giovedì 30 gennaio 2014

RITORNA  L'INVERNO?


                    (… agli amici, dopo la visita di ieri!

                         E la Parola di oggi!)

 Ghiacciato il cuore,
il volto grigio plumbeo,
giorno gelido
fa professionale,
gentile e fredda,
parola, anche silenzio,
speranza
di primaverile germoglio
ricacciata.

Notte ritorna
sull’alta via,
forse
l’umano errore,
deperibile carne,
riporta
pena e timore,
si fa tarda
la piena luce del sole.

Cerco un raggio,
su cielo livido,
a mostrare sentiero e volti,
spiraglio di chiarore caldo,
carezza di tepore,
vincente
su rabbia e delusione,
il paradiso no,
non è in questione.

Fatica rimane,
il male tolto
ad altra ferita apre,
e su l’alta via
diventa volo,
viene l’angelo
a liberare inciampo,
tenero e forte
rialza.

Anche da voi con me,
io con voi,
compagni di strada,
buoni e fedeli,
viene benevolenza,
fragilità di carne,
umana tentazione
e risorsa spirituale,
con esempio portate.

Non più corse,
non più vigore,
rimane forte
debolezza d’amore,
se la visita confermerà,
nessuna vergogna,
benedizione e lode,
comune vangelo
sarà l’amica carità.

Attesa e temuta
la mano dell’uomo,
certa e sicura
la mano di Dio,
bella, cara, immeritata
la vostra, familiare,
a scuola di “letting go”,
discepolo mite,
voglio solo ringraziare.

………….


2Samuele 7,18-19.24-29

“Chi sono io?”,
missione di re,
“cos’è la mia casa?”,
al ministero chiamato,
sogno e progetto di Dio,
lo sguardo Suo
fa capace il cuore
stabile e benedetto
per sempre.


Marco 4,21-25

Lampada sul moggio
o sul letto”,
mettere in luce
il segreto del cuore,
è Parola
che non conosce misura
né soluzione di tempo,
solo già qui, tra voi,
inizio di beata eternità.




domenica 26 gennaio 2014

OMELIA


  Domenica  A – 26.01.2014
- Matteo 4,12-17

Quando ho letto il vangelo questa settimana, ho pensato: “sta a vedere che anche Gesù ha dato ascolto a papa Francesco che dice sempre che bisogna uscire e andare nelle periferie”. Ecco da qui, infatti, Gesù inizia la sua missione di predicatore della buona notizia, proprio dalla “periferia”. La “Galilea delle genti” era terra di confine, luoghi contaminati da presenze e mentalità pagane; lì c’è poco di sicuro e forse anche di buono, o per lo meno c’è tanto pericolo e inquinamento di umanità. Comunque, non Gesù, ma papa Francesco ha appreso l’esempio di Gesù. Come pure siamo chiamati ad apprenderlo noi poiché “tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG20)

Siamo contenti di questa scelta di Gesù perché anche noi, con i tempi che corrono e con la mentalità che ci assilla, siamo parte di quella periferia di cui parla il vangelo. Il nostro tempo, la nostra terra, la nostra casa, forse la nostra famiglia, la nostra storia, qui ci capita di abitare e camminare nelle tenebre, come dicono alcune espressioni della Parola ascoltata.

Gesù, in fila con i peccatori, con la conferma e il compiacimento del Padre, Gesù venuto a farsi carico e a liberarci dal peccato del mondo, dal male che lo imprigiona, Gesù, comincia non tanto dal posto che avrebbe dovuto essere più gratificante e incoraggiante (anche se dopo non si è rivelato tale con l’avversione del potere religioso e politico), dal centro, e cioè Gerusalemme, il tempio, le varie personalità che detenevano il potere, ma dalla periferia, da coloro che erano giudicati fuori, maledetti, agli occhi di Israele. Gesù comincia dalla base, dal popolo che non ha titoli.
Sembra udire ancora Papa Francesco che chiama al rinnovamento la Chiesa, sì ponendo mano a qualche cambiamento al vertice, ma soprattutto incoraggiando la “Chiesa di popolo”, come la chiama lui, cioè di tutti i credenti, di tutti coloro che nella loro semplicità e fragilità si aprono alla buona notizia dell’amore di Dio, e dice che da lì, dalla conversione di tutti verrà una nuova presenza di testimoni di fronte al mondo.

