lunedì 29 luglio 2019

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


Domenica  17° C – 28.07.2019
Genesi 18,20-32  e  Luca 11,1-13

C’è qualcosa di affascinante nella preghiera di Gesù, a cui i discepoli non possono resistere e per cui osano chiedergli:  “Signore, insegnaci a pregare”. Ciò che li affascina li cattura, li muove a tanta richiesta è la prima parola, assai familiare a Gesù, “Padre”,  “buona notizia” che oggi ci è data.

Questa parola è la sola che tocca il cuore di Dio nel dialogo/ascolto, nella relazione personale che intessiamo con Lui, è parola di confidenza e di fiducia, parola che si affida all’amore, al bene che Dio ci vuole, perché, appunto “padre”.
Confidenza e fiducia, come il bambino verso i suoi genitori; sapere che Dio si ricorda di te, si prende cura di te, di me, di tutti. Lo esprimono tutte le richieste del “Padre nostro”, lo spiega la breve parabola a seguire. Dio è molto di più di un amico pur buono e scocciato. E poi lo confermano le ultime rassicurazioni con cui termina questa lezione di preghiera.

Ci basti, oggi, la prima parola: “Padre”. La potremmo anteporre ad ogni espressione del “padre nostro”; acquisterebbe un sapore tutto diverso. Nella preghiera noi stiamo con Lui, con Dio nostro Padre; e poiché siamo una cosa sola con Cristo, lo siamo con Gesù! Facciamo nostra la preghiera di Gesù e Gesù fa nostre le nostre invocazioni. Al Padre non resterà che ascoltarci e d esaudirci. Ecco ciò che dà confidenza e fiducia nell’osare rivolgerci a Lui: “Osiamo dire Padre!”

Non usiamo titoli più elevati (Altissimo, Onnipotente, Re, Signore, …), che non sono falsi, che ci sembrano più rispettosi della sua grandezza. Certo, Abramo, nel dialogo con Dio, se invece di insistere con “vedi se ardisco, mio Signore”, avesse conosciuto questa parola affettuosa : “Padre, sono i tuoi figli quelli che vuoi distruggere”, la contrattazione si sarebbe volta a suo favore e a quella degli infelici e cattivi. Ma non poteva, non sapeva. Solo Gesù insegnerà: chiamate “Padre” il vostro Dio, perché “Padre mio e padre vostro” Egli è. Lo è alla sua maniera, certamente,  ma se “voi che siete cattivi , date cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo, darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono”.

Egli conosce meglio di noi stessi le nostre necessità, ma vuole che gliele presentiamo con confidenza, avendo in Lui fiducia, con audacia e insistenza, ma non per essere necessariamente esauditi – se il suo progetto è diverso -. Insistere con Dio non serve a convincerlo, ma a irrobustire la nostra fede e la nostra pazienza, cioè la nostra capacità di lottare con Dio per le cose davvero importanti.

Nella nostra preghiera noi chiediamo questo e questo, e Lui ci dà di più, sempre! Sempre, sempre di più! Ci dà il meglio: lo “Spirito Santo”, che poi è se stesso! E’ di più di un amico. Lo Spirito Santo ci rende figli suoi per mezzo del quale gridiamo “Abbà, Padre”. E Dio è vinto! Quello che non è riuscito ad Abramo, che continuava a chiamare Dio “mio Signore”, riuscirà a noi perché toccheremo Dio nella sua “debolezza”, quella di esserci il Padre che ci ama.



lunedì 22 luglio 2019

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


16° Domenica C – 21.07.2019

- Genesi 18,1-10 - Luca 10,38-42

Il Signore ci visita . Scende sulla nostra strada e si fa Buon Samaritano. Come la parabola che abbiamo ascoltato domenica scorsa. Solo che, dopo la strada che da Gerusalemme conduceva a Gerico ecco la tenda di Abramo (prima lettura) e la casa di Marta e Maria (vangelo), altri di luoghi che sanno di affetti, di accoglienza, di servizio. Lì il Signore ci visita: nei tre personaggi misteriosi che accedono alla tenda, in Gesù, ospite nella casa degli amici.

In ogni luogo viene data buona notizia. Ad Abramo , la promessa: Sara avrà un figlio! Ma anche nella casa delle due donne non manca, perché c’è “la parte migliore”, che è la presenza stessa di Gesù.
Se il Signore ci visita, ovunque siamo,  viene a noi, noi come lo accogliamo? Notiamo che nella Parola di Dio di questa domenica figurano ben tre donne. Il Signore ha qualcosa da dirci quando viene a noi, e magari lo fa attraverso queste tre donne.

