OMELIA
3° Domenica
A – 26.01.2014
-
Matteo 4,12-17
Quando
ho letto il vangelo questa settimana, ho pensato: “sta a vedere che anche Gesù
ha dato ascolto a papa Francesco che dice sempre che bisogna uscire e andare
nelle periferie”. Ecco da qui, infatti, Gesù inizia la sua missione di
predicatore della buona notizia, proprio dalla “periferia”. La “Galilea delle
genti” era terra di confine, luoghi contaminati da presenze e mentalità pagane;
lì c’è poco di sicuro e forse anche di buono, o per lo meno c’è tanto pericolo
e inquinamento di umanità. Comunque, non Gesù, ma papa Francesco ha appreso
l’esempio di Gesù. Come pure siamo chiamati ad apprenderlo noi
poiché
“tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria
comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno
bisogno della luce del Vangelo” (EG20)
Siamo
contenti di questa scelta di Gesù perché anche noi, con i tempi che corrono e
con la mentalità che ci assilla, siamo parte di quella periferia di cui parla
il vangelo. Il nostro tempo, la nostra terra, la nostra casa, forse la nostra
famiglia, la nostra storia, qui ci capita di abitare e camminare nelle
tenebre, come dicono alcune espressioni della Parola ascoltata.
Gesù,
in fila con i peccatori, con la conferma e il compiacimento del Padre, Gesù
venuto a farsi carico e a liberarci dal peccato del mondo, dal male che lo
imprigiona, Gesù, comincia non tanto dal posto che avrebbe dovuto essere più
gratificante e incoraggiante (anche se dopo non si è rivelato tale con
l’avversione del potere religioso e politico), dal centro, e cioè Gerusalemme,
il tempio, le varie personalità che detenevano il potere, ma dalla periferia,
da coloro che erano giudicati fuori, maledetti, agli occhi di Israele. Gesù
comincia dalla base, dal popolo che non ha titoli.
Sembra
udire ancora Papa Francesco che chiama al rinnovamento la Chiesa, sì ponendo
mano a qualche cambiamento al vertice, ma soprattutto incoraggiando la “Chiesa
di popolo”, come la chiama lui, cioè di tutti i credenti, di tutti coloro che
nella loro semplicità e fragilità si aprono alla buona notizia dell’amore di
Dio, e dice che da lì, dalla conversione di tutti verrà una nuova presenza di
testimoni di fronte al mondo.
La
scelta di Gesù di partire da un luogo e da condizioni che noi non riterremo
ottimali, un luogo pagano, la Galilea appunto, una città crocevia e strada di
passaggio e quindi di grande confusione, come Cafarnao, poi la riva di un lago
dove la gente fatica, suda e si fa i propri affari, questa scelta mi aiuta far
fronte ad una tentazione che io, forse anche voi, conosco.
Quando
si tratta di mettere mano all’impegno che sentiamo doveroso come
cristiani, ma anche come genitori, come
educatori, come persone che vogliono un mondo migliore, capita di pensare: se
le cose stessero così, se le cose fossero colà, se non ci fossero tante
distrazioni, se la politica fosse diversa, se l’economia non comandasse, se non
ci fosse la televisione, se i mass media non ci imbrogliassero.. se, se, se…
allora sì si potrebbe fare qualcosa, e non sarebbe vano il nostro darci da fare
per i l futuro dei figli, per la nostra società. No, Gesù si immerge in un
luogo non adatto all’annuncio del vangelo, diremmo noi, e nemmeno noi dobbiamo
temere di dover fare i conti con ciò che non ci aiuta.
Piuttosto
di invocare condizioni migliori, rendiamoci conto che l’opportunità migliore
per essere e fare bene già ci è data: “il regno è vicino”, cioè Dio è
qui, qui è Gesù con la sua Parola e il suo Spirito, qui è l’opera sua che a noi
sfugge. La luce e il sale del mondo sono qui, il seme è già nel solco, e il
lievito per impastare una nuova umanità, è qui. “Convertitevi” : non
vuole semplicemente dire “guardate cosa avete combinato”, cioè un sguardo
all’indietro, anche se dispiaciuto e pentito; ma “guardate cosa avete davanti,
cosa c’è qui, aprite gli occhi, gli occhi per vedere meglio, che io sono venuto
ad abitare questo territorio, in questa regione e ombra di morte”.
Possiamo ancora camminare nel buio, ma è
nell’oscurità che si scorgono anche le più piccoli scintille di bene, sempre
che non chiudiamo gli occhi. E noi vogliamo tenerli aperti, con il cuore, e
seguire Gesù per accenderne, di queste scintille, sempre di nuove.