sabato 26 marzo 2016

OMELIA

 
Venerdì santo  – 25.03.2016

 “Gesù, Pilato ti fece prendere e ti fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, l’hanno posta sul tuo capo e ti hanno messo addosso un mantello di porpora… E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”

Gesù  tu sei l’uomo, il Figlio di Dio in ogni uomo o donna sottoposti agli stessi suoi tormenti. “L’avete fatto a me!” (Mt, 25, 40): questa tua parola, l’hai detta di ogni uomo e di ogni donna affamati, nudi, maltrattati, carcerati. Davanti a te, l’uomo percosso e crocifisso, il nostro pensiero stasera non lasci fuori persone con un nome e un volto precise; esseri umani, perfino bambini, in questo momento rifiutati, torturati, uccisi, lasciati morire “Ecco l’uomo nel mondo”, o Gesù, nelle tue stesse condizioni davanti a Pilato che se ne lava le mani, o nella morsa di chi fa loro del male.
Dov’è Signore la tua misericordia? E’ il nostro lamento, il nostro grido. Ne abbiamo tutti immenso bisogno.

-  “Ecco l’uomo”, vilipeso, torturato, piagato, percosso; provato nel corpo, nello spirito, ferito a morte nei sentimenti più belli e nelle speranze più legittime.. Questo tu sei Gesù, volto bello del Padre ma anche volto bello dell’uomo; di ogni fratello e sorella che inchiodiamo con la nostra indifferenza e cattiveria.
La misericordia è nella tua solidarietà, Gesù, nella tua vicinanza, partecipazione perché non abbiano a disperare chi è trafitto dalle vicende amare e crudeli dell’esistenza.
E allora il nostro sostare davanti a te, Gesù su croce infuocata di Misericordia, si fa gratitudine affettuosa, adorazione con tutto il cuore, abbraccio e bacio per dirti il bene che ti vogliamo.

- “Ecco l’uomo”, ecco di cosa è capace l’uomo quando segue le sue vie, spesso di arroganza, superbia, vanità, e si allontana dal progetto di amore che tu, Gesù sei venuto ad illustrarci e a cominciare tra noi. Ecco di cosa siamo tutti capaci : straziare l’umanità dei fratelli, deturpare questo mondo che Dio vuole bello, di quale sfregio ci macchiamo. Tu che sei immagine del volto buono del Padre, mostraci la tua misericordia con il perdono, con un nuovo credito d’amore che ci fa guardare avanti con speranza. Perdona, Gesù, il nostro peccato, il rifiuto dell’amore che ci hai insegnato. Siamo causa di tanto male, di tanta sofferenza: guariscici. “Ecco l’uomo”: è colui che perdona. La pienezza della Misericordia è lì: nel perdono!
Che io mi accosti ai tuoi ministri per averne umilmente conferma., perché atteso, amato, e perdonato!

- “Ecco l’uomo”: l’uomo vero, riuscito! Quando un’esistenza è feconda di bene? Quando posso dire di vivere o di avere vissuto da figlio di Dio? “Ecco l’uomo”: è colui che accetta di amare fino ad essere annientato; la sua storia può apparire un fallimento, inutile fatica, schiacciata dal male, sepolta ogni speranza. La misericordia è nel chicco buono che scende nella terra, marcisce, muore e porta molto frutto.
Gesù, quando nella nostra povera umanità cerchiamo di essere fedeli a questo insegnamento ci prende lo sconforto, lo scoraggiamento… Non vediamo nessun risultato del bene che vogliamo e facciamo. Donaci un po’ della tua forza, forza che veniva dalla comunione con il Padre e dall’affetto che portavi ai tuoi, a tutti i poveri, ai peccatori.

