venerdì 30 ottobre 2015

I PASSI MIEI
 
(… con l’Amico!)

Zolle gratinate
su campi pettinati,
alberi vestiti
di dignitosa povertà,
foglie ai piedi
a macerar per la vita,
soffice cuscino
ai passi miei.

Traffico di luci
e di pensieri intenso
fa la strada lunga,
la corsa calma,
al santo luogo
di volti cari riposo
che d’amor han fatto
i passi miei.

Nel silenzio della sera,
parola di pace
alla mente e al cuore,
non Ti sia grave
solitudine d’amore,
pur io povero ed ultimo,
caro Tu sei
ai passi miei. 

“Solo non sono”,
Amico dici a me,
sciogli ogni dubbio
nell’animo e nella vita
di amati fratelli
ove Tu Maestro
prepari e precedi
i passi miei.














giovedì 29 ottobre 2015

OMELIA

 
30° Domenica B – 25.10.2015

- Marco 10,46-52

“Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Mi commuove questa attenzione di Gesù. La sento rivolta a me, come al povero cieco di cui non può ignorare il grido nonostante coloro che gli sono attorno vogliano zittire questo infelice. “Cosa vuoi che io faccia per te?”.

Sempre Gesù non tralascia le richieste di quanti gli sono attorno, necessità che vede o che sente. Gesù non può tirare diritto, il suo cuore, cuore di compassione glielo impedisce. Ancora prima, la sua amicizia, la sua delicatezza, la buona educazione, diremmo noi. E così, domenica scorsa aveva mostrato la stessa disponibilità ai due  che avevano osato un richiesta impertinente: “Cosa volete che io faccia per voi”. E quelli, “vogliamo sedere uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù è così buono che con lui possiamo osare domande infantili, richieste che rasentano l’osceno, esigenze banali, ma anche domande profonde, necessità legittime,  come quella del povero cieco. “Figlio di Davide, abbi pietà di me… Maestro che io veda di nuovo”.

Che cosa c’è di più legittimo della richiesta di quest’uomo? Eppure Gesù ascolta tutte le domande che gli vengono poste o gridate. Davvero questo Gesù che non è mai infastidito dalla mia immaturità, quando le richieste sono infantili, o disturbato dalla mia necessità di vita, dalla mia condizione di mendicate di vita, mi fa bene. Com’è diverso dai suoi amici che s’indignano per le richieste di due di loro, (come narrava il vangelo domenica scorsa), o che vogliono mettere a tacere chi disturba! Questo atteggiamento può avvenire anche tra noi, gente di chiesa, parte di quei suoi discepoli e molta folla che andava dietro (ma non seguiva!) Gesù. “Taci, finiscila di rompere”. Salvo poi a farsi belli, “coraggio, alzati, ti chiama”, quando Gesù  insegna a tutti la sua attenzione verso il povero.

“Cosa vuoi che io faccia per te”, chiede a me in questo momento, in questo incontro che qui si sta svolgendo, qui ai margini della strade dell’esistenza, e nello stesso tempo nel cuore della vita, perché da qui può pulsare quell’energia che ci fa buttare via il nostro mantello, cioè le difese, le protezioni che ci siamo assicurati fin qui; ci fa saltare in piedi, rialzarci dal nostro abbattimento o rassegnazione, che ci fa stendere la mano verso Gesù. “Cosa vuoi che io faccia per te?”, è la domanda che mi assilla da giorni. Cosa gli rispondo? So cosa rispondergli?.

Non è mica facile, perché appena mi accingo a farlo non so più  a cosa dare priorità: la salute, la pace, il lavoro, la famiglia, la serenità… prima questo dopo l’altro, no, tutto… Insomma se Gesù mi chiede “cosa vuoi che io faccia per te?”, va a finire che mi perdo l’occasione e vado il tilt. Il cieco era ben consapevole della sua condizione e necessità; io posso dire di esserlo altrettanto? E poi sono disposto a gettare via il mantello, a rinunciare a ciò che mi dà protezione, a rialzarmi dalla rassegnazione, a confidare in Lui?

