domenica 26 maggio 2013

OMELIA


SS. Trinità – 26.05.2013

- Proverbi 8,22-31
- Rom 5,1-5
- Gv 16,12-15

Gesù, in cui poniamo la nostra fiducia, la sua incarnazione, nascita, la sua esistenza terrena, i fatti della Pasqua, la passione morte risurrezione, l’ascensione al cielo, il dono dello Spirito nella Pentecoste, tutta la storia d’amore di Dio per l’uomo che noi conosciamo come storia della salvezza, e che continua anche oggi, e quindi ogni cosa, ogni evento, ogni dono che è per la vita, ha la sua fonte segreta, il suo sostegno, il suo approdo e pienezza, nel mistero di Dio che va sotto il nome di Trinità.

La realtà di Dio è a noi in conoscibile, se non per immagini e intuizioni che in qualche modo, molto limitato, ci dicono qualcosa di lui. Solo Gesù, incarnazione del Figlio di Dio, ha svelato un po’ di questo mistero, dicendoci e mostrandoci che Dio ci è Padre e che la ricchezza d’amore di Dio, al vita, è in noi nello Spirito santo.

La Trinità non è un balletto di numeri, tre in uno; non è un enigma o un rompicapo da risolvere, né una fantasia inutile. E’ una realtà, rivelata da Gesù, da non capire, ma da comprendere.
Capire significherebbe che noi abbiamo la capacità, lo spazio, che tiene dentro ciò che è infinitamente più grande di noi. Comprendere, invece, significa, prendere con noi, viverci insieme, lasciandoci invadere da questo prodigio d’amore che il Dio Trinità.

Come entrare in questa relazione che riempie davvero la nostra vita, la nostra storia, anzi, che tracima da esse che non possono contenerla ma di questa vivono?
Con quel gesto familiare e caro con cui iniziamo la nostra giornata e con cui la chiudiamo affidandoci al sonno della notte; con quel gesto che può diventare familiare prima di ogni impegno, mettendolo sotto la guida e il sostegno dello Spirito; quel gesto che diventa la più bella benedizione quando con compiamo sugli altri, sui nostri cari, su chiunque desideriamo abbia bene dal nostro amore. Questo gesto è il segno della croce  con le parole trinitarie: “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

“Nel nome” significa “nell’amore”, totalmente immersi nella realtà di Dio che diventa anche la nostra, la mia realtà; realtà che alla luce della Parola di questa festa  è “sapienza, speranza, tenerezza”. La sapienza aiuta a guardare alla vita, a quanto è creato, all’universo intero con poesia, con letizia, con la gioia di un bambino che “gioca”. La speranza ci apre all’amore riversato nel nostro cuore con sovrabbondanza, cosicché  siamo sempre fiduciosi e ottimisti. La tenerezza quella di Gesù che noi scoraggia della nostra limitata capacità di “portare il peso delle cose che ha da dirci”.

Ogni volta che compiamo questo gesto con fede ci apriamo al dono che Dio Trinità vuol farci, alla sua vita in noi. Ogni volta che la nostra preghiera è uno sguardo di contemplazione che accarezza questo mistero e che da esso si lascia accarezzare, noi siamo parte viva di Dio.

Unico Dio, Santa Trinità, a te la lode, l’adorazione e ogni benedizione.
O Padre, fonte della vita: la tua bontà pervada tutto della nostra esistenza.
O Figlio, incarnato in Gesù: i tuoi doni siano in ogni creatura, la tua bellezza su ogni volto.
O Spirito, tu sei l’amore: la vita piena, il suo profumo, i suoi frutti portino gioia a tutti gli uomini.
Unico Dio, Santa Trinità, porta salvezza alla terra fecondandola con la tua Grazia.
A te la lode e la gloria nei secoli dei secoli. Amen




domenica 19 maggio 2013

BRICIOLE di VITA

ALBA


                   (nel conferimento dei Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana 
                    a Medina “Alba” Andria)



Andria carissima, in questa festa della Pentecoste, lo Spirito Santo che è Dio, si dona a te e ti dona a noi. Si dona te e  ti fa Gesù. Ti dona a noi e fa crescere la sua Chiesa, suo corpo oggi.