La scelta di Gesù di partire da un luogo e da condizioni che noi non riterremo ottimali, un luogo pagano, la Galilea appunto, una città crocevia e strada di passaggio e quindi di grande confusione, come Cafarnao, poi la riva di un lago dove la gente fatica, suda e si fa i propri affari, questa scelta mi aiuta far fronte ad una tentazione che io, forse anche voi, conosco.

Quando si tratta di mettere mano all’impegno che sentiamo doveroso come cristiani,  ma anche come genitori, come educatori, come persone che vogliono un mondo migliore, capita di pensare: se le cose stessero così, se le cose fossero colà, se non ci fossero tante distrazioni, se la politica fosse diversa, se l’economia non comandasse, se non ci fosse la televisione, se i mass media non ci imbrogliassero.. se, se, se… allora sì si potrebbe fare qualcosa, e non sarebbe vano il nostro darci da fare per i l futuro dei figli, per la nostra società. No, Gesù si immerge in un luogo non adatto all’annuncio del vangelo, diremmo noi, e nemmeno noi dobbiamo temere di dover fare i conti con ciò che non ci aiuta.

Piuttosto di invocare condizioni migliori, rendiamoci conto che l’opportunità migliore per essere e fare bene già ci è data: “il regno è vicino”, cioè Dio è qui, qui è Gesù con la sua Parola e il suo Spirito, qui è l’opera sua che a noi sfugge. La luce e il sale del mondo sono qui, il seme è già nel solco, e il lievito per impastare una nuova umanità, è qui. “Convertitevi” : non vuole semplicemente dire “guardate cosa avete combinato”, cioè un sguardo all’indietro, anche se dispiaciuto e pentito; ma “guardate cosa avete davanti, cosa c’è qui, aprite gli occhi, gli occhi per vedere meglio, che io sono venuto ad abitare questo territorio, in questa regione e ombra di morte”.

Possiamo ancora camminare nel buio, ma è nell’oscurità che si scorgono anche le più piccoli scintille di bene, sempre che non chiudiamo gli occhi. E noi vogliamo tenerli aperti, con il cuore, e seguire Gesù per accenderne, di queste scintille, sempre di nuove.







lunedì 20 gennaio 2014

VERTIGINE


(…alcuni bambini s’accostano all’Eucaristia)

Vertigine d’emozione
sul volto fatto
del cuore
limpida trasparenza,
gioia del Signore.

Festa tutta sua
è farsi pane spezzato,
vino versato,
dire ad ognuno
“tu sei amato”.

Vertigine della mente
confusa e pallida,
rossore bambino,
nell’incontro stupito
continua il cammino.

Debolezza fisica,
fragilità irrompe,
con ospiti dolci e miti,
alla fraterna mensa
siamo tutti uniti.

Vertigine del cuore,
dei bambini impaccio,
candido sorriso,
letizia bella,
briciola di paradiso.

Accompagnati
all’amore,
nelle mani accolgono,
sorpresi e grati
così grande dono.

Vertigine della vita
alla tavola di casa,
alla tavola di chiesa,
unico altare,
ove il buon pane
è amare!












domenica 19 gennaio 2014

OMELIA


2° Domenica A – 19.1.2014



- Giovanni 1,29-34

Domenica scorsa. Gesù in fila con i peccatori al Giordano per ricevere da Giovanni il Battesimo con acqua, gesto di purificazione e rinnovamento. La testimonianza del Padre, nell’occasione, “Questi è il Figlio, l’amato, di lui mi sono compiaciuto”, avallava e conferma questa scelta di Gesù di stare dalla parte dei peccatori mostrando cos’ il volto buono di Dio.

Oggi la testimonianza del Battista, e Gesù, non solo in fila, quasi ad aumentare la dose di miseria che affligge l’umanità, Ma Gesù che se ne fa carico, “l’agnello che toglie il peccato del mondo”.

Gesù è l’agnello pasquale, quello che i contemporanei del Battista conoscevano bene facendo memoria dell’uscita dalla schiavitù d’Egitto. La carne  e il sangue di un agnello aveva dato il via ad un cammino di liberazione, l’esodo dalla prigionia.

Il gesto sacrificale compiuto sull’agnello sarebbe diventato annuncio del Messia, l’inviato di Dio, di Dio stesso che non chiede sacrifici agli uomini, ma sacrifica se stesso. Dio non prende, Dio dà. Dio non spezza nessuno, spezza se stesso, come il pane che stamattina darà per la prima volta ad alcuni bambini.

