martedì 15 maggio 2018

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


Ascensione – 13/05/2018

- Atti 1,1-11 ;  Efesini 4,1-13 ; Marco 16,15-20

Domenica scorsa il conforto per le parole di Gesù: “rimanete nel mio amore, la mia gioia sia in voi, il mio comando, voi siete miei amici”. Una bella notizia: siamo amati!
Oggi, diversamente, quello che sentiamo sembra smentire tutto ciò. Gesù se ne va, torna al Padre, priva della sua presenza fisica i suoi, e noi con loro ci sentiamo come orfani, anche se Egli assicurava che non sarebbe stato così.

Paradossalmente celebriamo come festa questo avvenimento, giacché ci conferma che davvero il Cristo disceso dal cielo è Dio fattosi a noi vicino nel suo Figlio che ha preso carne umana, ha vinto la morte e ora ci precede nel ritorno al cielo, nella pienezza della vita.  L’Ascensione di Gesù, che fa parte del prodigio della Pasqua, della risurrezione, è annuncio, promessa, caparra della novità per la quale siamo fatti.

Rimane il fatto che Gesù se ne va, racconta la 1° lettura, e noi, desiderosi come tutti di vedere cose nuove, il mondo rinnovato, lo guardiamo smarriti, forse un po’ delusi. Ancora una volta siamo daccapo. L’abbiamo appena riavuto Gesù, ed ecco che ci sfugge di nuovo.

Eppure la “buona notizia” c’è anche oggi: Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo ad ogni creatura”. La sua fiducia, il compito che ci assegna, sono “buona notizia”
Non possiamo rimanere con il naso all’insù, inerti, e disorientati, come potevano apparire i discepoli secondo l’evento narrato nella prima lettura. Ed ognuno potrà concorrere a realizzare questo annuncio secondo i doni che ha ricevuto e nelle responsabilità in cui è stato posto.
Il vangelo è affidato alle nostre mani, alle nostre labbra…potenziati dallo Spirito di Gesù che verrà comunicato. Ne abbiamo l’assicurazione nella testimonianza che “il Signore agiva insieme a loro – vale per quei discepoli, ma anche per noi oggi -  e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.

Il bene che il Signore stesso ci aiuta a mettere in atto è un rifiorire di vita fino alla misura della pienezza di Cristo. Lo conferma Paolo scrivendo ai cristiani di Efeso, nelle righe finali del testo che abbiamo ascoltato.
Allora i demoni, quali la sete di denaro, il protagonismo aggressivo, possesso delle persone, la menzogna…si allontaneranno, come pure chi è all’origine e vive di tutto ciò; ci sarà un linguaggio nuovo, quello dell’amore; e passeremo indenni in mezzo alle cattiverie senza esserne avvelenati; aiuteremo chi è malato a riprendersi la vita. il veleno non nuocerà più e i malati riprenderanno a vivere.
Annunciamo il Vangelo innanzitutto con la vita; poi, se Dio lo concede, con le parole. Gesù, salito al cielo, non ci ha abbandonati. Viviamo e muoviamoci con letizia e fiducia.