martedì 22 luglio 2014

PENSIERI... per me e per la Chiesa !

I PRIMI QUARANT'ANNI  !!!


(… per altri “quarant’anni”!)

Sono trascorsi 40 anni dalla notte indimenticabile (18/19 luglio 1974), come i giorni che la seguirono, dell’ “innominato”, e che nel cuore della mia giovinezza, di passione di passioni, è spartiacque che ha portato decisamente il mio cammino verso l’ideale sacerdotale, e l’ha connotato di una grazia speciale che via via, nel tempo e nella misericordia, ha goduto di purificazione di maturazione. “Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù”. (Filippesi 3,12)

“Intanto, dal punto a cui siamo arrivati, insieme procediamo.” (Filippesi 3,16)

Ringraziando, e pure “dimenticando ciò che mi sta alle spalle” (Filippesi 3,13b) per non rimanerne prigioniero, con il cuore, la mente, la concreta carità pastorale a cui per benevolenza sono stato chiamato, “tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (cfr Ebrei 2,2), “corro con perseveranza nella corsa che mi sta davanti” (cfr Ebrei 2,1).

Una nuova visione nel donare il mio ministero, nel farmi annunciatore di Gesù, del vangelo della “grazia”, mi sollecita a confermare  nuovi passi.




A cosa mira tutta la mia attività pastorale? Perché il mio ministero?
Mi vengono alla mente le parole di Gesù:“Padre, ho fatto conoscere il tuo nome” (Gv17,26).
Posso io dire altrettanto?
A che pro tutte le corse, programmi, iniziative, parole, gesti, nello svolgere il ministero?

Anni fa, all’inizio del cammino, mi era ben chiara la finalità di ogni mia opera. In quel momento la ritenevo giusta, non era messa in discussione, e in tutto cercavo di raggiungerla, forse anche di imporla. Oggi me lo chiedo nuovamente, dopo il percorso di tutti questi anni, percorso che non rinnego, di cui sono grato. Ma lo sono ancor di più forse perché è giunto il momento di “conversione” vera di ogni prospettiva.

Allora,  per che cosa mi prodigo nel mio ministero? Cosa metto davanti? A cosa mira tutta la mia attività pastorale? Non solo mia, ma, ed quello che dice la gravità e la responsabilità di tale compito, dell’intera Chiesa?

* A far amar il Signore?
E’ ciò che impone anche la…Legge. “Amerai Signore Dio tuo…”, in primo luogo; anche se poi ricorda il “dovere” di amare il…prossimo (cfr Mt 22,37-40). E’il compimento della Legge, di quanto essa prescrive. E’ la fedeltà alla Legge.
Ma questa non dà salvezza!
Ma poi cosa significa far amare Dio? Come se Dio non fosse in grado di farsi…ben volere!

Può capitare di interpretare, o di aver interpretato, questo “dovere” come educazione all’osservanza di norme, precetti, culto, comandi di uomini più che di Dio (come Gesù richiama : cfr Mc7,7-8) .
“Far amare Dio” è che tutto fili liscio, che non ci sia spazio alla fragilità, alla debolezza, alla tentazione, all’esperienza di peccato. Impeccabilità, purezza, distanza da chi sbaglia, essere separato, l’essere a posto, perfetti “legalmente”, guardarsi dal mondo, dalla vita, dall’umanità, quasi dover essere angelico…
Era questo “far amare il Signore”?

* A far sì che gli uomini si amino tra loro?
E’ già qualcosa di più lavorare e servire perché gli uomini vadano d’accordo tra di loro, si accolgano, vivano nella riconciliazione e nella pace. Qui c’è già più…Vangelo che nella sola Legge. “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13,34)
Ma è sufficiente ? La mia fede in Gesù, Figlio del Padre, non mi chiama forse ad andare oltre la comunione fraterna degli uomini, oltre l’impegno per un’umanità che si voglia bene, che sia nello “shalom”…? Bene per coloro che “non sono lontani dal regno di Dio”…(Mc 12,28-34)
E poi che cosa può motivare in profondità questo sforzo di volersi bene, di svolgere il ministero perché questa fraternità di realizzi e l’umanità di tutta di figli di Dio come il Padre desidera per la loro felicità e non certo per se stesso. Se proprio proprio si vuol rimanere ad amare e “servire Dio” (legge antica), non dimentichiamo, come insiste l’apostolo Giovanni che occorre amare e “servire il prossimo” per realizzare questo progetto.