Sara, la moglie di Abramo, accoglie Dio “di riflesso”, dapprima è coinvolta quasi per caso, in sordina, ma poi sarà chiamata in causa. Non è suo compito accogliere lo sconosciuto che arriva, ma ne riceve la benedizione. Come a dire che a volte il Signore ci tocca, ci fa del bene, anche se non lo riconosciamo. Per qualche misterioso progetto che ha in mente, non ci lascia in disparte, non si dimentica di noi. Anche chi è in periferia gode della Sua attenzione .

Marta, è l’eccesso della generosità, apprezzata certamente dall’ospite, ma pure benevolmente richiamata.
Al Signore fa piacere che per lui ci sia da fare; infatti corriamo a destra e sinistra, ci impegniamo in questa attività, in quel servizio, non stiamo mai  o poco fermi… prepariamo  tante cose e che ci affanniamo tanto!  Ma egli, in questo breve scambio con Marta, ci fa sapere che prima del nostro dare, gli sta a cuore che gli mostriamo il nostro affetto. Ci sono due bisogni elementari per vivere: bisogno di cibo e di affetto. Gesù attende il primo, ma anche il secondo.

Maria riserva a Gesù un’accoglienza innamorata, a fronte di Marta, accoglienza indaffarata ( quella di Sara era…inaspettata). Maria alle cose privilegia la persona di Gesù, che ha bisogno di affetto, di essere ascoltato (un po’ come succede nelle nostre famiglie!).  Lui è la “parte migliore” che si offre! Certamente Maria ascoltava la Sua parola, ma penso che prima ancora ascoltasse Lui indipendentemente da quello che poteva dirle, perché ne era innamorata. Gli occhi e il cuore di Maria erano tutti per Gesù.

Il Signore si fa nostro ospite ogni giorno, talvolta a nostra insaputa come è successo con Sara, e ci reca sempre del bene. Non disdegna le mani solerti di Marta, ma certamente più che i nostri servizi, vuole noi, il nostro amore prima di ogni cosa. E quando ci capita di pensare alla parte migliore di noi stessi, non andiamo alla nostra bravura, sensibilità, generosità…” La parte migliore” di me è Gesù ai cui piedi io sto. E’ “Cristo in voi, speranza della gloria” (Colossesi 1,27).


martedì 16 luglio 2019


BRICIOLE di VITA
…in poesia 

16.07.2019   (Verso Marcesina - Asiago)

“LAUDATO SII”

Piccolino, agile,
carino, e silenzioso,
non è ritratto mio,
paragoni non oso

Veloce scende e va,
improvviso appare,
saltella sulla via,
sua arte scappare

Avvicinarsi d’uomo
non sempre gradisce,
timido scoiattolo,
corre e squittisce

Occhi furbetti van al cibo,
tenace rosicchia,
in mette mia distratta
qualcosa forte picchia

Quattro passi fanno bene,
ma, percorso il sentiero,
tristezza prende,
è proprio un cimitero

Alti, imponenti, nobili
pini, d’ogni specie, spezzati
da bufera maligna
a terra giaccion schiacciati

Incontrollabile violenza
su bellezza del creato,
a volte pure l’uomo
fa irresponsabile misfatto

Nuovi pini s’ergeranno
a puntare dritti il cielo,
noi padroni non siamo,
parte viva sotto divin telo

“Laudato sii” la prece nostra,
custodia e cura l’amore
per la creatura opera,
voce, carezza del Suo Fattore .



domenica 14 luglio 2019


BRICIOLE di VITA e PAROLA
...in poesia

14.07.2019   
(Baita M.te Erio – Mezzaselva – Asiago - m.1605)


IN BAITO 

Oggi Messa in cielo
azzurro manto
ove preghiera e amicizia
fan la vita incanto

In Baito Erio l’altare,
corona i boschi e i monti,
lo sguardo è stupito
infiniti gli orizzonti

Con bella accoglienza
il ricordo caro si rinnova
dell’amico prete
che dal cielo ancora giova

Meraviglioso il tempio
di sole, silenzio e vento,
non si stancan gli occhi ammirare,
respira il cuor contento

Ora la Parola viene
bella, buona, forte, vera,
non politica la predica
che la prece fa sincera

Eucaristia è dire grazie,
fermarsi e offrire,
soccorrer l’uomo ferito
che non abbia a morire

Da Gerusalemme a Gerico,
da Tripoli e Lampedusa,
sempre la compassione
 va all’umanità smarrita e confusa

Così dal cielo al mare
ogni uomo desidera vita,
medicazioni non sanzioni
perché la Messa non è mai finita.