Mite e umile come agnello, si fa carico dell’umanità peccatrice per condurre alla pienezza della vita che Dio vuole per le sue creature, il mondo intero, per dare libertà dal peccato. Ciò che c’imprigiona è il male, il rifiuto di Dio e dei fratelli, il rifiuto del suo progetto; vivere senza il Cristo e il prossimo, questo è il peccato. Una voluta assenza di amore, o la sua presenza egoista, quindi imperfetta, intacca le nostre relazioni, ammorba l’aria che respiriamo, inquina il mondo. Tale clima di morte si manifesta poi nei nostri peccati, tradimenti, menzogne, cattiveria, sintomi dell’incapacità di essere felici e di dare felicità. Abbiamo bisogno di guarigione.

Gesù è medico dell’umanità ammalata, ferita; abbiamo bisogno del Salvatore che ci ricrei, ci richiami alla vita, ci porti a gustarla. Ci muove verso di lui non la disperazione, visto come siamo mal ridotti. Ma la certezza nell’amore che lo ha mandato nel mondo, lo Spirito che lo abita, rimane su di lui per noi, come ci assicura il vangelo.
Proprio questa parola del Battista suscita un sentimento di impaziente apertura e accoglienza di tanta grazia, serenità e fiducia. Ogni giorno dobbiamo fare i conti con il peccato, il clima di corruzione di morte che però non soffoca il bene e i suoi segni sorprendenti.

L’espressione del Battista a proposito di Gesù, “ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo” mi è sempre motivo di curiosità e suscita interrogativi. Anche in questi giorni non sapevo darmene un significato, e questo “toglie il peccato del mondo” mi metteva in difficoltà, visto che il male pesa ancora sul mondo. Chissà cosa vuol dire? E rimanevo con i miei pensieri.

Mi avvicina una persona. “Don Francesco, chi è a me caro, schiacciato dal peso di uno sbaglio commesso, anche se era stata avvertito, mi sta chiedendo di aiutarlo”. “E tu cosa hai risposto?”, gli chiedo. “Ho detto a questa persona: sai, non posso pagare per te, non posso “espiare” al tuo posto, non è giusto. Per il bene che ti porto, vorrei di più, vorrei non “espiare”, vorrei “estirpare, vorrei togliere  questa tua debolezza che ti induce in non pochi guai.” “E allora?”, dico io.”on sono Gesù, non posso far miracoli. Non sono Dio”. E qui mi sorprende: “Domani gli faccio il bonifico”. Un frammento di Dio!





















mercoledì 15 gennaio 2014

CONTRADDIZIONI

       (... buone, nel ministero!)


Luce e caligine,
gli opposti si sposano,
il mattino invernale,
non è poi così triste,
nemmeno banale.

Diverso abbraccio
non chiude la vita,
consuete contraddizioni,
accolte nel cuore,
sono buone ispirazioni.

Profumo e odore,
pastore e pecore,
ricchezza feconda,
nel giusto suo tempo,
di grazia inonda.

Ascolto e dialogo,
paziente urgenza,
urgente carità,
vive il ministero
di tradizione e novità.

Divino progetto
d’umana felicità,
in alto il sole brilla,
nulla può il bianco manto,
nel cuore è sua favilla.

Giorno d’incontro
sarà dono e sorpresa,
l’evangelica accoglienza
offre umile gratuita
misericordia e sapienza.

Né rifiuto ostile,
né superficiale vuoto,
la divina compassione
non teme fallimento,
il suo dono è mia missione.

Con gioia cammino,
con allegrezza respiro,
di questa giornata grato,
comunque sia a dire,
io, come te, sono amato.



















domenica 12 gennaio 2014

OMELIA


Battesimo di Gesù – 12.01.2014

- Isaia 42,1-7
- Matteo 3,13-17

Se il buon giorno si vede dal mattino, qui ne abbiamo la riprova. Il giorno che sta per iniziare,e  che cambierà il mondo, anzi i cuori, è la missione pubblica che Gesù, ormai grande, intraprende manifestandosi presso il fiume Giordano dove il Battista compiva su coloro che lo avvicinavano per ricevere il battesimo con acqua. Era un’immersione a significare la purificazione e l’impegno a rinnovare la propria esistenza in modo gradito a Dio. Era un gesto a cui accedevano quanti si riconoscevano peccatori. Ebbene, Gesù si mette in fila con i peccatori. Ecco perché è venuto, ecco perché è nato tra noi il Figlio di Dio. E’ venuto per stare dalla parte non dei giusti, ma dei peccatori, come avrà modo di ricordare poi nella sua predicazione e con tanti gesti di misericordia. E’ nato tra noi perché nessuno, che sente il peso, il condizionamento, le conseguenze del male, del peccato a cui peraltro può acconsentire  diventandone prigioniero, nessuno si senta maledetto, abbandonato, oggetto dell’ira divina.