“Signore Gesù Cristo, ricordati dei nostri fratelli di fede perseguitati, e di tutti, uomini e donne, bambini che ci sono, in questo momento, sulla faccia della terra, cristiani e non cristiani.
Maria, sotto la croce tu ti sei unita al Figlio e hai mormorato dietro di lui: “Padre, perdona loro!”: aiutaci a vincere il male con il bene, non solo sullo scenario grande del mondo, ma anche nella vita quotidiana, dentro le stesse mura di casa nostra. Ispira agli uomini e alle donne del nostro tempo pensieri di pace, di misericordia. E di perdono. Così sia”.


OMELIA

 
Giovedì Santo – 24.03.2016

Alla Cena della Pasqua Gesù, carissimi a lui e anche me, stasera ci ha attesi e desiderati perché ci ama.
Tutti a questa cena, allora, stasera, come quella sera, buoni e cattivi, fedeli e trasgressori dell’amicizia più cara, sì tutti a questa cena. Qui ci vuole la Misericordia fatta uno di noi in Gesù. Qui stasera si fa cibo, nutrimento a noi.

- Ed ecco, Misericordia, avere a cuore l’altro come nostro signore, metterlo a parte con noi del ben più grande, l’amore fino in fondo, misericordia è “inginocchiarsi” davanti ad ogni fratello e sorella.
E’ il gesto di chi si china sull’umanità che ha bisogno di essere purificata, lavata, in una parola di sapersi amata. Piedi pieni di polvere di tanta fragilità i nostri, ma anche sporcati dal sangue delle strade e piazze dove la violenza e la morte, la paura, vogliono abitare. “Signore non solo i piedi – diciamo con Pietro, ma anche le mani pure esse insanguinate, che fanno il male, e il capo che progetta tutta questa morte”.

Inginocchiarsi è il gesto di chi serve, Perché l’amore è il servizio concreto umile, nel silenzio o nascondimento. Servire non è fare necessariamente tante cose o moltiplicare le nostre attività e corse, ma l’amore, che poi diventa condivisione di vita e di cose. Quante volte coloro che a noi si affidano, o persino ci contestano, hanno bisogno che tale misericordia sia ai loro piedi, lavi i loro piedi.

Inginocchiarsi davanti a ciascuno di noi, davanti a me, questo fa Gesù; davanti a me che non sono discepolo esemplare come non lo erano Giuda e lo stesso Pietro; davanti a me che non ho l’innocenza di Giovanni o la passione di Giacomo, l’ammirazione di tutti gli altri. E mi rende “giusto”, non impeccabile, ma gradito a Dio semplicemente perché amato, perché perdonato.

- E poi la Misericordia “spezza se stessa”, “spezza quel pane” che è vita; dà da bere il proprio sangue che è la vita fino alla morte. E’ il massimo del servire gli altri, nutrire e sfamare soprattutto i più deboli, rendere tutti capaci di un cammino che sa di vangelo. Misericordia è dire : “prendete, mangiatemi; prendete, bevetemi”. Consumatemi e avrete la vita, l’amore.

Come in quella sera, la gioia e la commozione non possono mancare neanche a noi per tanto dono e lezione di Misericordia. Lo sono in me con la gratitudine che vi invito a condividere per l’essere servo della Misericordia in mezzo a voi. Lo sono in me anche per la preghiera e la comprensione con cui mi volete bene.

- Anche perché Gesù attesta che dobbiamo imparare a spezzare con altri questo nutrimento. “Se io ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”… Dovete “spezzare la vostra vita per il bene di tutti. L’unione fraterna, l’armonia, l’andare d’accordo, il volersi bene… ecco la Misericordia in atto. Il perdono ne è la massima manifestazione. Perdoniamoci a vicenda i nostri torti e così ci laveremo i piedi a vicenda.

Ecco la Pasqua, il passaggio; il passaggio da far fare al mondo dove ancora si fanno inginocchiare gli altri al nostro orgoglio, superbia, prepotenza; dove si spezza la loro vita; dove si mandano in briciole i loro sogni legittimi di avere un’esistenza dignitosa e serena; dove la competizione dell’egoismo, la divisione, le lotte, sono il clima per nulla fraterno, a volte anche tra i discepoli del Signore.

