OMELIA
6° Domenica A – 12.02.2017
“Voi
siete il sale della terra e la luce del mondo”. Così ci dava questa bella
e buona notizia Gesù domenica scorsa. Non “dovete essere” (vangelo come dovere,
obbligo, a volte pesante), né “siate” (esortazione o augurio spesso disatteso).
No, no. “Voi siete”.
Ma
il sale, medicamento, “pizzica”, brucia. E la luce abbaglia, acceca se solo
siamo deboli di vista. Ebbene, stasera, sembra proprio questo che fanno il sale
e la luce. Vengono a pizzicare, a bruciare sulle nostre ferite, ad abbagliare
un vista corta, confusa, poco chiara.
Quel “ma io vi dico” di Gesù, a fronte delle
nostre fatiche e difficoltà, come può essere, come può dirsi una buona notizia,
una parola bella? Non sembra, piuttosto, innalzare l’asticella per la nostra fragile,
debole umanità? In fin dei conti siamo deboli se ripestano i piedi; non siamo
di ghiaccio, facile preda di pensieri,desideri,sentimenti non sempre onesti e
limpidi; siamo buoni, ma fessi no!
E allora dove sta la buona notizia che porto con me
stasera? La parola bella che mi incoraggia, mi accompagnerà, guiderà, sosterrà
in questa settimana? Il “mai io vi dico” sembra calcare la mano su
fatiche che già faccio.
La buona notizia sta in questo. Se Gesù osa
affermare “ma io vi dico” è
perché crede in me, crede in noi; crede nelle nostre potenzialità, nella nostra
capacità di ascoltarlo; ha fiducia in noi, in me. Ed è perché ci ama. Chi mi vuol bene non mi darà mai: “va là, non
sei capace”. Mi farà coraggio, mi darà fiducia e speranza.
Sì, egli ci comanda ciò che è nelle nostre
possibilità, perché conosce il nostro cuore; sa fin dove , con il suo aiuto,
possiamo arrivare. Una umanità piena, bella, delicata, vera, sa che è nelle
nostre possibilità. La buona notizia, allora, è che Gesù crede in me e osa ciò
che a me sembra impossibile. Perché ci ama, ci vuole bene. In fin dei conti è
quello che fa ogni genitore,ogni amico vero, ogni fratello con chi gli è
accanto.
Il “ma io vi dico” non è un richiamo, ma un
incoraggiamento; non è una condanna, ma il rialzare uno dalla sfiducia e
rassegnazione nelle quali spesso si rifugia tristemente e comodamente.
Io sono grato a chi mi sprona, con pazienza dolce,
fermezza serena e fiduciosa. Mi mostra il suo amore. Ed questo che mi fa andare
avanti.
Non entro nel merito delle tre precise proposte di
vita piena a cui Gesù incoraggia: rifuggire da ogni ira, e non disonorare
nessuno; mai impossessarsi degli altri, donna o uomo, come oggetto delle nostre
voglie; evitare la menzogna e l’ambiguità. Ognuno di noi conosce la propria
umanità. E’ giusto, per oggi, che conosciamo quanto stiamo a cuore a Gesù e
come Egli ci sprona. Sì. Egli ha fiducia in noi, ma se anche tu, diceva la
prima lettura, hai fiducia in lui, vivrai. “Io voglio vivere”.