Lo stesso Giovanni non capisce la scelta di Gesù: “io ho bisogno di essere battezzato da te,e tu vieni da me”. E Gesù :“Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. La giustizia, mettere le cose a posto, il progetto di Dio che ci viene incontro nel vangelo, prevede non le bastonate, direbbe Papa Francesco, ma la compagnia, la misericordia, l’abbraccio del Padre buono. E Gesù è venuto a manifestare realizzare tutto ciò. Per questo è nato. Per togliere ogni distanza, per immergersi (come dice la parola Battesimo) ,per mescolarsi con l’umanità, e farla lievitare di bontà, di vita vera, di amore. Dalle prime luci dell’alba, sembra dire Gesù potete capire quale sarà la giornata. Queste del mio battesimo sono le prime luci dell’alba. Qui c’è l’investitura di Gesù da parte del Padre, “il figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”, di cui sono contento e fiero.

Se questa è alba, come sarà la giornata di Gesù? Come si svolgerà la sua missione? La sua predicazione e il suo agire? Sono nel programma che appare nella parole del profeta Isaia, prima lettura. “Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce”. Non l’arroganza, non l’insulto, non il coprire la voce degli altri, non la spettacolarità il su ostile, ma un umile sentire di sé E ancora, “non spezzerà la canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta”. Sarà un segno di misericordia, segno della compassione di Dio per i deboli, per i vacillanti. Non ci sarà spazio per la cultura dello scarto (vedi Papa Francesco). Non la distanza dalla gente che fatica, ma la condivisione della fatica, della debolezza.
Non spezzerà il debole, ma nemmeno lui si spezzerà: “non verrà meno, non si spezzerà finché non avrà stabilito il diritto sulla terra”. E cioè la soavità e la mitezza, accompagnate da “fermezza nel soffrire, da tenacia nel ristabilire il diritto”.

Ecco il programma della giornata, cioè della missione di Gesù a cui introduce l’investitura del Battesimo. Nel nostro Battesimo siamo stati segnati con il segno di Cristo, in fila con i peccatori, veniamo immersi in quella sorgente inesauribile di vita che è la morte e la risurrezione di Gesù . Il suo stile (non spezzerà, non griderà, non verrà meno) è il nostro, il nostro segno di appartenenza a Dio, del nostro essere parte della Chiesa, una lunga fila di peccatori che vivono e danno misericordia.






martedì 7 gennaio 2014

OMELIA


Epifania A - 06.01.2014

- Isaia 60,1-6
- Matteo 2,1-12

Epifania, tutte le feste porta via. E Dio non voglia che se ne vadano anche sentimenti, pensieri, intenzioni, propositi buoni;  ma, piuttosto, per un’ altra strada che non è quella di prima, citando l’ultima riga del vangelo che abbiamo letto, facciamo ritorno all’esistenza quotidiana e continuiamo nel nostro cammino con in cuore un dono singolare di cui lasciamo trasparire, è proprio il caso di dire oggi, la luce.

Stiamo per lasciare il Natale: è stato un bel Natale, un buon Natale, un Natale vero? Sono diventato davvero più “luminoso” io, o sono come le artificiali luminarie che ora si spengono? Perché questa è la discriminante: se ho accolto la luce che è Cristo Signore, il Figlio, l’amore di Dio fatto carne, se sono giunto alla sua dimora come i Magi del vangelo, se sono stato in umiltà davanti al mistero di questo Bambino, se ho potuto fargli dono di qualcosa di me, magari non prezioso, ma vero. Insomma se mi sono lasciato rivestire di luce.

“Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore…”.
I pastori a Betlemme nella povertà dei loro cenci, i ricchi magi nella sontuosità del loro abbigliamento regale, noi con costoro, non possiamo allontanarci dal Bambino, dal mistero celebrato in questi giorni senza  risplendere del Signore, senza essere luminosi.
Se la tenebra ricopre la terra, cioè il male ancora la opprime, se la nebbia fitta avvolge i popoli, ancora tanta tristezza e incertezza conosce l’umanità, tu “che hai fatto Natale” non puoi non essere luce. Prima per quelli di casa tua! Per chi vive accanto a te! Per chi incontri ogni giorno! Sei luce per i tuoi cari, i tuoi figli, i tuoi vicini ?

