domenica 28 dicembre 2014

RINASCE

(... nel paesaggio innevato!)


Bianco
abbacina gli occhi
Freddo
accarezza la pelle
Fiato
è fresco respiro
Mani
s’abbracciano sorelle
Piedi
lasciano orme
Silenzio
parla al cuore
Deserto
ospita care presenze

Il corpo vive
Rinasce l’anima!

sabato 27 dicembre 2014

GEMMA

(...ad Angela, nel suo compleanno!)


Amore mette “gemme”
in inverno.
E già fiorisce
primavera,
saran frutti di giustizia
a colorar
l’estate,
semi di misericordia
a fecondar
l’autunno.

Donna
per tutte le stagioni.





A DUE RIME...


(… veloce, infantile ballata,
di primo mattino,
non sfugga spettacolo
così umano e… divino!)

Soffice il manto
di pianura incanto,
rosso orizzonte,
risponde bianco il monte.

Natalizi colori
vivon negli amori
di piccini, giovani,anziani,
bellezza sazia di anni.

Tempo ancora atteso,
bene accolto e speso,
sarà dono che arriva,
ogni volto caro viva.

Ballata a due rime,
nostalgia ora s’imprime,
desiderio a sognare,
su quel manto buttarmi ed amare.

Affascinato ammiro,
non mi nuovo e respiro
dalla finestra del cuore mio
sale un “oh, grazie”, buon Dio!


venerdì 26 dicembre 2014

OMELIA



Santo Stefano – 26.12.2014

Il Natale di S. Stefano. Natale: avere la gioia in dono, essere nella gioia, portare la gioia  al mondo.
Come avviene in Stefano? Come avviene in tanti Stefano che stanno subendo persecuzione e morte?

1 – “Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio».”
Ecco la gioia in dono! L’esperienza di Dio, la contemplazione di Lui, qui descritta come una visione che gli è donata. Ogni parola di questo versetto contiene un frammento della gioia, la cui esperienza possiamo fare anche noi, pieni di Spirito Santo, con gli occhi al cielo cioè il desiderio nostro va alla pienezza della vita, e la gloria di Dio che è Gesù risorto che la nostra fede ci dà modo di vedere. Nella vita, spesso travagliata, nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio, soprattutto nella carità – Stefano era una dei sette diaconi, servitori dei poveri – è possibile la visione di Dio e la sua gioia.

2 – “E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.”
La gioia di condividere in tutto la sorte di Gesù, di essere come Lui e con Lui. Che è la gioia di affidarsi a lui e alla sua accoglienza, com’egli si è affidato al Padre, pur avendo avuto momenti di oscurità e lamento. Ma ha prevalso l’abbandono nella sua braccia amorose. Non può essere gioia anche per noi la forza che ce ne viene?
E poi la gioia di dare perdono, richiedere per chi lo uccidendo, il perdono, scusando, come aveva fatto Gesù, simile gesto. La gioia del perdono che non è sentirsi più bravi e più buoni degli altri, ma volere il loro bene, perché perdonando togliamo una possibile causa della loro condanna.
Detto questo morì: Stefano morì per i colpi subiti, ma morì nell’amore, nella gioia.

3 – “…ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.”
E poi, son certo, anche al modo, all’animo, alla forza con cui moriva. La morte di Stefano è come Natale che porta gioia. Più precisamente, ammirazione, sostegno, incoraggiamento, esempio. Come lo è la morte, la sorte dolorosa di tanti fratelli e sorelle cristiani perseguitati, rapiti, imprigionati, torturati, costretti a lasciare la loro casa, e in particolare tanti bambini e ragazzi come ricordava ieri papa Francesco. Certo loro patiscono e muoiono per la furibonda persecuzione a cui sono sottoposti, e questo ci dà tanta tanta tristezza, ma dalla loro passione per il nome di Gesù a noi viene orgoglio santo che piange e nello stesso tempo esempio che non può non dare gioia per una così grande forza. Ci danno lezione di fedeltà e coraggio, di pazienza e amore. Porta gioia, come il travaglio di chi partorisce, questa che pur rimane una pesante prova.

