mercoledì 30 gennaio 2019

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia 


Neemia 8,2-10     1Cor12,12-30        Luca 4,14-21

3° Domenica C – 27.01.2019

Se quanto avvenuto alle nozze di Cana era “l’inizio dei segni”, quest’oggi due tratti ci sono offerti dalla Parola che ci è stata annunciata e incoraggiano il nostro cammino.

Il primo è dato dall’essere qui riuniti in un’unica “assemblea convocata” (Chiesa) dalla Parola stessa per una grande “grazie” (Eucaristia), attorno alla mensa dove Gesù, con l’annuncio dell’amore del Padre e il suo stesso Corpo, ci nutre.

Apprendiamo dalla seconda lettura. Come il corpo ha molte membra, ma è uno solo, così anche la nostra “assemblea” (Chiesa), qui e fuori di qui. Ognuno di noi è “corpo”, come le varie membra sono corpo, ma solamente insieme hanno e danno vita. Così anche noi solamente insieme abbiamo e diamo vita perché questo nostro mondo l’abbia in abbondanza.
E’ nostra salvezza, e non solo, essere insieme convocati dalla Parola di Dio, come avvenne per le tribù d’Israele convocate in un momento particolare della loro storia (cfr 1° lettura) quando fu ritrovato il libro della Legge, smarrito durante le vicende dell’esilio. Forse lo smarrimento della Parola di Dio tocca anche noi. Ci tocchi anche il suo continuo ritrovamento, la nostra bella familiarità con essa.

E qui ci è offerto l’altro tratto di questa “assemblea” e della vita di ognuno.
Leggiamo oggi: “Tutto il popolo tendeva l’orecchio alla lettura della legge… e piangeva…”, piangeva di commozione, di gratitudine, forse di rimpianto per essere stati orfani, magari colpevolmente, per tanto tempo di quel libro.
E’ il nostro volto di popolo, di convocati, poiché non si può essere cristiani da soli, per conto proprio (“christianus unus, christianus nullus” – S. Agostino – un cristiano da solo è un cristiano da nulla!); convocati, come avviene ogni domenica, per tendere l’orecchio alla Parola di Dio e piangere… , ma di gioia (esorta a questa colui che guidava quell’assemblea).

Questa Parola che dà vita ha un volto, per noi è Gesù.
Nella sinagoga di Nazareth, leggendo il brano del profeta Isaia, ha il coraggio di dire: “oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. “Gli occhi di tutti era fissi su di lui”. E così quelli che lo fissano e lo fisseranno, lo vedranno con amore assumeranno il suo volto, diverranno il suo volto per “portare ai poveri il lieto annuncio” che Dio ci ama.
Occorre tenere “fissi gli occhi su di lui”, con gli occhi e gli orecchi, anche il cuore diventando il “corpo” di Cristo. Tenere fissi su di lui che è nei “poveri, nei prigionieri, nei ciechi, negli oppressi”, tra i quali in diverso modo siamo pure noi. Con costoro si è immedesimato Gesù dopo aver detto di essere venuto per portar loro un annuncio di liberazione e di grazia.
E allora, guardando a lui e guardandoci reciprocamente in volto, “non vi rattristate, perché la gioia del Signore, è la vostra forza”.




lunedì 21 gennaio 2019

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


2° Domenica C – 20.01.2019

- Isaia 62,1-5     - Giovanni 2,1-11

Siamo davanti ad una pagina del vangelo (le nozze di Cana) dalla quale non si finirebbe mai di attingere e di bere, rischiando piacevolmente una solenne sbornia. Ci accontentiamo di due sorsi, come un aperitivo alla vita buona, bella e felice, che il Signore vuole per noi, a cui Egli partecipa.