A volte anch’io, come succede nelle nostre famiglie, provo delusione o sconforto perché sembra che nulla sia valso di quanto detto, insegnato, mostrato. Ti contestano, ti ignorano, fanno scelte che non ti saresti mai aspettato, vanno per una strada che non hai insegnato… Allora mi chiedo: sono stato luce per loro, mi sono rivestito di luce, il giusto amore, che è Cristo Signore! Solo così sono testimone e missionario, porgo la bella notizia di una gioia grande che è, come avevano già detto gli angeli a Natale, per tutto il popolo. Anche per chi ha il cuore indurito o tiene al potere politico o religioso, economico o sociale che sia, e teme di perderlo; anche per chi ha paura ed è turbato dalla novità che viene a creare disturbo. La gioia grande del Natale è per tutti, buoni e cattivi!

E oggi, addirittura, è per tutti i popoli, rappresentati da questi misteriosi personaggi che vengono da Oriente. Saranno venuti anche da altre parti, ma questa precisazione geografica ha un sapore sapienziale. Cercano Gesù coloro che sanno ascoltare nel proprio cuore o nella propria storia il sorgere di qualche interrogativo, sono capaci di stupore e meraviglia, dicevo ieri, o intravedono appena un barlume della Sua luce.

Questa festa ci dovrebbe aiutare a comprendere una cosa che ci appare paradossale, ma che fa parte sempre dell’agire sapiente di Dio. Nel racconto del vangelo, appare che sono stranieri, persone di altra religione, di altra cultura che “rivelano” a Israele e ai suoi sacerdoti e scribi ciò che sapevano ma che si era nascosto nella loro coscienza. La manifestazione del Messia a coloro che lo aspettavano è stata possibile per l’intervento imprevedibile di un mondo estraneo. In pratica il mondo religioso e politico dell’epoca è stato “illuminato” dalla conoscenza e dalla sapienza di stranieri ritenuti pagani venuti da lontano.
Questo episodio non ci lascia senza una riflessione sul mondo di oggi che ci sembra invaso da “altri”.

Come vestiremo domani riprendendo la nostra strada? Offriremo un cammino di luce a chi ci sarà a fianco, a chi incontreremo? La luce, Cristo Gesù, ha investito e si è rivelata oggi ai magi, ed essi provarono un gioia grandissima. Ecco di cosa è fatta la luce, ecco di cosa è tessuto il nostro vestito, l’amore: di gioia. Sia questo il dono di un natale, di un Bambino che cresce con noi, cresce in noi.

















OMELIA


2° Domenica dopo Natale – 05.01.2014

- Siracide 24,1-12
- Efesini 1,3-18
- Giovanni 1,5-14

I giorni del Natale stanno per scivolare via, e la poesia, almeno di un certo tipo, di questo evento presto si scioglierà; poesia che è sempre bello conservare essendo la veste con cui appare a noi tanta grazia, e ci aiuta a contemplare e a penetrare con il cuore quel prodigio che altrimenti non sarebbe possibile avvicinare.
Ma poesia è pure la Parola che oggi ci viene rivolta nei brani della Scrittura, rivelando ricchezze impensabili, dall’elogio della sapienza nella prima lettura, alla preghiera di lode che sale da Paolo, al volo alto che plana su di noi nelle prime righe del vangelo di Giovanni. Il fatto che sia come poesia questa Parola non significa che esula dalla concretezza della vita, quanto piuttosto che ci sono cose che si possono accogliere o dire aprendo il cuore e la mente alla meraviglia. Prima della fede c’è lo stupore, la lode, il canto. Ecco i tre brani della Parola offerta noi oggi per penetrare il prodigio che ha preso carne a Natale, il Bambino che è nato, il Figlio che ci è stato dato.