Stefano, primo testimone di Gesù a versare il sangue per il suo nome, sostenga tutti questi fratelli e sorelle, soprattutto i più fragili e deboli, i bambini. Ci ricordi che la gioia di Gesù, che è Gesù, non è illusione o inganno, è la luce della vita che vince ogni tenebra, è l’amore più forte della  morte.



OMELIA


Natale – 24/25.12.2014

Carissimi, “vi annuncio una grande gioia”! E’ a lei che questa notte io consegno me stesso e voi; a lei, alla gioia, siamo consegnati dalla grazia di Dio apparsa sulla terra! Della gioia abbiamo tutti un immenso e intenso desiderio, ci è stata promessa, l’abbiamo cercata e la cerchiamo in continuazione,  l’abbiamo attesa, persino preparata. Ma stanotte supera le aspettative. Natale è avere la gioia in dono. “Vi annuncio una grande gioia”! Di più, essa vi è data, vi è offerta, è qui!
 
Carissimi, io non sono un angelo, sono uno di voi, fratello tra voi.
Anch’io, come voi, faccio la guardia alle mie cose, a ciò che mi dà un po’ di sicurezza,  a quanto mi è caro e mi costa, ai miei progetti e sogni. Ci tengo ad essi, come tengo a ciascuno e a tutti voi. Ma ogni attesa e difesa, ogni vigilanza per avere dalla vita un po’ di tranquillità e serenità,  è stavolta sorpresa dalla gioia che ci è data.
Accoglietela con me questa gioia. Non avete bisogno di inventarla, fabbricarla, comprarla. Accoglietela con stupore e umiltà. E’ la ricchezza più vera e umana che già ci abita nel profondo di noi stessi. Stanotte viene portata alla luce e ci è data. La gioia è la radice, la sorgente limpida, purissima, la fonte inesauribile, della felicità. In origine della vita c’è la gioia, risultato dell’amore.  Non rifiutate l’offerta, non respingete il dono. Natale è avere la gioia in dono.

Natale è essere nella gioia, il nostro habitat naturale per cui siamo stati creati.
Non temete, carissimi, anche se siete nel buio, qualunque esso sia: la malattia, la difficoltà economica, la mancanza di lavoro e di prospettive, una lacerante divisione in casa, un’ingiustizia che vi condanna, la solitudine in cui vi lascia l’egoismo di altri. Non temete, la luce vi avvolge perché la gioia fa luce.
E’ luminoso il volto, il cuore, l’agire di chi alla gioia dice di sì. E a rimanere nella gioia ci aiuta l’essere miti. Non è che i pastori fossero un esempio di mitezza, dovendo resistere e difendere le loro greggi, ma la conosceranno frequentando Colui che Pastore bello è, impareranno che la forza, la violenza, l’avere di più di altri, non ci mantiene contenti.
Certo, non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte molto dure. Ma sempre rimane come uno spiraglio di luce. E’ Natale.

Natale è portare la gioia, è contagiare di gioia il mondo. E’ quello che faranno i pastori. Natale è dare motivo di gioia agli altri: una casa, un lavoro, un aiuto, un sostegno, un incoraggiamento concreto, una compagnia che non si dissolve; è dare il perdono, la pace, di nuovo un abbraccio.
Portate questa gioia che nessuno può dare, se non è gioioso.
E, allora, come i pastori prendete la decisione di andare a vedere ogni giorno quello che ci è stato detto su questo Bambino che è nato, prendete la decisione di lasciarvi incontrare da lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta, considerate la bellezza della vita che ora gode di una luce particolare, una presenza che la riempie di significato. Portare gioia è l’unica richiesta che ci viene dal Natale.
Essa non è uno stato d’animo, non è un sentimento, non è l’emozione di una notte o di un giorno; non è illusione o sogno. No, la gioia è un volto, il volto di un Bambino, di questo Bambino, e, in lui, del volto di ogni bambino.
E qui mi faccio presso di voi eco dell’angelo e vi annuncio che questo bambino di gioia, questa gioia è Gesù, il Cristo Signore, il Salvatore. E’ la gioia del vangelo, la bella notizia  che sempre ci raggiunge  e di cui siamo parte perché Dio è con noi, e noi siamo gli uomini e le donne che Egli  ama, a cui insegna ad amare. Per questo è il Salvatore. Sì, gioia è la presenza di chi mi ama, di chi è da me amato! 