1° - Innanzitutto Dio va a nozze con l’umanità! Per questo è nato Gesù tra noi, lo Sposo!
Dio va a nozze con l’umanità. E’ l’annuncio, la promessa, la gioia che si coglie nella prima lettura dove Dio si esalta per il suo popolo. Ma questa dichiarazione d’amore è rivolta a tutta l’umanità. E, detto per inciso, se le nozze umane, il matrimonio di un uomo e una donna, sono così importanti, sante, intoccabili, è perché sono il segno visibile, il sacramento di questo sposalizio che ci lancia nell’eternità di Dio. Le nozze umane sono Dio in terra. Chi ha il dono della fede lo afferma e si impegna a viverle così; con l’aiuto di Gesù che valorizza i nostri vuoti, persino i nostri insuccessi, ciò che riteniamo ormai inutile, come “le sei giare di pietra” che erano in quella casa; e trasformando la nostra povera acqua che ben sta a indicare i nostri sforzi, sempre benedetti se puri e limpidi, come vogliamo che essa sia.. Non possiamo, allora, non rivolgerci a Gesù. L’aveva capito Maria a quelle nozze.

2° - Gesù non solo è lo Sposo, rivelazione capitale da questo evento. Ma è pure lo stesso vino buono che tiene viva la nostra festa. Chi è “astemio” di Lui non può essere tra i discepoli del Signore, non può gustare della bontà del suo Maestro. E se ne beviamo, mai, nessuna goccia, vorremmo andasse perduta, di questo vino buono. Gesù è in grado di dare tono nuovo, di tenere alto il tono della nostra vita; di portare in essa quella vivacità, quella gioia, quel volersi bene, quella carità che sono frutto e conseguenza dello Spirito. E il vitigno da cui viene è un innesto di divinità nell’umanità.

Nella nostra esistenza facciamo tante sbornie: casa, lavoro, soldi, affari, interessi legati alle cose, al possedere, corse quotidiane… Ma arriva il momento in cui siamo… a secco. Difficoltà, inconvenienti, necessità di avere un po’ di pace, la stanchezza che si fa sentire…ci mettono ad acqua. Per cui “Non hanno più vino”, si potrebbe dire di noi. L’entusiasmo, l’allegria, la sicurezza, la voglia di fare, di correre, tutto sembra venir meno. Gesù è come vino capace di riattivare in modo sorprendente la nostra esistenza. E’ il vino “buono”,  nuovo, dirà altrove, a cui ci si accosta rinnovandoci; non dà alla testa, rinfranca, invece, il cuore.

Spero di non sembrarvi irrispettoso, né tanto meno blasfemo, se, oggi a tavola, davanti ad un buon bicchiere di vino, vi invito ad elevare il pensiero per qualche istante, velocemente, a Colui che è veramente “buono”.
Quando, invece vi capiterà di perdervi in un bicchiere d’acqua, e succede a tutti, anche al sottoscritto, beh , allora…con Maria, la madre di Gesù, vi raccomando “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Sarete sorpresi, un po’ storditi, brilli, ma pienamente in salute e vivi!
Cin cin!



domenica 20 gennaio 2019


BRICIOLE di PAROLA...e di vita!

(Isaia 62,1-5 e Giovanni 2,1-11)

“Il Signore troverà in te la sua delizia”
Non c’è in me molto di “delizioso” per il mio Dio;
al contrario, trovo io “deliziosa” la sua misericordia, la sua pietà!
“Il tuo Dio gioirà per te!”, mi conferma la Parola.
Ed io gioisco per Lui, mi conferma la vita!
Un anno fa mi soccorreva nella prova e mi dava salvezza.
Si, “il Signore regna”!

PROSIT !

Stringeva il cuore
l’acuto dolore,
aprì una via provvida
il suo delizioso amore.

Un anno di grazia
è ormai passato,
ancor più caro, gratuito,
ricevuto e donato.

Sollecitudine fraterna
la delicata cura,
accorata preghiera,
lacrime  e premura.

Battiti vivi, amano
umili e pugnaci ancor,
servon fratelli tribolati,
urge, forte, scorre l’amor.

Non riposo, non dismesso,
indegno, in lotta santa
con gratitudine , fiducia,
benedizione e gioia tanta

Amore vince a sangue,
 e il timor mai trattiene,
della terra e del ciel  
la grazia che ognora viene

“Inizio dei segni”, materno
sponsale “…l’acqua diventata vino”,
alle nozze della vita
brindo e danzo al mio cammino.
Prosit!

martedì 15 gennaio 2019

BRICIOLE di PAROLA
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 Battesimo di Gesù – 13.01.2019

- Isaia 40,1-11 - Tito 2,11-14; 3,4-7 - Luca 3,15-16.21-22

Meraviglia e stupore colsero i pastori recatisi alla grotta del Bambino.
Gioia grandissima i magi condotti dalla stella davanti al Re dei Giudei, e non solo.
Non è da meno oggi la felicità di Dio, il Padre di questo Bambino, che ormai si è fatto uomo, davanti a tutto il popolo, quando nel momento del battesimo, cioè di questo rito di purificazione a cui Gesù si sottomette sulle rive del Giordano, vi fu una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Come a dire : “Di te sono orgoglioso, fiero, tu sei la mia gioia, tu sei la mia vita”.