In ogni incontro con Gesù, ora nei sacramenti del Battesimo, cresima eucaristia, come nei fratelli, i più poveri, nella sua parola, nella stessa Comunità qui riunita, sappi che Dio ti ama. Ti ama da sempre, dall’eternità e per l’eternità. Ti ha amato attraverso la tua famiglia, i tuoi genitori. Ti ama ora attraverso Silvio, gli amici, attraverso di noi.
Oggi anche per te si compie la promessa fatta da Gesù ai suoi amici perché non si sentissero soli. Così lo Spirito suo scende su di te, in te. Diventi Gesù. E’ dono d’amore e dell’ amore la vita cristiana, la vita di Cristo in te, come in noi. E’ Somma carità!

E tu dici “si”. Questa risposta te la suggerisce Dio stesso che da sempre ti abita, ha svegliato in te il desiderio della vita e gioia piene, della bella libertà che tanto ti sta a cuore e per cui non hai mancato di impegnarti lottando per un mondo di maggio giustizia e democrazia; Dio ha ispirato il tuo cammino, ha guidato i tuoi passi, aspettato e rispettato i tuoi tempi, esempio concreto di libertà, ti ha messo a fianco persone buone anche se fragili, compagni di viaggio, ti ha fatto incontrare questa nostra famiglia.
Ora sei tu che dici “sì”, e così rispondi al Suo. E lo pronunci perché lo Spirito che ti è dato mormora oggi con te quella dolce parola che ti sarà sempre commozione, bellezza, sostegno, forza. “Abba, Padre”, Padre mio amato. Parola della fede!
Fede è la risposta d’amore a chi ci ama per primo. Noi siamo testimoni felici di questa tua risposta, ce ne sentiamo responsabili, e, ti confessiamo, ne siamo anche beneficiari senza alcun merito. Ti diciamo grazie per il tuo sì così fresco e gioioso che incoraggia anche il nostro, a volte stantio e poco luminoso. Tanti sì che dirai siano come punti che tracciano una fede “retta”, una direzione offerta a tutti, che non si ferma se non nell’abbraccio finale.

In questo incontro “offerto e accolto”, fatto di amore e di fede, lo Spirito, con i doni che porta con sé e di cui fa bella la tua persona, la tua famiglia che hai voluto benedetta con Silvio, ti rende presenza efficace per la comunità degli uomini. Sei segno e portatrice di speranza “certa”, sicura in mezzo a tante cose che passano, a certezze che s’infrangono: speranza garantita dalla vittoria di Cristo sul male e sulla morte, sul peccato, rifiuto del progetto di vita di Dio per l’umanità che tanto ama. Sii architetto per un mondo nuovo, per costruire con Lui una terra che proprio nella sua concretezza sa di cielo, un nuovo ambiente come lo pensava il Creatore fin dalle origini, arricchito dall’inventiva, dalla passione, dall’ amore delle creature suoi figli.

Andria carissima sei segno di speranza, perché lo Spirito ti ricolma, ti ricrea. Un vita nuova oggi inizia. Una giornata nuova per la tua esistenza. Te l’ha sussurrato come sa fare un amante Dio stesso che ben conosce i tuoi desideri. E tu l’hai compreso, emozionata, scegliendo come nome programmatico accanto al tuo, che dice e continua una storia che ti è cara, il nome di “ALBA”, a inizio di una giornata nuova in cui sorge il sole vero, Gesù; giornata che, ricca d’amore, auguriamo assai luminosa  e gioiosa per te, per Silvio, per quanti incontrerai, anche per tutti noi.
Vieni, ricevi oggi la carezza di misericordia di Gesù!





