...nell'omelia
13° Domenica C- 30/06/2019
Luca 9,51-62 - Galati 5,1.13-18
In
cammino con Gesù. Un viaggio in salita, in tutti i sensi. Egli sale a
Gerusalemme, verso la croce e la risurrezione. Con ferma decisione di farlo! I
suoi discepoli paiono non essere totalmente d’accordo.
E
che non abbiano l’atteggiamento di Gesù, lo si vede da come reagiscono alle difficoltà, non accettano di
essere respinti, di vedersi rifiutata l’ospitalità. Va bene seguire il maestro,
ma che il consenso sia vasto, l’opinione pubblica sia dalla loro parte. Cosa
che non avviene. E così si scaldano, si
incendiamo di rabbia. Che Dio li fulmini tutti, quelli che non ci accolgono!
In
questa situazione, comunque, c’è la buona notizia.
La
prima è che Gesù è decisamente determinato a portare fino in fondo la sua
missione. E’ l’amore che rende decisi, determinati. In Gesù è l’amore del Padre
che l’ha inviato, è l’amore per i suoi fratelli. Verrebbe da considerare da
dove prendono forza le nostre decisioni, o la nostra determinazione…
La
seconda buona notizia è che Gesù, così duro, chiaro ed esigente, è molto più
paziente, mite, rispettoso dei suoi che vorrebbero bruciare e fulminare chi non
è d’accordo. Ciò significa che egli vede e sa le difficoltà che facciamo, le
resistenze che gli mettiamo davanti. Non si scandalizza, non si arrabbia, ma continua
ad amare e a volere il bene di tutti.
Un’ulteriore
buona notizia ci viene dalle condizioni che Gesù pone ai re che vorrebbero o
potrebbero seguirlo. Sono condizioni difficili e incomprensibili, ma che
lasciano intuire come la via che Egli propone è via di libertà!
- "Ti
seguirò dovunque tu vada": dice
il primo. E Gesù risponde “il Figlio
dell'uomo non ha dove posare il capo". Fa capire che se si vuole
seguirlo, occorre scordarsi la …sistemazione.
Seguire Gesù è essere liberi dalla preoccupazione di sistemarsi. Il luogo di riposo,
dirà un giorno, è Lui stesso.
- C’è sulla strada chi vuole andare a seppellire il
padre. E Gesù: "Lascia che i morti
seppelliscano i morti". E’ un rimprovero che non va di certo a
censurare gli affetti umani, ma quegli affetti
che ci legano a qualcosa che è passato, che ci ha fatto pure del bene, ma che
non è più; essere liberi da ciò che è stato, sì lasciare anche il bene goduto e
compiuto. Occorre andare avanti disponendoci alla novità che il cammino
di Gesù porta con sé.
- Infine l'invito, a “chi mette mano all'aratro, e poi si volge indietro”, ci ricorda che
Gesù ci vuole e ci fa liberi da nostalgie
di cose che rallentano il passo, indugi che ci fanno perdere l'occasione
propizia, rimpiangere quello che abbiamo lasciato.
Ricordiamo la forte
esortazione di Paolo nella seconda lettura: “Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà”. Il Signore che fece
forte il suo volto, faccia fiducioso, lieto e sereno anche il nostro! E liberi
i nostri passi!