Alla Cena di Pasqua, come quella sera, Gesù tocchi il nostro cuore ci faccia sentire che siamo amati, e che la nostra tavola, la tavola di casa, dove siamo uniti è la Misericordia, dove sta il pane della vita e del perdono.
Riviviamo ora, con commozione e fede,  il gesto di Gesù nel lavare i piedi ad un gruppo di genitori accompagnati dai loro figlioli. Costoro, con il cibo quotidiano, chiedono: “mamma, papà, mostratemi dove abita la misericordia, dove sta di casa  il bene che vi volete e l’amore che vi fa prender cura di noi”. 




martedì 22 marzo 2016

OMELIA


5° Quaresima C – 13.03.2016

- Isaia 43,16-21
- Giovanni 8,1-11

M’incuriosisce il gesto di Gesù : scrive per terra…. Gesù non ha lasciato nulla di scritto, ma ha scritto per terra una volta… cosa avrà scritto? La curiosità rimane.
Penso abbia scritto una sola parola… in quella circostanza… quando una donna sorpresa a tradire il marito, ad intendersela con altri viene trascinata davanti a Gesù…. I difensori della Legge avrebbero dovuto condurvi a anche l’uomo, ma, cosa volte, sempre la donna che paga.
-Visto il suo atteggiamento e come è andata a finire la cosa, la parola scritta è stata “misericordia”
“Misericordia” scritta sulla terra, come a dire che umanità, impastata di debolezza e bellezza ha bisogno di misericordia, che l’umanità che vuole essere giusta ha bisogno di misericordia.

- La Misericordia non va mai contro qualcuno, né contro la legge. Sempre “va oltre”: oltre alla cose vecchie, oltre ciò che è stato, oltre, non contro la giustizia, oltre quello che è sbagliato, oltre quello che sembra o è buono, oltre le possibilità che crediamo di avere, oltre ogni resistenza, timore vergogna, paura, oltre l’interesse che vogliamo difendere… La misericordia “va oltre” e ci “porta oltre”. Chi va contro qualcuno o qualcosa non fa molta strada, lì si ferma.
Andare oltre è fare una cosa nuova o farla diventare nuova, e un arido deserto diventa un florido giardino (cfr. la promessa di Dio nella prima lettura).

- La misericordia è paterna, materna tenerezza, come quella del padre che corre incontro, abbraccia, rialza, il figlio che torna a casa lacero e mendicante… Mala misericordia è anche coraggio, il coraggio che Gesù ha manifestato: nel sostenere la provocazione degli avversari… nell’andare oltre la legge e la mentalità che essa aveva pietrificato…nell’indurli a farsi l’esame di coscienza… nel rivolgersi con delicatezza alla donna senza giudicarla e, invece, incoraggiarla (“neanch’io ti condanno. Va’ e non peccare più”). Non più quello che è stato, ma ciò che davanti che ora conta. Questo fa il perdono: un nuovo credito di fiducia e amore.

- L’immagine più bella di questo fatto che dice la bellezza della misericordia, è “il mattino”, il momento quando tutto questo accade. La misericordia è un nuovo mattino, è un nuova alba, è l’inizio di un nuovo giorno. Quando noi riceviamo ed esercitiamo la misericordia, il perdono, s’inizia di nuovo a vivere. Ti toglie la pietra dalle mani, ti toglie la pietra dal cuore. “Non pensate più alle cose passate, ora germoglia una cosa nuova”. Non conta più la notte che è stata con i suoi tradimenti; abbiamo davanti un giorno nuovo, una nuova opportunità di vita.