“Maestro, fa’ che io veda di nuovo!”. Ho pensato ad una trasposizione di questa richiesta nella mia esistenza. “Maestro, che io veda te, che io mi fidi di te, che io ti segua”. E Gesù: “la tua fiducia in me, la tua fede, te ne dà la possibilità”. “Va’” , e quell’andare diventa un seguirlo lungo la strada.

Gesù che è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono ai margini della strada, che si ferma ed ascolta il mio grido o lamento, Gesù che chiede come può essere utile a me cieco e zoppo, non può che farmi camminare per una strada diritta dietro a lui, con canti di gioia ( come la promessa della prima lettura) senza più inciampare.

















mercoledì 28 ottobre 2015

GOCCIOLA...

Gocciola amicizia
di primo mattino,
piacevole carezza
colora delicata
il grigio cammino.

Come foglie
cadono speranze,
lasciano il posto,
promessa di vita.
a nuove danze,

Giorno pieno
di benedizione,
il cuore solo muove
misericordia bella,
donata emozione.

Fiducioso vado
all’ incontro quotidiano,
gocciola umanità,
medicina santa
di divina carità.


martedì 27 ottobre 2015

OSPITALITA'
 
(…dedicato a chi sorride al giorno e… compie gli anni!)

Luce ad illuminare,
verità a riscaldare,
sorge il sole giovane
su cortina nebbiosa,
visita l’umida terra.

Riprende il giorno,
la vita colora,
sospiro cede
a respiro l’onore
di sostener fatica.

Piccolo seme
sotterro fiducioso,
impasto il cuore,
lieto il volto,
con pizzico di lievito,

Abbondanza di bene
germoglierà sicura,
accolto e  amato
avrà gioia il mondo
a te caro e studiato.

Speranza lieta
all’orizzonte sale,
non aspettare ancora
a fare il cuore tuo
del sole la dimora.

Ospitalità bella
riempie casa,
sorridente bontà,
giorno senza fine,
con te sempre felicità.







lunedì 26 ottobre 2015

LA MIA LUNA !

 
Lo contemplo,
il sole della notte acceso,
nobile umile alto nel cielo
la giornata piena e di peso
fa leggera e cara,
come il volto tuo
di bellezza e pace rara.

Luna non hai,
luna sei a sera mia,
faticose ore non temo
della quotidiana via,
riposo, affetto e sorriso,
in quest’angolo di casa,
è dato il paradiso.

Delicata luce
tanto piena e grande,
m’assicuri che amore
su tutti veglia e s’espande,
stanchezza non sento più,
beato contemplo
chi m’è accanto e lassù.

Non finisca la sera,
rimaniamo nell’abbraccio,
e dal chiaror della luna
venga tenero bacio
che fiorisce pur di stelle
la terra, il tempo nostro,
le persone amate e belle.









domenica 18 ottobre 2015

OMELIA

 
29° Domenica B – 18.10.2015

- Marco 10,35-45

Il vangelo in uno sguardo di simpatia  e di amore, quello che Gesù ha rivolto al tale che, con buone referenze gli chiedeva che cosa potesse ancora fare per avere una vita buona. Questo tale purtroppo non ha seguito le indicazioni di Gesù, (“da tutto ai poveri e vieni, seguimi”), ed è andato da un’altra parte. Ma quello sguardo resta buona notizia, vangelo!

Ma il vangelo è anche in un sguardo meno accondiscendente,  forse severo, un po’ duro, come quello che Gesù ha verso i suoi amici in discussione tra loro su chi tra essi sia il più importante e in lizza per ottenere il posto accanto a lui nella sua gloria. Lo racconta il brano che abbiamo appena ascoltato. Mentre vanno a Gerusalemme dove si compirà la missione di Gesù che cerca loro di spiegare, Giacomo e Giovanni, chiedono di avere i primi posti. «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Possiamo immaginare lo sguardo di Gesù. Si fa severo davanti a pensieri, desideri, comportamenti che non sono secondo il suo stile. Ma vangelo è anche un sguardo che richiama, una parola che pazientemente aiuta a riflettere, suggerisce una correzione del proprio modo di vedere le cose e di agire. Questo perché chi così si esprime, vuole il nostro bene.

