...nell'omelia
3° Domenica
A – 26/01/2020
Matteo
4,12-23
Abbiamo
proclamato una delle pagine iniziali della narrazione che Matteo fa su Gesù;
una pagina che porta con sé già alcune buone notizie che mettono curiosità e
invitano ad entrare in questa narrazione.
La 1° è che non c’è angolo del mondo, non c’è
frammento della nostra storia, non c’è istante dell’esistenza che non sia liberato
dalle tenebre e illuminato dalla luce che viene. Persino la “Galilea delle
genti”, come la chiama il Vangelo, riprendendo le parole del profeta nella
prima lettura (Isaia 8,23), cioè quella terra pagana ritenuta maledetta, anzi
proprio da lì sorge quella luce che poi si diffonde ovunque. Non c’è nessun
posto al mondo che sia lontano dalla premura di Dio e là dove sono più fitte le
prove, le difficoltà, non manca di essere presente l’amore suo. Se poi c’è un
momento della storia in cui esso decide di manifestarsi, è quando umanamente
verrebbe da considerare chiusa ogni speranza di bene, come avviene con l’arresto
del Battista.
Niente ferma
la volontà di Dio di soccorrerci; non dobbiamo attendere chissà quali
situazioni ottimali di ambiente o di risposta per vedere Dio all’opera. Quando
attorno a noi le situazioni si complicano, e i nostri propositi sembrano essere
costretti in una buia prigione, quando tutto attorno pare proprio non voler
sentire ragioni di bene, lì ci è assicurata la luce.
La 2° buona
notizia è che questa luce è Gesù. Egli passa, viene nella nostra quotidianità,
come ha fatto con questi pescatori; ci raggiunge nella nostra fatica, sia essa
produttiva, dove, instancabili, siamo continuamente impegnati a gettare le
nostre reti (per rimanere all’immagine che ci suggerisce il vangelo, sia essa
improduttiva (quando tiriamo le reti a terra magari non avendo ottenuto
niente). Gesù passa, ci raggiunge, ci tocca con il suo sguardo, con la sua voce
di poche parole e di tanto cuore. Conta su di noi e ci chiama perché vede il
potenziale di bene che c’è in ciascuno. Noi ci soffermiamo a considerare la
risposta pronta dei quattro, ma non è da meno la fiducia che Gesù impegna e
rischia chiamandoli a seguirlo. Non è una buona notizia avere chi conta su di
te? Ma io non so, non sono capace, non so cosa scegliere, cosa fare. Una serie
di obiezioni per non muoversi!
Il vangelo
lascia intravedere una 3° buona notizia,
quasi a sciogliere perplessità e resistenze, e metterci ad ascoltare e seguire
Gesù, a convertirci, come chiede la prima parola che proferisce, cambiate
pensiero, mentalità, per cambiare vita. L’ultima riga del brano letto , in modo
incisivo che non lascia dubbi, ci dice che Lui è “il regno vicino” , è Dio, il
suo amore, la sua premura tra noi. E’ lui che insegna, lascia il segno, è Lui
che annuncia con parole e opere questa verità, è Lui che guarisce da ogni
infermità. Un giorno lo faranno in suo nome questi uomini, lo faremo; oggi lo facciamo
già tutti noi che ci diciamo suoi discepoli, ma è Lui che ancora ama, opera, e
salva. Accanto a Lui diventiamo così anche noi un po’ vangelo, una bella
notizia, una bella novità, per chi c’incontra.