OMELIA


Pentecoste C – 19.05.2013

- Atti 2,1-11
- Rom. 8,8-17
- Luca 14,15-16.23-26


In occasione dell’Ascensione: “Riceverete lo Spirito santo; sarete rivestiti di potenza dall’alto” . Così, la grande festa della Pentecoste, pienezza dell’evento pasquale, compie la promessa. Per gli Ebrei era la festa dell’alleanza, del dono della Legge. In questa circostanza, Dio che è fedele e non abbandona i suoi figli, realizza la promessa fatta da Gesù e stipula, ancora una volta, in modo ultimo e definitivo, quell’alleanza che riversa nel cuore e nella vita, l’amore Suo, unica legge; firma quell’amicizia, quella intimità e comunione profonde con cui ci unisce a sé e partecipa della nostra storia facendola luogo di amore e di salvezza.

Lo Spirito non è più “promesso”, cioè messo davanti, un dono per il futuro, da attendere. Ora è “messo dentro”, dentro di noi, dentro la nostra storia, le nostre storie. “Se uno mi ama”, cioè mi accoglie, “osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora  presso di lui”.
Innanzitutto lo Spirito è Dio che non s’impone, non fa violenza, non ci costringe con la forza né ci circuisce, ci ammalia. Le immagini forti (fragore di vento e fuoco) che nella prima lettura descrivono l’avvenimento che sorprende i discepoli del Signore non traggano in inganno. Dio ci scuote sì, ci affascina, anche ci entusiasma, ma rispetta la nostra libertà e attende il nostro amore per entrare dentro, per abitarci con i suoi doni di grazia e di vita. E quando noi agiamo nello stesso modo gli uni verso gli altri, senza invasioni o costrizioni, significa che già lo Spirito ha cominciato a operare in noi e con noi. Dobbiamo avere il fuoco dentro di noi, sentire lo zelo che era in Paolo, diceva qualche giorno fa Papa Francesco, che non è un entusiasmo per avere il potere, o qualcosa, ma la conoscenza innamorata di Gesù che va data, dirà Pietro, con coraggio, mitezza e rispetto.

Gesù chiama lo Spirito il “paraclito”, colui che è “chiamato accanto” a noi per sempre, e attualizza la sua presenza fedele e ci aiuta a ad andare avanti. Non solo è “messo dentro”, ma noi siamo “messi dentro di lui”, siamo immersi nello Spirito, e questa immersione è il Battesimo. In essa veniamo confermati con la Cresima, siamo nutriti con l’Eucaristia, e la esprimiamo nelle nostre personali storie che portiamo avanti nell’amore, nella novità di vita propria dei figli di Dio come scrive Paolo nella seconda lettura; vita che non cede alla morte, alla paura, alla schiavitù del male.

Lo Spirito di Dio è la sua risposta di salvezza al nostro bisogno di saperci amati e di amare; la sua risposta alle necessità che il mondo da lui amato manifesta. Nella  varietà dei suoi doni, è risposta personalizzata, ad ognuno è recato ciò che fa al caso suo: chi la pace, chi la “sveglia”, chi l’entusiasmo, chi la saggezza, chi l’umiltà, chi la giusta fierezza, chi il conforto, chi la forza, chi il perdono, chi la fiducia, chi la pazienza, chi il coraggio di prendere decisioni, chi il perdono da chiedere, chi il perdono da dare…E sopratutto l’azione dello Spirito è là dove riesce a legare a mettere in comunione tanta diversità, tanta ricchezza,senza voler omologare tutti allo stesso modo.

