PENSIERI
Ad ognuna delle donne… “mie”
Monteviale, 15 agosto 2013
Carissima,
in occasione della festa dell’ Assunta è diventato familiare rivolgerti
il mio affettuoso saluto, riconoscendo in questa circostanza la festa più
appropriata della creatura, quella femminile, che per prima partecipa alla
gloria del Risorto.
Maria, donna, figlia, sposa, madre, “è portata in
cielo in corpo e anima”. Questa verità mi consente di onorare ciascuna di
voi nel suo “corpo” di donna, grazioso e armonioso, bello. Non
fraintendermi! Non cedo all’apparenza delle forme, al cui fascino non sono
insensibile, ma lo contemplo, il corpo della donna, nella sua realtà e verità.
Del resto, è questo che con l’anima – Dio in noi – è stato “assunto” in cielo,
proprio ad indicare e dare pienezza a quello che esso è, a quello che la donna
è.
Come il Figlio è la Parola del Padre fatta carne, il
corpo della donna è la parola viva e aperta, originale, di lei al mondo.
Così, onoro te, carissima, il tuo “corpo”, la
tua femminilità fatta di carne, sentimenti, pensieri, sogni, tutto il corpo, “spazio
di vita”, “spazio di salvezza”. Come la carità non finisce mai, anche il
tuo corpo è destinato e fatto per l’eternità nella quale saremo tutti
sorpresi grazie alla risurrezione di Gesù. Egli dice che nel regno dei cieli
saremo come angeli, ma non perderemo la nostra originale ricchezza.
Con meraviglia e commozione godo innanzitutto dello “spazio
interiore” che il tuo corpo offre; “interiore” perché accogliente
sempre anche quando non attua materialmente la maternità. Questa dimensione di
accoglienza “ispira” interiorità, cioè la bellezza “dentro”. Non l’apparenza,
non la superficialità, appartengono alla donna, nemmeno a te di cui so la
consapevolezza, la ricerca e l’ascolto della profondità in te, la passione per
questo spazio interiore dove lo Spirito abita e chi ti è accanto trova la vera
ricchezza. Ti onoro: “sei luogo di gestazione del mondo” nuovo!
Rispetto e venero i sentimenti delicati e profondi
che sono nel tuo corpo, in cui “il tempo” ritma comunque la
fecondità. Poiché questo “tempo” ti appartiene, tu concorri a fare di te “il
tempo della grazia”; sai il momento per dare e ricevere, per invitare e
attendere, per chiedere vicinanza, come pure per farti attenta ai singoli e,
nella vita di fede, al loro itinerario. Sei educatrice. Niente di intempestivo,
di impaziente, o di ritardato e omesso. La tua presenza è puntuale, al momento
giusto.
Sapessi
come mi è di insegnamento e di bell’esempio il tuo tempo nel mio ministero pastorale che spesso non sa
offrire “spazio” e sbaglia anche i “tempi”. Proprio perché lo conosci bene sai
amare “oltre” il tempo nel dare la vita che crescerà, proseguirà, e fai il bene
che magari tu non vedrai. E’ amore davvero gratuito. Bellissimo!
Con
lo “spazio interiore” e il “tempo della grazia”, il tuo corpo
conosce la spinta che genera la vita, e fa sì che gli altri siano se stessi, dà
la vera libertà. Anche questa “spinta d’amore” non è soltanto in senso
fisico. E’ l’incoraggiamento, lo sprone, quel taglio e distacco dal cordone
ombelicale che apre definitivamente alla vita, spinge a maturazione e a
crescita spirituale chi ami. Generare non vuol dire cercare di essere
riconosciuti, e, alla fin fine, trattenere, ma ricondurre il figlio a se
stesso, il figlio che vuole essere rispettato.
Ammiro questa spinta d’amore, e io stesso ne
traggo beneficio perché pone in me e in Chi mi guida “interiormente” tanta
fiducia. Poterne avvertire la forza delicata e sofferta, la delicatezza ferma e
paziente, è irrinunciabile sostegno con cui il Signore mi fa camminare in mezzo
ai fratelli, che siete tu, i tuoi cari, e quanti condividono questa bella
storia che da qualche anno il Signore scrive.
