lunedì 22 aprile 2024

BRICIOLE di PAROLA...nell'omelia

 

4° Domenica di Pasqua –21.04.2024

Atti 4,8-12 - Giovanni 10,11-18

Chi è il Crocifisso/Risorto che sta in mezzo a noi? Così si presentava nelle scorse domeniche pasquali: Colui che sta in mezzo a suoi, mostra le ferite, ricorda cioè l’amore con cui li ha amati, e in un certo senso chiede amore quando dice “dai, toccatemi, guardate”. Chi è? E’ il Pastore buono, meglio, bello; ancor di più vero, unico; pastore di noi che come pecore abbiamo bisogno di uno che si prenda cura delle nostre ferite e calmi le nostre paure. L’immagine del pastore era familiare agli ascoltatori di Gesù, sia per l’esperienza ancora in voga per la sussistenza di quei popoli, sia  per la conoscenza che ne aveva dell’immagine biblica che indicava Dio.

Tra le attenzioni che il pastore ha verso il gregge, Gesù parla che Egli in quanto tale , “io sono il buon pastore”, c’è una particolare relazione tra lui e i suoi discepoli; e non solo con costoro, perché, dice, “ho altre pecore che non provengono da questo recinto”, a nessuno nega premura, cura, affetto, difesa. “Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me”. Gesù conosce, cioè ama, ed è conosciuto, cioè è amato. Conoscenza è una relazione di affetto, di amore. Per comprendere che è così basta che pensiamo a cosa succede tra di noi quando arriviamo a dirci “non ti conosco più”. Forse significa che la relazione d’amore si sta spegnendo, “non ti amo più”.

A differenza del mercenario, assoldato per un servizio, ma bada bene al proprio interesse e fugge e abbandona chi gli è affidato, se viene il lupo,  al pastore le pecore appartengono, le sente sue; magari le ha anche difese e recuperate tra mille pericoli. Così è il Signore con noi: tu mi sei caro, sei per me prezioso, tu mi appartieni, non per possederti e dominarti, ma per darti la vera libertà. A dire il vero, l’amicizia con Lui è un appartenerci reciproco, un tenerci stretti, perché ci amiamo. E vive dell’ ascolto della sua voce, che viene prima della parola perché la voce, il tono, rivela in sentimento che c’è nel cuore, se l’amore, la pazienza, o la rabbia, il rancore…

Le conseguenze di questa relazione d’amicizia cara. Da parte del Pastore, cioè di Gesù il Signore nostro, dare la vita; da parte nostra il metterci nelle sue mani. Il tutto con una grande libertà. Nessuno mi toglie la vita, nessuno mi costringe ad amarvi. Sono io che lo scelgo, che lo voglio. Che amore sarebbe, se io non agissi con piena libertà, se io non decidessi da me stesso, certamente in comunione con il Padre mio, di amarvi? La libertà di amare è il vero potere, la libertà di servire, di dare la vita è il vero potere. Potere non è prendere la vita ad altri o renderla impossibile, ma donarla. In nessun altro c’è salvezza! Questo è il vero comando che guida Gesù e deve condurre anche noi, nel nostro piccolo, pastori gli uni degli altri, meglio custodi del bene di chi ci è affidato.

 

 

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