domenica 25 agosto 2019

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


21° Domenica C – 25/08/2019

Luca 13,22-30

Ancora una parola esigente di Gesù, dopo quelle che abbiamo ascoltato in queste settimane. Davanti ai suoi insegnamenti, a chi, incuriosito, gli domandava: “Signore, sono pochi quelli che si salvano? - domande e curiosità che sanno di…gossip, che poi riguardano sempre gli altri - la parola del Maestro non ammette facilitazioni: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta…perché  molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno”. Insomma “Non fatevi illusioni”.

In queste parole del Signore noi facciamo fatica a vedere dove stia la bella e buona notizia, il vangelo che ci deve dare letizia e pace. La vita cristiana, l’essere tra i discepoli di Gesù, ci appare qualcosa di troppo arduo, impegnativo, esagerato. Proprio una porta troppo stretta per noi.

Per tanto tempo questa “porta stretta” l’abbiamo associata ad una vita di sacrifici, rinunce, penitenze, mortificazioni; quasi una vita di…stenti, anche dal punto di vista cristiano. Ma non è così!
La “porta stretta” non è un peso insopportabile, non è una condanna; è, invece, una opportunità di salvezza…nella notte! Perché la “porta” è Gesù stesso; e noi siamo… “stretti” nel suo cuore!

Gesù è venuto a rassicuraci  che c’è sempre possibilità di salvezza per chi la cerca questa porta. Che sa farsi larga, perché, in fin dei conti,  è il suo cuore, che non vuole che nessuno si perda. Sì, mi piace immaginarla come un’apertura del cuore di Gesù.

La si accosta e la si attraversa con umiltà, facendoci piccoli, non ingombri di tante cose, di pretese o di meriti: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Siamo stati dei bravi praticanti, abbiamo ascoltato tutte le tue prediche. No, questa referenze non ci fanno passare!.

E’ la porta dell’amore, davvero stretta se non siamo disposti a seguire Gesù in toto, ad amare tutti, a perdonare i nemici, a fare del bene a quelli che ti fanno del male, ad essere fedeli e non menzogneri, a non essere schiavi delle cose, ma generosi nel condividere e aiutare chi ha meno… Diversamente, Egli ci dirà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia”. A Gesù non interessa quello che viene fatto per lui, ma quello che con lui e come lui viene fatto per gli altri.

E’ stretta perché troppo largo il nostro egoismo? E’ stretta perché alta la nostra superbia? E’ stretta perché troppo ingombro e pesante il nostro cuore causa di legami sbagliati?

Una conferma che la porta stretta non dipende da Dio. A fronte di tutti quelli che ritenendosi giusti e a posto non ce la faranno a passare nella vita e saranno cacciati fuori,  altri “verranno da oriente e occidente, da settentrione e mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Gli ultimi saranno i primi, i primi gli ultimi”. Stretta è la porta, ma largo e buono è il Signore nel suo cuore!




lunedì 19 agosto 2019

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


20° Domenica C – 19/08/2019

- Ebrei 12,1-4     - Luca 12,49-53

Cosa mai sta dicendo Gesù? Parla di liti, di scontri, di divisioni che devono avvenire, e che non dobbiamo meravigliarci che avvengano. Con tutta la fatica che facciamo per andare d’accordo persino in casa nostra, in famiglia, ci viene a parlare di divisione? Si  propone come colui che porta il “fuoco” che sarebbe all’origine di tutto ciò. Questo “fuoco” è l’amore di Dio! Accensione piena sarà Gesù con la sua testimonianza d’amore grande fino alla morte e risurrezione. Intanto è “angosciato”!

Alla lettura di questa “angoscia” di Gesù, mi venivano alla mente le parole sue stupende che domenica scorsa aveva avuto per gli amici: “Non temere, piccolo gregge…”. Ma come? Fa coraggio ai suoi e dentro di sé prova questa angoscia! Non scandalizziamoci: Egli è il Figlio del Padre e conosce il cuore di Colui che l’ ha inviato, ma è pure fratello nostro che, dice la lettera agli Ebrei, di cui abbiamo letto un passo (2°lettura), patisce una grande ostilità e rifiuto dei peccatori. Egli conosce quindi anche le nostre angosce, le divisioni a cui, come suoi discepoli andiamo incontro.