Da parte mia, amo tenervi per mano, prolungamento
dello “spazio” che anch’io desidero fare per tutti dentro di me; amo
vivere con voi il “tempo” che ci è dato per seminare ancora insieme, e
magari raccogliere, se è nel progetto di Dio; amo la “spinta” che ricevo
ogni giorno e quella che posso, con sincero rispetto, donare senza far tacere
le buone ispirazioni.
Carissima, il tuo “corpo di donna” mi aiuta a portare il vangelo, e può essere per la chiesa tutta memoria
privilegiata di ciò che la chiesa stessa è. Questa finirà, ma la donna “in
corpo e anima” è destinata all’eternità! “Assunta” in cielo!
Mi fa un po’ tristezza quando scorgo uno “spazio”
esteriore e vuoto, un “tempo” impaziente o buttato, una “spinta” poco
coraggiosa o pigra. Ma in te non c’è nulla di questo, e hai tutta la mia stima
e ammirazione, conoscendo anche le difficoltà che puoi incontrare.
Non rinunciare al “corpo di Cristo”,
nutrimento del “tuo”.
E’ l’Eucaristia, il cibo, parole e pane, di ogni
domenica; è la comunità in cui scorre il “sangue” di Cristo; è l’umanità,
soprattutto, e in diverso modo, sofferente, “vera carne di Cristo” (Papa
Francesco).
Forse temerai che questi pensieri siano frutto di
qualche colpo di caldo torrido di queste settimane. Il calore c’entra, ma è
quello dell’ affetto che ho per ognuna delle mie… donne, subito dopo quello di
Dio e dei suoi cari. Ho avuto modo di avere tra le mani la recensione di uno
studio proprio sulla “donna, spazio di salvezza”. Mi ha incuriosito e
fatto del bene. Le mie parole riprendono alcune di quelle espressioni,
riflettono, spero in maniera non troppo confusa e azzardata, l’eco che hanno
suscitato in me.
Più semplici, invece, sono le considerazioni che
Papa Francesco ha condiviso con i giornalisti nell’intervista di ritorno da Rio
de Janeiro, e che ti riporto qui sotto.
Grazie di quello che sei con “il tuo corpo” e che
continui a fare in mezzo a noi.
Che la Madonna
Assunta ti rimanga vicina.
Ricevi il mio abbraccio fraterno.
Don Francesco
NB. “La donna spazio di salvezza. Missione della donna nella
chiesa, una prospettiva antropologica”
di Maria Teresa Porcile Santiso - Dehoniane, Bologna 1996, pp.
358.
Maria
Teresa Porcile Santiso (1943 –2001) pedagogista, dottore in teologia e in
filosofia, è stata insegnante presso l’Università Cattolica di Montevideo e
presso l’Università di Friburgo. Impegnata nell’insegnamento e nella ricerca, aveva acquisito una
significativa esperienza interculturale, interreligiosa ed ecumenica.
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“ Una Chiesa senza le donne è come
il Collegio Apostolico senza Maria. Il ruolo della donna nella Chiesa non è
soltanto la maternità, la mamma di famiglia, ma è più forte: è proprio l’icona
della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a crescere la Chiesa! Ma pensate
che la Madonna è più importante degli Apostoli! E’ più importante! La Chiesa è
femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. Ma la donna, nella Chiesa, non solo deve
… non so come si dice in italiano … il ruolo della donna nella Chiesa non solo
deve finire come mamma, come lavoratrice, limitata … No! E’ un’altra cosa! Ma i
Papi… Paolo VI ha scritto una cosa bellissima sulle donne, ma credo che si
debba andare più avanti nell’esplicitazione di questo ruolo e carisma della
donna. Non si può capire una Chiesa senza donne, ma donne attive nella Chiesa,
con il loro profilo, che portano avanti… Nella Chiesa, si deve pensare alla
donna in questa prospettiva: di scelte rischiose, ma come donne. Questo si deve
esplicitare meglio. Credo che noi non abbiamo fatto ancora una profonda
teologia della donna, nella Chiesa. Soltanto può fare questo, può fare quello,
adesso fa la chierichetta, adesso legge la Lettura, è la presidentessa della Caritas,
la catechista … Ma, c’è di più! Deve essere di più, ma profondamente di più,
anche misticamente di più, con questo che io ho detto della teologia della
donna Bisogna fare una profonda teologia della donna. Questo è quello che penso
io.
L’ho detto, ma lo ripeto. La Madonna,
Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei
preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come,
è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi
una esplicitazione teologica di questo.” (Papa Francesco)