* A far conoscere che ognuno è amato da Dio, in modo unico, immensamente grande, bello…
Questa “conoscenza” è la salvezza. Essere amati e sapere di essere amati è la vita è la gioia. “Conoscere” che abbiamo un “Padre buono”, anche se fratelli facciamo fatica ad andare d’accordo, questa la rivelazione con cui Gesù riassume ai suoi amici quanto ha fatto e detto in mezzo e davanti a loro.
E’ la vera finalità del mio ministero, e prima ancora della presenza e del ministero della Chiesa nel mondo. “Andate e “immergete” – battezzate – ogni creatura nell’amore del Padre, del Figlio, dello Spirito santo” (cfr Mt 28,19).  Non c’è altro senso e scopo ad ogni servizio e attività pastorale che tenga, ed è pure vero aiuto per evitare un’umanità “fredda”, di perfetti insensibili, schiava di precetti e pesi che magari altri hanno messo sulle spalle dei più deboli, o un’umanità illusa e scoraggiata perché non conoscendo l’amore non può farlo davvero circolare come collante e “buon fertilizzante”, anzi buon seme, nella proprio storia.


Ecco a cosa voglio miri la mia attività pastorale, ogni gesto piccolo, ogni coraggiosa proposta, ogni iniziativa suggerita e condivisa, ogni silenzio, parola, predica, o scritto che sia. Il ministero sacerdotale, a partire dall’incontro con Cristo che offre la celebrazione dei sacramenti e la preghiera, nell’espressione della mia umanità che, in modo ancora imperfetto, traduce con umiltà e fiducia la carità Cristo, ha in questo far conoscere che ognuno è amato da Dio”, cattivo o buono giusto o ingiusto, (cfr. Mt 5,45-48  e simili) la sua ragione più vera e profonda.

Ma come?

Mi rendo conto che a questo punto è necessario che io sia condotto dallo Spirito e mediante la Parola, la stessa carità di fratelli e sorelle che con me condividono questo ministero, a perseguire anche con l’aiuto di atteggiamenti e stile di vita, d’incontro, questa ritrovata “finalità” per cui il Signore ha affidato a me, e a tutti noi il suo vangelo, appunto questa “buona notizia”, “bella”,  la sola in cui c’è salvezza: l’amore di Dio per ognuno.

Nell’affidare queste note “personali” al cuore di chi le leggerà, attendo con gratitudine sincera ogni parola o consiglio che mi giungerà; mi potrà essere di luce, di correzione, e di incoraggiamento a vivere con gioia il mio ministero. Alcuni tratti del mio agire, dire, parlare, proporre, attendere, accogliere, incontrare… sono chiamati a…conversione. “Da chi  mi verrà l’aiuto?” (Salmo 120).










lunedì 21 luglio 2014

ULTIMO SGUARDO...


(“FUORI  DI TENDA” 
 Campeggio Auronzo 2014 – 11 luglio 2014)

… con nostalgia!

Bianco manto
a ricoprir le vette,
a ricordar all’estate:
“pioggia e neve voi qui regnate”.

Non tristezza né poesia sola,
parlano ancora,
baciano il cuore :
“siam segni fecondi del Signore”.
Pure il caldo sole invochiamo
sull’andar nostro,
a uscire “fuori di tenda”
l’amore ogni ferita rammenda.

Ore vengono a conclusione,
tra poco partenza s’impone,
forze e volti quasi stanchi,
vivi i sogni ancora tanti.

Pensieri di stupore
a creativi, per dono commossi,
 insieme “fuori” c’attende
la vita a cui il cuore tende.

Lamento non è stato
di clima avverso o dispetti,
contenti di portare la bontà
di sempre bella comunità.

Appuntamento al futuro,
gioia del presente,
memoria grata del passato
ovunque ognuno sarà amato.





VERSO IL RITORNO...


(“FUORI  DI TENDA” 
Campeggio Auronzo 2014 – 11 luglio 2014)


… con preparazione!



Schiuma da barba
alla montagna,
ancora spicchi d’azzurro,
ma non sarà,
odorosa resina
profuma il bosco,
recisi feriti pini
liberano rive,
il torrente serpeggia
gaio,
tra pietre il canto
d’acqua viva
precede l’opra
che a valle m’attende.