Se ci impegniamo seriamente a vivere da discepoli del Signore in casa, per strada, al lavoro, nella società, in comunità, non sorprende che si realizzino le parole di Gesù. “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione”. Se ci sforziamo di vivere secondo il vangelo, verranno sì le incomprensioni, le ostilità, il rifiuto. Dobbiamo mettere in conto tutto ciò.

Oserei dire di più: non si tratta di patire questi contrasti passivamente, di subirli. A volte si tratta anche di provocarli! Si tratta di essere “incendiari”! Ma attenzione: non di appiccare il fuoco e scappare, ma di quelli che accettano di bruciare in esso. Per essere contestatori, non tanto delle persone che vanno tutte rispettate e amate, quanto di uno stile di vita o mentalità non evangelici, per essere “incendiari”, dobbiamo noi ardere di passione e zelo per il vangelo. Avere il fuoco dentro, il fuoco della presenza di Dio che brucia senza distruggere e consumare, perché è la passione di Dio per l’uomo, l’amore di Dio per noi. La nostra vita deve risultare consumata, bruciata, per la giustizia, per il bene, per poter alzare la voce.
La fede non è una cosa decorativa. Vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, non è stare neutrali, indifferenti, passivi, conniventi con il male, l’egoismo, l’avidità, il potere che schiaccia le persone. Di qui le divisioni per una vera pace.

 “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”, come ci esorta la lettera agli Ebrei, senza stancarci o perdendoci d’animo.
“Non perdersi d’animo” è carità, è avere talmente a cuore il vero bene, per noi e per gli altri, che non temiamo di essere contestati, derisi, messi in minoranza, messi a tacere… Pensiamo quello che può avvenire nelle nostre famiglie, a cui fa preciso riferimento Gesù, nel posto di lavoro, nelle relazioni con gli altri. Anche tra i suoi parenti vi fu chi lo considerò un pazzo e contestò il suo modo i vivere predicare. “Non perdersi d’animo” è accettare che l’insuccesso di oggi possa diventare il successo di domani. E le contestazioni di oggi diverranno ammirazioni domani, le parole lasciate cadere saranno raccolte come insegnamenti preziosi in eredità, se con Gesù saremo incendiari d’amore!


venerdì 16 agosto 2019

BRICIOLE di PAROLA
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ASSUNZIONE di MARIA – 15.08.2019 

I meno giovani tra noi ricordano una domanda del Catechismo di una volta: “Perché Dio ci ha creati?” Risposta: “Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e goderlo nell’altra in Paradiso”. Paradiso é la nostra destinazione finale!

Oggi celebriamo Maria, la Madre di Gesù, assunta al Paradiso, destinazione finale, in corpo ed anima. L’umanità, la creaturalità completa, anche quanto c’è di fisico nella creatura entra nel “cielo”, che è Dio. Dopo che Dio è disceso sulla terra, la creatura, e Maria per prima, ascende, per privilegio divino, alla gloria del cielo. Se questa è la destinazione finale pure il nostro corpo, e tutto ciò che ad esso è legato, va rispettato, difeso, curato, secondo il progetto di Dio.

Per giungere alla finale destinazione c’è un percorso. Per noi – dopo che Dio ci ha fatto “belli e buoni” – c- il peso del peccato che ci intralcia; quindi interviene la grazia della Redenzione con Gesù; alla fine ci sarà la gloria della risurrezione che ci attende, il Paradiso, che è pienezza di vita, d’amore e di gioia.

Per Maria il percorso è più breve. Ella è l’Immacolata, senza esperienza di peccato per misterioso piano di Dio. Per cui:  “dalla grazia alla gloria!” Lei, da “piena di grazia” alla “gloria del cielo”! Rimane un segno di consolazione e sicura speranza per tutti perché anche a noi Gesù e l’opera della salvezza non sono negati. Sia singolarmente, sia come comunità, poiché Maria, “donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e la corona di stelle sul capo”, e soprattutto per colui che porta in grembo e darà alla luce, è pure immagine della Chiesa.

