martedì 28 gennaio 2020

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


3° Domenica A – 26/01/2020

Matteo 4,12-23

Abbiamo proclamato una delle pagine iniziali della narrazione che Matteo fa su Gesù; una pagina che porta con sé già alcune buone notizie che mettono curiosità e invitano ad entrare in questa narrazione.

La 1° è  che non c’è angolo del mondo, non c’è frammento della nostra storia, non c’è istante dell’esistenza che non sia liberato dalle tenebre e illuminato dalla luce che viene. Persino la “Galilea delle genti”, come la chiama il Vangelo, riprendendo le parole del profeta nella prima lettura (Isaia 8,23), cioè quella terra pagana ritenuta maledetta, anzi proprio da lì sorge quella luce che poi si diffonde ovunque. Non c’è nessun posto al mondo che sia lontano dalla premura di Dio e là dove sono più fitte le prove, le difficoltà, non manca di essere presente l’amore suo. Se poi c’è un momento della storia in cui esso decide di manifestarsi, è quando umanamente verrebbe da considerare chiusa ogni speranza di bene, come avviene con l’arresto del Battista.

Niente ferma la volontà di Dio di soccorrerci; non dobbiamo attendere chissà quali situazioni ottimali di ambiente o di risposta per vedere Dio all’opera. Quando attorno a noi le situazioni si complicano, e i nostri propositi sembrano essere costretti in una buia prigione, quando tutto attorno pare proprio non voler sentire ragioni di bene, lì ci è assicurata la luce.

La 2° buona notizia è che questa luce è Gesù. Egli passa, viene nella nostra quotidianità, come ha fatto con questi pescatori; ci raggiunge nella nostra fatica, sia essa produttiva, dove, instancabili, siamo continuamente impegnati a gettare le nostre reti (per rimanere all’immagine che ci suggerisce il vangelo, sia essa improduttiva (quando tiriamo le reti a terra magari non avendo ottenuto niente). Gesù passa, ci raggiunge, ci tocca con il suo sguardo, con la sua voce di poche parole e di tanto cuore. Conta su di noi e ci chiama perché vede il potenziale di bene che c’è in ciascuno. Noi ci soffermiamo a considerare la risposta pronta dei quattro, ma non è da meno la fiducia che Gesù impegna e rischia chiamandoli a seguirlo. Non è una buona notizia avere chi conta su di te? Ma io non so, non sono capace, non so cosa scegliere, cosa fare. Una serie di obiezioni per non muoversi!

Il vangelo lascia intravedere una  3° buona notizia, quasi a sciogliere perplessità e resistenze, e metterci ad ascoltare e seguire Gesù, a convertirci, come chiede la prima parola che proferisce, cambiate pensiero, mentalità, per cambiare vita. L’ultima riga del brano letto , in modo incisivo che non lascia dubbi, ci dice che Lui è “il regno vicino” , è Dio, il suo amore, la sua premura tra noi. E’ lui che insegna, lascia il segno, è Lui che annuncia con parole e opere questa verità, è Lui che guarisce da ogni infermità. Un giorno lo faranno in suo nome questi uomini, lo faremo; oggi lo facciamo già tutti noi che ci diciamo suoi discepoli, ma è Lui che ancora ama, opera, e salva. Accanto a Lui diventiamo così anche noi un po’ vangelo, una bella notizia, una bella novità, per chi c’incontra.





martedì 21 gennaio 2020

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


2° Domenica A – 19.01.2020

Isaia 49,3-6 e Giovanni 1,29-34

Ancora una rivelazione su Gesù, il Figlio di Dio. Giovanni il Battista ce la indica, a dire il vero con parole che a dire il vero  ci sono familiari; infatti le ripetiamo sempre quando veniamo ad accostarci all’Eucaristia, ma per noi rimangono un po’ misteriose. Non ci rendiamo conto quale buona notizia esse ci recano.Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!

Il Padre Dio ha inviato il Suo Figlio nella carne di Gesù e succede che noi non l’accogliamo; lo diceva l’apostolo Giovanni : “venne tra i suoi e non l’hanno accolto”. Questo è il peccato del mondo, il rifiuto di Dio del Suo amore, del progetto di bene per tutte le creature: questo rifiuto poi si esplica in una vita lontana dalla sua volontà, con scelte e atteggiamenti che non lo riconoscono;  portano un cumulo di male, spesso da noi favorito, che fa soffrire, distrugge l’umanità.