Sì, m’attende,
e l’amo
perché mi è data
a portare “acqua viva”
d’alta e d’altra freschezza
a chi sete più non ha,
e scorra
su mio arso sentiero,
di sasso in sasso,
di cuore in cuore,
di casa in casa,
ove ferite
si fanno fiori, recisi,
e germogli fecondi.


Profumi di bontà,
colori la vita,
la terra di cielo,
l’opra povera mia
con sapore di vangelo.
















QUADRO...


(“FUORI  DI TENDA” 
 Campeggio Auronzo 2014 – 05 luglio 2014)

… al tramonto!

Batuffoli di cotone,
arrossato, 
sfilacciato
su tela azzurra,
un pennello ispido
ha striato il muro
che non c’è,
irraggiungibile
nelle sue profondità.
Correnti in alto
disegnano,
compongono
schizzi di arte
in libertà,
infinita fantasia.
Linee s’intrecciano,
trame tessute
s’incrociano,
si sormontano
gioiose figure,
ed ecco l’uomo
traccia la linea,
nel volo,
ad occupare spazi sognati.
Si confonde lassù,
nel cielo
di luce risplende,
a noi sulla terra
il riflesso,
brilla il sorriso
la via s’accende.










domenica 20 luglio 2014

OMELIA


16° Domenica A – 20.07.2014

Uno dei segreti per penetrare la verità del vangelo, lasciarcene fecondare, cogliere la bellezza di quest’annuncio, è conservare lo stupore, la capacità di lasciarci sorprendere dai gesti e dalle parole di Gesù. “Ah, questa l’ho già sentita”, “questo lo so già”, “questo è un modo di dire”,  e così “spuntiamo” questa parola, depotenziamo questo buon seme che il Signore, come diceva la parabola di domenica scorsa, getta ovunque con fiducia e abbondanza.

Non diciamo come i discepoli “spiegaci”, “spiegaci la parabola della zizzania”; è parola sbagliata per accogliere il vangelo, che non va spiegato capito. Va accolto e vissuto. Diciamo piuttosto “stupiscimi”, “dammi di lasciarmi sorprendere nell’ascoltare la tua parola”. “ “E guidami, insegnami lo stupore!”. Giacché si può anche sbagliare sorpresa.

Infatti nella parabola del grano buono e della zizzania, la sorpresa a cui non concederci, o meglio la lamentela a cui non abbandonarci è “come mai la zizzania è insieme al grano buono? Chi ha fatto questo?”.
“Come mai nel mondo c’è il male in mezzo al bene; come mai sono insieme buoni e cattivi? Chi è stato o chi è la causa di tutto ciò, di questo guaio che rovina il raccolto, gli sforzi di coloro che fanno il bene?”

Davanti a questa sorpresa amara e scandalizzata, ma che non serve a nulla, c’è il pericolo di pensare e di voler porre rimedio distruggendo per eccessivo zelo, inopportuno e impaziente, il buono con il cattivo.

Ecco, allora, la vera sorpresa che Gesù ci insegna, scandalosa anche questa: “lasciate che l’una e l’altro crescano insieme”. I servi della parabola sono più rigidi e intolleranti del loro padrone: paziente e tollerante è il Signore; lui non brucia la zizzania, noi sì. Ma non dimentichiamo che nessuno è purissimo grano, e nessuno è solo zizzania. Gli occhi del Signore vedono molto meglio dei nostri.

La vera sorpresa, in questa coabitazione, triste, di buono e di cattivo, sono la pazienza e la fiducia  del Signore; pazienza e fiducia che vuole anche nei suoi discepoli. Davanti al campo del mondo, dove seminiamo con Lui grano buono, umanità bella, giustizia, fraternità, pace, amore, dove cerchiamo di essere grano buono senza scandalizzarci o temere di vedere tutto rovinato o essere soffocati da erbacce maligne, senza voler mostrare più zelo di Dio stesso, impariamo da Lui che è misericordia, pazienza, vera giustizia. Lasciamoci stupire da questo!

Come pure da quanto ci comunicano le altre due brevi parabole.

Quella del granello dei senape, il più piccolo, che diventa più grande di tutte le piante, diventa albero, e offre rifugio agli uccelli del cielo”. Sì piccolo è bello, ma è anche fecondo! In barba alle apparenze. Ecco la sorpresa, l’inatteso del piccolo. Da piccoli gesti vengono cose grandi.