Dalla grazia - noi redenti, Maria per privilegio – alla gloria! Questo percorso  si rivela essere anche una lotta con il male e con chi ci istiga ad esso contando sulla nostra fragilità; satana co tenta, vuole condizionare e ingannarci nelle scelte nostre, nelle scelte del mondo che non si fida di Dio. Tante prove, sofferenze, cattiverie, lotte all’egoismo, superbia, odio, avidità…Ognuno conosce la propria battaglia. Anche Maria l’ha conosciuta.

La sua è stata una lotta nella fede, nel fidarsi di Dio, e nella fedeltà, nel seguire il percorso del Figlio, anche se non compreso. In questa sua sequela ci è Madre, maestra, esempio. Ora ci è aiuto dal cielo, e poiché cielo è pienezza d’amore, non è un luogo distante, lontano, Ella è qui accanto a noi, affinché attraversiamo il nostro deserto, sosteniamo la lotta quotidiana, custodiamo questa umanità, questo mondo, indirizzandoci al Paradiso per il quale siamo stati creati.

Il canto del Magnificat Maria lo rivolse a Dio sì entrando nella casa di Elisabetta, ma ancor più entrando in cielo. E’ il canto dell’entrata in Paradiso; il canto che anch’io vorrei accompagnasse il momento della mia morte. Conferma che la storia mia e del mondo non finisce in una catastrofe, l’esistenza non si spegne nella tomba, lo stesso mio corpo, che si dissolve nella polvere, risorgerà per essere assunto nella gloria del cielo, per una vita ed una gioia senza fine.

lunedì 12 agosto 2019

BRICIOLE di PAROLA
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19° Domenica C – 11.08.2019

- Luca 12,32-40

La vita cristiana, al seguito di Gesù, si svolge tra due…carezze!
La prima, quella certa, sicura, affettuosa, che viene dall’ assicurazione con cui si apre il Vangelo oggi, e che ha nell’espressione “piccolo gregge” il tocco più delicato. “Piccolo” non è indicativo di un minuscolo numero; lo può anche essere, visto a chi è presumibilmente rivolto da Gesù, tanto più se ci guardiamo attorno noi oggi. Ma a me fa immensamente bene perché quel “piccolo” mi richiama attenzioni, coccole, incoraggiamento da parte di chi mi vuol bene, come una mamma con il suo bambino: “piccolo mio, tesoro mio…”e poi “non temere”. Sì, mi fa bene che Gesù mi e ci chiami “piccolo gregge”, incoraggiandoci ad aver fiducia, coraggio, bella intraprendenza negli impegni della vita. Questa tenerezza, mista a sprone, è confermata dal fatto che “al Padre vostro è piaciuto darvi il suo Regno, la vita”, e sono io, sono qui, dice Gesù. Egli è il primo che fa quello che dice: “dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Noi siamo il suo tesoro, con noi è il suo cuore, il suo amore.

La seconda carezza sta nella promessa: “Beati quei servi che egli troverà svegli. Si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. “Saremo sorpresi, all’arrivo del padrone, dell’inversione dei ruoli: noi, il Signore, Lui a nostro servizio. Sarà la nostra beatitudine. Saremo beati, cioè avremo una riprova di quanto siamo amati, di quanto gli stiamo a cuore. Anche l’averci affidato la responsabilità di prenderci cura di questa casa comune, dice che ci vuol bene e che conta su di noi. La conferma, poi, ci strabilierà!!! Ci riempirà di gioia! E quel “non temere, piccolo gregge” dall’essere un’affettuosa raccomandazione si tramuterà in un gioioso comando: “Siate nella gioia e state contenti perché i vostri nomi sono da tempo scritti in cielo”.

Questa è la vita cristiana! Tra due carezze inimmaginabili! Comincia qui con una carezza, un dono già ricevuto e si completerà alla fine della notte con un’ altra.  Non siamo noi, servi, che facciamo qualcosa per Dio, ma è Dio che fa e farà tutto per noi, suoi figli. Sì, due carezze inimmaginabili io vivo!

Che ogni giornata inizi e si concluda con un abbraccio, un sorriso, un saluto caro, una carezza, ricordo e annuncio di ciò che Dio fa con noi e per noi.