“Poiché nessuno èscluso dalla gioia portata dal Signore”, a tutti voi, carissimi, a chi è ancora prigioniero di una tristezza individualista, di superficialità o avidità, a chi tiene chiuso il proprio cuore agli altri, e non sa più ascoltare l’annuncio che ci è dato; e poi in particolare a quanti portano una pena nel cuore, hanno il buio nell’anima, una ferita nella carne e nella propria famiglia, a chi conosce l’amarezza della prova, auguro la dolce gioia di Gesù, il Bambino che per noi è nato. Buon Natale, è qui la gioia nostra!





NASCITA

(...rivisitazione di "Silenzio" - 15.12.2014
                                  nella Notte di Natale)


Di silenzio
avvolto il cuore
speranza d’ogni cosa,
anche la mente stanotte
in esso dolce riposa

Squarcia Dio
il grembo suo e della donna,
stupore dato,
finita l’attesa,
è il parto amato.

Parola dall’alto,
viva carne e volto
già si fa,
della fragile cara
mia umanità.

Silenzio e gioia,
per uomo e Dio,
letizia e vanto
al bimbo nato
sia ora voce e nostro canto.






lunedì 22 dicembre 2014

OMELIA


4° Avvento B – 21.12.2014

- 2Sam 7,1-16
- Luca 1,26-38

Non si ferma più la promessa gioia che ci porta questo tempo. Dopo l’invito a vegliare e a stare attenti per non perdere l’occasione, invito sentito sin dalla prima domenica; dopo l’esortazione forte di Giovanni battista che la buona notizia, Gesù, è in mezzo a noi anche se non lo conosciamo; dopo il pre-inizio di questa gioia con Maria “piena di grazia” già nel grembo della madre sua, e che oggi viene ancora così riconosciuta; dopo tutti questi segnali, la promessa di gioia sembra conoscere  un brusco e crudele stop.

Non possiamo dimenticare la strage di bambini e ragazzi di cui abbiamo sentito anche in questi giorni. “Non si può immaginare un sacrilegio maggiore”, scrivono sui giornali; “è grottesco, dire tra qualche giorno, buon natale”,aggiunge qualcun altro, con parole colme di desolazione e di resa. Ma già in origine la festa fu così: il Dio Bambino venne al mondo nel sangue, nell’assassinio annunciato della Croce. Ma non solo quella di Gesù: altre vite sono subito spezzate per causa sua. Per il Bambino che nasce, tanti altri, in vario modo, sono uccisi. Sembra una vendetta.

Ci sentiamo sorpresi da questa umanità capace di tutto, piena di buone intenzioni, ma più spesso capace degli atti più efferati. Talmente sorpresi, smarriti, da intaccare la nostra fiducia e farci ritenere ogni promessa di gioia una falsità. Con onesta dovremmo purtroppo  ammettere che il dono straordinario che Dio ci concede, non lo si ritiene all'altezza della cattiveria del mondo

Ma l’orrore è vinto da un abbraccio, da quello di Dio che germina nel grembo di una donna, Maria, il Suo Figlio che sarà il salvatore, salvatore non dalle nostre tragedie ma nelle nostre tragedie; non dalla disperazione che ci prende, ma nella disperazione perché non diventi morte definitiva dell’umanità.  Il Natale è l’annuncio di questo abbraccio, di un amore, di questa gioia che ci appare ancora impossibile.
 
Il nostro concorso a che si realizzi questo sogno di Dio che vuole la nostra gioia, e non si accontenta che noi gli costruiamo un tempio di pietra, come aveva in mente Davide, è dato da Maria di Nazareth. E’ il suo sì, il suo “avvenga quelle che hai detto”; è il suo sì alla vita, alla salvezza offerta, alla gioia.

