martedì 26 giugno 2018

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


Natività di S.Giovanni Battista

Luca 1,57-66.80
Oggi la buona notizia è nella nascita di questo bambino, Giovanni, figlio di Elisabetta e Zaccaria, che sarà il Battista. Sempre è buona notizia la nascita di un bambino. E’ annuncio e portatrice di novità: nuova persona, nuova esistenza, nuovi sogni, progetti, nuova situazione, nuove sorprese e responsabilità… E’ la novità più limpida che ci sia. Ogni nascita, anche se ce ne sono tante, è una novità originale! Rimaniamo aperti alla novità!

La nascita del Battista – dentro l’alveo o percorso della storia della salvezza, cioè la storia dell’amore di Dio per l’umanità – questa novità pone fine al “vecchio”. Non perché sia da buttare! E’, piuttosto, lo spartiacque tra l’A.T. (alleanza antica) e il N.T. (alleanza nuova che sarà firmata da Gesù). Fine del “vecchio” non significa che è, dicevo, da buttare, non volerne più sapere, interrompere comunque un cammino speranza e attesa. No! Qui, in questo evento, significa: è finito, è giunto a compimento il tempo della promessa, dell’attesa. Dio ha esaudito le nostre preghiere, mantiene ora la Sua Parola. E’ l’ora del Suo realizzarsi!

Il bambino che nasce anticipa, precede, prepara la nascita di un altro, il Salvatore. E’ ancora buona notizia! Viene a preparare la via al Signore. Ma, in realtà, è il Signore Dio che si prepara con questi eventi Innovativi la strada, la via che sarà, appunto, Gesù. Dio chiama a collaborare, a realizzare con Lui un progetto, una storia di salvezza. Fa appello alla nostra libertà e disponibilità, ma è sua l’iniziativa, l’accompagnamento, il sostegno di tale storia. Predispone ogni cosa o appuntamento perché, liberamente, possiamo aderirvi. E’ sua e nostra gioia dare corpo al Suo amore. La benedizione dei genitori di Giovanni Battista che sale a Dio nel cantico del padre Zaccaria è anche la nostra benedizione che amplifica, diffonde la “buona notizia” che Dio, ama, ora agisce e fa. Anche noi oggi siamo in quella casa, e partecipiamo a quella lode, a quella riconoscenza e gioia.

“Che sarà mai questo bambino?” “La mano del Signore era con lui”. E’ davvero “buona notizia” avere e sapere che la mano del Signore accompagna ogni novità che viene da Dio. Egli non fa, non avvia, e poi lascia che le cose vadano o che noi ci arrangiamo. No! Il Signore continua a vigilare, benedire, sostenere, far crescere e dare forza. Soprattutto quando sembra che la novità non porti a nulla e quando sembra che nulla accada di quanto promesso. 
In questo “compleanno” di Giovanni il Battista non si accendono forse tante candeline, ma un fuoco d’amore e una luce che non si spegneranno più: la fedeltà di Dio e la sua luce per noi che è Gesù!


lunedì 18 giugno 2018

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia

11° Domenica B – 17/06/2018
- Marco 4,26-34

Un seme e granello di senape, sono oggi la “buona notizia”! Minuscoli in se stessi, ma con una potenza di vita che niente, nessuno, nessun evento può arrestare.
Il regno di Dio è un seme. 
“Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce”.
Significativa la progressione di questa crescita. 
Prima, nel terreno dov’è, appare uno stelo, cioè Dio fa eretta, diritta, fiera nella sua dignità la vita; 
poi la spiga, e la vita diventa luogo di comunione dove altri trovano accoglienza; 
poi il chicco pieno nella spiga, pieno della capacità di amare, di sfamare questo mondo; 
e quando è maturo ecco la falce, che non sono le disgrazie che ti tolgono la vita, non è la fine, ma la valorizzazione di Dio in noi e della nostra stessa vita.
Questo seme è lo stesso Gesù! E lo divento anch’io!