Spesso siamo ancora distanti dai pensieri di Gesù, come Giacomo e Giovanni, pur vicini fisicamente  e amichevolmente a lui. Sono addirittura cugini di Gesù, appartengono al suo clan, e pensano di vantare precedenze sugli altri e di meritare qualcosa di più. Non vi sembra che sono atteggiamenti che possono appartenere anche a noi, che siamo i buoni, i bravi, i fedeli?

Gesù risponde a Giacomo e Giovanni con infinita pazienza e pure ironia. Anche questo è pur sempre uno sguardo d’amore, delicato, forse pure li scusa (anche se prima di parlare , sembra dire Gesù, occorre pensare): “Voi non sapete quello che chiedete”. E poi li istruisce: “potete voi bere il mio calice, essere immersi, partecipi totalmente nella mia missione, che non è piacevole?”. Insomma un sguardo e una parola che fanno riflettere. Ecco dove sta un altro pezzetto di vangelo.

E poiché s’accorge dello sdegno e della gelosia degli altri per questa pretesa dei due, per questa singolare preghiera (non di rado la superbia genera preghiere che sono pretesa, e alza muri) Gesù dà la lezione decisiva: Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così….” No, non è questa la giusta mentalità. Gesù non dice: “Tra voi non sia così”, facendo un augurio o dando un comando, ma: “Tra voi non è così”, cioè , “se è così, voi non siete la mia comunità!”. Non è possibile che i cristiani abbiano come modello il potere che pretende di dominare il mondo. “…ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

“…il primo tra voi sarà schiavo di tutti.”, ecco dove portano lo sguardo e la parola di Gesù. Io non so se ci riesco, se sono sicuro come i due che dicono: “si lo possiamo. Possiamo starti dietro, partecipare alla tua vicenda. Il mio vangelo oggi è nell’assicurazione che mi dà Gesù: sono venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. Per liberare anche me, tra i molti, dalla morte.













sabato 17 ottobre 2015

PRIMIZIA

 La prima neve
fa capolino,
puntuale arriva,
per ora discreta
pennella le cime.

In te che ammiri
almeno un inchino,
un pensiero stupito,
desiderio negli occhi
traccia le rime.

Stagioni segnano
il passo dell’uomo,
ancor più il creato,
opera d’amore
l’artista ha chiamato.

Primizia d’inverno,
ma non cede il colore
d’autunno bambino,
fiducioso vo
per mio cammino.





SPICCHIO MIO !

Spicchio
limpido nel cielo
luce della sera,
volge a ponente,
spicchio delicato
il cuore ferisce,
storia bella vera,
e si fa crescente,

Nella stagione del gelo,
di spicchio in spicchio
c’illumina chiara
la via del vangelo.
Sale irta d’amore,
un gesto familiare,
timido, pudico, caro
ha il suo tepore.

Così nella notte,
ora qui ora là vaghi
a preparare lieto
il giorno che verrà,
tu, spicchio mio,
piccolo riflesso,
a me frammento
d’amoroso Dio. 






giovedì 15 ottobre 2015

CHI SONO IO ?

(…la mia carta d’identità)

Lieve pioggia d’autunno,
sollievo di arida estate,
lieto anticipo di primavera,
sostando nell’ inverno, bianco.

Storia del creato
verso pienezza bella,
stagioni di vita
ad ognuna la sua grazia.

Così storia mia.
Dal passato viene
il nome caro:
“amato”.

Vivo custodisco
il presente prezioso,
compito alto:
“amare”.

Prepara certo
il futuro, promesso,
di piena bellezza:
“per sempre”.

Identità è storia,
un nome,
un compito,
una meta,
di felicità e gloria!













lunedì 12 ottobre 2015

LO SGUARDO

 
Una carezza
con gli occhi,
la tua,
un bacio
in un sorriso,
il tuo.

Riprende vita
il cuore,
il mio,
calma si fa
l’ansia,
la mia,

Mi fissi,
ritorniamo a casa,
la nostra,
“vieni, seguimi”,
è un abbraccio,
il nostro!