Dio entra nella vita. Riprende quello che aveva confessato a Davide: sono stato con te, dovunque tu sei andato. E già questo è motivo di gioia. Ora diventa ancora più consistente perché la presenza di Dio prende carne, assume un volto visibile in Gesù. E poi il santuario che Dio più ama è il cuore di un bimbo, il cuore di ogni uomo.

Ma occorre sempre il sì di Maria, e del suo adorato sposo Giuseppe, sì che avviene nella vita quotidiana, non nel tempio di pietra, ma nella vita di una casa, di una famiglia che si sta formando, nell’esistenza di una donna e di un uomo che  vedono i loro sogni superati da quello di Dio. E vi dicono sì, entrambi rassicurati, contro l’evidenza di quello che poteva accadere, da una sola parola “Non temere Maria, non temere Giuseppe”.

Non possiamo impedire le lacrime dei genitori che hanno visto uccidere i loro figlioli, non possiamo non piangere con loro. E può essere comprensibile la rabbia che ci sale dentro per la crudeltà di tali delitti, siano compiuti da terroristi lucidi o un genitore impazzito. Ma oggi, il sì di Maria, poi sostenuto da quello di Giuseppe, confortati dall’abbraccio di Dio e dalla sua parola “non temere”, anticipa, incoraggia ancora una volta il nostro sì, ci dà modo di sperare e di augurare ancora con verità, tra qualche giorno, “buon Natale”.


martedì 16 dicembre 2014

BRICIOLE di VITA

(bollettino parrocchiale dicembre 2014)


Tempo nuovo !
           
Non il passare
cronologico e piatto
di giorni e mesi,
inesorabile!
Ma attesa dolce,
a partorire impaziente
tempo nuovo,
desiderabile!
Viene sponsale
l’umano e il divino,
volto di  gioia, porta
su passi di semplicità
e candore, la Vita,
amabile!



Carissimi tutti,
gli amori promessi con tristezza si sciolgono, altri non sbocciano, i sogni cullati svaniscono, i malanni temuti c’assalgono, le preoccupazioni insistenti non lasciano,  i desideri coltivati s’allontanano…Inesorabile, sconfortata monotonia.
Dove il “tempo nuovo”, desiderabile e sperato?
Nel “volto di gioia” di due bimbe che mi corrono incontro, mi sorridono, mi confondono con un bacio, mi catturano in un abbraccio. Più che “amabile”, irresistibile contagio, un ampio respiro mi riprende il cuore…la semplicità, il candore!
Così nel “volto di gioia” del Bambino che nasce a Betlemme, inesistente e non più è la parola “fallimento”, delusione e disperazione, parole  del tempo “vecchio”; non più amaro pianto, se non di stupore, commozione, e di gioia; sorrisi e lacrime di bella vicinanza e di calda solidarietà.

Carissimi, a quanti patiscono “insuccesso” nella sofferenza fisica, del cuore o della mente, negli affanni del momento difficile, nella solitudine che li tiene prigionieri di amarezze, l’annuncio che “un Bambino ci è dato”. Egli è la Vita che “sposa” l’umano e il divino e ogni avvenimento, vicenda o situazione, si fanno opportunità di amore nuovo. Sì, è “tempo nuovo”  il volto del Bambino di nome Gesù, l’ Emmanuele, “Dio con noi”. “Tempo nuovo” sia il vostro rimanere nell’amore, l’augurio più caro che vi rivolgo. “Tempo nuovo” è anche il mio essere tra voi, “volto di gioia”.
                                                                                                    
                                                                                                    Don Francesco
                                                                                                     




lunedì 15 dicembre 2014

SILENZIO


(…augurio, preghiera, dono!)

Avvolgeva
il silenzio
ogni cosa,
avvolge
il cuore,
e il battito suo,
la mente
ogni pensiero.

Calma viene
a placare
turbati sentimenti,
nella pace
ripone
agitate rivalse,
resistenti ragioni
pure tacciano.