Per quanto mi riguarda, trovo nell’ultima frase del vangelo di oggi il dono di cui confesso il bisogno: “il paraclito”, colui che mi è accanto, “lui v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. C’è bisogno di avere luce nella mente, di conoscere la via,  di aprimi ai passi sui quali Dio mi affianca e mi chiama; c’è bisogno soprattutto di ricordare, cioè di riportare al cuore la sua persona, di custodirla con tutto ciò che mi ha detto e mi dice ancora. Questo “paraclito”  è sì messo dentro di me, e lo custodisco nella preghiera, ma anche siete voi la sua presenza e la sua voce presso di me. Con lo stupore e la meraviglia che hanno preso gli abitanti di Gerusalemme in quella Pentecoste, anch’io spero di continuare a poter ricevere da voi la testimonianza e  l’annuncio delle grandi opere di Dio.


martedì 14 maggio 2013

OMELIA
 
Ascensione  di Gesù – 12.05.2013

- Atti 1,1-11
- Lc 24,46-53


Nell’ascensione al cielo di Gesù, in questo singolare ritorno di Gesù alla comunione che aveva con il Padre prima della sua venuta nel mondo, è la conferma di quest’ultimo sul Figlio; la conferma di una vita spesa, con le sue scelte, la passione, le lotte sostenute, a testimoniare nel mondo la tenerezza di Dio, il suo amore per gli ultimi, gli esclusi.
Se noi viviamo nell’amore, Dio non ci sconfessa mai, non ci abbandona, ci chiama ad una comunione sempre più piena e gloriosa con sé. Non ne conosciamo le modalità, ma ci sarà data in forza della risurrezione di Gesù di questa “promozione” la cui festa oggi celebriamo.

Gesù sale al cielo, così l’annuncia il vangelo, lo celebra la liturgia. Ma Gesù non esce dal mondo. Una promessa e un gesto di benedizione che ne anticipa la realizzazione ci assicurano della sua presenza perché noi ne abbiamo davvero bisogno nella nostra esistenza che continua, nelle responsabilità che comporta. Altroché stare a guardare il cielo! Come adire , vivere dimenticando di tenere i piedi, e con i piedi il cuore, per terra.

Noi, come i discepoli, abbiamo incontrato il Signore che ha chiamato alla conversione per il perdono dei peccati, cioè a cambiare cuore e mentalità per essere liberati e liberare dal male che ci affligge e di cui siamo anche responsabili; noi di questo siamo testimoni, cioè dobbiamo dire la verità; la verità su Dio che ci è Padre, la verità su di noi che siamo fratelli, la verità sulla vita e sul mondo doni belli dell’amore di Dio, la verità di questo Amore sorgente e pienezza di ogni amore.

Gesù non esce dal mondo. Né vuole che ne usciamo noi. Il cielo non è il luogo lontano dalla terra, distaccato e indifferente a tutto ciò che qui capita, né chiuso o minaccioso per quello che vede qui succedere.  Il cielo è Dio, è metafora, immagine per dire Dio. E poiché Dio è pienezza d’amore e abita principalmente nel cuore degli uomini, lì è il luogo dove il Signore vive. Dove il cuore batte, sia agita, si entusiasma o si spaventa, dove arranca, di difende o si dona; tutto questo avviene nell’esistenza concreta di ogni giorno, nelle situazioni di vita con cui ci misuriamo.

“Gesù si staccò e veniva portato su, in cielo”, e sembrerebbe che sia stato sottratto a coloro che lo amavano. In realtà presto,assai presto, qualche giorno dopo, ne sarebbe stati ricolmi di questa sua presenza, “rivestiti di potenza dall’alto”. E’ lo Spirito Santo che verrà, e darà loro la forza per continuare la sua missione di testimone del Padre.

La nostra vocazione è il cielo, cioè Dio. Noi realizziamo una giusta esistenza, abbiamo una bella, buona, riuscita vita, se puntiamo al cielo, se desideriamo il cielo. Il cielo stesso, Dio, ci attira a sé se noi seguiamo Gesù, e dà coraggio pensare che un giorno avremmo in pienezza la gioia di incontrarlo, tutti insieme. Nello stesso tempo questo anticipo di gioia grande  ci è offerto qui, perché il cielo è dentro di noi, è il nostro cuore. E’ quel tempio dove innalziamo lodi a Dio, quello spazio largo, accogliente dove stiamo anche con gli altri, con questo mondo  che ci è caro, con questa storia che insieme facciamo; dove c’è questa fraterna comunione con l’umanità intera, con tutto il creato che è la lode più ampia al nostro Dio. Così non fuggiamo da questa terra, da questa condizione mortale; non è essa luogo di tristezze e disperazione, ma, grazie all’amore, inizio e germoglio di pienezza di vita e bellezza che saranno per l’eternità la nostra gioia.





domenica 5 maggio 2013

ARTISTA!
 
