BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia
2° Quaresima B – 25/02/2024
Genesi
22,1-18 - Romani 8,31-34 -
Marco 9,2-10 -
Domenica scorsa, prima di Quaresima, Gesù è sospinto nel deserto ad affrontare prove e asperità, a respingere tentazioni e insinuazioni di Satana, cosa che avrebbe schiantato chiunque e che, invece, per Gesù, è occasione per mostrare la Sua fedeltà al Padre. Oggi, sul monte Tabor, Egli è nella luce, a rivelare ai suoi amici il mistero della Sua persona. Essi vedono il Suo volto luminoso, vesti sfolgoranti, e ascoltano la voce del Padre stesso. Non ci capiscono niente, ma è un’esperienza dalla cui bellezza sono presi, vedi le parole di Pietro, anche se provano qualche timore. Nelle prossime settimane, ora in pubblico, ora in privato, Gesù si farà presente per portare a compimento la Sua missione. E noi lo seguiremo, discendendo la monte come i tre, rincuorati da una rivelazione inaspettata, e con l’aiuto di questa prepararci ad un’altra salita, dolorosa, ma in cui l’amore di chi dà la propria vita sarà la vera luce. Ci attende il Calvario, dopo il Tabor. Padre Leopoldo diceva: “Dio ci chiama sul Tabor, alla luce, alla gloria, ma ci forma sul Calvario”.
Ma chi è questo Gesù che mi chiama, mi chiede di accompagnarlo, di seguirlo? La voce che i tre hanno udito sul monte -“Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”- è quella del Padre, che da Gesù era già stata udita al suo battesimo al Giordano. Ora si rivolge ai discepoli di costui per confermarne l’identità e incoraggiare la sua sequela. Perché accoglierlo e seguirlo, ascoltarlo precisamente? La risposta è nelle parole di Paolo rivolteci nella seconda lettura: “Egli, non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi”. Perché ci rendessimo conto della sua presenza, del suo amore verso di noi, Dio ha dato tutto ciò che aveva di più caro e di più prezioso: il suo proprio Figlio; quel sacrificio che aveva richiesto dapprima ad Abramo, come annuncio di ciò che sarebbe stato, e che poi aveva fermato perché gli bastava la sua fede, Dio invece l’ha, appunto, compiuto fino in fondo; e il vero ariete, il vero agnello, che gli fa onore è avere consegnato a noi il suo Figlio. Di qui la salvezza.
Con il Figlio Suo mandato nel mondo non per giudicare o condannare, ma a salvare, Dio ha mostrato fino a che punto sta dalla parte dell’uomo; ha manifestato l’estrema misericordia prendendo su di sé il peccato per sconfiggerlo, al nostro posto. Gesù ha affrontato la morte perché nessuno debba subire la morte eterna; è risorto e sempre intercede per noi perché anche noi possiamo ottenere la vita in pienezza. Quale risposta possiamo dare a Dio da parte nostra? Quale passo compiere con Gesù verso la Pasqua? “Ascoltatelo!”. Un insegnamento preciso ci viene, inoltre, da Abramo, dalla sua sofferta obbedienza, dalla fede messa così alla prova. Un giorno aveva consegnato a Dio il suo passato, le sue radici quando aveva obbedito al comando di lasciare la terra, la casa, il padre. Cosa rischiosa assai! Nell’episodio narrato stamane, ad Abramo viene chiesto di consegnare il suo futuro, quel figlio tanto promesso e desiderato. Cosa inammissibile, umanamente! L’insegnamento: consegnare tutto di noi stessi. Anche per Gesù si tratterà di arrivarvi, ma già lo fa compiendo il progetto che ha ricevuto, quando sulla croce dirà: “ Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito, la mia vita”.
Ecco dunque verso dove ci porta la quaresima e a cosa ci prepara: vivere la consegna di noi stessi nelle braccia del Padre. Non temiamo le tentazioni, e benediciamo la luce che possiamo intravedere sul monte. Da lì scendiamo, e con l’aiuto di questa luce, continuiamo il nostro quotidiano cammino dietro Gesù.