In questo progredire, o nel voler far crescere il regno di Dio in noi, la vita nuova, bella, buona, felice, a volte ci prende l’ansia da prestazione, corriamo come dei matti, salvo poi temere che tutti i nostri sforzi e pensieri per fare, per dare il bene, siano vani, non ottengano i frutti sperati; o richiedano sforzi sovraumani…. 
No! se è vangelo quello che abbiamo accolto e a nostra volta insegnato, se è la vita di Gesù, “dorma o vegli” chi ha fatto ciò, il seme cresce di giorno, ma cresce anche di notte. Cioè, sia quando si vedono progressi, ed è “giorno”, sia quando non si vedono, ed è “notte”! Il “giorno” può ricordare la nostra responsabilità, è il nostro tempo. La “notte”, quando è tutto buio e non si vede alcun risultato, è il tempo di Dio!
Gesù ci invita alla pazienza, a lasciar perdere l’ansia, l’apprensione di tenere tutto sotto controllo, il volere programmare. Se il seme è piantato, stai tranquillo, lascia fare al Signore.

E non importa se è cosa minuscola, come un granello di senape.
E’ nello stile di Dio questo partire da ciò che è minuscolo, privilegiare e valorizzare il piccolo. Come gli umili, i semplici, i silenziosi, i miti, coloro che appaiono precari e fragili, deboli, sono portatori di una ricchezza e forza che fa davvero crescere l’umanità. Coloro che vivono la legge del seme, notte e giorno, piccolo e poco appariscente, fanno germogliare, e fiorire il vangelo, il regno di Dio, la vita vera che Dio vuole per tutti. Non grandi opere con poco amore, ma piccoli gesti con molto amore!

lunedì 11 giugno 2018

BRICIOLE di PAROLA...
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10° Domenica B – 10.06.2018
- Marco 3,20-35

Il vangelo abita la casa. Ma noi in quale casa abitiamo? Quale frammento della “buona notizia” viviamo?

1° - Nella casa, in ogni casa, la vita non è facile. Ci possono essere incomprensioni, disaccordi, tensioni, timori che qualcuno sia o vada fuori di testa. Anche Gesù ha conosciuto queste situazioni. I suoi familiari, parenti, gli amici più vicini, imbarazzati per quello che va dicendo e facendo, lo ritengono pazzo e un pericolo per sé e per loro stessi. Dove sta la buona notizia in questa situazione?
Non potendo mettere da parte l’eventualità che se ci muoviamo in un determinato modo, secondo quello che Dio ci chiede, qualcuno a noi vicino ci giudichi fuori di testa, o pazzo, non ci consideri, ci eviti, prenda le distanze, sappiamo che anche Gesù è stato contestato e contrastato, preso in giro, impedito di fare la sua strada dai suoi stessi familiari. Quindi niente paura se in casa nostra siamo derisi od ostacolati. E’ la sorte di chi vive e annuncia il vangelo, l’amore di Dio.

2° - Capita a volte di sentir dire o di dire noi stessi: “in questa casa c’è un demonio. Liti, parole che volano, baruffe, incomprensioni. Sì, qui c’è un demonio!”. E’ un modo dire. Ma purtroppo potrebbe esserci anche una presenza che soffia su tutto questo caos e disordine.
Gesù parla nella breve parabola di un “uomo forte” che ha potere su quella casa, e soltanto “un uomo più forte” può vincerlo, “legarlo” e strappargli le sue prede. Ecco, Gesù è “il più forte”, e se in casa nostra ci capita di dire: qui, non riusciamo più ad andare d’accordo, ad intenderci, a sopportarci, a volerci bene… sappiamo che uno più forte dobbiamo far entrare, cioè Gesù. Famiglie saltano, esistenze crollano, vite si spezzano, amori finiscono perché, rimanendo nelle parole di Gesù, “un uomo forte” ci comanda, sia esso l’egoismo, l’orgoglio, l’invidia, la gelosia, l’odio, la paura…Occorre ospitare Gesù, Lui è il “più forte” di tutto questo e può, vuole cacciarlo fuori. Questa è “buona notizia”!