Potrebbe diventare un rito del mattino, quello di un gesto di misericordia con cui ci accogliamo, ci salutiamo, ci incoraggiamo per la giornata che ci attende. Al mattino: caffè, con una “zolletta di ... misericordia”!



















domenica 6 marzo 2016

OMELIA

4° Quaresima – 06.03.2016

- Luca 15,11-32

Cuore della Quaresima, cuore della Misericordia, cuore del Padre!

E’ la parabola del Padre “prodigo”, non del figlio. Il padre “prodigo” di amore eccessivo verso questi due figli così diversi, eppure così simili.  Entrambi infatti “non conoscono “ il padre loro, e pensa di avere a che fare, ognuno a modo suo, con un “padrone”, quali “servi”. Allora cercano la “giustizia”. Quello che ritorna accetta di fare il servo pur di avere di che vivere; e il maggiore la esige la giustizia per i suoi buoni servigi. Cercano la “giustizia” e trovano la…misericordia! Ed io che cosa cerco da Dio?

Anche noi facciamo fatica a digerire un padre del genere: troppo buono, o meglio, debole, ingenuo, non responsabile, rinunciatario della propria autorità… Ci irrita e ci scandalizza. Ma il suo amore non risponde a prestazioni, è gratuito, è folle .

Tutto è Misericordia nel Padre: dalla libertà che mi concede per amore, all'umiltà con cui mi prega di accettare il suo amore. Volto meraviglioso!
Ma è il cuore Suo che oggi  mi attrae. Eccone i “battiti” colti dalla scena centrale della parabola (Luca 15, 20):

- “quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione”: non si dà pace se io  sono o vado lontano. Gli occhi del cuore vedono lontano, perché sono sempre il figlio amato;
- “gli corse incontro” : senza ira, rabbia, sdegno, o con l’idea di dare una lezione;
- “gli si gettò al collo”: e non viceversa;
- “e lo baciò”: affettuosi baci, non parole rimproveri, improperi, solo baci, e senza la verifica delle intenzioni di chi tornava. L’amore non chiede mai reciprocità. E’ assimetrico. Questo eccesso di amore causa il pentimento vero e di qui la conversione al Padre.

Continua (Luca 15,22):
- “Presto”: l’amore mette fretta, non indugia mai…;
- “portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare”:  è la conferma che quel figlio gli è caro;
- “mettetegli l’anello al dito”: restituisce autorità su tutte le cose;
- “e i sandali ai piedi”: riconosce dignità e libertà.

Davanti a questa pagina di vangelo non dobbiamo dire: “io non sarò mai cos’; non ne sono capace; e magari, anche non voglio perché…”. Ma ora sono contento di avere un Padre così, con questo volto, con questo cuore. Ne ho bisogno. E che la gioia, la festa  siano in tutti!













giovedì 3 marzo 2016

OCCHI

 (… e gli occhiali!)

Verde mare
azzurro cielo,
incorniciate perle
mirano il mondo,
la storia, i volti, le cose.

Son brillanti
d’anima specchio,
e lago ove sogni nascono,
di lacrime sorgente,
di sorrisi scrigno.

Lo sguardo tuo sorpreso
poni sul peccatore,
e cenere e misericordia
bella sul povero
che, misero, chiede.

Pupille di grazia
si dilatano alla luce,
la notte non scenderà,
vinto ogni buio
da incorniciata tanta beltà.

Una prece sale
per chi non vede, e teme,
speranza condivisa
sian vivi e amanti
gli occhi di Elisa.

 

GABRIEL

 (…venuto tra noi!)

Grigio il cielo,
ceneri sui monti,
ma arde il cuore
di accese braci,
mamma, papà, nonni,
ti copron di baci.

Il tuo nome, Gabriel,
lieti annunci porta
di bontà promessa,
l’orizzonte colora,
e chi ti coccola
della vita s’innamora.

Cresci piano,
piccolo scrigno,
verrà il tempo
di desideri grandi,
nella stagione bella,
camminerai davanti.