La parabola del lievito, l’invisibile. Basta una notte, in cui nessuno fa niente, e il inveito fa fermentare tutta la pasta. Al mattino, non vedi il lievito, ma la pasta è sollevata. Sorpresa: essere dentro la vita, nascosti e sparire come il lievito, eppure le cose cambiano.

Ecco cosa dice a me oggi il vangelo: il Signore mi sorprende. Anch’io voglio stupirmi e suscitare stupore.










sabato 19 luglio 2014

QUARANT 'ANNI...


(…dal “mistero” di conversione
             – notte18/19 luglio 1974)


Di gioia molta e pianto tanto,
quella notte,
quarant’anni fa,
ancor oggi un canto
di grazie  e benedizione
rinnova commosso
inspiegabile predilezione.

All’amicizia fraterna
aperto il cuore,
confuso, lacerato,
mano paterna
s’alzava a consolare,
aprire spazi infiniti
di luce ad amare.

Di lacrime impastate
le parole a fiotti 
il  nodo non frenava,
liberavano, liberate,
vergogna e disonore
di giovane smarrito
ora elevato all’amore .

Misericordia stupita
e immaturo peccato,
adolescente passione
si apriva all’ideale vita,
in un abbraccio dono,
come pochi altri ancor vissuti,
intenso, lungo, verità e perdono.

Quarant’anni il cammino,
da quella notte sorpreso,
nel deserto di prove e oasi
il cielo rimane vicino,
e il ministero luce,
un popolo di fratelli e sorelle,
sulla via santa conduce.

Ora finita la traversata?
E’ la soglia di terra promessa?
Speranza umile,
varco con la comunità amata,
e l’umano mio cresciuto
di  grazia e riconoscenza
sia colmo e posseduto.

Nuovo inizio beato,
altri quarant’anni,
misericordia appresa,
sono stato amato.

Fu notte, quella, di salvezza
per l’innominato che io ero,
ora senza tramonto il giorno
pieno di bellezza nel mistero.






venerdì 18 luglio 2014

RITORNA IL SOLE !


(“FUORI  DI TENDA” 
 Campeggio Auronzo 2014 - 30 giugno 2014)

…e la speranza!

Brace dal cielo
ad asciugar la terra,
nubi infuocate
a riscaldare il cuore,
vette arrossate
di passione d’amore,
di piccoli e grandi
la piacevole estate.

Sera chiara viene,
dà speranza d’aurora,
finita malinconia
di giorni grigi piovosi
irrefrenabili animati
ragazzi ora gioiosi
allontanano nuvole
“domani sarà bello”.

Ogni cosa dono,
salti, corse,
sorrisi e pianti,
nulla si butta della vita,
programmazione superata
in beltà e sorpresa
dentro e fuori tenda,
amata.










INIZIO...PROMETTENTE !



(“FUORI  DI TENDA” 
 Campeggio Auronzo 2014 - 26 giugno 2014)

Rare in questi giorni
nubi buone e chiare,
invece grigie, cupe,
scure e nere,
di pioggia dense.

Specchio della terra
il cielo c’accompagna,
detta tempo e umore
 ai giorni nostri
sognati e preparati.

Accogliere ciò che viene 
è saggezza del cuore,
non teme abbandono
chi dal suolo alza lo sguardo,
consegna il respiro.

Ogni tempo,
ogni ora,
ogni istante,
è chiamata
ad essere amante.

Corrono i piccoli,
gli angeli a seguire,
lacrime, coccole, grida felici,
alla pioggia come al sole,
tutti son amici.

Tempo di sguardo,
memoria compiaciuta,
stagione ancora gradita
a me non più giovane,
dono grande questa vita.

….

Bordi di luce,
orlate nubi cupe,
vinta è l’oscurità,
il sole, caldo manto, 
m’avvolge.

Sempre così,
nessun buio nega la luce,
rimanda il suo svelarsi,
ancor più sorpresa
in me  rivive.








giovedì 17 luglio 2014

BISOGNO


(Matteo 11,30)

Il bisogno non so,
molteplice,
nell’afa estiva
sonnolente stanche membra,
ancor più confusa mente,
tenta la speranza
l’agitazione del ministero,
m’immergo
in sete inesauribile
del cuore,
ed ecco
giogo dolce,
peso leggero,
in mattutina brezza,
su spalle e passi miei,
a pensieri
è soave carezza.