(… amico caro, Giuseppe Cegan!)

Poesia del legno,
carezza di amante,
incisione cesella,
delicato scava
in preziosa forma
opera d’arte.

Di passione d’amore
artista artigiano,
all’adriatico mar
approda naufraga l’ispirazione
da onde, schiuma, tempo,
con lampi d’eterno.

Fantasia, esperienza, lavoro,
amico caro ti onoro,
negli affetti tronchi scavati
mostri il cuore di chi ha amato,
errori, solitudine, dolore,
trucioli belli del Maestro Signore.

Non più domande o ripensamenti,
scalpella lieve passi nuovi,
non scade il tempo della consegna,
la mente è viva, il cuore pieno,
generosità e misericordia paterna,
ispirato abbozzo di scultura eterna.

T’attende familiare riva
ove respirar t’è dolce,
lascia l’impronta sull’arena,
ancora più nel cuore amico,
spiaggia sicura di salvezza,
tu, artista d’umana divina bellezza!





OMELIA


6° Domenica di Pasqua C – 05.05.2013

Intervento all’omelia

A vivere da discepoli del Signore, a vivere da risorti, da cristiani , “lo Spirito santo lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). L’ultimo insegnamento l’abbiamo sentito domenica scorsa: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi”. Con la luce propria dello Spirito, maestro interiore, andiamo a vedere in quale modo realizzare questo “come”, questa modalità o qualità d’amore che era in Gesù, partendo dalla situazione molto concreta in cui ci troviamo.
Diamo seguito a quanto già ho cercato di condividere nel foglietto mensile che arriva nelle famiglie, e dopo aver scambiato qualche riflessione con un piccolo gruppo di persone che si fanno sensibili e attenti alle difficoltà che anche famiglie che sono tra noi, da tempo o in questi giorni, stanno affrontando. Pure i componenti del CPP hanno più volte avuto modo di confrontarsi sulla presente situazione, mettendo insieme una comune attenzione e preoccupazione.
La parola che viene rivolta alla comunità riunita in questa domenica ha quindi il sapore della vicinanza, della solidarietà, della carità a cui ci chiama il Signore e che lo Spirito c’insegna; una presenza, una vicinanza alla quale non possiamo più sottrarci, ma piuttosto a questa siamo impegnati secondo le nostre possibilità, responsabilità e competenze, non dimenticando che è l’amore come quello di Gesù la discriminante del nostro essere cristiani, anche se magari facciamo fatica a dirci credenti.

Da tempo nella nostra comunità è costituito un “fondo di solidarietà” a cui attingere per venire in soccorso e aiutare chi si trova in difficoltà. In questi anni non è mancata occasione di venire incontro in vario modo (con alimenti, vestiario, interventi per bollette o scadenze) alle necessità di fratelli e sorelle che venendo da lontano mostravano di avere bisogno di sostegno. Ora la crisi è tale che anche nostre famiglie patiscono incertezza e privazioni pure di beni legittimi e necessari, (servizi di sussistenza, bisogni di bambini, affitti, scadenze…).

Prima di dirvi cosa si è fatto in questi mesi e che cosa può presentarsi nei prossimi, ci pare importante creare un rete di conoscenza partecipe, solidale, della realtà. A volte per caso si viene a sapere della situazione di difficoltà di qualche famiglia che, comprensibilmente ha pudore nel manifestare il proprio disagio. Se veniamo a contatto con tali realtà, offriamo innanzitutto vicinanza cordiale, incoraggiamo a rivolgersi a chi potrebbe dare un mano, sia al servizio sociale proprio dell’istituzione civile, sia alla Parrocchia, sia ai centri della Caritas, a cui anche la Parrocchia fa riferimento. Non si tratta di chiacchierare su ciò che può affliggere persone o famiglie, ma farcene carico. Soprattutto è importante creare un clima di familiarità vera tra noi, che sa di umanità e di vangelo, se siamo credenti. Il primo aiuto concreto è stare accanto a chi non riesce a far fronte alla necessità, e condividere tra noi quello che si può fare. Poi, ognuno darà o farà quanto è in suo potere. Chi ha di più, potrà essere più generoso.