3° - Siamo in tempi moderni, e sentiamo parlare di famiglia allargata! Non l’hanno inventata i contemporanei. Già Gesù l’ha… incoraggiata, quella giusta! Quando gli hanno fatto sapere che i suoi erano lì fuori ed erano venuti con sua madre a prenderlo, Egli è uscito con quella espressione che non manca di rispetto alla Madre sua, anzi le riconosce un merito nel quale ella è di esempio: “Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? Chi ascolta la Parola di Dio, questi sono mia madre e miei fratelli”. Famiglia allargata, dunque, dove i legami non sono soltanto quelli del sangue, ma l’ascolto, la condivisione, l’obbedienza alla Parola di Dio. “Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. Anche questa è “buona notizia”. E non è finita: perché chi ha in Gesù, che è “il più forte”, il proprio familiare, gli sarà caro ogni uomo, ogni donna, al di là di ogni incomprensione, di ogni fede e diversità, o sempre possibili dissapori.

Andiamo…a casa, e abitiamola con amore, con fiducia, con cuore aperto. C’è Gesù, “il più forte”!


lunedì 4 giugno 2018

BRICIOLE di PAROLA
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Corpo e Sangue del Signore (“Corpus Domini”) – 03.06.2018

L’Eucaristia, il corpo e il sangue del Signore, dati a noi come pane di vita e bevanda di salvezza, sono il suggello, la firma, anzi, sono l’Alleanza stessa, fedele, senza fine, che Dio nel Figlio suo Gesù, per potenza di Spirito Santo, vale a dire per amore, stipula con l’umanità.
Prendete, questo è il mio corpo…questo è il mio sangue, che è versato per molti” sono le parole che ci riportano all’Ultima Cena, e anticipano il dono d’amore che Gesù avrebbe consumato sulla croce per noi.

 L’insistenza del sangue nella liturgia di oggi – se ne parla nella prima lettura che descrive l’impegno che il popolo d’Israele intende osservare con il suo Dio, impegno che verrà meno più volte, la precisazione della seconda lettura che non “il sangue di capri e vitelli”, cioè sacrifici materiali di tal genere, dà salvezza, e poi la conferma di Gesù “questo è il mio sangue dell’alleanza”, è quanto ci metto io da parte di Dio, considerata la vostra inadempienza – ecco ‘l’insistenza del sangue in questa preghiera di lode e ringraziamento come è la Messa ( non una formalità esteriore!) ci ricorda che il sacrificio di Gesù – che con l’amore ha fatto sacra persino la morte – ci ha portato alla luce. Non è il sangue di una esecuzione, ma quello di un parto, l’atto di nascita, come il sangue di mia madre! Benedetto!

Si nasce nell’acqua e nel sangue del Crocifisso per amore, e nutrendoci di quel “pane e vino”, l’Eucaristia, noi diventiamo la carne di Dio nel mondo, e continuiamo a far scorrere il suo sangue che dà salvezza nelle vene dell’umanità.

Accogliamo la “buona notizia” con

1° - Il “benedire e ringraziare” tale Alleanza d’amore, fedele, eterna, perché Dio in Gesù, dapprima nella “carne” e poi nel “pane” ha scelto di rimanere con noi sino alla fine del mondo. E ci offre diventare la sua carne, di amare fino al sangue, per partorire un’umanità nuova.

2° - L’ “adorare” che è rimanere in Gesù, che è Dio, stupiti, a Lui intimi, di quella bella intimità che si donano coloro che si amano. E’ lasciarci guardare da Lui quando siamo davanti all’Eucaristia, e non sappiamo, non dobbiamo dire niente, se non balbettare qualche sillaba d’amore.

3° - Il “portare nel mondo” tale vita, la carne che diventiamo nutrendoci del corpo e sangue del Signore; portarla nella famiglia, nelle relazioni, nell'esistenza quotidiana, sia essa lieta o segnata da ferite e prove. Il gesto tradizionale della processione con Gesù Eucaristia per le vie del nostro paese, sia il segno che esprime questo desiderio, questo impegno. Nella vita e nei luoghi della vita c’è bisogno della presenza di Gesù, che non possiamo tenere rinchiuso nel nostro cuore, tanto meno nelle nostre chiese. Va offerto a chi è inquieto, tormentato, affamato, ma anche a chi pensa, mentendo a se stesso di essere già sazio.

Il “frutto della vite”, l’amore più intenso, che Gesù si ripromette di bene nuovo, non è bevanda dell’aldilà, ma il “frutto”, il succo che egli stesso ci aiuta a spremere, distillare, gustare, già qui, dalla Sua e nostra vita in comunione con Lui.