Apri nuove storie,
incontri e sorprese,
riempi l’umanità
di grazia e salvezza,
benvenuto tra noi,
cara gioia e bellezza.








OMELIA

 
3° Quaresima c – 28.02.2016

- Esodo 3,1-15
- Luca 13,1-9

Nel bel mezzo del cammino di Misericordia sul quale siamo condotti in questa Quaresima, appunto di “misericordia” per cui è sorretta l’umanità nostra provata e tentata (e Gesù è dalla nostra parte!), come diceva la prima domenica; misericordia, poi, domenica scorsa,  che cu assicura che in siffatta umanità c’è pure un cuore di luce, un segreto divino che sarà svelato… nel mezzo di questo cammino e prima di due straordinari e stupendi balzi in avanti che ci farà fare la Parola di Dio nelle prossime domeniche, ecco che, sempre la Parola di Dio, sembra mettere inciampo.
Quello che abbiamo ascoltato da Gesù poco fa nel vangelo, un po’ ci frena, ci stordisce, ci mette in confusione, forse ci spaventa. Gesù approfitta di due fatti di cronaca per far riflettere la gente, con l’aggiunta di una brevissima parabola che sembra raddrizzare le cose correggere il tiro severo delle sue parole.

Son fatti tristi. Potrebbero essere fatti dei nostri giorni,anzi non mancano di simili. Non mancano le disgrazie, né le ribellioni, violenze che portano sangue e morte. Vogliamo pensare che anche essere aiutati a considerare le conseguenze dei nostri gesti o delle nostre irresponsabilità, essere sollecitati a riflettere sull’imponderabile, può essere un atto di misericordia. non dimentichiamo. Il detto popolare: “uomo avvisato, mezzo salvato”, credo, possa conservare ancora la sua validità, può essere opera di misericordia che vuole il bene ed aiuta evitare infelicità. Avvisare, consigliare, insegnare, correggere, sono gesti di carità e di amicizia fraterna.

Rifacendoci all’esperienza di Mosè nella prima lettura – la terra che calpestata davanti al roveto che non brucia – mi viene da pensare che anche noi possiamo calpestare “un luogo santo” – la nostra umanità, la nostra vita, esistenza -  quando non le riserviamo quell’attenzione, quel rispetto, quella venerazione, persino quel “timore” che s’attende. Questo “luogo santo” arde di “fuoco” che non si consuma; custodisce un segreto, un nome da cui viene la nostra salvezza, ed è Dio misericordioso, come si definisce e si manifesta: “Ho osservato la miseria de mio popolo, ho udito il suo grido, conosco le sue sofferenze. Voglio liberarlo”. I più deboli, i poveri, gli infelici a causa della malvagità di altri, sono il “luogo santo” che Dio abita. E tutto ciò che li ferisce, disgrazie o cattiverie, ci deve far riflettere. E smuovere.

Fa parte di quel “terreno” – a cui fa riferimento Gesù nella  breve parabola che conclude il brano evangelico - sul quale siamo piantati come alberi per portare frutto. Le nostre resistenze, le lentezze, i dubbi, le paure, i tradimenti, invocano la Misericordia che stavolta è pazienza, dedizione, fiducia con cui il  “vignaiolo” (Gesù) ci lavora.

Vorrei ritornare sui fatti tristi e sulla sorte dei malcapitati di cui Gesù mette in guardia. Le parole sue non vanno interpretate come minaccia di un castigo. Egli vuole correggere l’idea falsa e cattiva di Dio che possiamo avere. “Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Ci ricorda che c’è qualcos’altro, oltre gli avvenimenti delittuosi, che ci rende infelici, ci uccide, fa di noi dei morti. Ed è il non accogliere Lui e la vita che Egli ci porta.

“Convertitevi”. Parola di oggi non frena il cammino, non ci fa inciampare. Ci fa più attenti e responsabili, pazienti, fiduciosi, laboriosi nell’attendere al vero bene della nostra vita.