Come ci si è attivati finora e cosa insieme possiamo proporci di fare.
Il fondo di solidarietà che la Parrocchia ha costituito è la risultante della cosiddetta “buona usanza” in occasione della celebrazione dei funerali, del 10% di quanto viene raccolto nelle collette della Domenica, e qualche libera spontanea offerta lasciata tale scopo.
In questi primi mesi del 2013, le entrate al riguardo sono state Euro 2.232,79, mentre le uscite per far fronte a situazioni difficili o necessità di famiglie Euro 3380,00. E’ stato possibile colmare la differenza con quanto era in cassa a detta voce “fondo di solidarietà” fine anno 2012. Attualmente le disponibilità finanziarie della Parrocchia sono assai modeste.
Ma non è la risorsa finanziaria la prima cosa che c’interessa, quanto tenere viva la sensibilità e l’attenzione, la corresponsabile collaborazione che poi porterà anche all’aiuto concreto. Non tralasciamo comunque l’invito, comunque, alla generosità nel dare secondo la larghezza del cuore e le concrete possibilità che ognuno ha e conosce; e si può tradurre in gesti concreti secondo le modalità a cui si è fatto cenno sopra.

Accanto alla vicinanza cordiale da offrire alle famiglie, all’aiuto concreto, senza farci maestri gli uni degli altri, ma avendo comprensione con chi fa più fatica, è importane educarci tutti, reciprocamente, ad uno stile di vita più sobrio e saggio. E’ necessario, inoltre,  conoscere, informare, incoraggiarci ad intraprendere quelle vie in cui chi non riesce ad arrivare a fine mese può trovare agevolazioni o dilazioni. Ci risulta che vari enti si stanno attivando a questo scopo. E’ nostra intenzione, in collaborazione con i servizi sociali del Comune, fare prossimamente anche questa preziosa opera di informazione.

Questo appello  molto concreto è firmato dall’assicurazione di Gesù: “vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo, io la do a voi”. Di questa pace vogliamo essere portatori pure noi. Lo saremo se nel cuore, nei gesti, sulle labbra di ogni discepolo del Signore ci saranno la sua solidarietà e il suo amore. La risurrezione non è evento di là da venire, ma in ogni realtà triste, in ogni minaccia di morte, la novità della vita cristiana portata da Gesù può fiorire per tutte le donne e gli uomini anche in questo tempo di crisi.


PALPITI...

(... nel cuore, dove Dio prende dimora - cfr. Gv 14,23)


Nel cuore della notte
il Signore chiama,
l’amore scuote!

Nel cuore del giorno,
pare sempre uguale,
novità all’intorno!

Nel cuore della vita,
di pane buono
la tavola imbandita!

Nel cuore della famiglia
fedeltà dolce, forte,
somma meraviglia!

Nel cuore dell’amicizia,
sorriso caro dono
di perfetta letizia

Nel cuore della prova
come fuoco brucia,
consuma e rinnova!

Nel cuore della delusione
non il triste fallimento,
goccia feconda di passione!

Nel cuore dell’agitazione,
abbandono fiducioso
bella orazione!

Nel cuore del ministero,
speranza e dedizione
per il mondo intero!

Nel cuore del peccato
non disperazione,
ricorda, sei amato!

Nel cuore dell’esistenza,
evento lieto o triste,
brillan grazia e benevolenza!

Nel cuore di ogni storia
sono fratelli sorelle cari
raggi della vera gloria!