Questi è innanzitutto la Sapienza di Dio mandata a mettere radici tra gli uomini, a piantare qui la propria tenda, cioè ad abitare con noi. Pensate cosa significhi che all’inizio e sempre, della storia dell’universo e quella di ciascuno, c’è una Sapienza, un senso preciso delle cose. Tutte le cose hanno un senso. Non c’è nulla a casaccio in questo mondo, il non senso che a volte ci angoscia di fronte a cose che capiamo non ha cittadinanza, perché c’è un disegno, un progetto, una direzione, e tutto è stato fatto per mezzo di Lui, di questa Sapienza che è il Figlio di Dio. Dio ha dato avvio alla creazione avendo davanti a sé l’immagine del Figlio suo. E ora è nato tra noi.

Ecco quindi che il Cristo, canta Paolo, è vera, totale, piena benedizione. In Lui, mediante Lui, non solo tutte le cose hanno un senso, ma tutte le cose sono belle. Noi, figli del Padre grazie alla fraternità regalataci dal Cristo, abbiamo la conferma che ogni realtà merita il nostro grazie. C’è solo da ammirarla, custodirla, e goderla! Ciò che viene dalla sapienza divina, il mondo che ci circonda, la bellezza della natura, l’immensità dell’universo, la profondità del mare, la maestosità delle vette, ma anche l’armonia di un fiore, l’umiltà della terra che si lascia lavorare, la semplicità dell’acqua, il riflesso del cielo persino in una pozzanghera, tutto ha in sé come un frammento del Cristo e ci guida alla conoscenza di Dio. E ora è nato tra noi.

Tutte le cose hanno un senso, tutte le cose sono belle, tutte le cose sono fatte d’amore e per l’amore. L’amore è ciò che le fa esistere e per cui esistono! Nella poesia alta di Giovanni leggiamo: “In principio era il Verbo, la Parola di Dio, la Sua sapienza…e per mezzo di lui tutto è stato fatto…In lui era la vita, cioè l’amore, e la vita, cioè l’amore, era, ed è, la luce degli uomini”. Se vogliamo tenere in vita questo mondo, dare salvezza, senso, bellezza, all’umanità, questo non può avvenire fuori dell’amore, perché può accadere, come già successo, che i suoi, quelli che grazie a Lui hanno l’offerta della vita, non lo accolgono.

A fronte di questa triste possibilità, Giovanni ci ricorda che sì “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”. L’amore merita tutta la nostra fiducia, e fattiva accoglienza che ci dà il potere di diventare figli di Dio in Cristo. Egli infatti è Parola del Padre fatta carne, venuta ad abitare in mezzo a noi, ed è pieno di grazia e di verità. E’ sua e nostra gioia farcene partecipi.















lunedì 6 gennaio 2014

LUCE !


          (…andata e ritorno, dal cielo!)


Luce
s’è fatta,
accecante
che innamora
su vette innevate
che sanno di cielo.

Luce
si fa,
attesa
da sospiro,
su umane strade
che sanno di terra.

Luce
abita,
meraviglia,
limpida grazia
in occhi di bimbi
che sanno d'amore.

Luce
si offre
a cuori feriti,
storie convulse,
in ansie sorpresi,
che sanno di dolore.

Luce
percorre
tutte l’età,
volti teneri,
in fiore o declino,
che sanno di vita.

Luce
è amore,
vita piena,
bella amicizia,
diletta fraternità,
che sanno di vera umanità.

Luce
è epifania
di giustizia alta,
di verità germoglio,
doni celesti al mondo,
che sanno di divina carità

Luce
è risveglio,
aperto sorriso,
su passi segnati,
ieri, oggi e domani,
che sanno di paradiso.

Luce
é nome
nuovo ed eterno,
il cuore sovrabbonda,
abbracci e mani solidali
che sanno di mai sconfitta bontà.

Luce
discende,
rinasce la vita,
quasi scala al cielo
ove salir nel cammino
è grazia incarnata nel Bambino.

Luce
è il vestito,
copre nudità,
povertà preziosa,
umile ricchezza mia,
riflesso di spirituale bellezza.

Luce
su tutti,
molti son nudi,
e spogli d’amore:
“presto, vestite con grazia 
eleganza e gioia, vestite…Signore!”


















venerdì 3 gennaio 2014

... E NEBBIA !


Impenetrabile
bianca coltre
appena qualche luce
non lontana
la realtà dipana.

Fede
svela e vela,
non nasconde,
parola lieve nella foschia
immagina la via.

Carità,
passi di coraggio,
nella fredda bruma
cerca buona luce,
il cuore muove e conduce.

Speranza
trafigge la nebbia,
fiducia, calda forza 
è la preghiera spezzata
della mattutina chiamata.