Come i Magi se ne tornarono per un’altra strada dopo quella visita, anche Gesù ora si trova ad intraprendere la sua strada indicata proprio da questo evento che la liturgia nostra oggi celebra. Il battesimo suo dice l’immersione totale, completa, nell’umanità peccatrice, condividendo con questa, pur non avendo peccato, cioè rifiutato Dio e i fratelli, le conseguenze di una condotta di vita tanto scellerata per il bene dell’umanità stessa.
La prima immagine pubblica di Gesù non ce lo fa conoscere in fila con i santi, i grandi, i bravi, quasi a ricevere un attestato, che ne confermi la preparazione, l’autorevolezza, con cui poi svolgerà la sua missione. Il primo gesto della vita pubblica di Gesù, la prima predica di Gesù, è stato quello di mescolarsi alla folla anonima di uomini e donne, senza nessuna volontà di distinzione dai peccatori, condividendone la condizione e l’impegno di conversione.

Questa presenza e solidarietà di Gesù con i peccatori non è per aumentare il numero di costoro, ma per annunciare la vicinanza di Dio che consola e libera il suo popolo, i suoi figli; che dalla mano del Signore – dicono le righe iniziali della prima lettura - riceve il doppio per tutti i suoi peccati. Non è doppio castigo, ma doppia misericordia, doppio beneficio.

Per questo “il cielo si aprì”, è la “buona notizia”, il vangelo di oggi.
“Apriti cielo!”, è un’esclamazione familiare sulle nostre labbra davanti ad una sorpresa, ad un imprevisto che ci scombussola, o che ci mette in difficoltà, quasi preannuncio di qualche grattacapo. Ma qui oggi, “il cielo che si apre” è benedizione, è conferma di una grazia che ci è data, apparsa. E se a Natale, il grembo di una donna ha dato alla luce il bambino; qui il grembo di Dio, il cielo, ha dato la luce, la vita, agli uomini.

Gesù si immerge così nel nostro mondo perché un giorno ci immergerà nella sua vita divina, la porrà in noi, ci “battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Questo avviene nel nostro Battesimo, nel vivere questo evento in cui perennemente siamo. Noi non siamo stati battezzati un giorno, ma siamo battezzati tutti i giorni da quel momento.
Battezzati nello Spirito, immersi in lui, è la nostra identità vera e, come scrive Paolo all’amico Tito nella seconda lettura, siamo chiamati di conseguenza a rinnegare l’empietà, i desideri mondani, a vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà.
 
Sì, Siamo una fila di peccatori, ma abbiamo la fortuna di avere Gesù con noi. In lui e con lui, mediante lo Spirito siamo figli di Dio. Vogliamo vivere rinnovati e rigenerati continuamente, essere la compiacenza, il vanto del Padre e avere la gioia che viene da lui.



mercoledì 9 gennaio 2019

BRICIOLE di PAROLA
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Epifania 06.01.2019

Tempo di Natale, tempo di visite, incontri, auguri, saluti, doni...
Un’ultima visita oggi ci è donata: alcuni Magi “vedono la stella, camminano e offrono doni” al Bambino che è nato, luce e salvezza per tutte le genti.

Vedere la stella. È il punto di partenza. Ma perché, potremmo chiederci, solo i Magi hanno visto la stella? Forse perché in pochi avevano alzato lo sguardo al cielo. Spesso, infatti, nella vita ci si accontenta di guardare per terra: bastano la salute, qualche soldo e un po’ di divertimento… Noi, sappiamo ancora alzare lo sguardo al cielo? Sappiamo sognare, desiderare Dio? Bisogna tenere alto lo sguardo.
Solo i Magi la videro appena “spuntare”? Perché la stella di Gesù non acceca, non stordisce, ma invita gentilmente. Possiamo chiederci quale stella scegliamo nella vita. Ci sono stelle abbaglianti che non orientano il cammino, anzi ingannano; sono meteore, stelle cadenti, che portano fuori strada anziché orientare. La stella del Signore, invece, porta ad «una gioia grandissima» (Mt 2,10). Chiede, però, di camminare.