Nel cuore del passato,
custodito è il seme
di cui essere grato!

Nel cuore del presente,
gioioso impegno ama,
non teme niente!

Nel cuore del futuro,
non lo conosci,
sarà grano maturo!

Nel cuore dell’amore
palpita, freme, preme
la vita che non muore!

Nel cuore di bei progetti,
affidati a provvidenza,
vanno passi benedetti!

Nel cuore di ogni cosa,
creazione bella buona
la sapienza gode e riposa!

Nel cuore del fiore,
deserto germinato,
l’invito allo stupore!

Nel cuore di una stella,
pennellata di cielo,
nucleo luminoso di vangelo!

Nel cuore del male,
sofferenza scandalo oscuro,
vince l’affetto speciale!

Nel cuore del bene,
immeritate gratuito,
giusta lode viene!

Nel cuore nudo mio,
onorato e santo,
dimora Lui, Dio!

Nel cuore del povero,
fratello umiliato,
il Dio unico e vero!

Nel cuore di Dio
ci siete, ci siamo tutti,
ci sono anch’io!








PELLEGRINARE...

(...tra sacro e profano, a Madonna di campagna, Piacenza - 02.05.2013)


Pellegrini vanno
con speranza e affanno,
bagaglio vero della vita,
esistenza cara e ferita.

Chi prega, chi parla, chi tace,
ognuno cerca la sua pace,
forza, sollievo, respiro
in una crociata sempre sotto tiro.

In onore di martiri piacentini
assaggio di coppa e prelibati vini,
ma prima doveroso e santo
è celebrar orazione e canto.

Sulla via, diletto al palato,
sacro col profano va gustato,
con allegria e gioia piene
a qualcuno la sbronza viene.

Peccato è rifiutare
familiarità che fa amare
vecchi, giovin belli brutti,
il pellegrinare fa bene a tutti.



                                                   












BRICIOLE di VITA


Risurrezione, fioritura continua !

Maggio 2013
Carissimi tutti ,
                               ancora dalla vita!

Curioso passeggiavo tra gli stands della fiera… Gli occhi si riempivano di meraviglia davanti a tante cose belle, e preziose… paramenti, oggetti sacri e di devozione, articoli di ogni genere, manufatti artistici per arredare le nostre chiese, calici e croci d’oro… autentiche e stupende opere d’arte...sacra.
Il business arriva dappertutto e spera di arraffare ovunque!
Io ero ammirato, nulla più.

“Eppure ci sarebbe bisogno di un bel crocifisso”, cominciava a frullarmi per la testa davanti agli stands della Val Gardena che, profumanti di legno e di resina, esponevano artistiche opere… L’espressione del viso, quel corpo steso e composto sulla croce,  l’emozione che suscita, il messaggio che annuncia… Il prezzo! “Meglio tirare avanti!”

Gli occhi correvano qua e là, non potevano contenere tutto! Ma anche il cuore, intanto, premeva dentro, e non poteva zittire quello che con forza si faceva sentire. “Don Francesco, c’è una famiglia che non può più pagare le bollette. Le toglieranno i servizi… Quell’uomo ha perso il lavoro, e solo la vicinanza delle sposa l’ha salvato…Quel giovane è ancora disoccupato… In quella casa i bambini non hanno il necessario, sono di un altro paese, ma sono bambini…”.

Tutte le opere artistiche cominciavano a sparire, un’altra “arte” mi chiamava forte e pungente, un’ “arte” in cui sono ancora meno che apprendista ma che il mio Maestro continua a insegnarmi. Eppure quel “bel crocifisso”…! E tutti gli altri “crocifissi”, “belli” perché “veri” nella loro umanità ferita, inchiodata ad incertezze e stenti di questa esistenza?
“Sì, tiriamo diritto!E domani saranno pagate quelle bollette…”

Così avviene con l’aiuto di persone attente,  sensibili, con il contributo di quel piccolo fondo di solidarietà che la nostra Comunità mette insieme trasferendovi una percentuale delle elemosine della domenica, con la “buona usanza” ai funerali, con offerte indicate per questo scopo.