Ma Dio non abbandona, non ci lascia in balia del male, o prigionieri di questo rifiuto che lo riguarda. Gesù viene a recuperarci al suo amore. Non aggredisce con violenza un’umanità che si mostra ribelle, non è il giustiziere implacabile di coloro che compiono tante cattiverie, colui che annienta senza misericordia chi opera il male.

Il Padre l’ha mandato a togliere il peccato del mondo. Mandato come “agnello”  egli agisce con mitezza e bontà; ma anche, considerato che l’agnello era per il sacrificio, d’accordo con il Padre ama sino a dare la vita, sino a morire perché noi abbiamo a vivere.  “Toglie il peccato” non significa che automaticamente ci impedisce di farlo, poiché è in gioco la nostra libertà e responsabilità, accettare o rifiutare la sua offerta; né lo giustifica.

Piuttosto toglie il peccato mediante il perdono e la misericordia; toglie il peccato nel senso che si carica del peso, delle conseguenze, di questo nostro vivere lontano da Dio, e ci aiuta a portarle; ci offre il rimedio perché non ci sia rassegnazione al male o disperazione. E’ la benedizione di Dio per tutti, “luce delle nazioni”, lo definisce la prima lettura, “perché porti la salvezza fino all’estremità della terra”.

Togliendo il peso, la vergogna del peccato, Il Figlio di Dio, “l’agnello” ci fa giusti, cioè graditi al Padre. Elimina la distanza che noi stabiliamo con Dio quando lo rifiutiamo. No, Dio non si allontana mai, anche quando siamo in peccato mortale; siamo noi che teniamo le distanze. Ma l’”agnello”, Colui che ama sino a dare la vita, e ama con mitezza, le toglie.

La nostra agitazione o la nostra tristezza, la mancanza di speranza, sono forse perché, come Giovanni Battista, dovremmo dire: “io non lo conoscevo”, “io non lo conosco così”. No, non lo conosciamo, anche se ci diciamo fedeli praticanti o buoni cristiani. Soltanto lo Spirito che si manifesta in lui, e che è pure in noi, ci apre occhi e cuore; e di lì, muove i nostri passi a seguirlo.

Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! : ora l’annuncio natalizio comincia ad esserci spiegato. Crediamo e lasciamo che Gesù prenda su di sé quanto in questo momento ci pesa tremendamente, perché è male che subiamo o compiamo e di cui non riusciamo a liberarci. Sì, il Signore prende su di sé il mio, il nostro peccato, quello del mondo!

lunedì 13 gennaio 2020

BRICIOLE di PAROLA
...nell'omelia


13.01.2020

1 Samuele 1,1-8 e Marco 1,14-20

Cos’è la vita? E’ un incontro.

Lo si vive nella famiglia dove i rapporti tra i componenti sono “incontro”, ora di gioia, ora di tristezza, ora di sopraffazione ora di servizio, ora di egoismo, ora di dedizione. Ma il vero incontro che dà vita è tenerezza, conforto, abbraccio amorevole… Come quello di Elkanà alla moglie Anna : “Non sono forse io per te meglio di dieci figli!” Sposo meraviglioso e commovente!

Lo si vive mettendoci in cammino gli uni verso gli altri, Dio e noi. Infatti “il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino” è Dio, la Sua grazia  che muove verso di noi. “Convertitevi e credete al vangelo”, siamo noi che ci muoviamo verso di Lui. L’incontro, cioè la vita che ne scaturisce, è frutto di un dono gratuito e di un’accoglienza sincera. Entrambi si muovono!

L’incontro che dà vita non può mai essere rimandato, fuggito, schivato. Distrazione, superficialità, paura, timori, comodità, mancanza di fiducia, attaccamento a noi stessi e ai nostri progetti… possono farlo sfumare. Quanti incontri di grazia non colti! Invece, appena lo si intuisce, per grazia di Dio e pure con l’aiuto di chi ci è accanto, occorre approfittarne “subito”!

“Subito lasciarono le reti  le lo seguirono”, i primi due. “Subito li chiamò”, gli altri due. I pescatori e Gesù entrambi travolti dal “Subito”. L’incontro che dà novità e salvezza non va mai rinviato da parte degli uomini, come non è mai rinviato da parte di Dio.

Ogni incontro nella nostra quotidiana esistenza, ogni incontro con gli altri, lo può essere. Non sfuggiamolo, rimaniamo pronti! Occupati a darci da fare, a “pescare”, per i nostri interessi o a “riparare” i danni, il “Subito” ci salva!