La stella di Gesù, infatti, domanda la decisione del camminare, la fatica quotidiana della marcia; chiede di liberarsi da pesi inutili e ingombranti, che intralciano. Ci possono essere tre ostacoli che frenano il cammino. La paura di perdere potere (Erode), la non volontà di scomodarsi dalle cose di sempre, da come si è sempre fatto (tutta Gerusalemme), il saperla lunga (capi dei sacerdoti e scribi del popolo).

Ma i Magi camminano e sanno offrire i loro beni preziosi: oro, incenso e mirra. Il vangelo, la vita cristiana, si realizza quando giunge al dono. Donare gratuitamente, per il Signore, senza aspettarsi qualcosa in cambio: questo è segno certo di aver trovato Gesù. Fare il bene senza calcoli, anche se nessuno ce lo chiede, anche se non ci fa guadagnare nulla, anche se non ci fa piacere, aiutare qualcuno che non ci suscita interesse, offrire il perdono a chi ci ha offeso.

Guardare in alto, camminare, e offrire doni gratuiti è anche la strada, un'altra strada, per la quale fare ritorno alla vita di sempre. (da pensieri di Papa Francesco 2018)

martedì 1 gennaio 2019

BRICIOLE di PAROLA
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Lunedì, 1° gennaio 2019
Festa di Maria, Madre di Dio!
L’anno si apre nel nome della Madre di Dio. E da lei viene l’augurio, anzi la certezza, più bella che ci assicura che il tempo che ci viene dato è tempo di grazia. Questa certezza è Gesù, il figlio da lei nato. Ma poiché questi è Dio nel suo Figlio, Maria è pure Madre di Dio.  Con questo nome la comunità cristiana l’ha riconosciuta, onorata, invocata, fin dall’antichità.
Nella sua Madre, Maria, il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, per essere non solo con noi, ma anche come noi, fratello nostro. Quindi la Madre di Dio è pure nostra madre. Da qui il suo “peso” presso Dio, da qui l’affetto immenso che ha per noi, come ogni madre.

Tra le preoccupazioni e le premure di una madre non può mancare quella per cui i figli abbiano pace. Allora in questo giorno la invochiamo anche come regina della pace, dono che il Dio fattosi carne nel suo grembo offre continuamente all’umanità. E, secondo il tema suggerito da Papa Francesco per questa 52° giornata mondiale della pace, - la buona politica a servizio della pace - ci sentiamo impegnati a pregare per chi è chiamato a tale compito in primis, ma anche per noi come cittadini, poiché ognuno ha la sua parte di responsabilità.

Da Maria viene una suggestione che può esserci utile. Oggi ce la presenta il vangelo in un sola frase: «Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Custodiva. Semplicemente custodiva.
Questo atteggiamento di silenzio ci dice che anche noi, se vogliamo “custodirci”, in questo mondo di parole violente e cattive, di inganni, di abbiamo bisogno di silenzio e di parole “buone”. Troppo si litiga, si usa male la parola. Nel confermare “la buona politica a servizio della pace” vorrei riferirmi, primariamente, non alle scelte, decisioni, leggi che sono affidate agli addetti a i lavori, ma al modo in cui si regolano i rapporti nel mettersi a servizio del bene comune. Troppe parole cattive e così violenze, insulti, accuse, offese, menzogne ammorbano e avvelenano la convivenza in ogni settore della vita, dalla famiglia alla società civile.

Maria ci ottenga che Gesù smonti la nostra superbia, la sua povertà rimproveri le nostre pretese, la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile, la sua mitezza ci aiuti a costruire relazioni di pace. Nel cuore di quella Madre c’erano speranze ed angosce, luce e tenebra, ma su di Lei era la benedizione di Dio. Lei, “piena di grazia”, ci ottenga anno “pieno di grazia”!