Ho visto e desiderato tante belle cose, ammirato bei crocifissi. Ho custodito e amato i miei!  Sono tornato ad essi!
E “quel bel crocifisso” in legno della Val Gardena?
Beh, la Provvidenza mi ha sorpreso, ha... provveduto! E provvederà ancora! Per tutti! Può fare questo e quello!
Facciamo lieti e saremo lieti!

Carissimi, condivido con semplicità, con apertura del cuore, e senza pretesa alcuna di essere io il maestro - molti altri mi danno bellissimi esempi - questo “frammento” di vita, di confusione tutta mia, di luce che mi ha dato il Signore, “quel bel crocifisso”, per farci reciprocamente coraggio ad essere attenti  a quanti sono in difficoltà, a famiglie la cui storia non sappiamo ma che percepiamo essere nella prova. Aiutiamoci ad accorgercene, a farci accanto a loro con delicatezza, perché non siano ferite nella loro dignità, ma anche a segnalarle, perché non siano lasciate sole se noi non ce la facciamo. Non sempre si può intervenire perché non è dato di conoscerne la situazione.

Da tempo nella nostra comunità alcune persone con tanta discrezione, generosa e delicata presenza, si adoperano per dare un sostegno, con la raccolta e la distribuzione di alimenti e vestiario che vengono recapitati in Parrocchia. Non sono solo persone in necessità che vengono da fuori a giovarsi  di questo.

Anche le famiglie che vivono tra noi sappiano che possono trovare aiuto. 
 L’invito che viene loro fatto è di rivolgersi  con confidenza e fiducia in Parrocchia, parlandone con me, e, coinvolgendo con assoluta discrezione chi può dare una mano, sarà fatto il possibile per sostenerle nelle necessità. 

Accanto a chi conosce la paura e la pena di non arrivare alla fine del mese, c’è anche chi può aiutare gli altri, e vuole farlo. A costoro faccio fiducioso invito perché, magari facendosi carico di qualche bolletta delle famiglie che non ce la fanno, possono dare un segno di umana solidarietà, e perché no? un segno di risurrezione che continua a fiorire, un germoglio di speranza.

Come è stato per Tommaso: toccare le ferite di Gesù gli ha aperto gli occhi, ed è arrivato alla fede. Toccando noi le ferite dei fratelli, ci si apre il cuore, e si arriva a dare quello che abbiamo dentro, l’amore, l’amore concreto!

Vi sono grato del vostro aiuto! Affettuosamente
                                                                                                    Don Francesco




                                                    



mercoledì 1 maggio 2013

ANNUNCIAZIONE
(Meditazione)

(...Maria riflette, contempla, loda!)


Riflette l’alto cielo
su l’umile graziata terra
da caldo eterno sole,
ombra che feconda s’annuncia.

Riflette pria che il pensiero,
libera da scorie e scorza,
limpida e il divino si specchia,
nell’umanità s’irradia.

Riflette, e pur s’interroga,
stupisce il mistero,
 inusuale semina di vita,
contempla fedele inaspettato amore.


Contempla, ora pensa,
il cuore s’apre allo Spirito,
e il corpo l’accoglie,
creatore della storia.

Contempla, custodisce
silenziosa, intimidita, grata,
obbediente al Dio
e alla creatura insieme.

Contempla, sente
il ventre gonfio di vita,
ancor più l’anima
di lode infinita.


Loda, e canta
l’attesa al suo termine,
la pienezza è giunta
nella scelta dei poveri.

Loda, e prega
il dialogo materno,
discorrere segreto
di palpiti, sussulti, e tocchi.

Loda, e ama
il dono e l’evento,
ancora miracolo a condividere
quasi uguale portento.


Riflette, contempla, loda :
è Grazia che su te
si piega,
t’apre,
ti corona!

Sìì
Specchio terso,
umile zolla,
corda che vibra!
In te Maria!
In te Gesù!