Silente attesa
e stupore dato,
porta insieme
ferite, problemi, e vita,
squarcia
di Dio il grembo
e della donna
il bellissimo parto.

La presenza
umile e mite
dal ciel donata
fa silenzio
di umane contese,
si offron
a noi poveri
cuore e mani protese.

Silenzio
è suono di Parola
dall’alto
che viva carne
già in me si fa,
prende il volto
della fragile amata
mia umanità.

Augurio
di silenzio
nella preghiera
accolgo e cerco,
precede il vagito,
ammutolisce ora,
di gioia sarà il canto
per bimbo
tanto caro e ardito.




OMELIA


3° Avvento – 14.12.2014

- Isaia 61,1-2.10-11
- 1Tess 5,16-24
- Giovanni 6-8.19-28

Ancora annuncio di gioia e invito alla gioia in attesa del Natale, la venuta di Gesù. Dio insiste con il suo messaggio che ci fa giungere attraverso le parole del profeta Isaia, parole che un giorno Gesù riferirà a se stesso cominciando a svelare la propria identità di inviato di Dio, di Messia. Dio sa quanta fatica è convincere l’uomo che la gioia è l’habitat naturale in cui vuole, secondo progetto per cui ci ha creato, vivano i suoi figlie e tutte le creature. E se ci chiede di vegliare e stare attenti, come va facendo da qualche domenica, è perché non abbiamo a perdere l’occasione, la grazia di essere nella gioia.

Già le esortazioni di Paolo nella seconda lettura vanno in questa direzione: “siate, sempre lieti, pregate incessantemente (cioè siate aperti alla vita che è la vera preghiera, il dialogo, l’esperienza di Dio nei nostri giorni), in ogni cosa trovate motivi di ringraziare…tenete ciò che è buono”. E aggiunge, perché questo avvenga “astenetevi da ogni male”.

Quello che Gesù dirà di sé manifestandosi come il Messia, “lo spirito del Signore Dio è su di me”, con le relative opere di giustizi, bontà, grazia, liberazione, e “io gioiscono pienamente nel Signore” con i segni della festa e di una ritrovata primavera, di un nuovo germogliare e fiorire dell’umanità, tutto questo è una promessa per noi, per me, per il mondo. Ed è la ragione, la fonte, la provenienza  della gioia che attendiamo.

Anche l’austera figura di Giovanni il Battista, ricca di fascino ma anche di provocazione, partecipa a suo modo, con la testimonianza e un dire tutto particolare, a questa assicurazione. A coloro che cercavano risposte circa la sua persona egli dice in pratica: “state attenti, piuttosto; in mezzo a voi, in mezzo a voi, c’è uno che voi non conoscete”.

Giovanni, il cui nome significa “il Signore fa grazia” è “testimone” di Gesù, convincente e autorevole con la propria vita a tal punto che può dire : “guardate che io non sono né Cristo, né Elia (altro inviato di Dio), né il profeta che deve venire.”

Questa affermazione “Io non sono colui che cercate”, io l’ho tradotta così in riferimento alla promessa di gioia che viene data: “Guardate che la gioia e tutti suoi derivati (come sono bene descritti nella prima lettura) io non me la do da solo, nessuno può darsela da sé”. Colui che viene dopo di me e a cui non sono degno di sciogliere il laccio del sandalo, cioè non ho diritto di portargli via il posto, perché è lui lo sposo, costui vi battezzerà in Spirito santo (vedi domenica scorsa), vi immergerà nella gioia”.

E’ illuminante l’ atteggiamento del Battista che confessa fuori di sé, in colui che è il più forte, la novità di una vita ricreata, che sarà in gesti di misericordia che sorprenderanno pure lui . Io non mi faccio da me, la mia felicità, la felicità a cui mi apro, la gioia che porto, non me la procuro da me, non mi arrangio; io ne sono il coproduttore, mi viene donata, mi arriva da chi mi vuol bene.

Con il Battista, con verità e umiltà, con gratitudine e già inizio di gioia ognuno confessi: “Non io, ma lui; non a me ma a lui vadano lo sguardo e l’ascolto, perché Lui è la gioia che attendo.”