “questo mi pare giusto” o “questo è doveroso” o “questa è cosa buona” o “questo no, non conviene”, se viene veramente dallo Spirito, dall’amore suo, o dall’umore nostro, dalle nostre considerazioni. Un criterio c’è – unitamente al dialogo che ricordavo – ed è la preghiera  quella dimora di Dio che custodiamo in noi.

E poi c’è un segnale inconfondibile: la pace. “Non come la dà il mondo”, precisa Gesù. Quella serenità interiore, quella tranquillità che non ti fa perdere e il sonno o l’appetito, quel profondo benessere che sconfina nella gioia, per cui il nostro cuore non è turbato da nulla e non di nulla e nessuno ha paura. Sì, a casa mia, trova dimora lo Spirito che da luce e pace, e se c’è luce e pace ci sono anche le porte aperte per accogliere chi le cerca.






OMELIA

 
5° di Pasqua – 24-04.2016

- Giovanni 13,31-35

In queste poche righe di vangelo, tratte, possiamo dire, dal testamento di Gesù  in occasione dell’Ultima cena prima della sua passione, ci sono due parole sulle quali ci soffermiamo brevemente. Una di difficile comprensione, l’altra di difficile attuazione. Ma ciò che a noi difficile oppure impossibile, viene dato dalla Misericordia del Signore, dal suo prendersi cura del nostro bene, dal suo avere la cuore la nostra felicità.

La prima parola, di difficile comprensione, è quel verbo glorificare che viene ripetuto più volte in tre righe come un rimbalzo continuo tra Dio e il Figlio suo, Gesù. Cosa annuncia e cosa può significare per noi? Glorificare non è un “esaltare” come lo intendiamo noi. Glorificarsi non è un “esaltarsi a vicenda” chissà per quale interesse, come fanno spesso gli uomini tra di loro adulandosi, darsi delle arie. E’, detto con parole semplici ma che non vogliono sminuire l’amore da cui provengono, bene-dirsi, stimarsi, mostrarsi sincera stima, apprezzamento, compiacimento reciproco, riconoscenza, appunto grande affetto, unione. Quella che c’è tra il Padre e il figlio Suo.

Per noi glorificare Dio nella nostra persona o storia significa far nascere Dio in noi stessi e farlo crescere.
Io glorifico Dio non costruendo chiese e capitelli, tempi o cattedrali, organizzando chissà quali oceaniche manifestazioni che non mancano di tentare anche la Chiesa; non con parole e discorsi, o aumentando i nostri numeri. Io, noi, diamo gloria a Dio se la mia, la nostra umanità è percorsa dalla sua luce, dal suo fuoco, è abitata e manifesta la sua misericordia.

E qui andiamo alla seconda parola del vangelo, quella di difficile attuazione: “vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. Non è uno slogan pubblicitario, anche questo ripetuto, ma un vero programma di vita.

Glorifichiamo Dio stabilendo tra noi un rapporto profondo di amore, di stima, di rispetto, di venerazione, di attenzione, di dedizione, di donazione, sopratutto verso chi è debole, oppresso, o è deformato dalla nostra società. Se attuiamo il comandamento nuovo: “amatevi gli uni gli altri”. Queste parole, prima di essere un programma di vita valido per tutte le situazioni, e che in esse vanno incarnata,  sono la realtà di Cristo Gesù, sono Lui in noi. E solamente con Lui in noi possiamo scegliere di occupare posti di servizio anche in mezzo agli uomini, in mezzo a noi, con spirito e atteggiamenti di vangelo, che è poi la salvezza dell’umanità.

Glorificare è amare, glorificarsi è amarsi gli uni gli altri, volersi bene reciprocamente. Fare grande una Comunità, un paese, è coltivare, con e prima di tutti gli interventi necessari alla sua vita,  questo rapporto di umanità che ha nel comandamento di Gesù il suo vertice, ma anche quel germe, quel seme, che qui nel nostro terreno di Monteviale vogliamo far crescere.